4. ETNOGRADIE Q’EQCHI’: LA SINTESI DELLA TENSIONE
4.1 STORIE CONCRETE
4.1.4 NOVITA’ E TRADIZIONE
Dopo l’inizio delle guerriglie la situazione andò costantemente peggiorando. Mentre i governi militari si succedevano in un vero e proprio balletto di presidenze, l’attivismo militante proseguiva radicalizzando l’azione dell’esercito e delle milizie private, distruggendo la vita politica nazionale e locale e riportando la situazione sociale nei contesti rurali a livelli quasi feudali. Dopo l’ingresso del Guatemala nell’Alliance For Progress kennedyana nel 1961, le rivendicazioni portate avanti dai campesiños passarono attraverso una nuova istituzione, l’INTA (Instituto Nacionál de Transformación Agraria), un colosso burocratico la cui rapida militarizzazione e corruzione non fece altro che rallentare tali processi e contribuire ad inasprire i risentimenti indigeni. Coloro che trassero vantaggio da tale situazione furono i piantatori i quali non solo poterono restaurare le modalità di controllo e gestione del lavoro e della terra diffuse prima dei governi rivoluzionari, ma, notando le divisioni che si erano create all’interno degli stessi movimenti politici popolari, all’inizio degli anni ’60 iniziarono a rinunciare a parte delle enormi proprietà trasferendo le responsabilità d’uso alle associazioni contadine locali che si spaccarono in due: le componenti meticcie spingevano per una raccolta di fondi ed un acquisto delle terre, mentre la componente maya continuava a seguire la strada del riconoscimento dei diritti d’uso, ma non di proprietà, su tali terre352. Dalla fine degli anni ’60 l’intera valle del fiume Polochic, comprendente i dipartimenti di Izabál e di Alta Verapaz, divenne luogo di crescita di una potente e nuova forma di opposizione che, ripartendo da zero, aveva gettato radici profonde nelle solide basi della cultura maya locale, mescolando elementi del retaggio religioso con le nuove idee sociali e politiche, utilizzando il carattere solidale delle comunità per cementare il tutto. Nonostante la caduta del PGT i valori di legalità ed apertura da questo a lungo predicati erano entrati a far parte del patrimonio culturale dei Q’eqchi’, i quali erano diventati refrattari alle forme di attivismo militante che altri gruppi maya nazionali, come gli Achi’ e gli Ixil, avevano invece abbracciato; l’appoggio ad istituzioni riconosciute come la FASGUA353 (Federación Autonoma Sindicál de Guatemala), la limitatezza dell’azione dei partiti attivi in altre regioni, la
352 Ivi, pagg. 108 - 116 353
La FASGUA era di fatto controllata dal PGT, ma, dato il suo carattere apertamente anti – comunista, fu possibile mantenerla in vita anche dopo il 1954; a partire dagli anni ’60, vista l’inerzia dell’INTA, divenne un elemento centrale nelle questioni legate alla terra, fornendo supporto legale e burocratico ai gruppi amerindi.
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debolezza delle altre reti di rivendicazione (ad esempio quelle della Chiesa), la particolare incidenza dei piantatori sulla libertà personale e sulle possibilità sociali diedero vita tra i gruppi Q’eqchi’ ad un’esperienza unica, sincretica e del tutto moderna.
Nel dipartimento di Alta Verapaz si trovava una delle più grandi piantagioni private di tutto il paese, Sepacuité, messa in piedi all’inizio del XX secolo tramite una serie di acquisizioni terriere da parte di Kensett Champney, impresario originario di Boston. Lo stato di isolamento in cui si trovava la piantagione, e che permise ai membri della famiglia Champney di comportarsi come dei veri signori feudali, si tramutò in un potenziale pericolo con l’inizio del governo rivoluzionario e con la crescita del network locale creato da Francisco Curley e Federico García354, situazione che costrinse alla fuga la famiglia mentre la piantagione veniva smembrata, lasciando comunque inalterata la produzione. Il governo antirivoluzionario restituì la proprietà delle terre nel 1956 al figlio di Kensett, Benjamin il quale iniziò una diversificazione produttiva, ma le condizioni dei lavoratori ritornarono pari a quelle di una vera e propria servitù legata alla terra e la morte del proprietario nel 1962 diede avvio ad un contenzioso tra due degli eredi, Jaime ed Erika Champney, portando a trascurare la piantagione ed i contadini che vi lavoravano e vivevano; dall’altra parte Edgar Champney, altro erede di parte della piantagione, decise di cedere parte del terreno alla responsabilità di gestione delle comunità di campesiños che, come accennato in precedenza, crearono problematiche e disordini che ebbero come rislutato quello di rendere sempre più costante la presenza militare che soppresse la residua attività politica355.
