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Evoluzione del fenomeno di mutuo aiuto nelle società occidental

LA RILEVAZIONE EMPIRICA E GLI EFFETTI PRODOTTI DAI BENI RELAZIONAL

4. Gruppi di mutuo aiuto e produzione di beni relazional

4.1 Evoluzione del fenomeno di mutuo aiuto nelle società occidental

Possiamo dire subito che in Italia l’evoluzione delle associazioni di mutuo aiuto verso forme di terza generazione è ancora ad un livello embrionale. In Europa settentrionale e negli Stati Uniti, invece, si possono già notare aggregazioni piuttosto complesse dal punto di vista organizzativo. Se prendiamo come riferimento proprio gli Stati Uniti notiamo una eccezionale diffusione del fenomeno sia dei gruppi di prima che di seconda generazione. Più precisamente questi ultimi sono presenti in un numero che varia tra le centocinquantamila e le duecentomila unità e coinvolgono complessivamente quasi quindici milioni di persone194.

Spostandoci nel nostro continente, i conti diventano immediatamente più complessi. Ancora oggi infatti scarseggiano stime globali affidabili sul numero totale dei gruppi, anche in quelle nazioni in cui il mutuo aiuto costituisce una realtà affermata già da tempo. Possiamo sostenere però che, anche grazie al crescente interessamento delle istituzioni nei loro confronti, siamo in presenza di un fenomeno in netta crescita.

Le reti di mutuo aiuto sono particolarmente capillari nell’Europa settentrionale. Le nazioni che hanno visto emergere per prime i gruppi di mutuo aiuto sono anche quelle che oggi primeggiano in termini di diffusione delle clearinghouse. Si tratta in particolare di: Regno Unito, Danimarca, Finlandia, Norvegia, Germania, Svizzera, Austria, Olanda, Catalogna e Belgio (specialmente nelle aree di lingua olandese).

Alcuni autori stimano che il numero di gruppi di self-help nel Regno Unito si aggiri attorno alle cinquantamila unità. In questo paese è presente un’importante

clearinghouse di livello nazionale, il Nottingham Self Help Center che, con un’intensità

che non ha paragone nel resto d’Europa, si è attivata già da tempo per la promozione dei gruppi di mutuo aiuto, anche tramite l’utilizzo di tecnologie informatiche.

In Germania si conta un gruppo di mutuo aiuto ogni cinquecento abitanti ed un coinvolgimento del 3-4% di tutta la popolazione. Questo paese presenta inoltre un numero elevato di associazioni ombrello, la prima delle quali risale addirittura al 1984. In ogni regione sono presenti circa trecento centri locali di supporto che, pur non essendo clearinghouse in senso stretto, lavorano a stretto contatto con i singoli gruppi di mutuo aiuto. La particolarità delle associazioni ombrello tedesche dipende in buona misura dal rapporto diretto che intrattengono con il Governo Federale da un lato e con una serie di compagnie assicurative private dall’altro. Esiste in altri termini una proficua integrazione tra mutuo aiuto, settore pubblico e privato.

In Germania la presenza dei gruppi di terza generazione è sensibilmente maggiore nella parte occidentale. In quella orientale, tuttavia, si registra oggi una rilevante crescita dei gruppi di prima generazione. La presenza di gruppi in questa area è quantificabile in diecimila unità, contro le settantamila delle regioni occidentali195.

In Belgio esiste un importante organismo di coordinamento e di informazione per le associazioni di mutuo aiuto che costituisce un punto di riferimento anche per i professionisti. Le sue attività sono relative alla promozione di nuovi gruppi, al supporto di quelli già esistenti, alla formazione e alla documentazione. Si tratta di una delle associazioni ombrello più evolute ed essa viene abitualmente presa come modello da altre nazioni.

195 Da ciò ricaviamo che il fenomeno dell’auto mutuo aiuto è essenzialmente una peculiarità delle società occidentali. Negli ex regimi sotto influenza sovietica, infatti, lo stretto controllo degli apparati di stato sulla vita civile ha impedito l’affermazione di questi gruppi.

Per quanto riguarda la Danimarca, si rileva la presenza di circa 1.800 gruppi attivi, in larga parte collegati tra loro. La caratteristica che distingue le associazioni di mutuo aiuto danesi è il forte legame mantenuto con le strutture sanitarie pubbliche, il che può snaturare l’identità di queste forme associative. Per il coordinamento esiste un Centro nazionale del volontariato, simile ma non identico ad una clearinghouse.

In Norvegia, al contrario, esiste ormai da tempo una clearinghouse che intende salvaguardare il carattere spontaneo ed autonomo del self-help, opponendosi ai rischi di una sua eccessiva inclusione nelle direttive governative e nelle strutture del servizio sanitario nazionale, come è avvenuto in Danimarca e, in parte, anche in Germania.

Nelle altre nazioni dell’Europa continentale la situazione è differente. In Francia, per esempio, il concetto di mutuo aiuto non sembra distinguersi da quello più ampio di associazionismo o volontariato.

