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Dati generali

Nel documento La comunicazione parlata 3 (pagine 179-186)

Parlato e dizionari. Il trattamento lessicografico degli usi parlati nel GRADIT

4 Il trattamento degli usi parlati nel GRADIT

4.1 Dati generali

4.1 Dati generali

Dopo la schedatura abbiamo provveduto al conteggio dei lemmi monosemici monorematici e polirematici in relazione sia alle fasce di

2 A questo proposito, cfr. il database contenuto nel file DATI – Basile + Diodato (2009).xls nel sito web www.parlaritaliano.it.

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frequenza del lessico usate nel GRADIT – OB(soleto), B(asso)U(so),

CO(mune), A(lto)U(so), A(lta)D(isponibilità), FO(ndamentale),

RE(gionale), DI(alettale), ES(otismo), LE(tterario),

T(ecnico)S(pecialistico), cui abbiamo aggiunto n(on)s(egnalato) per indicare i lemmi che non ne presentano alcuna – sia alle marche d‘uso riconducibili al parlato.

In generale, come si evince da Fig. 1, i dati relativi ai soli lemmi monosemici monorematici e polirematici mostrano una netta prevalenza dei lemmi con le marche d‘uso scherz e spreg (Fig. 1), che rappresentano rispettivamente il 27% e il 23% del totale dei lemmi schedati (Fig. 2) e che si collocano per la maggior parte tra le fasce di lemmi BU (rispettivamente 659 e 680) e CO (rispettivamente 434 e 224). In particolare, la fascia di lemmi BU è quella più marcata, con 2.011 lemmi su 4.726, seguita da quelli CO con 1.829 lemmi.

Figura 1: Distribuzione dei lemmi monosemici (monorematici e polirematici) in relazione alle fasce di frequenza e alle marche d‘uso riconducibili al parlato

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Figura 2: Distribuzione percentuale delle marche d‘uso riconducibili al parlato sul totale dei 4.726 lemmi monosemici (monorematici e polirematici) schedati

L‘elevata presenza di lemmi con uso scherzoso e spregiativo tra quelli BU dipende senz‘altro dal fatto che questi usi si collocano sul confine tra variabili diamesiche e diafasiche, venendo a costituire usi per lo più ―occasionali‖, ma anche dal fatto che nella dimensione testuale l‘uso effettivo delle parole di una lingua si sgrana lungo una scala di frequenza che conosce salti enormi (De Mauro, 1999c: 1166). In più, gli usi spregiativi e scherzosi comportano spesso il ricorso all‘uso di forme derivazionali inedite, e perciò di uso basso o, appunto, ―occasionale‖, che spesso convivono accanto a forme più comuni e semanticamente più neutre. Tra gli scherzosi, è inedita, per esempio, la derivazione femminile di baffona per ―donna coi baffi‖ o di

pagliacciare per ―fare il pagliaccio‖. Lo stesso accade con alcuni usi

spregiativi, come amicaglia per ―gruppo di amici‖, avvocateggiare per ―comportarsi in modo avvocatesco‖. Con queste motivazioni è possibile spiegare anche l‘alta presenza di usi ironici (288 su un totale di 468) nella fascia BU: si considerino infatti inclassichire o

incontadin-are/-arsi, leaderino o telefilo per ―ammiratore delle

trasmissioni televisive‖.

È infine da considerare la presenza – soprattutto a cavallo tra le fasce BU e OB – di alcuni lemmi e/o accezioni di derivazione letteraria, per i quali non è stato possibile escludere, in linea di principio, un uso anche o prevalentemente scritto. Tuttavia, alcuni usi letterari sono entrati nel parlato comune (come i manzoniani latinorum o la locuzione sapere di latino) o nella conversazione colta (come il montalese postimperiale, il gaddiano deretanare, in luogo del più

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consueto sculettare o ancora il manzoniano turcimanno) con una connotazione prevalentemente scherzosa, ironica o spregiativa. Riteniamo comunque che la presenza di questi ultimi sia marginale o comunque non tanto significativa da inficiare i risultati generali della ricerca.

Tra i lemmi di uso CO prevalgono ancora quelli di uso scherzoso (434), seguiti, come prevedibile, dai colloquiali (312) e dai familiari (289). Questi ultimi due gruppi costituiscono il nocciolo degli usi più tipici del parlato: rientrano infatti nel gruppo dei lemmi marcati con CO e colloq espressioni come farsi i capelli, inciampicare per ―inciampare‖, caffeino, sfogata o pallosità; tra i familiari di uso comune abbiamo (cotto) a puntino, andare di lusso, ammazzata per ―fatica eccessiva‖, alzataccia, scancellabile invece di cancellabile. Gli usi regionali, tra i quali prevale il toscano (101 su 221), sono sensibilmente più alti nelle varianti popolari (46) – come il napoletano

fetenzia, il romano frescone, il ligure perdibrache – e negli usi

scherzosi (44), gergali (37) e familiari (37), mentre quelli dialettali (13) appaiono scarsamente legati alle marche più tipiche del parlato. Gli esotismi sono numerosi negli usi scherzosi (41), come alien, per indicare una persona fuori dal suo ambiente sociale o culturale, o la locuzione francese noblesse oblige, e in quelli gergali (28).

