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Che cos’è e che tipo di relazioni genera un gruppo di mutuo aiuto

LA RILEVAZIONE EMPIRICA E GLI EFFETTI PRODOTTI DAI BENI RELAZIONAL

3. Che cos’è e che tipo di relazioni genera un gruppo di mutuo aiuto

La letteratura che si è occupata dei gruppi di mutuo aiuto è concorde ormai da tempo sulle due cause che determinano la nascita di questo fenomeno. La prima è l’insorgenza di un disagio, sia da parte di un individuo che da parte di un gruppo, o anche di una famiglia. La seconda è la volontà di superare tale situazione, o quantomeno di alleviarla, mettendosi in relazione con altri soggetti (siano essi individui, gruppi o famiglie) che vivono la stessa condizione189.

I gruppi di mutuo aiuto nascono da istanze soggettive volontarie, sollecitate da un disagio o da una patologia, e stimolano l’interesse del sociologo perché tendono a generare reti di aggregazione di diverso tipo e più o meno strutturate. Essi rappresentano un campo d’indagine sociologica piuttosto interessante che sarà, ovviamente solo in parte, l’oggetto di studio del presente lavoro.

Come detto poc’anzi, l’obiettivo che spinge chi decide di entrare in una associazione di questo tipo è di controllare e, se possibile, sconfiggere i disordini ed i problemi di natura psicologico-sociale attraverso un coinvolgimento diretto in gruppi al cui interno si possono incontrare persone che sperimentano – o hanno sperimentato – il medesimo disagio. Questa modalità associativa assume una dimensione sociologicamente rilevante perché si rivolge alla prevenzione di due forme di isolamento.

La prima è legata allo stigma derivante dall’essere portatore di una qualche forma di patologia che può comportare l’esclusione da alcuni o anche da tutti gli ambiti della vita di relazione sociale. Il secondo tipo di isolamento è meno evidente, ma non per questo meno insidioso, ed è quello che in letteratura è definito “isolamento verso se stessi”. Si tratta di un processo di autocolpevolizzazione che il soggetto si impone per una condizione di cui non è colpevole bensì vittima e che agisce al livello delle identità personali e sociali190.

Il risultato, in entrambi i casi, si concretizza in una drammatica rottura delle relazioni intersoggettive che i gruppi di mutuo aiuto, attraverso la creazione dei contatti di cui si fanno portatori, tentano gradualmente di ricostruire.

Potremmo definire questa come una funzione di cura relazionale. L’eccezionale importanza data alle relazioni (alla loro “ristrutturazione”, alla loro ricostruzione, al loro

189 Cfr. Katz e Berger, 1976; Noventa, Nava, Oliva, 1990.

potenziamento) sembra essere proprio la caratteristica che distingue queste associazioni da altre, anche di terzo settore.

Ma che natura hanno queste relazioni sociali? Come sono strutturate e come si riproducono?

1) Le reti che si creano quando un soggetto entra a far parte di un gruppo di mutuo aiuto possono essere di diverso tipo e variano ovviamente a seconda del tempo trascorso dal primo contatto. Originariamente si tratta di relazioni con estensione assai ridotta, centrate in modo quasi esclusivo su rapporti di tipo faccia a faccia. L’individuo (o la famiglia) tendono a socializzare con un numero inizialmente ristretto di altri soggetti (al massimo due o tre). Si tratta di una fase importantissima, in cui, dall’instaurazione di pochi ma significativi contatti, si può generare una prima forma di fiducia, in grado di essere “spesa” nel futuro all’interno del gruppo.

2) Solo in una fase successiva le conoscenze si allargano ed i contatti tendono ad intensificarsi. Ma è necessario che, nella prima fase, tutto sia andato bene e che il soggetto non rifiuti le nuove relazioni intersoggettive che gli si offrono nel gruppo.

3) Gradualmente, inoltre, si osserva che, grazie all’allargamento del numero dei componenti, nascono relazioni di tipo nuovo rispetto a quelle iniziali. Avviene una vera e propria emergenza di altre relazioni, più complesse e che non appartengono più solo agli individui (ed alle loro relazioni faccia a faccia) ma al gruppo in quanto tale. Si tratta di relazioni di secondo ordine (veri e propri beni relazionali) che possono portare a loro volta alla creazione di relazioni di terzo ordine, ovvero a quelle connessioni tra i gruppi che danno forma alle associazioni ombrello.

Questi tre tipi diversi di relazione sociale consentono la formazione di diverse qualità di beni relazionali, tanto di natura primaria quanto di natura secondaria. Esistono indubbiamente anche relazioni tra questi beni relazionali e forme di capitale sociale, su cui però non è possibile soffermarsi nel presente lavoro191.

