COME MISURARE I BENI RELAZIONAL
2. L’ipotesi di rilevazione dei beni relazional
I beni relazionali sono dotati di una propria realtà, anche se si tratta di beni esclusivamente immateriali. Proprio come tutti i beni, sono entità che producono effetti causali misurabili nello spazio e nel tempo.
Descrivere la realtà dei beni materiali è molto semplice. Essi hanno una dimensione spaziale, spesso anche economica. Per i beni immateriali, invece, la misurazione si fa più difficile a mano a mano che ci si sposta lungo una ipotetica “linea di immaterialità”. Per chiarire questo punto prendiamo due esempi banali. Consideriamo i beni economici. Un barile di greggio può essere misurato partendo dalle dimensioni spaziali: altezza, larghezza, profondità. Senza troppi giri di parole abbiamo a che fare con una “cosa” e le cose sono reali. Il greggio, inoltre, ha un prezzo giornaliero stabilito nelle contrattazioni internazionali. Anche qui non si discute. Non è altrettanto agevole fare lo stesso con l’avviamento di un’attività commerciale o con la vista che si gode dall’attico di un centro storico. Ma pur non essendo beni materiali si tratta sempre di beni economici, di natura privata, che possono essere stimati. Il punto è che a mano a mano che il bene si fa immateriale aumenta il grado di complessità nella sua determinazione. Ciò non vuol dire, come fanno alcuni autori, che viene meno la realtà del bene. Restando ai nostri esempi banali: è forse un evento inspiegabile quello della vendita di un bar di piazza San Marco a Venezia a un prezzo diverso di un altro bar, con le stesse caratteristiche, situato in un paese nebbioso della Val Padana? La spiegazione chiaramente esiste ed è legata alla presenza di un bene reale immateriale di natura economica: l’avviamento commerciale.
Le tassonomie dei beni (pubblici, privati, economici, culturali, statali ecc.) includono categorie sia materiali che immateriali. La presenza dei beni materiali offre una stampella utile a concepire, dentro la stessa classe di beni, quelli immateriali. Per esempio l’avviamento è relativamente facile da comprendere se lo si immagina come proprietà di una impresa. Lo spazio aereo è un bene che si comprende meglio se si associa ad uno Stato, proprietario anche di infrastrutture e via dicendo. Ciò non vale per i beni relazionali che sono beni esclusivamente immateriali. Essi sono, per così dire, di proprietà delle relazioni sociali, dunque sono immaterialità di immaterialità. Da qui discende l’enorme complessità di individuazione e trattazione scientifica.
Nella fase iniziale della ricerca è stata compiuta una scelta per ridurre questa complessità. Si è partiti da fenomeni sociali in cui i beni relazionali erano presenti in modo chiaro, abbondante, evidente. Essi hanno costituito il nostro laboratorio, il luogo in cui effettuare le prime rilevazioni, stabilire le relazioni causali e osservare gli effetti prodotti, discutendoli criticamente. Abbiamo individuato luoghi sociali dove l’effetto positivo dei beni relazionali emerge nitidamente: i gruppi di auto mutuo aiuto. Al loro interno abbiamo mosso i primi passi della ricerca, inizialmente incerti ma via via più sicuri. Parlare con chi ha sperimentato in prima persona la realtà di un bene relazionale ha gettato luce sul fenomeno. I primi colloqui in profondità sono stati dunque la pietra angolare di tutta la ricerca.
Da lì è nata anche la prima ipotesi: esistono beni relazionali che influiscono sulle
performance dei gruppi? È possibile misurare tali effetti causali a parità di tutte le altre
condizioni? Nessuna tra le teorie finora elaborate permette di dare una risposta scientifica a queste domande. Credo che occorra una trattazione del problema a livello sociologico.
I beni relazionali, a differenza dei beni economici, non sono entità che un individuo può disporre a proprio piacimento. Questo è emerso in modo chiaro intervistando i membri dei gruppi di auto mutuo aiuto. Il benessere che essi percepiscono non è di loro esclusiva pertinenza: è, seguendo le loro stesse parole, “qualcosa di diverso”. Ma le caratteristiche di questi beni non coincidono nemmeno con la relazione intersoggettiva tra due individui. C’è qualcosa di diverso che dà forma a strutture relazionali portatrici di benessere sia per i singoli sia per i gruppi.
