3. LO SCENARIO INTERNO: APERTURE ED OPPOSIZIONI
3.3 VERSO LA CONTEMPORANEITA’
3.3.1 SOPRAVVIVENZE CULTURALI
Inserita in un contesto del tutto diverso da quello della propria origine, la popolazione maya seppe comunque riformulare i proprio modelli culturali basandosi su elementi profondamente diversi rispetto agli sviluppi che il contesto culturale centroamericano stava allora vivendo.
Mentre i governi nazionali insistevano in modo crescente sulle necessità di operare un rapido mutamento nel pensiero e nell’azione prendendo spunto dall’esempio delle esperienze nordamericane e, in minor misura, da quelle europee, le popolazioni amerindie rimasero per gran parte estromesse da tali scelte ed iniziarono ad elaborare nuovi modelli ripartendo dalle fondamenta stessa della loro cultura.
Dimostrando ancora una volta una forte necessità di legame con il passato, la cui conoscenza e le cui esperienze influenzavano direttamente le possibilità di azione nel presente ed i risultati del proprio agire, consci del proprio ruolo marginale, subordinato e trascurato all’interno degli equilibri nazionali, i Maya ripartirono dall’unica cosa che da sempre aveva caratterizzato la loro vita e che ancora sembrava rimanere a loro disposizione: la terra.
L’amore per la terra è un sentimento che storicamente accomuna tutte le popolazioni indigene americane, ben noto soprattutto in relazione alle popolazioni dell’America settentrionale, e tuttavia è difficile riscontrare un affetto ed un attaccamento più grandi di quelli di un Maya alla terra ed ai
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John Watanabe, Maya and anthropologists in the highland of Guatemala since 1960’s, University of Texas Press, Austin, 2000
302 Robert M. Carmack, “A historical anthropological perspective on the Mayan civilization” in
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prodotti che questa concede all’uomo, uno su tutti il mais. Dono più alto degli dei all’uomo ed essenza stessa della creatura umana perfezionata dopo molti tentativi, il mais non viene considerato come un oggetto sacro, ma come una vera e propria divinità materiale, a cui fa da una vera sacralità della terra da cui esso proviene, testimoniata dal ruolo che essa ricopre lungo tutta la vita di un maya compreso il momento della sua fine, quando questi, dopo averne tratto tanto beneficio, ritorna a far parte della terra. Diverse sono le leggende che sono state create attorno a questa pianta del tutto unica, da quelle relative alla creazione della razza umana a quelle sulle vicende della scoperta del mais da parte dell’uomo303. Numerose sono le attenzioni che un contadino maya rispetta nel processo della sua coltivazione, del tutto estranee ad una cultura come quella occidentale contemporanea per cui il prodotto della terra è un dato acquisito: dalle complesse offerte prima del disboscamento di un appezzamento che verrà destinato alla coltivazione, ai lunghi rituali prima della semina, ai periodi di continenza e di forzata moderazione precedenti al raccolto. Queste pratiche, oltre a rivelare la costante centralità della terra e della sua sacralità, hanno permesso nel corso del tempo di mantenere in vita una serie di credenze ed azioni con queste connesse, come le complesse cerimonie per ingraziare le divinità della pioggia, i chac, o per non far adirare le divinità terrestri, i tzuultaq’as, la cui prossimità con le vicende umane costringeva le varie comunità locali a moderare le proprie richieste dalla terra stessa304.
Una vita incentrata sulla costante dedizione verso la propria milpa305 e la costante e continua immersione dell’attività agricola all’interno di un complicato ed esigente sistema religioso hanno contribuito, nel corso del tempo, a formare dei modelli di educazione e comportamento utili per la preservazione di tali caratteri culturali306: come afferma Thompson, prendendo il via dalle affermazioni di Toynbee, le necessità di una dura disciplina di vita in relazione alle difficoltà del luogo in cui sorse la civiltà maya obbligarono allo sviluppo di
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Nella cosmologia maya al momento della quinta creazione del mondo, quella attuale, l’uomo fu creato dagli dei utilizzando una mistura preparata proprio a base di mais; la leggenda del mais custodito nel cuore della montagna e della successiva liberazione da parte del più potente dei
chac spiega la nascita delle diverse varietà di mais coltivate dai maya (J. Eric S. Thompson, La civiltà Maya, Einaudi, Torino, 1994, pagg. 290 – 291)
304 Greg Grandin, The last colonial massacre, The University of Chicago Press, Chicago, 2004 305
La milpa è la porzione di terra comunitaria affidata alle cure di una singola famiglia all’interno della comunità indigena maya.
