LE CURE TERMALI SONO GARANTITE DAI S.S.N.
LE CURE TERMALI NON RIENTRANO TRA LE PRESTAZIONI GARANTITE DAI S.S.N.
Italia Belgio
Francia Spagna
Germania Regno Unito
FRANCIA
• Il sistema di sicurezza sociale francese prevede la copertura delle spese termali. • Deve trattarsi di terapie riconosciute dalla “cassa malattia” e di stabilimenti termali
autorizzati e convenzionati con la cassa. È richiesta la prescrizione medica.
• Le casse malattie riconoscono: onorari medici e forfait termale (corrispondente al 65%, calcolato sulla base di una tariffa forfetaria convenzionale, variabile a seconda dell’orientamento terapeutico della cura richiesta e del tipo di forfait).
• Per le cure all’estero: il sistema di protezione sociale francese si ispira alle decisioni della corte europea di giustizia; ne consegue che se si tratta di prestazioni che non richiedono ricovero ospedaliero non sono richiesti adempimenti supplementari rispetto a quelli richiesti per accedere alle cure in Francia.
BELGIO
• Il sistema sanitario non interviene a riconoscere le cure termali; • Il paziente paga l’intero costo delle cure sia in Belgio che all’estero.
GERMANIA
• Le spese sanitarie sostenute per le cure termali sono riconosciute dal sistema sanitario.
• Gli stabilimenti devono essere accreditati presso le maggiori casse sanitarie del paese per l’erogazione dei trattamenti.
• Ai pazienti sono richiesti il pagamento di una quota di compartecipazione alla spesa (10 euro circa per prestazione medica) e il pagamento del 10% dei costi della prestazione.
SPAGNA
• L’amministrazione pubblica finanzia una quota dal 50% al 60% della spesa, mentre la restante parte rimane a carico degli utenti.
• La permanenza presso i centri termali è fissata in 15 giorni, in regime di pensione completa che include il trattamento termale preventivamente concordato.
REGNO UNITO
• Il National Health Service non prevede una specifica copertura delle prestazioni termali, che rimangono nella libera determinazione delle autorità sanitarie locali. • Le eventuali spese per cure termali sostenute all’estero non sono rimborsabili.
Fonte: adattamento da Santuari (2008) 133
133 Santuari, A. (2008), Il termalismo terapeutico e i servizi sanitari nazionali: un’analisi comparata delle
Tenendo comunque a mente che le cure termali non sono collegate solo alla politica sanitaria ma sono dipendenti anche dalle strategie che interessano il settore del turismo, ci si sofferma ora sul S.S.N. e sulla normativa riguardante il termalismo italiano.
4.1.1T
ERAPIE ES.S.N.
ITALIANOIl comparto termale italiano spesso non è stato tenuto nella dovuta considerazione dagli organi sanitari, di governo e dagli enti locali fin quando non si è presa coscienza della sua valenza economica. È solo nel 1978, quando è stata varata la riforma sanitaria che ha inserito il termalismo tra gli strumenti di attuazione del dettato costituzionale, che si è riconosciuto ufficialmente che la tutela della salute è un fondamentale diritto dell’individuo e un interesse economico della collettività.134 Come si vedrà più
approfonditamente nei paragrafi seguenti, negli anni ’80 si assiste ad una progressiva crescita del comparto termale grazie alla collaborazione dello Stato e degli enti previdenziali e assistenziali. Infatti, alla stregua del Servizio Sanitario Nazionale, anche enti come INAIL e INPS iniziano ad offrire la copertura delle cure termali ai loro assicurati. Se nei primi anni ’90 si manifesta un’inversione di tendenza, a causa di provvedimenti che mirano a contenere la spesa sanitaria determinando una crisi nel comparto, il Piano Sanitario Nazionale 1994/96 inserisce gli stabilimenti termali tra le strutture abilitate all’erogazione di terapie di riabilitazione.