A questo punto è sorta la seconda ipotesi: è possibile che i beni relazionali siano presenti in tutta la società? È possibile cioè che i beni relazionali siano prodotti ovunque, in società, con le stesse modalità e con lo stesso effetto riscontrato nei gruppi? È scientificamente dimostrabile che il benessere delle imprese economiche, delle famiglie, degli uffici pubblici, delle associazioni, insomma di qualsiasi realtà sociale strutturata dipenda in parte dalla produzione di questi beni relazionali?
Per sottoporre a verifica l’ipotesi abbiamo direzionato le ricerche verso il mondo economico. La motivazione è che, fra tutte le realtà sociali, quella economica ci è sembrata quella che più difficilmente poteva corroborare la nostra congettura. E così una volta che il modello di produzione dei beni relazionali sembrava riuscire a camminare con le proprie gambe, l’abbiamo fatto uscire dal confortevole mondo dell’auto mutuo aiuto, portandolo nell’insidiosa terra delle imprese economiche, dove vige il regno della produttività e del profitto. Esistono beni relazionali nelle imprese? Che effetti producono? Sono empiricamente rilevabili? Come rispondono alle esigenze di impresa?
Buona parte della letteratura considera i beni relazionali una realtà emozionale, qualcosa di non economico che può migliorare la gratificazione dei dipendenti. In questa ipotesi spetterebbe ad un imprenditore illuminato la scelta di sacrificare risorse economiche per promuoverli. La nostra tesi è che abbiamo a che fare con una spiegazione insoddisfacente: noi supponiamo che più beni relazionali dovrebbero aiutare a perseguire meglio gli obiettivi economici delle imprese.
Il problema della rilevazione è stato il più difficile da risolvere, ma senza una robusta operativizzazione l’ipotesi sarebbe rimasta una pura speculazione filosofica.
L’ipotesi di base è questa: ogni morfogenesi nella riflessività di un soggetto prodotta da una relazione intersoggettiva significativa è definita “bene relazionale”. Provo a spiegare ponendomi al livello più semplice, quello con solo due persone. Tra di esse possiamo avere due tipi di relazioni intersoggettive: una impersonale e una personale. Queste ultime si differenziano dalle prime in quanto agiscono dentro di loro, nella loro riflessività, in modo tale da costruire un bene che consiste nella valorizzazione della relazione tra quei determinati soggetti.
Questa è, in estrema sintesi, la rappresentazione grafica della produzione di un bene relazionale:
Fig. 5 – L’emergenza del bene relazionale
Dalla figura 5 si nota che il bene relazionale è una relazione sociale di secondo ordine, nasce cioè dall’emergenza di una relazione intersoggettiva con una relazione di riflessività. Essendo una relazione sociale essa è descrivibile attraverso lo schema AGIL interpretato in chiave relazionale103. Avrà cioè una dimensione del religo che definisco
con l’abbreviazione RS (relazione intersoggettiva) e una dimensione del refero che definisco RI (riflessività interiore).
Nel disegno della ricerca, i beni relazionali sono analizzati sia come variabile dipendente (y), cioè come risultante di alcuni fattori causali, sia come variabile indipendente (x), vale a dire come produttrice di effetti nella società. Entrambe le assunzioni assolvono a interessi conoscitivi e operativi diversi, ma complementari. Nel primo caso è possibile studiare mediante modelli di analisi multivariata come un bene relazionale viene ad emergere. Quali indicatori lo promuovono, quali ne ostacolano la produzione. Nel secondo caso ci si muove lungo un altro filone d’indagine, anch’esso non ancora esplorato. Si tratta di entrare in alcune sfere sociali per vedere – dall’interno – come nascono, si rigenerano ed agiscono i beni relazionali. In altre parole vorremmo spiegare se l’effetto dei beni relazionali è positivo, nullo (indifferente) o negativo nei rispettivi campi di indagine (per ora economici e di terzo settore, in futuro magari anche politici e di mondo vitale). Vogliamo osservare la natura dei feed-back, riconducibili alla presenza dei beni relazionali, sui risultati conseguiti dalla realtà sociale oggetto di studio. 103 Donati, 1991. Identità del soggetto Alter Sé come oggetto Riflessività del soggetto (RI) Relazione intersoggettiva (RS)