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I gruppi di auto mutuo aiuto sui disordini alimentari: dati strutturali, analisi qualitativa e analisi quantitativa

LA RILEVAZIONE EMPIRICA E GLI EFFETTI PRODOTTI DAI BENI RELAZIONAL

4. Gruppi di mutuo aiuto e produzione di beni relazional

4.6. I gruppi di auto mutuo aiuto sui disordini alimentari: dati strutturali, analisi qualitativa e analisi quantitativa

216 In particolare si segnala un valore molto alto (8,2) dell’item sull’obbligatorietà della relazione.

217 Teoricamente il valore massimo dell’indice sarebbe 66, ma abbiamo già avuto modo di sottolineare che valori al di sopra del primo quartile sono da considerarsi alti, in virtù dell’alta elasticità della funzione di produzione. Detto in parole povere: per arrivare ad una produzione intensa di beni relazionali bisogna “sudare” molto all’inizio e molto meno a relazioni intersoggettive consolidate. Ricordiamo che, in tabella, riportiamo il valore standardizzato in scala 1:10.

All’interno dell’International Statistical Classification of Diseases and Related

Health Problems218, l’Organizzazione Mondiale della Sanità dedica ai disturbi del

comportamento alimentare parte del capitolo quinto, quello sui disordini mentali e comportamentali. Più precisamente il manuale prevede due principali classi di disordini alimentari: l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa219. La stessa suddivisione è

riscontrabile all’interno delle tipologie di auto mutuo aiuto che si occupano dei disordini alimentari. Per motivi di comparabilità abbiamo deciso di soffermarci sulla stessa tipologia: l’anoressia nervosa.

I sintomi che contribuiscono alla comparsa di questo disturbo sono essenzialmente due. Da un lato si registra un’abbondante perdita di peso del soggetto, conseguente ad una insufficiente alimentazione. Dall’altro lato questa perdita di peso si associa ad una percezione distorta dell’immagine del proprio corpo. Questa percezione è sia causa che sintomo del disturbo. Altri sintomi, ancora più imponenti, sono il collasso, il vomito, l’amenorrea. Chi è vittima della patologia anoressica tende a presentare questi sintomi in un lungo arco di tempo. Nella malattia, questi sintomi, uniti alle percezioni distorte sul proprio corpo, diventano vere e proprie abitudini che agiscono sul fisico, la psiche e le relazioni sociali del soggetto in modo talmente devastante da portare, in alcuni casi, alla morte.

Le cause del disturbo sono molteplici ed anche la letteratura medica ormai è proiettata verso un approccio multidimensionale. A causare l’anoressia è l’insieme di diverse patologie a carattere neurobiologico, psicologico e strettamente legate alla conduzione di relazioni sociali distorte220.

I due gruppi studiati si trovano a Bologna e a Trento. Entrambi sono localizzati nel centro metropolitano. La composizione interna dei due gruppi è del tutto simile. Nei casi da noi considerati, chi entra nell’auto mutuo aiuto per superare problemi di anoressia è un soggetto di sesso esclusivamente femminile, in età poco più che adolescenziale.

218 Ci riferiamo all’ultima versione del 2007: l’ICD-10.

219 Oltre ad esse sono presenti: l’eccesso di alimentazione associato ad altri disturbi psicologici (F50.4), il vomito ripetuto associato ad altri disturbi psicologici (F50.5), nonché la categoria residuale F50.8 di altri disordini alimentari.

220 Su questa linea, affermata sia in medicina che in psicologia, si veda l’ottimo contributo di Lask e Bryant-Waugh, 2000.

