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2. IL CONTESTO EMISFERICO: CONFLITTI E DIPENDENZE

2.3 VERSO UN NUOVO PARADIGMA

2.3.4 LA CREAZIONE DEL MODELLO

Il 14 gennaio del 1983230 Reagan appose la sua firma per l’approvazione del NSD 77 (National Security Document 77), documento che si occupava delle nuove politiche interne volte a perseguire obiettivi di sicurezza nazionale; con l’approvazione di tale documento si dava il via all’elaborazione di pratiche per il controllo della percezione, a livello di opinione pubblica, del coinvolgimento statunitense in America Centrale.

Venne creato l’Office of public diplomacy for Latin America and the Caribbean e, per bypassare le restrizioni imposte dal Congresso nel 1947 sul coinvolgimento della CIA nell’orientamento dell’opinione pubblica interna, fu integrato nel Dipartimento di Stato anche se, di fatto, era gestito da Casey e North, entrambi esponenti di spicco del “partito della guerra”. Con il supporto di questo nuovo organo, considerando che per il coinvolgimento in Salvador il consenso ufficiale era piuttosto deciso ed uniforme, il partito repubblicano implementò una strategia di azione mista, pubblica e privata, per dare vita ad una campagna di costruzione di un’altra realtà per quanto riguardava la situazione in Nicaragua. Nel giro di meno di due anni l’ufficio preparò un piano di azione in 75 punti, ognuno dei quali rappresentava un obiettivo da raggiungere in termini di propaganda231 mentre, al tempo stesso, venivano prodotti pamphlet, fogli, articoli e veri e propri saggi riguardanti la necessità dell’intervento in Salvador, i

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Da http://www.fas.org/irp/offdocs/nsdd/index.html 231

Grandin riporta una parte dell’elenco di tali obiettivi: gli obiettivi riguardavano soprattutto creare disinformazione sulla reale condotta del partito sandinista (anche davanti agli occhi del Congresso con l’uso di “testimoni”), diffondere valutazioni sulla minaccia comunista in Nicaragua da parte di noti analisti (Brzezinski), difendere l’operato delle Contras presentate ora come

“freedom fighters”, condurre campagne telefoniche, organizzare incontri e seminari, ecc. (Da

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legami tra la situazione salvadoregna e quella nicaraguense e la criticità del momento storico del Nicaragua, che venivano poi distribuiti da comitati creati ad hoc quando a pensarci non fosse il governo stesso232.

La riduzione di complesse questioni internazionali, la banalizzazione di situazioni storiche di non facile comprensione, la generalizzazione e il relativismo più assoluto in termini di associazione di idee e significati furono i cardini su cui i grandi del partito come Kirkpatrick, Abrams e Casey costruirono i discorsi che tennero durante meeting e seminari. Ciò che si tentò di fare, a livello di coscienza, fu spostare la percezione della provenienza della minaccia da parte dell’opinione pubblica. L’ideologia della Guerra Fredda stava indebolendosi sempre di più, ma, visto il coinvolgimento sempre maggiore nelle questioni mediorientali e le prime tensioni avvenute nel corso degli anni ’70, un nuovo concetto, dai contorni sfumati e dalle ampie possibilità di inclusione, diventava ora il fulcro del nuovo impegno statunitense: il terrore si dimostrava molto più permissivo e comprensivo e dava la possibilità gettare discredito e di legare le vicende nicaraguensi a quelle del nascente “calore” mediorientale e ai suoi personaggi di spicco233. Distruggendo la realtà storica ed esaltando la sensazionalità al si sopra del senso si riuscì a mutare la percezione del conflitto in modo che fosse innegabile il deciso aiuto a coloro che combattevano per la libertà. In ogni caso, obiettivo di tale poderosa azione di propaganda non era la creazione di un consenso che, come ricordò Patrick Buchanan, responsabile delle comunicazioni della Casa Bianca, era svanito anni prima e non sarebbe stato possibile ricreare; lo scopo era invece quello di impedire la formazione di un’opposizione sicura ed organizzata, infangando le acque dell’informazione e distorcendo la percezione delle questioni in campo234.

