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Il cybersindacato come prodotto del lavoro digitale in risposta alla rivoluzione 4.0

Nel documento NUOVE TECNOLOGIEE DIRITTO DEL LAVORO 1 (pagine 165-171)

Fernando Fita Ortega

3. Il cybersindacato come prodotto del lavoro digitale in risposta alla rivoluzione 4.0

L’emergere delle piattaforme digitali ha rafforzato la tendenza al consoli-damento di un modello di lavoro senza diritti90, in un processo evolutivo dei rapporti tra capitale e lavoro che rende quest’ultimo disumano91, soddisfacendo il desiderio del capitale di dissociarsi dagli obblighi che ne derivano rispetto a coloro che ne forniscono i servizi. In questo modo, il lavoro svolto attraverso piattaforme digitali può essere inquadrato all’interno dei fenomeni patologici di fuga dal diritto del lavoro, che è considerato un ostacolo alla libera gestione dell’attività e alla massimizzazione dell’efficienza della produzione. L’economia digitale soddisfa, sia l’aspirazione aziendale di allontanarsi da chi fornisce il ser-vizio, sia quella di ridurre i costi remunerando solo il lavoro effettivamente svol-to, trasferendo su chi lo svolge il rischio aziendale derivante dalla mancanza di acquirenti per i beni prodotti e/o i servizi forniti dall’organizzazione produttiva.

86 Così, per esempio, nel caso della sentenza del SJS n. 31 di Barcellona dell’11 giugno 2019 (sentenza n. 193/2019) il lavoratore veniva licenziato per la mobilitazione in difesa dei suoi diritti avendo introdotto, nelle consegne ai clienti della piattaforma per cui lavorava, alcune lettere che denunciavano le precarie condizioni in cui si trovava a prestare i suoi servizi. 87 In questo senso, F. FITA OrTegA, Los derechos colectivos de los trabajadores en la economía digital:

¿hacia un movimiento obrero digital?, cit., p. 7 della versione digitale.

88 r. ALÓs, El sindicalismo ante un cambio de ciclo, in Pasos a la izquierda, nº. 2/2015.

89 J. CAbezA pereIrO, Los derechos de trabajador autónomo ante la nueva economía, in Revista de Derecho Social, nº. 86/2019, p. 70.

90 Sul contratto di lavoro internazionale come contratto senza diritti g. LYOn CAen, The evolution of Labour Law, in AA.VV., Labour Law in the post-industrial era, Aldershot, 1994, Darmouth Publishing Co Ltd, p. 104.

È chiaro che la conseguenza di questo stato di cose è stata la precarietà del-le condizioni di lavoro di chi presta servizio attraverso del-le piattaforme digitali. L’emergere delle piattaforme digitali segna infatti la fine del percorso di decen-tramento seguito dalle aziende, che accentua la distanza tra chi eroga i servizi e chi li riceve, e che è stato avviato con la generalizzazione dei subappalti come forma di organizzazione dell’attività produttiva, è proseguito con l’emersione delle aziende multiservizi, che sono arrivate a rivaleggiare con le agenzie di la-voro interinale sfruttando i loro vantaggi competitivi, e si conclude – per il momento – con le piattaforme digitali, dove l’occultamento della persona del datore di lavoro raggiunge un grado di sofisticazione maggiore. Inoltre, questa nuova forma di organizzazione aziendale rappresenta un nuovo passo nella ten-denza a remunerare soltanto il lavoro effettivamente svolto, che nell’ordinamen-to spagnolo si riflette nel contratnell’ordinamen-to a chiamata – respinnell’ordinamen-to dalla giurisprudenza spagnola – ma che persiste in gran parte a causa degli abusi e delle frodi esisten-ti, e che in altri paesi è stato ammesso – non senza alcune sfumature – come nel caso del contratto zero hours del Regno Unito92.

Tuttavia, se la nuova forma di rapporto tra capitale e lavoro che si sta svi-luppando attraverso le piattaforme digitali ha generato un nuovo modo di or-ganizzazione di chi fornisce i propri servizi attraverso le esse, lo stesso si sta verificando anche per quanto riguarda la forma di organizzazione e difesa degli interessi dei lavoratori. In questo modo, la disgregazione dei lavoratori che ac-compagna l’economia digitale – che non condividono lo stesso spazio o tempo di lavoro – non ha impedito l’emergere della relativa comunanza di interessi, essendo più diffusa che in passato la coscienza di classe nella nostra società. La spinta auto-organizzativa della forza lavoro è stata rapidamente incanalata come risposta alle condizioni di lavoro precarie, pure in un contesto di disaffezione verso il sindacato, e dunque al di fuori delle strutture tradizionalmente incaricate di questa funzione – il sindacato –, accusate di essere coinvolte nella difesa dello

status quo del diritto del lavoro93.

