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I gruppi di auto mutuo aiuto sul lutto: dati strutturali, analisi qualitativa e analisi quantitativa

LA RILEVAZIONE EMPIRICA E GLI EFFETTI PRODOTTI DAI BENI RELAZIONAL

4. Gruppi di mutuo aiuto e produzione di beni relazional

4.5. I gruppi di auto mutuo aiuto sul lutto: dati strutturali, analisi qualitativa e analisi quantitativa

Il secondo tipo di gruppi studiato è quello sul lutto. Anche in questo caso abbiamo analizzato due gruppi, al fine di compararne i risultati.

Il primo gruppo si trova a Trento e vi partecipano coppie che hanno perso un figlio. Il numero di riunioni osservate in tredici mesi è stato pari a cinque, cui si sono affiancati quattro colloqui in profondità con persone appartenenti a coppie diverse. Il gruppo si riunisce con cadenza settimanale, talvolta anche con due riunioni per settimana, della durata di un’ora ciascuna. Vi partecipano in media sei coppie di coniugi e, nell’anno preso in considerazione, si sono registrati due abbandoni di coppie, dovuti non tanto all’insorgenza di problemi quanto al raggiungimento degli scopi prefissati. L’età media dei partecipanti si aggira attorno ai 55 anni, con un’età più elevata per la componente maschile (57,8 anni). È interessante notare che la risposta all’item sull’andamento della fiducia verso gli altri membri del gruppo fa registrare una maggioranza di risposte c (restata uguale).

A Firenze la situazione è abbastanza diversa, anche perché il gruppo sul lutto ha caratteristiche diverse. Ad esso partecipano persone rimaste vedove, prevalentemente di sesso femminile (70% circa). Sono state osservate direttamente cinque riunioni e cinque sono stati anche i colloqui in profondità condotti con i membri (facilitatore escluso). In questo gruppo le riunioni avvengono con frequenza maggiore e capita spesso che vi siano più riunioni a settimana (5,3 riunioni per mese). Oltre la durata tradizionale, i membri tendono a passare molto tempo assieme, nei momenti precedenti la riunione e in quelli successivi. Il numero di abbandoni è veramente contenuto (appena due persone che non si sono integrate), mentre l’età media dei partecipanti è di 48 anni. Alla domanda sulla fiducia verso i membri del gruppo, abbiamo registrato un consenso unanime verso le due risposte che rilevano un suo progressivo aumento nel tempo. Tab. 24 – Dati strutturali dei gruppi sul lutto

TN FI

Numero di riunioni osservate 5 5

Numero di colloqui in profondità condotti 4 5

Ore settimanali di relazioni intersoggettive per individuo 1,2 2,1

N. medio di riunioni mensili tenute dal gruppo 4,2 5,3

N. medio di partecipanti per riunione (sett. 06 – sett. 07) 12 11

N. di abbandoni (sett. 06 – sett. 07) 4 2

Andamento temporale della fiducia verso il gruppo =

L’analisi qualitativa

I gruppi di auto mutuo aiuto sul lutto sono altamente differenziati al proprio interno. Ognuno di essi tratta un tipo di lutto particolare e chi vi partecipa appartiene generalmente alla medesima classe di età. Per esempio a Trento il gruppo include chi ha perso un figlio, mentre a Firenze il lutto ha colpito il coniuge. Questi due gruppi, a differenza di quelli sulla depressione, presentano caratteristiche diverse e pertanto è meglio descriverli separatamente.

L’ingresso nel gruppo di Trento avviene, per tutti i partecipanti, dalla volontà comune di coppie che hanno perso un figlio: “il dolore ci aveva isolato dal resto del mondo [...] per un anno e mezzo non abbiamo avuto rapporti con nessuno, neanche con i parenti più stretti [..] ci stavamo lentamente spegnendo, vivevamo solo per lavorare [...] poi abbiamo deciso assieme di venire qui”. Aldo e Irene211 condividono lo stesso

