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Le difficoltà di esercizio dei diritti collettivi dei lavoratori autonomi che forniscono i loro servizi sulle piattaforme

Nel documento NUOVE TECNOLOGIEE DIRITTO DEL LAVORO 1 (pagine 162-165)

Fernando Fita Ortega

2. Le difficoltà di esercizio dei diritti collettivi dei lavora- lavora-tori delle piattaforme

2.3. Le difficoltà di esercizio dei diritti collettivi dei lavoratori autonomi che forniscono i loro servizi sulle piattaforme

Le difficoltà dei lavoratori autonomi di esercitare i diritti collettivi derivano, in primo luogo, dalla natura limitata del loro riconoscimento, come indicato nel primo paragrafo di questo contributo. L’inadeguatezza della legislazione rispet-to agli sviluppi derivanti dal mutarispet-to contesrispet-to tecnologico dei rapporti di lavoro è evidente, ed è dovuta, non solo al mancato aggiornamento della normativa, ma – cosa ancora più triste – alla scarsa considerazione di tali sviluppi negli interventi del legislatore. In altre parole, non solo si assiste alla mancanza di un’azione legislativa, ma, anche quando essa viene intrapresa, non tiene conto delle esigenze derivanti dal nuovo contesto77, sprecando l’occasione di favorire la riappropriazione della tecnologia, da parte dei lavoratori e dei loro rappresen-tanti, come mezzo innovativo per affermare i loro diritti fondamentali in mate-ria di lavoro78. In questo senso, tenendo conto del fatto che la digitalizzazione

stati disconnessi dalla piattaforma. A Barcellona, più di quindici erano legati all’organizzazio-ne RidersxRights. In un’azione simile, Glovo ha disconnesso un fattorino. Tutto ciò dimostra quale sia la visione di queste aziende rispetto all’organizzazione collettiva dei lavoratori e al diritto di sciopero (dati tratti da AA.VV., El trabajo en las plataformas digitales de reparto, cit., pp. 80-81).

75 Risulta che alcune piattaforme fanno addirittura a meno dei servizi dei lavoratori la cui valu-tazione scenda al di sotto di un certo livello (Unidad de Servicios Estadísticos y Consultoría -SSCU-, Universidad de Hertfordshire, pubblicato il 29 marzo 2019, Huella Digital: La plata-formización del trabajo en Europa, cit., pp. 7 e 8).

76 In questo senso, v. de sTeFAnO, La ‘gig economy’ y los cambios en el empleo y la protección social, in Gaceta Sindical: reflexión y debate, nº. 27, 2016, p. 158. V. anche V. COrderO gOrdILLO, La huelga y otras medidas de acción colectiva en el ámbito de las plataformas digitales, in El futuro del trabajo: cien años de la O.I.T. XXIX Congreso Anual de la Asociación Española de Derecho del Trabajo y de la Seguridad Social, Ministerio de Trabajo, Migraciones y Seguridad Social, Colección Informes y Estudios. Serie General nº. 23, Madrid, 2019, p. 1341.

77 È ciò che è avvenuto, anche se nel campo dei diritti individuali, con il riconoscimento del diritto alla privacy o alla disconnessione digitale che sono limitati, negli artt. 87 ss. della Ley Orgánica 3/2018, 5 dicembre, de Protección de Datos Personales y Garantía de los Derechos Digitales, ai lavoratori subordinati e ai dipendenti pubblici, mentre si tratta di diritti che do-vrebbero essere garantiti anche ai lavoratori autonomi, e in particolare ai TRADE, anche solo per riconoscere pienamente il diritto alla disconnessione, tenuto conto di quella che dovrebbe essere la loro indipendenza organizzativa.