Tra i lemmi tecnico-specialistici prevalgono gli spregiativi (58) e gergali (54), come i ―politichesi‖ cattocomunista o premibottoni, quest‘ultimo usato per indicare un parlamentare che vota per puro spirito di partito, e, come prevedibile, i gergali, espressi

principalmente con la dicitura ―nel gergo…‖, tra cui

l‘―informatichese‖ crackare o il più comune pusher per spacciatore di droga.

Tra i lemmi per i quali non è segnalata alcuna fascia di vocabolario troviamo per lo più varianti popolari (161), del tipo areoporto per

aeroporto o i femminili popolari in -ora (come bevitora, professora

ecc.) o ancora derivati con significato spregiativo (come fattaccio,

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Figura 3: Distribuzione delle accezioni di lemmi polisemici (monorematici e polirematici) in relazione alle fasce di frequenza del lessico e alle marche d‘uso

riconducibili al parlato

Riguardo alla distribuzione delle accezioni di lemmi polisemici (Fig. 3), è da segnalare la prevalenza della fascia di lessico CO – che stavolta prevale su quella BU rappresentando, con 2.616 unità su un totale di 4.648, la più marcata – all‘interno della quale prevalgono sempre gli usi scherzosi (25%), con una netta presenza però di usi familiari (17%), spregiativi (16%) e colloquiali (il 13%) (Fig. 4). Come mostra Fig. 3, in questo caso è più significativa la presenza delle accezioni di lemmi FO – fascia meno rappresentata nei lemmi monosemici; cfr. Fig. 1 – distribuite per lo più tra gli usi familiari (124, tra cui affare per ―oggetto non specificato‖ o cristiano per ―essere umano) e colloquiali (104, come dritto per scaltro o stomaco per sfrontatezza).

Figura 4: Distribuzione percentuale delle marche d‘uso riconducibili al parlato sul totale delle 4.648 accezioni di lemmi polisemici monorematici e polirematici

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Figura 5: Distribuzione dei 9.375 lemmi monosemici e/o accezioni di lemmi polisemici (monorematici e polirematici) in relazione alle fasce di frequenza del

lessico e alle marche d‘uso riconducibili al parlato

In Figg. 5 e 6 abbiamo accorpato i dati finora esposti in modo più analitico, considerando insieme lemmi monosemici e/o accezioni di lemmi polisemici. Sul totale dei lemmi e/o accezioni considerate primeggiano, come mostra Fig. 6, gli scherzosi (il 26%), gli spregiativi (il 19%), i familiari (il 13%) e i colloquiali (l‘11%), mentre tra le fasce di frequenza prevale nettamente quella CO (Fig. 5).

Figura 6: Distribuzione percentuale delle marche d‘uso riconducibili al parlato sul totale dei 9.375 lemmi e/o accezioni di lemmi polisemici monorematici e

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In Figg. 7 e 8 riportiamo la distribuzione dei lemmi e/o accezioni schedati in relazione alle parti del discorso. Fig. 7 illustra la distribuzione dei lemmi monosemici e/o accezioni di lemmi polisemici monorematici in relazione alle parti del discorso, mostrando una netta dominanza di sostantivi (che con 5.191 unità su 8.520 rappresentano più della metà del totale), cui seguono i verbi (1.666, compresi i pronominali e procomplementari) e gli aggettivi (1.397). Tra i sostantivi predominano quelli di uso scherzoso (1.366), spregiativo (1.237) e, a una certa distanza, i familiari (568); come tra gli aggettivi, con 453 spregiativi, 416 scherzosi e 108 di uso familiare; mentre tra i verbi prevalgono gli usi familiari (358), scherzosi (343) e colloquiali (320).

Fig. 8 mostra invece la distribuzione dei lemmi monosemici e/o accezioni di lemmi polisemici polirematici, mostrando una predominanza di locuzioni sostantivali e verbali (rispettivamente 374 e 379 su 1.006): anche qui, tra le prime dominano gli usi scherzosi (159, poco meno della metà) mentre tra le seconde prevalgono quelli colloquiali (124), volgari (82, tra cui i numerosi composti con avere, come averne le palle piene, di andare, come andare a puttane, o di

fare come fare cacare, farsi il mazzo ecc.) e familiari (75).

Figura 7: Distribuzione dei lemmi monosemici e/o accezioni di lemmi polisemici monorematici in relazione alle parti del discorso e alle marche d‘uso del parlato

Significativa, in quest‘ultimo caso, la presenza di locuzioni avverbiali e aggettivali, con una prevalenza degli usi scherzosi sia tra le prime (come a cuccia per ―a dormire‖, o per bellezza come nell‘espressione

avere la testa solo per bellezza) sia tra le seconde (come più largo che lungo per dire grasso). Da segnalare tra le locuzioni avverbiali una più

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marcata presenza degli usi colloquiali (tra cui come Dio la manda,

fino a un certo punto ecc.) e familiari (come e compagnia bella, in mutande ecc.).

Figura 8: Distribuzione dei lemmi monosemici e/o accezioni di lemmi polisemici polirematici in relazione alle parti del discorso e alle marche d‘uso del parlato

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