La volontà della nuova destra non si fermò, tuttavia, a questo tentativo di controllo culturale, ma si spinse oltre, alla ricerca di possibilità di ampliamento per la propria azione; a partire dal 1979 il partito ottenne importanti risultati,

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Grandin da un’idea dei numeri di tale operazione di controllo della percezione: nel solo primo anno di attività dell’ufficio l’agenzia distribuì materiali a 1600 librerie, 520 facoltà di scienze politiche, 122 editori e 107 organizzazioni religiose (Da Greg Grandin, Empire Workshop, Holt Paperbacks, New York, 2010, pag. 129); le indicazione per la messa in pratica del progetto di controllo della percezione interna del coinvolgimento statunitense sono chiaramente rintracciabili nel documento stesso, l’NSD 77 (http://www.fas.org/irp/offdocs/nsdd/nsdd-077.htm) 233

Si accusava il partito sandinista di fomentare atti di terrorismo in Costa Rica e Salvador, realizzati tramite la collaborazione di elementi quali Khomeini, Arafat, Qadhafi.

234 Proceeding of the low-intensity warfare conference 14 – 15 January 1986, Washington, Department Of Defense, 1986, pag. 145

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sovvertendo i limiti imposti dalla legislazione precedente e dal lungo operato della Corte Suprema capeggiata da Earl Warren235. Per ottenere tali risultati i repubblicani dovettero lavorare sulla base popolare a proprio sostegno, il cui ampliamento fu raggiunto agendo sulla formazione culturale di diverse classi di individui.

In realtà già negli anni ’60 l’infiammarsi delle questioni centroamericane riuscì a mettere d’accordo le posizioni dei nazionalisti di destra e dei liberali anticomunisti, ma durante la presidenza Reagan il già sperimentato concerto tra la fazione militarista, di cui gran parte sopportava ancora l’onta del Vietnam ed era pronta a riscattare l’orgoglio a stelle e strisce, e parte della classe imprenditoriale, che vedeva nelle possibilità aperte dall’intervento USA un goloso bottino, fu cementata con l’adesione a questa nuova base sociale da una più che mai fervente e solida componente religiosa, rappresentata dalla destra evangelica. Anche in questo caso la storia dei rapporti di collaborazione ci riporta più indietro nel tempo, questa volta ancora agli albori dell’espansionismo statunitense, quando il “riempitivo biblico” alla conquista territoriale era una costante ideologica affermata; tuttavia, a partire dagli anni ’60, con i primi segnali di instabilità dell’operato estero statunitense, il fervore religioso subì un cambio di tendenza, direzionandosi sempre di più nel trovare presunte connessioni tra l’instabilità interna negli Stati Uniti e le tensioni che agitavano le zone soggette alla loro influenza. Di nuovo, anche in questo caso, il Vietnam finì con l’essere considerato dai sostenitori di tali ideologie uno spartiacque nella definizione di una nuova pratica vigorosa, affermando la necessità di una svolta per un paese in piena crisi spirituale ed iniziando a spingere per una svolta conservatrice in politica interna e per un ampliamento dell’impegno all’estero. L’analisi della fusione delle visioni religiose dei componenti di questa classe evangelica di destra con le aspirazioni della classe imprenditoriale è fondamentale per capire l’evoluzione culturale che sottese l’escalation statunitense attraverso gli anni ’80 nella regione istmica. Una coalizione tanto inusuale era infatti tenuta insieme principalmente dalla presenza di un elemento di contrasto particolarmente forte all’interno del bagaglio ideologico avversario:

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Alcuni esempi in questo senso furono la limitazione del FOIA (Freedom of Information Act, 1966) con l’Executive order 12356 del 1982, il consolidamento della collaborazione tra le varie agenzie di sicurezza ed intelligence, il caso del progetto CISPES in Salvador che condusse a 178 casi investigativi su oltre duemila casi di sorveglianza.