Sono stati quindi ricercati strumenti organizzativi più dinamici, utilizzando gli strumenti con cui i lavoratori delle piattaforme sono abituati a lavorare, cioè la tecnologia digitale stessa, apparendo come un movimento organizzato di na-tura digitale, in contrapposizione al sindacato tradizionale. Una modalità di or-ganizzazione più flessibile, che permette all’oror-ganizzazione sindacale di andare più facilmente oltre i confini nazionali, dando una risposta migliore alle sfide

92 Su questo contratto e la sua importanza nell’economia digitale, v. A. esTeve segArrA, Zero Hours Contracts: hacia la flexibilidad absoluta del trabajo en la era digital, in Revista de Derecho Social, nº. 82/2018, pp. 39 e 40.

93 Ciò che trova la sua spiegazione, secondo Supiot, nel basso numero di affiliati e nella posizio-ne di forza delle imprese in un contesto di disoccupazioposizio-ne di massa e di libera circolazioposizio-ne dei capitali e dei beni. A. supIOT, La Gouvernance par les nombres, Insitute d’études avancées de Nantes, FAYARD, Paris, 2015, p. 339.

167 I diritti sindacali dei lavoratori delle piattaforme digitali in Spagna

poste dal capitale, chiaramente favorito dall’internazionalizzazione dell’econo-mia che da tempo ha superato i confini dello Stato nazionale, promuovendo addirittura lo sciopero globale94.

Le strutture così emerse costituiscono figure di rappresentanza che si sup-pongono essere all’inizio del loro percorso di istituzionalizzazione, ponendosi all’origine di un movimento di lavoratori digitale, che, a differenza del movimento del proletariato sorto con la rivoluzione industriale, si caratterizzerebbe per essere un movimento del precariato, nato – o, almeno, consolidato – con la rivoluzione

digita-le, che ha cercato inizialmente un sostegno sociale alle sue rivendicazioni95. Così, all’ombra del successo delle campagne di denuncia promosse attraverso piatta-forme come change.org o avaaz.org – piattaforme che potrebbero essere

qualifi-cate come generaliste – sono apparse altre piattaforme e applicazioni di difesa specifica delle condizioni di lavoro decente di questi lavoratori. Piattaforme come coworker.org96 o theworkerslab.com97 e applicazioni come workitapp.org98, o nuove forme di organizzazioni in cooperative, come Mensakas99, stanno creando una nuova forma di mobilitazione dei lavoratori100, gettando le basi per quello che potrebbe essere considerato un movimento digitale a livello internazionale.

Questi movimenti, in linea di principio con carattere informativo, consultivo e comunicativo, hanno adottato un carattere sempre più organizzativo e rappre-sentativo della collettività dei lavoratori delle piattaforme, al punto che oggi si

94 Termine utilizzato dal quotidiano La Vanguardia per riferirsi alle agitazioni svolte-si in aziende come Ryanair, Amazon e Deliveroo, in www.lavanguardia.com /econo- mia/20180723/451043211735/huelga-internacional-ryanair-amazon-deliveroo.htm-l?facet=amp&utm_campaign=botones_sociales_app&utm_ source&utm _medium e social&__twitter _impression è true

95 F. FITA OrTegA, Los derechos colectivos de los trabajadores en la economía digital: ¿hacia un movimiento obrero digital?, cit., p. 8 della versione digitale.

96 Una piattaforma che vuole consentire la promozione, la gestione e il successo di campagne mirate al cambiamento delle condizioni di lavoro.

97 Piattaforma che si presenta come un laboratorio innovativo che agisce sugli imprenditori, community organizer, e autorità pubbliche, con l’obiettivo di creare soluzioni efficienti che mi-gliorino le condizioni di lavoro dei lavoratori precari.

98 App che si presenta come «un’applicazione progettata per aiutare le persone in posizioni retribuite a ore che fornisce risposte, da parte di colleghi fidati e formati, a domande sui loro diritti e rapporti di lavoro».