percorso delle altre cinque coppie: un lutto devastante seguito dal ritrarsi in se stessi, la crisi della famiglia e infine la volontà, comune, di riscatto dal dolore. Sono alla loro prima volta nel gruppo e spiegano a tutti quanto sia difficile vivere normalmente dopo un evento così tragico: “I primi mesi ci comportavamo come se nostro figlio fosse ancora vivo, ne parlavamo al presente [...] era un modo per farci forza, vivevamo in un mondo irreale [...] poi abbiamo avuto discussioni sempre più pesanti, io sono andata a dormire in sala per quasi sei mesi [...] la famiglia non esisteva più, ci infliggevamo più male di quanto non ne avessimo già subito [...] Ora siamo qui, tutti e due, con la voglia di parlare e di sfogare la nostra rabbia”. Si tratta in larga parte di coppie motivate al cambiamento. Molte di esse hanno già lavorato a lungo sull’elaborazione del lutto, durante il dialogo domestico. Lo si nota, quando prendono la parola, da come viene analizzato il percorso di sofferenza: è ben delineato, lucido, pieno di dignità. Nel gruppo sulla depressione i membri si lasciavano andare alla rassegnazione. Qui, invece, contro il dolore si vuole combattere.

A volte, addirittura, i partecipanti si rendono conto di essere una sorta di privilegiati: “pensate a quelli che non sono ancora riusciti ad uscire dal loro guscio [...] noi siamo qui, noi stiamo reagendo”. C’è tanta voglia di migliorare assieme, Aldo e 211 Aldo, impiegato, 44 anni, partecipa al gruppo assieme a sua moglie, Irene, 39 anni, impiegata.

Irene non fanno a tempo a partecipare alla prima riunione che già hanno il numero di telefonino degli altri partecipanti. Li aspetta un lungo percorso fatto di dialogo, supporto reciproco, amicizia. A volte si cade, perché perdere un figlio giovane è devastante: “Che senso ha la mia vita ora? Ditemelo voi, che cosa devo fare? Avevo investito tutta la mia vita su mia figlia [...] il gruppo ci aiuta; la settimana ruota attorno all’incontro del venerdì [...] ma quando penso alla mia disgrazia sto uguale a prima, non c’è amicizia che tenga [...] la mia vita è rovinata per sempre”. Il facilitatore conosce bene questa situazione, sa che lo stare assieme serve per cominciare una nuova vita, ma sa anche che è impossibile dimenticare quella passata. Non si stanca mai e cerca di smussare quei “per sempre”, “sto male come prima”, “è impossibile”. Viene naturale chiedersi come riesca a rispondere, sempre, a chi ha vissuto sulla propria pelle un dolore così forte. Una volta, dopo una seduta pesante, troppo piena di dolore, si lasci andare anche lui: “Sono vent’anni che ho perso mio figlio, credete che l’abbia dimenticato? [...] Lo ricordo meglio ora di quando mi ha lasciato, credetemi [...] ma ricordare non vuol dire soffrire, io ora sono contento, sì! sono davvero felice [..] e io questo lo devo al gruppo”.

A Firenze l’età media del gruppo è insolitamente bassa (poco più di 48 anni) se si pensa che è composto da persone di entrambi i sessi rimaste vedove. Ciò che colpisce è che le discussioni non vertono quasi mai su argomenti legati alla vedovanza, al dolore, alla necessità di ricostruirsi una vita. Si parla invece di divertimenti, di cinema, di dove andare nella prossima gita o di non mettere mai più piede in quel ristorante “perché la ribollita l’era come il pecorino di Dicomano”212. Il motivo di questa atmosfera insolita è

da ricercarsi nella storia del gruppo: si tratta di persone che si frequentano ininterrottamente da quasi tre anni. Il facilitatore ormai non esiste più, tutti lo diventano, una volta o l’altra. Tutti sono amici, nessuno vuole mancare. Abbiamo un classico esempio di attivazione di un bene relazionale molto forte (l’amicizia) a partire da una serie di incontri vissuti in modo sempre meno formali. Probabilmente non tutti all’inizio si sono trovati a proprio agio in un’atmosfera così. “Abbiamo fatto selezione naturale, all’inizio c’erano altri due vedovi e tre vedove, con noi hanno retto tre sedute poi hanno cambiato gruppo” dice scherzando Vittoria213. Ma queste parole nascondono una verità:

c’è un’impressionante similarità di carattere tra i componenti e poi c’è una formidabile 212 Espressione usata da Germana, 49 anni, pensionata, per dire che la minestra era veramente cattiva. 213 Vittoria, 46 anni, casalinga.