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la teologia della liberazione. Tale particolare forma di credo religioso236 nelle zone mesoamericane si era andata in parte mescolando con elementi della filosofia marxista e con alcuni valori derivanti dal socialismo, finendo per giocare un ruolo discretamente forte nel determinare la percezione della realtà sociale, identificando gli elementi negativi della società con quelli rientranti nella logica capitalista e predicando un forte attivismo sociale e politico; in questo modo si poneva in totale antitesi con l’identificazione tra libertà e capitalismo promossa dalle destre evangeliche statunitensi che decisero che, ciò che bisognava fare, era impregnare il modello capitalista di fervore spirituale.

Vennero così elaborati una serie di ideali di stampo religioso legati al capitalismo che integravano la visione cristiana, andando a formare una vera e propria corporation theology da contrapporre alla liberation theology237. Le idee basilari della mentalità e dell’approccio capitalista vennero impregnate di significati religiosi: così in un mondo che si presentava scarso di risorse e che necessitava di un sistema di disciplina e regolazione per la distribuzione di tali beni, il capitalismo diventava il mezzo etico che, spingendo gli uomini verso il valore del profitto e dell’accumulazione, li avrebbe allontanati dalla disobbedienza, dall’invidia, dal conflitto e le condizioni in cui il Terzo Mondo e, in particolare, i paesi dell’America Centrale, erano la prova che il rifiuto di un tale modello e l’accettazione di uno diametralmente opposto, in cui i veri valori venivano respinti (libertà di iniziativa, proprietà privata, ecc.) per rimanere fedeli ad un presunto “tradizionalismo” , non potevano portare ad altro che ad un mondo profondamente ingiusto e sofferente, contrapposto a quello forgiato dai good american workers238.

Le questioni dell’America Centrale divennero il collante che riuscì a saldare definitivamente questa nuova coalizione i cui obiettivi non riguardavano più soltanto la condotta in politica estera, ma comprendevano il raggiungimento di una vera e propria svolta culturale “a casa” che facesse da battistrada per un

236 Per un’analisi di maggior respiro sulla formazione del pensiero e sul caratteristiche ideologiche della teologia della liberazione si veda la terza parte di questo lavoro per le implicazioni

antropologico – culturali e le connotazioni sociali derivanti dall’applicazione di un tale credo. 237 Da Greg Grandin, Empire Workshop, Holt Paperbacks, New York, 2010, pag. 147

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La commistione tra ideologia economica e religiosa è estremamente interessante ed importante ai fini della comprensione del divario culturale che da sempre ha caratterizzato le aree americane; nella terza parte del presente lavoro l’analisi della filosofia dello sviluppo chiarisce maggiormente questo importante passaggio.

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cambiamento a livello mondiale239; data la sua piccolezza in termini di dimensione, la sua mancanza di importanza nel contesto internazionale e la sua storia travagliata l’America Centrale divenne per l’amministrazione Reagan, costretta più volte a scendere a compromessi nonostante le volontà del suo rancoroso background, il luogo del no compromise, luogo di applicazione delle ideologie di questa nuova destra e di riconferma del loro pensiero.

Il neoimperialismo andò fondandosi, così, su nuovi valori morali, lontani dalla cruda e sterile real politik di Nixon, valori che, diversamente da quelli ripieni di sensi di colpa avanzati più volte dai leaders democratici, fossero adatti al nuovo ruolo che si stava definendo per gli Stati Uniti. Il risveglio di una moralità sopitasi nel corso del logorante conflitto bipolare, caricata di fervore religioso e da una nuova rabbia che spingeva dal containment al rollback, rabbia che ancora montava sull’onda della sconfitta vietnamita, portò ad un ripensamento nella pratiche di politica estera, con un deciso cambio di rotta nella pratica militare. Tale cambiamento necessitava però di un adeguato sostegno causa la sua stessa portata, ottenuto grazie alle lenta e costante trasformazione della percezione di tali nuove pratiche e ad una nuova commistione e fusione delle sfere della politica estera ed interna: la politica di casa propria era sempre più intimamente connessa con il ruolo che gli Stati Uniti svolgevano al di fuori dai propri confini, finendo col diventare una nuova costante dell’operato politico.

E di fronte a questo nuovo paradigma imperialista si configurò, di pari passo, come un secolo prima, un nuovo paradigma economico.