99 Creato dalla piattaforma RidersXDerechos, questa applicazione è definita come un’app respon-sabile di consegna di cibi, che agisce per i diritti nel campo della concorrenza attraverso la costituzione di una cooperativa composta da ex rider di piattaforme (Deliveroo, UberEats, Glovo, ecc.) che offrono gli stessi servizi di queste e che si finanzia mediante contributi. 100 Si tratta della cosiddetta WorkerTech, ovvero l’offerta di servizi digitali che utilizzano la

po-tenza e la convenienza della tecnologia per offrire benefici personalizzati ai lavoratori in-dipendenti e flessibili in modo da facilitarne l’accesso al sistema di protezione e di difesa dei loro diritti. Fondazione COTEC, El mercado laboral digital a debate: plataformas, trabajadores, derechos y workertech, in https://cotec.es/proyecto/plataformas-trabajadores-derechos-y-wor-kertech/ (ultimo accesso, 11 novembre 2019).

può parlare di un cyber-sindacato. Così, se il sindacato nacque dalla comunione di

interessi di coloro che prestavano i loro servizi nello stesso spazio geografico in risposta alle difficili condizioni di lavoro che erano costretti a sopportare come conseguenza del processo di industrializzazione, il cyber-sindacato risponde alla

necessità di rivendicazione contro le precarie condizioni di coloro che lavorano attraverso le piattaforme digitali. È ciò che avviene con faircrowd.work (http://

faircrowd.work), creata a partire dalla dichiarazione di Francoforte “Paper on Platform-Based Work”101, che mira al controllo del lavoro sulle piattaforme, sostenendo, tra le altre questioni, il diritto di organizzare coloro che lavora-no in queste condizioni. Un obiettivo simile è perseguito da altre entità, come

LabourStart (https://www.labourstart.org) o anche Cyberunions

(https://cyberu-nions.org), sorte dalla convinzione che l’organizzazione del lavoro tradizionale non è ancora arrivata a comprendere le implicazioni culturali delle nuove tecno-logie, o, più recentemente, come Youtubers Union (https://youtubersunion.org/)

che si definisce come un movimento basato sulla comunità che lotta per i diritti dei creatori di contenuti e utenti di YouTube. Nel caso spagnolo è possibile fare riferimento alla piattaforma RidersXDerechos, creata, nel maggio 2017, all’interno

del sindacato Intersindical Alternativa de Cataluña102 dai fattorini di imprese come Deliveroo, Glovo o UberEats con l’obiettivo di difenderne i diritti. Questo mo-vimento ha tenuto la sua prima assemblea statale a Madrid nel 2018 presso il Centro Social La Ingobernable (un centro occupato che è stato recentemente chiuso, il 13 novembre 2019) e presso la sede di Anticapitalistas (che si definisce come un movimento di carattere assembleario, di classe, femminista, socialista, ecologista e sociopolitico che aspira alla trasformazione radicale della società attuale).

Un’ultima riflessione dovrebbe essere svolta su queste forme di organizzazio-ne dei lavoratori delle piattaforme, in quanto hanno un proprio profilo derivato dalle caratteristiche del processo produttivo in cui operano. Logicamente, l’isti-tuzione di rappresentanza di coloro che prestano servizi si è evoluta in funzione del modo in cui il lavoro è stato organizzato. Così, nell’organizzazione preindu-striale, basata su un lavoro diversificato per mestiere, i sistemi di rappresentanza e di azione erano eminentemente corporativi, dove gli artigiani formavano asso-ciazioni secondo la loro professione – le corporazioni – per proteggere i segreti del mestiere, così come per aumentare l’influenza e il reddito degli artigiani, proteggendo il prezzo dei prodotti. Con l’industrializzazione si genera, intorno all’azienda, l’identità collettiva che costituisce la “comunità di lavoro” in cui si

101 Disponibile in www.igmetall.de/download/20161214_Frankfurt_Paper_ on_Platform_ Based_Work_EN_b939ef89f7e5f3a639cd6a1a930feffd8f55cecb.Pdf (ultimo accesso 11 no-vembre 2019).

102 Sindacato che pretende, secondo il suo sito web, di sviluppare un modello di lavoro sindacale alternativo a quello prevalente nel suo campo d’azione (Catalogna) ovvero un sindacato che mira a differenziarsi dal sindacalismo tradizionale.