I dati strutturali

Abbiamo partecipato da osservatori a cinque riunioni nei gruppi di auto mutuo aiuto sull’anoressia a Bologna e a tre riunioni a Trento. Come al solito, le osservazioni sono state accompagnate da una serie di colloqui in profondità, tenuti con i facilitatori dei gruppi e con altri quattro membri, sia a Trento che a Bologna. I due gruppi presentano una differenza organizzativa notevole. A Bologna infatti la cadenza delle riunioni è di due volte a settimana, ciascuna delle quali della durata di un’ora. A Trento invece il gruppo si riunisce solamente una volta a settimana, sempre con la classica durata di un’ora. Tale differenza è parzialmente bilanciata dalla tendenza, riscontrata a Trento ma non a Bologna, ad incontrarsi anche in occasioni diverse da quelle istituzionali (in particolare per shopping e passeggiate). Più in generale, a Trento vengono stimolate le occasioni di incontro al di fuori del gruppo, come parte integrante della terapia. Nel periodo oggetto di studio è capitato con una certa frequenza (almeno una volta ogni due mesi) che le riunioni fossero soppresse e sostituite da altre attività, specialmente durante il periodo estivo. La persona che soffre di disturbo anoressico è, nella maggioranza dei casi, una ragazza con forti problemi relazionali che vive male il confronto offerto da esperienze di auto mutuo aiuto tradizionali.

Il gruppo di Trento si differenzia da quello di Bologna anche per una maggiore apertura dello stesso verso nuovi partecipanti. Potremmo dire che le porte del gruppo di Trento sono sempre aperte e ciò influisce sul numero medio di partecipanti per riunioni, molto alto, che si aggira addirittura sulle tredici unità. Ciò influisce negativamente sul numero di abbandoni registrati nell’anno di riferimento: ben cinque ragazze infatti hanno lasciato il gruppo dopo una breve permanenza. L’età media, come abbiamo già parzialmente evidenziato, è molto bassa: 23,2 anni nel gruppo di Bologna e appena 19,4 in quello di Trento. A Bologna il gruppo presenta dimensioni più ridotte e una più elevata compattezza, sintetizzata da un numero ridottissimo di abbandoni (appena una ragazza in tredici mesi). Probabilmente ciò influisce anche sulla fiducia che i membri nutrono nei confronti degli altri partecipanti. A Trento essa resta costante, mentre a Bologna, forse per il carattere più unitario del gruppo, aumenta nel corso dell’anno di rilevazione.

Tab. 26 – Dati strutturali dei gruppi sui disordini alimentari

BO TN

Numero di riunioni osservate 5 3

Numero di colloqui in profondità condotti 5 5

Ore settimanali di relazioni intersoggettive per individuo 2 1,2

N. medio di riunioni mensili tenute dal gruppo 8 3,7

N. medio di partecipanti per riunione (sett. 06 – sett. 07) 10 13

N. di abbandoni (sett. 06 – sett. 07) 1 5

Età media dei partecipanti 23,2 19,4

Andamento temporale della fiducia verso il gruppo =

L’analisi qualitativa

Il luogo in cui avvengono le riunioni, a Bologna, è una semplice stanza di un appartamento in un condominio di otto piani. Sul corridoio si affacciano una serie di porte, dietro le quali si tengono le riunioni e le attività di buona parte dei gruppi di auto mutuo aiuto della città. L’ingresso nel gruppo, ai fini della ricerca, è stato agevolato dalla facilitatrice, una ragazza di ventotto anni, a contatto con la realtà di mutuo aiuto da ormai quasi un decennio. A differenza delle altre partecipanti, su di lei i segni del disturbo anoressico non sono presenti.

L’impressione che si ha alla prima riunione di gruppo è di essere in una classe scolastica. Zaini per terra, libri e quaderni sui tavoli e, sedute, una serie di ragazze non ancora ventenni. Non si può dire che la presenza dell’osservatore, in questo caso, sia passata inosservata, nonostante il motivo della mia presenza fosse stato reso esplicito sin dalla prima riunione.

Le ragazze che partecipano al gruppo sono tutte molto motivate. Impressiona vedere come utilizzano i termini medici, di quale naturalezza e lucidità sono capaci nell’analizzare la propria condizione e quella delle altre componenti. C’è, da parte di ognuna di loro, una competenza precisa sul disturbo e sui rimedi che, volontariamente, stanno prendendo per superarlo.