In Austria è presente un Centro di coordinamento nazionale (una sorta di

clearinghouse nazionale) con sede a Vienna e collocata gerarchicamente al di sopra

delle clearinghouse regionali. Il numero totale di associazioni austriache di seconda generazione è di circa mille unità, ciascuna delle quali contiene al proprio interno piccolissimi gruppi di self-help. In questo paese il numero dei partecipanti per associazione varia generalmente dalle sei alle dodici persone, questo per non perdere le potenzialità dei piccoli gruppi. Al loro interno poi non sono presenti professionisti. Alle richieste dei gruppi viene prestata particolare considerazione nella fase di implementazione delle politiche sociali e sanitarie; essi si inseriscono dunque in maniera autonoma all’interno delle istituzioni di welfare.

Per quanto riguarda la diffusione delle associazioni ombrello vi è una notevole differenza tra l’Europa meridionale e quella settentrionale. Come si è già visto per le nazioni dell’est, le ragioni dipendono ancora una volta dalla nascita più tarda del fenomeno. Specialmente per quanto riguarda la nascita dei gruppi di terza generazione, un fattore discriminante essenziale è proprio quello temporale.

In particolare, laddove il fenomeno è sorto già nei primi anni settanta196, ora è

possibile notare che i gruppi: a) sono radicati maggiormente sul territorio; b) evolvono verso forme più complesse ed intrecciate; c) forniscono una più ampia gamma di ambiti di intervento. In questi paesi le attività di mutuo aiuto spaziano dagli ambiti mentali e 196 Ovvero in: Danimarca, Regno Unito, Finlandia, Norvegia, Germania, Svizzera, Austria, Usa, Olanda, Catalogna e Belgio.

fisici, a quelli che coinvolgono ogni forma lieve di disagio, dalle dipendenze ai traumi inerenti il ciclo di vita individuale e familiare, come la vedovanza, l’infertilità, la mortalità infantile. Molto interessante dal punto di vista sociologico è poi l’obiettivo di rafforzare i legami tra le famiglie che si sentono isolate nel contesto territoriale in cui vivono. In tutte queste attività più è antica la presenza dei gruppi, più questi si fanno complessi e tendono ad adattarsi ai disagi caratteristici delle società odierne.

La mappa che abbiamo raffigurato dimostra come l’associazionismo si sia affermato maggiormente nelle nazioni che hanno conosciuto per prime l’industrializzazione di tipo occidentale e che i gruppi si sono poi evoluti seguendo i cambiamenti vissuti in queste società. Semplificando, possiamo sostenere che il mutuo aiuto oggi rappresenta una forma avanzata di quelle che erano le reti di supporto delle società agricole tradizionali (centrate su un senso forte di comunità) e di quelle successive di prima industrializzazione con utilizzo intensivo di manodopera197.

La fase di modernizzazione che stiamo vivendo, caratterizzata dall’estrema mobilità della popolazione sul territorio, ha finito con il ridurre drasticamente le relazioni di tipo comunitario tra individui, famiglie e tra queste ed il territorio in cui vivono. Essa è coincisa in modo sempre più drammatico con una progressiva rottura di legami significativi ed in casi estremi in patologie sociali di tipo anomico.

Per ovviare ad alcuni di questi aspetti gli stati moderni hanno creato apposite istituzioni, fondate sull’erogazione di prestazioni standardizzate e riconducibili agli attuali assetti di welfare state. La modernizzazione che si è aperta nei paesi occidentali ha cambiato ulteriormente lo scenario. Le prestazioni dei sistemi di welfare vengono sempre più percepite come troppo istituzionalizzate, frammentate e disumanizzate.

In questo nuovo contesto i gruppi di self-help rappresentano l’ultima frontiera del concetto di comunità. Sia chiaro: non può trattarsi evidentemente di un semplice ritorno al passato.

Le condizioni strutturali che determinavano le relazioni in quelle società sono state definitivamente cancellate dall’avvento della modernità. I gruppi di mutuo aiuto si inseriscono a pieno titolo nelle società ad elevata differenziazione funzionale, e in esse cercano di agire nel modo più efficace. Nelle loro attività essi si confrontano di continuo con altre sfere sociali altamente differenziate, partendo dalla loro specifica 197 Anche in queste condizioni sociali, infatti, si erano riuscite a generare quelle forme di prestazioni e di cura centrate sulla vicinanza fisica e sul radicamento ad un territorio.

differenziazione funzionale: quella di instaurare relazioni comunitarie prendendosi cura delle relazioni “fratturate”e producendo beni relazionali. Le forme del “prendersi cura” tipiche del mutuo aiuto. agiscono a stretto contatto con le reti primarie e di vicinato e pertanto si distanziano dalle prestazioni di cura (cure) istituzionalmente fornite dai sistemi di welfare istituzionali che seguono le proprie procedure.

È su questi aspetti che possiamo collocare l’originalità delle iniziative di well-

being198 promosse dai gruppi di mutuo aiuto all’interno delle nostre società.