linguistica Lucia Abbate
6 Interpretazione dell‟A.I
Per quanto riguarda l‘aspetto pragmatico, l‘A.I. viene generalmente considerata come una relazione ―asimmetrica‖, in cui gli interagenti si pongono in due differenti posizioni, una superiore (one-up), una inferiore, subalterna (one-down). Questo contributo ha inteso
inquadrare il fenomeno in un tipo di interazione
―metacomplementare‖ (Watzlawick, Beavin and Jakson, 1971: 62): E (emittente) spinge D (destinatario) ad assumere la direzione del proprio (di E) comportamento; tale modalità di relazione è flessibile in quanto il comportamento di E può essere influenzato o influenzare quello di D, soprattutto nell‘interazione fra adulti. Un esempio di A.I. nell‘italiano regionale di Sicilia, in cui le scelte linguistiche dell‘emittente producono effetti di azione e regolazione comportamentale sul destinatario e viceversa:
Moglie: Non ce la faccio più, a mugghieri (la moglie)
Marito: Fatti forza, u maritu (il marito)
Moglie: Iò cci provo, ma è cosa difficile, ggioia!
Fratello: Ma non mangi niente, u frati! (il fratello)
157
Indipendentemente dalla presenza (o meno) dell‘A.I. nella risposta del destinatario al messaggio del mittente, che può fare pensare (come in questi due casi) a un‘allocuzione ―simmetrica‖, non si può parlare in assoluto di maggiore ―forza‖ o ―superiorità‖ di un locutore rispetto all‘altro. È fondamentale, infatti, il ruolo che gioca il contesto nel creare una relazione ―simmetrica‖ o ―asimmetrica‖, pronta a ribaltarsi, con scambio di ruoli, in base all‘andamento della conversazione e al comportamento successivo degli interagenti. Da un lato il contesto influenza l‘atto linguistico, dall‘altro il messaggio influenza il contesto (Bianchi, 2003: 11).
Nelle dinamiche ―cibernetiche‖ della comunicazione linguistica è determinante il ruolo del feedback (―retroazione‖, controllo, aggiustamento della comunicazione) per dirigere e rendere efficace la comunicazione. Le dinamiche di ―circolarità‖ e ―retroazione‖ che stanno alla base dell‘uso dell‘A.I. determinano continui ―aggiustamenti‖ linguistico- comunicativi.
Un altro esempio in italiano regionale di Sicilia:
La mamma: Giuseppe, mangia, a mamma
Rifiuto verbale o non verbale da parte del bambino
La mamma: Giuseppe, a mamma, mangiamo!
Da una potenziale struttura profonda, in cui mamma ha un valore apposizionale:
Giuseppe (parte di me), mamma (parte di Giuseppe), deve mangiare
si generano, a livello di struttura superficiale, gli enunciati con la forma allocutiva:
a. Giuseppe, mangia, a mamma! b. Giuseppe, a mamma, mangiamo!
Il feedback rileva l‘avvenuta ricezione del messaggio: se questo non è stato ben recepito, i successivi aggiustamenti hanno lo scopo di portare a buon fine la comunicazione. I profili melodici delle due frasi sono uno ascendente in a. dove ha lo scopo di attirare l‘attenzione, incoraggiare ecc.; l‘altro discendente in b. che ha invece un effetto calmante, esprimendo da un lato preoccupazione, disapprovazione,
158
dall‘altro partecipazione affettiva. Il passaggio dell‘azione da individuale a collettiva (mangiamo) in b. implica un coinvolgimento e un‘affettuosa attenzione ai bisogni del bambino, attenuando l‘idea di
imposizione dell‘azione (Bazzanella, 2005: 131); inoltre
l‘accostamento dell‘A.I al nome del destinatario (Giuseppe, a
mamma) evidenzia l‘atteggiamento di identificazione fra gli
interlocutori.
7 Conclusioni
Dall‘analisi condotta risulta che l‘A.I.:
è più vitale in Sicilia rispetto alle altre regioni dell‘Italia meridionale è più frequentemente usata dalle donne rispetto agli uomini
è presente a tutti i livelli sociali, ma soprattutto in quelli medio-bassi è più frequente nella fascia d‘età compresa fra i 30 e i 70 anni9
nell‘italiano regionale di Sicilia è più diffusa la forma nominativale; nelle varietà regionali della penisola il costrutto è per lo più dativale.
Per quanto riguarda l‘origine del fenomeno, nel siciliano è probabile l‘interferenza, a livello d‘appui, dell‘arabo (si tratterebbe cioè solo di un sostegno da parte dell‘arabo a un uso già vitale in Sicilia, Sgroi 1986: 27). Non è da escludere che il fenomeno sia anteriore alla presenza dei musulmani in Sicilia. L‘A.I., ad esempio, potrebbe essersi formata sul modello dei patronimici e matronimici greci con articolo
determinativo, del tipo gr. ὁές“il (figlio) di Peleo‖
(ἈύςOm.). Ad es. sic. veni ccà Paulu, la matṛi, vieni qua
Paolo, la madre, deriverebbe da un originario *veni ccà Paulu, u
(figghiu) di la matṛi, vieni qua Paolo, il (figlio) della madre, con
successiva scomparsa di u (figghiu) di. L‘arabo ne avrebbe rafforzato e consolidato l‘uso in forma allocutiva, semplificata. Ma è solo un‘ipotesi.