169 I diritti sindacali dei lavoratori delle piattaforme digitali in Spagna

condividono gli stessi interessi e le stesse preoccupazioni, e che costituisce la base delle strutture rappresentative e della loro azione nei confronti del datore di lavoro. È questo spazio geografico che determina l’emersione di interessi comuni, la cui comparsa sarà utilizzata come elemento di pressione sul datore di lavoro per la determinazione delle condizioni di lavoro103.

Attualmente, il fenomeno del decentramento produttivo, favorito e promos-so dalla digitalizzazione (crowdsourcing), porta all’emergere di prestatori di servizi

tra i quali, più che una comunità di interessi104, sta emergendo un rapporto competitivo, in molti casi di natura internazionale, non essendo richiesta alcuna prestazione fisica di servizi od opere in uno spazio specifico. Questa nuova re-altà, pur non ponendo fine all’impresa come punto di riferimento per il diritto collettivo del lavoro, ha portato alla nascita di nuove forme di produzione che coesistono con tale modello e per le quali le tradizionali strutture di rappresen-tanza dei lavoratori – basate su una visione bilaterale e nazionale dei rapporti di lavoro – non forniscono una risposta adeguata105. Infatti, vista la necessità di rispondere alla diversità delle condizioni di lavoro, alla frammentazione degli interessi e alla disparità delle esperienze lavorative, sarebbe opportuno interro-garsi se non stia riemergendo, questa volta a livello internazionale, una rappre-sentanza di natura corporativa per la difesa degli interessi della collettività di la-voratori che prestano servizio attraverso le piattaforme digitali. Come già detto altrove106, «una proposta di questo tipo comporterebbe una relativa perdita di importanza della natura giuridica dell’attività – che si tratti o meno di un’attività lavorativa – per la tutela dei diritti di coloro che lavorano attraverso le piatta-forme in ragione della loro appartenenza ad una specifica categoria. In questa prospettiva si potrebbe creare una rappresentanza che riunisca i lavoratori, sia autonomi che dipendenti, delle piattaforme digitali, operando allo stesso tempo in una prospettiva internazionale sempre più necessaria».

Questa rappresentanza sarebbe sicuramente la più appropriata per sviluppare la contrattazione collettiva di carattere settoriale che sembra essere la più ade-guata per superare gli ostacoli che i lavoratori della piattaforma devono affronta-re per otteneaffronta-re una affronta-regolamentazione delle loro condizioni di lavoro attraverso la contrattazione collettiva107, e che derivano dalla natura del lavoro attraverso le

103 A. supIOT, Au-delà del’emploi, cit., p. 131.

104 Emersa dalla “comunità di lavoro” su cui si basano le strutture di rappresentanza del personale.

105 Questo è stato sottolineato dal direttore dell’Ufficio Internazionale del Lavoro, nel conte-sto della globalizzazione economica, nel suo rapporto alla Ottantacinquesima sessione della Conferenza Internazionale del Lavoro 1997. La actividad normativa de la OIT en la era de la mundialización.

106 F. FITA OrTegA, Los derechos colectivos de los trabajadores en la economía digital: ¿hacia un movimiento obrero digital?, cit., p. 4 della versione digitale.

107 Come sottolineano Hannah Johnston e Chris Land-Kazlauskas gli ostacoli che i lavoratori della gig economy devono superare per ottenere la contrattazione collettiva comprendono la

piattaforme (isolamento, alta dispersione in aree geografiche estese, rotazione dei lavoratori che entrano ed escono da questo tipo di attività, o passano da una piattaforma all’altra in cerca di attività da svolgere), e dalle caratteristiche di coloro che costituiscono la forza lavoro (spesso privi di protezione lavoristica quando classificati come lavoratori autonomi indipendenti)108. Forse questa è la strada da percorrere per il riconoscimento di diritti che tutelino tutti coloro che si trovano in una situazione di precarietà a causa del loro rapporto disuguale con coloro a favore dei quali prestano servizio, tutelando la loro dignità109.

promozione di interessi comuni, superando la competitività tra i lavoratori; l’identificazione di un luogo, o più luoghi, di incontro, virtuale o preferibilmente reale, che permetta di supe-rare l’isolamento; l’identificazione della controparte negoziale e, infine, l’identificazione della fonte di potere che permetta di formulare rivendicazioni. h. JOhnsTOn, C. LAnd-KAzLAusKAs, Organizing on-demand: Representation, voice, and collective bargaining in the gig economy, cit., p. 32. 108 Ibidem, p. 32.

Una revisione dei contorni della

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