78 M. JALIL nAJI, Innovación sindical: las redes sociales como instrumento de organización y defensa colectiva, in El futuro del trabajo: cien años de la O.I.T. XXIX Congreso Anual de la Asociación Española de

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del sistema produttivo attraverso le piattaforme ha accelerato la tendenza verso il decentramento produttivo delle imprese79 attraverso il crowdsourcing80 e, prima che tali processi investano anche l’amministrazione delle imprese, è essenziale rafforzare i diritti collettivi dei lavoratori autonomi che mantengono una certa dipendenza (TRADE) con i loro clienti. In virtù del funzionamento del mer-cato, e cioè della competitività – non tra imprese, ma tra lavoratori autonomi – le imprese clienti vedranno aumentare le possibilità di imporre condizioni di lavoro ai loro eventuali lavoratori autonomi/contraenti, sia perché questi ultimi, per non perdere l’attività, accetteranno condizioni di lavoro inferiori (in termini di salari, di orario di lavoro, di tempi di risposta alle richieste dei clienti, ecc.) per la prestazione del servizio, sia perché le società/clienti, nel fissare i contenuti del contratto o della concessione amministrativa, imporrano analoghe regole di lavoro, ben sapendo che non esistono sul mercato le condizioni per una perfetta concorrenza a causa dell’esistenza di un eccesso di prestatori di servizi.

In questa situazione, è necessario garantire una forte protezione dei diritti collettivi dei lavoratori autonomi in modo che, con la loro azione organizzata, possano contrastare lo squilibrio del mercato81. È necessario, in questo sen-so, correggere le considerazioni, elaborate dal STC 11/1981 dell’8 aprile, sul-lo “sciopero” dei lavoratori indipendenti, autonomi o professionali. In questa sentenza (dodicesimo motivo) si affermava che la sospensione dell’attività di questo tipo di soggetti, posto che «l’attività commerciale o professionale è li-bera, può essere effettuata senza che sia necessaria alcuna regola che riconosca loro alcun diritto, ferme restando in ogni caso le conseguenze provocate dalla sospensione. È evidente che se una concessione è stata espressamente ottenuta per lo svolgimento di un servizio pubblico o se le attività sono di interesse pub-blico e soggette ad un regime giuridico-amministrativo speciale, la sospensione dell’attività può determinare la violazione dei requisiti della concessione o del regime giuridico-amministrativo in questione».

Come già indicato, queste valutazioni potrebbero avere senso in un modello bipolare che ruota intorno ai classici pilastri del lavoro autonomo/dipendente, ma l’equilibrio si rompe quando appare un terzo elemento (i TRADE) che di-storce il modello attraverso una rilevante dose di dipendenza. Non è più pos-sibile sostenere che per questa categoria di soggetti il regime dello “sciopero”

Derecho del Trabajo y de la Seguridad Social, cit., p. 1433.

79 La digitalizzazione ha accentuato le tendenze al decentramento delle imprese, condizionando non soltanto le decisioni dell’impresa relative al make or buy, ma anche al make or sell. e. vOss, h. rIede, Digitalisation and Workers Participation, cit., p. 15.

80 Espressione che si riferisce all’esternalizzazione del lavoro ad una pluralità indeterminata di prestatori di servizi. Frankfurt “Paper on Platform-Based Work”, in www.igmetall.de/ download/20161214_Frankfurt_Paper_on_Platform_Based_Work_EN_b939ef89f7e-5f3a639cd6a1a930feffd8f55cecb.pdf (ultimo accesso l’11 novembre 2019).

81 In questo stesso senso, M. T. ALAMedA CAsTILLO, Un nuevo reto para el derecho de conflictos: el paro profesional reivindicativo, cit., p. 174.

è semplicemente libero (tollerato), ma deve essere riconosciuto e tutelato come un vero e proprio diritto. Per questo motivo, e in vista del proliferare dei TRADE nell’economia che può derivare dai processi di digitalizzazione e dalle politiche volte a favorire l’imprenditorialità, è necessario dare il pieno significa-to che merita al riconoscimensignifica-to delle misure di conflitsignifica-to di cui all’art. 19 della legge 20/2007, e riconoscere a questa collettività il pieno diritto di sciopero, con i limiti necessari a garantire il funzionamento dei servizi essenziali per la collettività82.