9
I risultati complessivi (la prevalenza dell‘uso femminile del costrutto, la fascia d‘età che include più frequentemente mamme e nonne) sono comunque correlati all‘uso dell‘allocuzione inversa soprattutto nell‘interazione fra adulto (in genere donne, che stanno più a contatto con i piccoli) e bambino.
159
È possibile comunque che il fenomeno dell‘A.I. costituisca un ―universale linguistico-comunicativo‖, essendo diffuso, oltre che nel centro-sud italiano, in varie altre lingue anche non indoeuropee. L‘allocuzione inversa è stata definita in vari modi: «elemento di una frase performativa parzialmente cancellata, io che sono la tua mamma
ti dico di […]» (Sgroi, 1986: 23 n. 9; 1990: 220-221), oppure un
«inciso affettivo» (Leone, 2004: 289-291) sintatticamente staccato dal resto dell‘enunciato, o semplicemente un «riempitivo» (Prati, 1957: 86). Pur essendo denominata anche come vocativo inverso, non si può considerare semplicemente un ―vocativo‖. Infatti, nel caso di
Giuseppe, mangia, a mamma il vocativo è Giuseppe in co-occorenza
con l‘A.I. Tuttavia fra il vocativo Giuseppe e l‘allocuzione a mamma si crea una stretta connessione semantica, come si potrebbe concretamente dimostrare se dovessimo tradurre questa frase in una lingua diversa dall‘italiano: non altereremmo infatti il significato profondo dell‘espressione rendendo a mamma come ―figlio mio‖. Col presente lavoro ho cercato di dimostrare che l‘allocuzione inversa potrebbe essere correttamente considerata un‘apposizione/allocuzione (a mamma), che presuppone come antecedente il nome ―coreferenziale‖ del destinatario (Giuseppe), vocativo che è spesso sottinteso nella struttura superficiale.
Si ha una sorta di fusione di identità fra gli interagenti come se entrambi, in simbiosi affettiva, partecipassero simultaneamente alla stessa azione.
Riferimenti bibliografici
Abbate, L. (1998) Variazione linguistica e cibernetica. Messina: Armando Siciliano.
Bazzanella, C. (2005) Linguistica e pragmatica del linguaggio.
Un‟introduzione. Roma-Bari: Laterza.
Beals, D.E. (1997) ‗Sources of Support for Learning words in Conversation: Evidence from Mealtimes‘. Journal of Child
language 24, 3, pp. 673-94.
Bianchi, C. (2003) Pragmatica del linguaggio. Roma-Bari: Laterza. Blount, B.G. and E.J Padgug (1977) ‗Prosodic, Paralinguistic, and
Interactional Features in Parent-Child Speech: English and Spanish‘. Journal of Child language 4, pp.67-86.
160
Hagège, C. (1985) L‟homme de paroles. Parigi: Fayard [trad. it. (1989) L‟uomo di parole. Torino: Einaudi].
Hudson, R. A. (1998) Sociolinguistica. Bologna: il Mulino.
Jakobson, R. (1966) Essais de linguistique générale. Paris: Minuit [trad. it. (2002) Saggi di linguistica generale, Milano: Feltrinelli]. Leone, A. (2004) ‗Un inciso affettivo [in siciliano]‘. Studi linguistici
italiani XXX (IX della III serie), II, pp.289-91.
Mitchell, T.F. (1975) Principes of Firthian Linguistics. London: Longman.
Nespor, M. (1993) Fonologia. Bologna: il Mulino.
Prati, A. (1957) ‹‹Cosa, mammina? ››. Lingua Nostra XVIII, p. 86. Renzi, L. (1968) ‗Mamă, tată, nene,ecc.: il sistema delle allocuzioni
inverse in rumeno‘. Cultura neolatina 28, 1, pp.89-99.
Rohlfs, G. (1966-1969) Grammatica storica della lingua italiana e dei
suoi dialetti, 3 voll. Torino: Einaudi.
Savoia, L.M. (1984) Grammatica e pragmatica del linguaggio
bambinesco (Baby talk): La comunicazione realizzata in alcune culture tradizionali. Bologna: Clueb.
Sgroi, S.C. (1986) Interferenze fonologiche morfo-sintattiche e
lessicali fra l‟arabo e il siciliano. Palermo: Centro di Studi
filologici e linguistici siciliani.
– (1990) Per una linguistica siciliana. Tra storia e struttura. Messina: Sicania.
Trisciuzzi, L. (1974) Cibernetica e apprendimento. Teramo: Lisciani e Zampetti.
VS = Vocabolario Siciliano, vol. I (A-E), Piccitto, G. ed. (1977); vol. II (F-M), Tropea, G. ed. (1985); vol. III (N-Q),Tropea, G. ed. (1990); vol. IV (R-S), Tropea, G. ed. (1997); vol. V (Si-Z), Trovato, S.C. ed. (2002). Catania-Palermo: Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani.
Watzlawick, P., J.H. Beavin & Don D. Jakson (1971) Pragmatica
161