Dal punto di vista della validazione scientifica delle cure, però, non si è fatto molto: prima del progetto NAIADE, le ultime importanti ricerche nel campo erano state condotte negli anni’60; il progetto, avviato nel 1996 e concluso nel 2000, ha provato l’efficacia delle cure e la loro validità terapeutica, preventiva e riabilitativa, pur senza ritorni significativi in termini di comunicazione ed immagine del comparto. Così, l’anno successivo, il decreto del 30 marzo 2001 individua le patologie per la cura delle quali è possibile erogare le prestazioni termali a carico del Servizio Sanitario Nazionale e il decreto del 29 novembre 2001 stabilisce che i cicli di cure idrotermali rientrano tra i Livelli essenziali di Assistenza (LEA).135
134 Bellati, G. (2003), Aspetti geo-economici del turismo termale. L’anomalo caso della Liguria, Collana di
studi della Sezione di Geografia economica, Università di Genova, Universitas, pagg. 21-22.
135 I LEA indicano, in Italia, l'insieme di prestazioni, servizi e attività che i cittadini hanno diritto a ottenere
dal S.S.N. allo scopo di garantirle in condizioni di uniformità, a tutti e su tutto il territorio nazionale, ritenuti così importanti da non poter essere negate ai cittadini.
4.2L
A RECENTE EVOLUZIONE ITALIANA E LE GENERAZIONI DELL’
ATTIVITÀ TERMALEAllo scopo di analizzare e comprendere al meglio la situazione attuale del termalismo e del turismo termale italiano, occorre ora concentrarsi sulle dinamiche evolutive più recenti del fenomeno, focalizzandosi sul contesto nazionale e, soprattutto, sul momento in cui le terme si sono collegate al turismo e su come si è evoluto questo rapporto.
Accanto al turismo religioso e culturale,136 già tra il 1300 e il 1400 si stava assistendo ad
una ripresa della tradizione termale e ad un primo sviluppo di una forma di turismo ad essa collegata, tanto da poter parlare di moda e ritrovato amore per le terme. La diffusione fu accompagnata dalla rifioritura dei comuni e delle città e l’intero contesto delle cure termali tornò ad essere di tipo urbano. Nel XV secolo, infatti, inizia l’attività dei primi alberghi, taverne, botteghe intorno alle terme e il numero dei bagnanti era in aumento; anche se predominavano le motivazioni di tipo terapeutico, il fattore ‘divertimento’ assumeva la sua importanza: gli stessi trattati medici consigliavano di trascorrere le giornate in modo piacevole, tra passeggiate e conversazioni, per favorire la guarigione dalle malattie, Ugolino da Montecatini consigliava anche a chi non era malato di recarsi ogni tanto ai bagni e ai Bagni di Pisa esisteva addirittura il bagno dei sani.137 Questo però non va inteso come un’anticipazione delle cosiddette città del loisir che si svilupperanno a partire dal Settecento inglese; i centri italiani non si fecero portatrici di quel modello di specializzazione turistica, di città di divertimenti che si affermerà solamente dopo la rivoluzione industriale.138 Le suddette abitudini saranno, infatti, presto abbandonate. Fermo restando che anche in Italia la prima forma di turismo moderno fu proprio quello termale, questo si sviluppò solo successivamente. Nella seconda metà del Settecento fu ridata attenzione alle località termali ma il Bel Paese ormai non poteva assolutamente essere considerato all’avanguardia: oltre che con un secolo di ritardo, si seguirono e copiarono i modelli che si erano affermati prima in Inghilterra e poi nel resto dell’Europa. Questo può sorprendere, considerando la grande ricchezza e varietà delle acque minerali italiane, oltre che la lunga tradizione.
136 L’Italia, da sempre meta turistica, era attraversata da pellegrinaggi religiosi e costituiva tappa obbligatoria
nei Grand Tour dei giovani aristocratici.
137 Battilani, P. (2009), Vacanze di pochi vacanze di tutti. L'evoluzione del turismo europeo, il Mulino,
Bologna, pagg. 216-217.