Martina frequenta il gruppo da sette mesi e si sente particolarmente a proprio agio quando prende la parola e spiega alle altre la propria storia e la grinta che mette per vincere la sua battaglia: “Io già quando ero in seconda media mi sentivo grassa, brutta. Nessuno me lo aveva mai detto, né, del resto, ero mai stata presa in giro, ma lo sapete,

no?, com’è, vedi quella più bella e ti arrabbi con il tuo corpo, vuoi essere come lei e pensi che tutto dipenda dal fatto che fino a quel momento hai mangiato delle gran schifezze”221.

Il confronto è cercato in modo diretto e quando qualcuna interrompe le proprie considerazioni, c’è sempre qualcun’altra che risponde, intesse il dialogo, incomincia a raccontare la propria storia o gli ultimi sviluppi della sua lotta contro uno stile di vita sbagliato. Ecco la disarmante chiarezza di una di loro: “Volevo diventare come quelle tipe che si vedono per strada, io ricordo che le vedevo con quei jeans, avete presente?, quelli che fanno vedere il perizoma di fuori […] beh mi dicevo, se divento magra come loro, sai quante amiche che mi chiederanno consigli? Sai quanti tipi che mi iniziano a cercare? […] mi dava fastidio che nessuno mi cercava [..] e sognavo che tutte sarebbero venute da me a chiedere consigli […] ho perso dieci chili in un mese, ora sono scheletrica, non so più mangiare, mia madre mi sta sempre addosso e, a parte voi, sono più sola di prima”222.

Nessuna fa parte del gruppo da più di un anno e mezzo. Quando mi spiega il proprio ingresso nel gruppo, un’altra ragazza utilizza queste parole: “Sentivo un gran bisogno di scoprire se c’era qualcuna con i miei stessi problemi. Prima mi sentivo completamente sola, a casa non parlavo con nessuno, a scuola erano più i giorni che non mi presentavo [..] ora non ho superato il mio problema ma mi sento meglio e sono sicura che ce la posso fare, sono stanca di stare così male”223.

In una analisi qualitativa risulta difficile spiegare che cosa renda possibile la differenza che si avverte rispetto ad altri gruppi di auto mutuo aiuto. Perché in alcuni gruppi si respira un’aria pesante, i membri si trovano a disagio, sin trattano in modo impersonale e non vedono l’ora di separarsi? E perché invece in gruppi come questo i membri si integrano, sentono un bisogno profondo di confronto, si dispiacciono quando le riunioni giungono al termine?

Forse possiamo rispondere prendendo in prestito le parole di una ragazza neanche ventenne. Si tratta di Antonella, la ragazza entrata per ultima nel gruppo. È alla sua seconda riunione e ormai è quasi estate. A Bologna fa un caldo micidiale, siamo solo a giugno e l’appartamento dove ci riuniamo è un forno. Nessuna, in quelle 221 Martina, 18 anni, gruppo AMA anoressia Bologna.

222 Antonella, 17 anni, gruppo AMA anoressia Bologna. 223 Giulia, 20 anni.

condizioni, ha voglia di prendere la parola per prima, sforzandosi di raccontare. Antonella arriva con qualche minuto di ritardo, con i pantaloni lunghi, le calze, una camicia chiusa fino al collo. Prima di sedersi, nel silenzio generale, inizia a sbottonarsi, tira su le maniche, raccoglie i capelli. È come se si stesse togliendo un peso ed è orgogliosa di riferirci questo suo stato d’animo: “Fuori mi vergogno di fare vedere anche solo questo polso. Si vedono le vene. Mi faccio impressione. Qui, con voi, me ne frego. Sto bene. Se potessi stare sempre come sto adesso sarei un’altra persona”224.