Fu in tali condizioni che Efraín Reyes Maaz, Q’eqchi’ nato nella cittadina di Lanquín nel 1917, trovò le campagne di Sepacuité quando vi arrivò nel 1963 dopo avere vissuto una vita clandestina a causa del suo sostegno e coinvolgimento negli eventi rivoluzionari. Reyes accettò pazientemente di lavorare come operaio nella finca di Edgar Champney e, insieme a Marcelino Xol356, notò che era necessario un lavoro di completa ricostruzione partendo
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Federico García era il segretario per il dipartimento di Alta Verapaz per la federazione nazionale del lavoro, nonché il delegato al Comitato del Dipartimento Agrario.
355 Greg Grandin, The last colonial massacre, The University of Chicago Press, Chicago, 2004, pagg. 106 – 110
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Marcelino Xol nacque nel 1901 nella città di Senahú e si trasferì a Cahabón durante il periodo della Grande Depressione; costretto dalle necessità, diventò lavoratore e residente nelle terre di Sepacuité e riuscì ad inserirsi nella locale cofradía; questa sua posizione gli permise di procedere
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dalle poche, solide basi rimaste dopo la devastazione antirivoluzionaria; se Icó aveva fatto della sua estraneità ai circuiti tradizionali il punto di forza e di efficacia della sua azione, Reyes si trovò a dover operare, al contrario, un ritorno alla cultura ed alle reti locali per far riprendere forza e consapevolezza al movimento politico. Reyes, sostenuto da ciò che rimaneva dell’articolazione locale del PGT, adottando un basso profilo e mantenendo una scarsa visibilità, si concentrò molto sull’aspetto della presa di coscienza, dell’educazione politica, della consapevolezza della propria specificità e dei propri diritti; unendo al fattore ideologico-politico l’esperienza concreta della vita Q’eqchi’, Reyes promosse una visione in cui l’elemento culturale maya non era visto come un punto di diversità e scontro, da una parte, o di automatica e romantica solidarietà, dall’altra, ma come un elemento complesso che ridisegnava la vita sociale e politica. Ciò che emerse da questo progetto fu la creazione di un’autentica religione sociale che affondava le sue radici nella cultura spiccatamente religiosa dei Maya, rifacendosi agli elementi del retaggio maya come punti fondanti e che prendeva forza dagli ideali della lotta sociale357. I Q’eqchi’, diversamente da altri gruppi maya, abitando in zone collinari o montuose avevano maggiormente sviluppato, nel corso dei secoli precedenti, una particolare attenzione per le divinità terrestri, ergendo gli dei delle montagne, i tzuultaq’as, a riferimenti principali del loro culto religioso, soprattutto perché in diretto contatto con gli uomini e con l’attività delle comunità. Il “culto delle montagne” provvedeva specifiche coordinate spaziali e temporali che regolavano l’intera vita Q’eqchi’, sia privata che comunitaria, in perfetto rispetto del costume maya ricco di regole stringenti, desideri moderati, temperanza diffusa, volontà di ordine e armonia. In questo contesto culturale del tutto tradizionalista Reyes seppe far penetrare una componente di educazione sociale e politica, in passato propria del PGT, che andava a rivestire perfettamente tale credo: dall’accettazione delle gerarchie di partito alla necessità di unità e disciplina, le idee politiche del PGT riuscirono a creare un nuovo fronte comune tra i gruppi maya degli altopiani in cui le idee primordiali del rapporto con la terra vennero rilette alla luce del dirompente capitalismo cafetalero mentre la Riforma Agraria diventava il tentativo di applicazione di un
a diversi espropri terrieri durante il primissimo periodo rivoluzonario, ma tale azzardo gli costò l’espulsione dalla piantagione nel 1947. Rimasto attivo nelle zone dell’Alta Verapaz, si unì alle lotte di Federico García ed al PR, preparando il terreno per l’opera di Reyes.
357 Greg Grandin, The last colonial massacre, The University of Chicago Press, Chicago, 2004, pagg. 120 - 123
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principio divino358. Ad una tale innovazione culturale lo stato rispose nell’unica maniera in cui da tempo rispondeva ad ogni sfida che veniva lanciata, rinforzando il grado di militarizzazione dell’area e lo fece non utilizzando l’esercito, come accadde nelle zone occidentali del paese all’alba degli anni ’80 contro l’EGP (Ejercito Guerrillero de los Pobres), ma appoggiando l’organizzazione di nuove forme di milizie locali private di componente popolare359 che finirono col diventare strumenti, più o meno precisi e chirurgici, della controrivoluzione nelle zone di Verapaz, dove non vi era alcuna vera insurrezione armata. Le azioni di guerriglia non miravano soltanto alla distruzione di ogni forma di opposizione a livello fisico, ma anche ad una appropriazione e cancellazione degli spazi e dei simboli culturali che erano divenuti intimamente connessi con l’espressione politica; in tutto questo lo stato altro non era che un violento carnefice, che tuttavia giustificava tale sua azione ricorrendo alle colpe dei precedenti governi, coltivando l’obiettivo di totale assimilazione della cultura maya in quella nazionale360.