Ma come avviene tutto ciò? E poi: davvero questi gruppi possono creare nuove forme di integrazione sociale e più fiducia in se stessi e verso gli altri?

Per cercare di rispondere a queste domande dobbiamo muoverci per gradi e capire innanzitutto come il muto aiuto contribuisca a rafforzare forme di appartenenza identitaria a livello micro, ovvero di singolo gruppo.

A questo primo livello la fiducia degli associati nei confronti del gruppo, una volta avviato, è assai elevata. I partecipanti, infatti, confidano tutti sulla capacità delle reti associative del gruppo per alleviare i propri problemi. È bene sottolineare che ogni appartenente è al tempo stesso sia produttore che fruitore delle reti in cui ripone la propria fiducia, caratteristica tipica di tutti i beni relazionali. L’esperienza personale portata nel gruppo costituisce la precondizione del benessere cui il mutuo aiuto promette di assolvere: se non ci fosse, non si potrebbe attivare un bel nulla e parlare di gruppo non avrebbe senso.

In altri termini il contributo di ogni singolo partecipante non è indifferente, bensì è essenziale, per l’efficacia di un gruppo di mutuo aiuto, questo perché il bene che vi si produce è di natura squisitamente relazionale, ovvero è fruibile solo da chi è in relazione con gli altri e consiste della relazione stessa192. Questa circolarità del processo

garantisce, perlomeno in linea teorica, una continua rigenerazione di fiducia, presente tanto nelle relazioni tra i singoli componenti quanto tra questi e le metodologie adottate dal gruppo di mutuo aiuto.

Insieme a questo processo di rafforzamento interno emerge una nuova necessità: quella di aumentare il grado di conoscenze empiriche detenuto dal gruppo, ovvero il grado di competenza sul problema che accomuna i partecipanti. Ciò innesca due ulteriori passaggi. Da un lato il gruppo tende a differenziarsi sempre di più rispetto ad altre forme di associazionismo (come il volontariato) e/o di rivendicazione collettiva, magari già esistenti sul territorio. Dall’altro, ed è soprattutto questo l’aspetto che ci interessa maggiormente, nasce l’esigenza di instaurare forme di collaborazione proficua con la realtà sociale esterna al gruppo. Sulle caratteristiche di questa forma di collaborazione torneremo nel paragrafo seguente. Per ora ci basti riflettere sulla serie seguente di correlazioni virtuose.

i) L’insorgere di un problema può spingere un soggetto ad unirsi ad altri che sperimentano una condizione simile; ii) ciò comporta la creazione di reti che collegano soggetti in difficoltà (generazione di fiducia al livello micro); iii) a questo processo se ne affianca un altro, legato alle esigenze di specializzazione e differenziazione interne al gruppo che portano l’associazione ad assolvere in modo sempre più efficace funzioni che non hanno equivalenti nelle altre sfere sociali. Per loro natura, dunque, i gruppi di 192 Cfr. Donati, 2000.

mutuo aiuto tendono non solo a confrontarsi ma anche ad intrattenere rapporti proficui con i servizi tradizionali e con le famiglie. iv) Essi danno luogo infine a relazioni centrate sul riconoscimento reciproco e a forme di collaborazione che migliorano l’integrazione e la fiducia a livello sociale (macro).

Per chiarire come nel concreto si muovano queste correlazioni è utile fare un esempio partendo dal rapporto che i gruppi instaurano con gli operatori professionali (sanitari, dei servizi sociali, psicologi, ecc.).

Sin dalla nascita, infatti, i gruppi di self-help hanno costituito per un certo verso un elemento di rottura, o comunque di messa in discussione, dei saperi professionali e del modo in cui questi venivano gestiti istituzionalmente nelle situazioni di disagio e malattia. L’avvio dei primi gruppi di mutuo aiuto ha rappresentato una reazione alle procedure burocratizzate ed ai saperi consolidati fino a quel momento esistenti. Ciononostante il rapporto che intercorre tra i gruppi e gli operatori professionali non è per nulla riconducibile al semplice contrasto reciproco; specialmente oggi, infatti, la collaborazione si fa sempre più stretta. Per sottolineare il graduale avvicinamento tra i professionisti della cura e i gruppi di mutuo aiuto basta questo dato: attualmente quasi la metà dei gruppi di self-help ha al proprio interno operatori che, sempre più frequentemente, diventano a loro volta promotori di altri gruppi, favorendone l’aggregazione e fungendo da loro consulenti interni193. Ciò è rappresentativo di come

l’obiettivo dei gruppi di mutuo aiuto sia di intrattenere confronti proficui volti ad aumentare scambi di conoscenze e collaborazioni.