A Trento la situazione è diversa e risente molto di un continuo ricambio tra i membri. Nel corso dell’anno ho visto tre appartenenti, tre ragazzine di prima media, restare qualche riunione, spinte per lo più dai genitori, per poi abbandonare. Gli incontri non utilizzano il know-how dell’auto mutuo aiuto trentino, quella conoscenza dettagliata in ogni minimo particolare, che i facilitatori di altri gruppi vengono a studiare da ogni angolo d’Italia. In inverno è capitato addirittura che una riunione si tenesse in un bar, in un’ora di sosta di un pomeriggio organizzato a girare tra le bancarelle di Natale. D’estate, invece, è abitudine trovarsi nel giardino della struttura scolastica che ospita i gruppi di auto mutuo aiuto. Non è agevole capire cosa pensino queste adolescenti delle riunioni. Se le vivano come un’imposizione, tra le tante, dei loro genitori, oppure se si sentano realmente a proprio agio, a tentare di condividere con altre il loro disturbo. La differenza esistente tra la loro età, il loro modo di affrontare il problema, rispetto alle caratteristiche degli altri gruppi che si sono studiati, e a quelle del ricercatore, non permettono di stabilire un rapporto di empatia.

I continui abbandoni mettono in enorme difficoltà la tenuta del gruppo nel tempo. Talvolta, alle riunioni, si presentano anche i genitori delle adolescenti. In questi casi le dinamiche di gruppo tendono a diventare ancora più rigide, si parla di scuola, dei compiti, degli insegnanti, ma il problema da affrontare resta distante, temibile, irrisolto. Probabilmente la riflessività che contraddistingue la produzione dei beni relazionali è molto difficile da fare emergere in un gruppo di età così giovane. E l’elevato turn-over unito alle presenze di persone esterne rendono la produzione ancora più difficile.

L’analisi quantitativa

Vediamo subito, in modo sintetico, a quali risultati ha portato l’elaborazione dei dati provenienti dal questionario (tabella n. 27):

Tab. 27 – Valori di indice, sub-indici e coefficiente di produzione di beni relazionali nei

gruppi sui disordini alimentari

RS RI c Indice BR principale del Componente

BR Produzione di BR Gruppo AMA Anoressia Bologna 85,4 98,1 18,3 3,520 L Alta Gruppo AMA Anoressia Trento 82,6 84,5 16,4 2,440 G Media

Come era emerso in sede di analisi qualitativa, il gruppo di Bologna produce più beni relazionali rispetto a quello di Trento. L’indice di Bologna è quasi doppio (7,04 contro 4,88) e si attesta su un valore decisamente alto. Nel gruppo di auto mutuo aiuto trentino, invece, possiamo dire che si produce una quantità media di beni relazionali. A fare la differenza è il contributo portato dalla dimensione RI. Il valore attribuito alla riflessività, dalle partecipanti bolognesi è del 16% più alto di quello delle ragazze trentine, mentre il valore di RS è molto simile (85,4 a Bologna e 82,6 a Trento). Questo significa che, a parità di numero di incontri e di tempo dedicato alle relazioni intersoggettive, nel gruppo di Bologna le relazioni hanno un valore maggiore. Ciò è confermato dal fatto che la componente principale del bene relazionale è L, cioè il bene relazionale è cercato e prodotto nella sua componente valoriale. Al contrario, nell’altro gruppo, è particolarmente evidente la componente degli scopi situati (G) del bene relazionale. Le ragazze si ritrovano per valorizzare un bene relazionale inteso come scopo di breve raggio, verrebbe da dire come lasciapassare in vista di qualcos’altro (per esempio per rispondere ad un’esigenza dei genitori). Abbiamo in questo caso la prova che non basta investire in relazioni intersoggettive per produrre beni relazionali, ma occorre qualcos’altro. Occorre che queste relazioni producano effetti autonomi nei soggetti e nei gruppi che essi frequentano. Anche il fenomeno dell’emergenza è abbastanza evidente. La differenza nell’apporto delle due dimensioni (RS e RI), nei due

gruppi, non è abissale, ma la produzione di beni relazionali in un gruppo è quasi doppia rispetto a quella dell’altro. In definitiva anche l’analisi empirica condotta nei gruppi di auto mutuo aiuto sui disturbi alimentari ci dà preziose indicazioni sulle modalità di produzione e di utilizzo dei beni relazionali.

4.7. I gruppi di auto mutuo aiuto sulla compulsività nel gioco: dati strutturali,