propensione a stringere rapporti, a parlare di cose allegre “perché di tristezze ne abbiamo già avute troppe” non si stanca mai di dirmi Germana. Questo è stato l’unico gruppo in cui ho avuto difficoltà a mantenere un ruolo esclusivamente di osservazione. Chi entra in contatto con le “vedove allegre”214, non può fare l’indifferente, il freddo:

deve partecipare un po’ ai loro giochi. La coesione di questo gruppo dipende in larga parte da due fattori. Il primo, come abbiamo detto, legato alla riflessività individuale, molto uniforme tra i componenti e fortemente comunicativa. Il secondo è il desiderio condiviso di stabilire relazioni strette. Chi non ha gradito questa elevata “dose” di beni relazionali è stato involontariamente espulso. Ogni evento deve trasformarsi in una modalità di rinforzo dei legami esistenti (la telefonata di un figlio anziché disturbare viene sottolineata da una componente con l’esclamazione: “chiedigli se gli è piaciuta la torta, ché gliela rifaccio!”, la somministrazione del questionario diventa una gara tra amici e via dicendo). In nessun altro gruppo è stato possibile trovare persone così a proprio agio e capaci di apprezzare il piacere delle relazioni. Solo in una occasione l’idillio è sembrato vacillare. Si discuteva temerariamente di politica con le elezioni nazionali alle porte. Ciascuno infervorava i propri discorsi e a un certo punto il gruppo sembrava destinato a spaccarsi a metà. La discussione continuava a montare quando Vittoria ha preso la parola, si è alzata e, fissando Renato215 – il più lontano dalle sue

posizioni – gli ha gridato in faccia: “Guarda che se continui così va a finire che non ti sposo più!”. Una risata fragorosa ha cancellato in un istante tutte le distanze: ancora una volta l’unione del gruppo aveva tenuto perfettamente.

L’analisi quantitativa

Il questionario è stato somministrato, come al solito, a dieci partecipanti per gruppo. Iniziamo commentando i risultati del gruppo di genitori che hanno perso un figlio (Trento). Il sub-indice RS (relazioni intersoggettive) si colloca ad un livello medio (83,6). In effetti già nell’analisi qualitativa era emersa una forte propensione a stringere legami significativi, frenata però da un’incapacità di coltivarli nel tempo e, soprattutto, al di fuori delle consuete occasioni di incontro nel gruppo. La comunicazione del gruppo era ancora dipendente in maniera forte dalla gravità dell’evento luttuoso e, 214 Così volevano essere definite le componenti di sesso femminile.

soprattutto, dalla limitata distanza temporale trascorsa dallo stesso. Ciò si rispecchia anche nel valore di RI (conduzione delle riflessività) che si attesta su un valore medio- basso: 71,1. Nel modo di concepire le relazioni da parte dei membri prevale probabilmente ancora il dolore e la paura di non farcela a superarlo. L’indice di produzione di beni relazionali risente di questo aspetto e si ferma attorno a 3,5, un valore abbastanza basso. Durante le operazioni di calcolo degli indici è emerso che la componente quantitativamente dominante dei beni relazionali prodotti è quella denominata “I” (componente normativa). I beni relazionali prodotti nascono cioè da una serie di regole avvertite e applicate dai membri216.

Nel gruppo composto da persone rimaste vedove (Firenze) osserviamo valori alti di tutti gli indici, con un’esplosione vera e propria del sub-indice RS (132,9). L’analisi qualitativa aveva già rilevato questo aspetto. Più basso, ma sempre al di sopra della media, è il sub-indice RI, il cui valore è di 99,2. La produzione di beni relazionali nel gruppo fiorentino arriva ad un valore alto: 17,33217. La componente quantitativamente

dominante del bene relazionale è A, ed in effetti il gruppo offre moltissime risorse (specialmente in termini di tempo) per la sua produzione.

Tab. 25 – Valori di indice, sub-indici e coefficiente di produzione di beni relazionali nei

gruppi sul lutto

RS RI c Indice BR principale del Componente

BR

Produzione di BR Gruppo

AMA sul

lutto Trento 83,6 71,1 11,4 1,765 I Bassa

Gruppo AMA sul

lutto Firenze 132,9 99,2 16,2 8,665 A Molto alta

4.6. I gruppi di auto mutuo aiuto sui disordini alimentari: dati strutturali,