Oltre ai vuoti normativi nel riconoscimento al lavoro autonomo dei dirit-ti colletdirit-tivi, nei casi in cui sono riconosciudirit-ti emergono le stesse difficoltà, re-lativamente al loro esercizio, che riguardano i lavoratori subordinati (come la dispersione geografica dei lavoratori o gli ostacoli aziendali all’organizzazione collettiva dei lavoratori e all’esercizio dei diritti sindacali ove riconosciuti). In questo periodo di iniziale mobilitazione dei lavoratori delle piattaforme, questi cominciano ad organizzarsi in difesa del loro riconoscimento come lavoratori dipendenti, in modo da entrare nel campo di applicazione del nucleo, sempre meno, duro del diritto al lavoro. Questo può spiegare le ragioni per cui nessuna organizzazione rappresentativa dei lavoratori autonomi è emersa nell’ambito delle piattaforme digitali83, mentre quelle che si sono manifestate, hanno ali-mentato il sospetto di essere in realtà sindacati gialli il cui unico intento era quello di “ripulire” l’immagine delle piattaforme84. A questo proposito, va no-tato che gran parte della lotta per i diritti dei lavoratori delle piattaforme si sta svolgendo sul piano della comunicazione, un’area alla quale anche le aziende proprietarie delle piattaforme hanno esteso la difesa dei loro interessi85.

In effetti, le mobilitazioni che i lavoratori delle piattaforme hanno condotto non erano mirate solo a esercitare una pressione diretta contro i proprietari di piattaforme, ma anche a promuovere la visibilità della loro situazione precaria, adottando misure che vanno dalla denuncia delle condizioni di lavoro ai clienti

82 Così come per la contrattazione collettiva, dovendo estendersi a questi diritti le stesse consi-derazioni che valgono per i loro omologhi in ambito strettamente lavorativo in relazione alla loro combinazione con le regole della concorrenza.

83 Come indicato nella nota 49, nell’indagine pubblicata in Huella Digital: La plataformización del trabajo en Europa, da cui emerge che solo il 6,1% è stato qualificato come indipendente, salen-do al 7,8% tra coloro che svolgono il lavoro di piattaforma almeno una volta alla settimana, e al 7,6% tra coloro che guadagnano almeno la metà del loro reddito dal lavoro di piattaforma (p. 12).

84 Vedi supra la denuncia dell’U.G.T. sull’ associazione dei corrieri autonomi Asoriders.

85 Questo è il caso, ad esempio, dalla campagna Cinco cosas que no sabías sobre los repartidores de Glovo sviluppata da UE Studio, azienda di contenuti creativi e content marketing dell’Unità Editoriale per Glovo, pubblicato nella rivista El Mundo: https://www.elmundo.es/promocio-nes/native/2019/10/30g/ (accesso 11 novembre 2019).

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destinatari dei servizi86,all’esercizio di diritti civili come quello di manifesta-zione per occupare uno spazio pubblico in modo da alterare la vita cittadina, arrecando un “pregiudizio” che si aggiunge a quello subìto dai cittadini, come consumatori, nel non poter godere dei servizi prestati da coloro che interrom-pono l’attività in difesa dei loro diritti. In questo modo, la cittadinanza diventa un elemento chiave nelle richieste dei lavoratori delle piattaforme, sostenendoli, sia come consumatori coscienziosi, sia come cittadini svantaggiati87. Come sot-tolinea Alós, l’interlocutore del sindacalismo non è più solo il datore di lavoro, che è ancora di gran lunga il principale, ma oggi anche gli utenti, i clienti88.

Questa sezione può concludersi sottolineando, insieme a Cabeza Pereiro, l’importanza della protezione dei lavoratori autonomi nella nuova economia, che in numerose occasioni sono costretti a diventare lavoratori autonomi senza aver scelto volontariamente di svolgere un’attività imprenditoriale, dal momento

che essere autonomi non è stata una questione di scelte di vita, ma di necessità89.

3. Il cybersindacato come prodotto del lavoro digitale in

Nel documento NUOVE TECNOLOGIEE DIRITTO DEL LAVORO 1 (pagine 162-165)

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