306 Mi rifaccio alla definizione di Ulf Hannerz di cultura come insieme di modelli di e per l’interpretazione della realtà
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tratti comportamentali comuni che si rifletterono nella creazione di una “società ordinata”; i Maya diedero vita ad un sistema religioso conforme alle esigenze del loro modo di vivere, ma, allo stesso, tempo, la loro natura li obbligava ad esigere più che un semplice complesso di istruzioni da seguire, emotività che portò la religione a diventare il fulcro dell’intera società, causando sia il raggiungimento di splendidi risultati quanto di aberranti esagerazioni307, ma diventando la forma istituzionalizzata del carattere sociale dei Maya.
Le etnografie sono concordi nel riportare una totale aderenza del Maya al costume consuetudinario, che non si rivela soltanto in aspetti della cultura materiale, della pratica religiosa o dell’attività lavorativa, ma in una vera e propria incorporazione di modelli comportamentali. Karl Sapper afferma che il sistema del costume entra talmente a far parte dell’individuo che la rigida disciplina richiesta dal sistema religioso si riflette su ogni altro aspetto della vita, portando l’individuo a sviluppare una costante disciplina ed a ricercare la moderazione308, Alfred Tozzer riporta la conseguente serenità che caratterizza la vita familiare e locale all’interno delle comunità ed i frequenti paragoni con il modo profondamente diverso di vivere caratteristico del ladino309, Eric Thompson ne descrive la temperanza, la costante attenzione alle esigenze della terra ed al costume sociale, l’inclinazione alla tolleranza secondo una sorta di legge del “vivi e lascia vivere” mentre Dennis Tedlock ricorda che la vita dell’individuo viene ancora concepita come in stretta relazione non solo a quella della comunità, ma all’insieme delle pratiche religiose necessarie per mantenere il mondo in ordine ed equilibrio, connettendo tali elementi tramite il concetto di k’ux, una sorta di rete di empatia ed equilibrio310.
È evidente che nella nuova realtà della comunità indigena, attraverso tutta l’era moderna, tali tratti culturali ebbero tempo di affondare solide radici e di crescere e fortificarsi: il tema della centralità della terra nella vita personale e sociale del Maya e la definizione di un costume a questa connesso, vincolante per la vita in società e sacralizzato, permettono di capire come mai, nonostante la potente
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Basti pensare alle conquiste del pensiero precedentemente descritte a cui fecero da contraltare le cruente pratiche dei sacrifici umani, delle torture, delle violenze fisiche 308
Sapper ha condotto ricerche tra i Q’eqchi’ dell’Alta Verapaz (Early scholars visits to Central
America: reports by Karl Sapper, Walter Lehmann and Franz Termer, The Cotsen Institute of
Archaeology at UCLA, 2000 309
Tozzer ha condotto ricerche tra i Maya Lacandoni (Alfred M. Tozzer, A comparative study of
the Mayas and the Lacandones, New York, 1907)
310 Tedlock ha condotto ricerche tra i Q’iche’ del Guatemala (Dennis Tedlock, Breath on the
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ricomposizione geografica e sociale conseguente alla costituzione del sistema delle comunità, si siano mantenuti in vita nel corso del tempo legami così forti a livello locale tra coloro che dividevano lo stesso ejido e che per generazioni hanno dedicato la propria vita al culto ed alla cura della “propria” milpa. Nelle realtà locali un tale modello culturale ha potuto essere istituzionalizzato attraverso la modernità grazie alla persistenza di figure di autorità inserite nelle reti parentali e clientelari, le quali hanno permesso, grazie al loro ruolo di mediazione con un sistema istituzionale coloniale per lo più disinteressato a tali realtà, non solo una sopravvivenza, ma un rafforzamento della propria specificità in un contesto che andava mutando. All’alba dell’era contemporanea, con le volontà di trasformazione e le nuove esigenze di sfruttamento della terra imposte dai governi nazionali centroamericani, le comunità indigene maya si presentarono come uno scomodo mosaico di opposizione diffusa.