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La “protezione sociale” è collocata all’ambito 5°, un ambito che si caratterizza per l’importante ruolo di capofila assunto dalla Regione in due fondamentali reti d

3 dati ufficial

I dati forniti dal Ministero degli Interni riguardanti la Liguria mostrano come, rispet- to al 2010, nel 2011 si sia avuto un aumento del 17% nel numero di cittadini extracomuni- tari soggiornanti, la maggior parte dei quali (57%) risiede in provincia di Genova, dove si sono concentrati in modo particolare i flussi migratori degli ultimi cinque anni.

Dall’esame dei dati forniti dall’ Osservatorio regionale sul mercato del lavoro si nota come, nel 2011, si sia avuto un notevole aumento del numero degli iscritti ai centri per l’impiego, il cui stock ha conosciuto un incremento del 47%. Il fenomeno ha interessato soprattutto gli uomini (+63%) ed in misura minore le donne (+28%).

Anche il numero medio di avviati al lavoro è stato interessato da notevoli variazioni negative che hanno portato ad una diminuzione del 46% sul totale degli avviati.

Osservando i dati si evince che tale variazione è essenzialmente a carico del settore terziario (servizi alla persona e, soprattutto, turismo) e dell’industria, dove il numero di lavoratrici è diminuito in modo drastico. Conseguentemente, si ha che la quasi totalità de- gli extracomunitari impiegati nell’industria sia di sesso maschile. Anche l’occupazione in agricoltura è prevalentemente maschile, mentre l’occupazione femminile è prevalente solo nel settore “altre attività”, soprattutto per via dei servizi alla persona. Nel 2011 si è quindi assistito ad una netta separazione dei settori di impiego che, pur essendo stata sempre presente, si è molto accentuata nell’anno in considerazione.

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l’indagine Inea

4.1 Entità del fenomeno

Il numero di extracomunitari impiegato in agricoltura è rimasto pressoché costante rispetto al 2010 (+4%), mentre si è avuta una diminuzione pari al 20% delle ore comples- sivamente lavorate. La maggior parte dei lavoratori, circa l’83%, è impiegato in aziende ortofloricole, conseguentemente anche il numero dei nuovi lavoratori agricoli è impiegato in queste aziende, in cui la manodopera extracomunitaria è aumentata del 5%.

Il numero dei lavoratori nelle colture arboree è aumentato del 25%, grazie soprattutto ad olivicoltura e viticoltura, mentre non ci sono state variazioni per le altre frutticole. A differenza di quanto avvenuto per le altre tipologie culturali, in questo caso si è avuto un aumento delle ore lavorate di uguale intensità (20-30%). Il numero di addetti agli agrituri- smi, invece, è diminuito del 20%; parallelamente, le ore lavorate sono diminuite del 30%.

Nei settori “minori” (zootecnia, pesca e selvicoltura) non si sono registrate variazioni di rilievo, solo per l’allevamento si è avuto un incremento del numero di ore lavorate pari al 30%.

In linea generale, benché la difficile fase economica abbia fatto sentire pesantemente i suoi effetti sulle realtà produttive liguri, il fabbisogno di manodopera extracomunitaria si mantiene elevato, in quanto, essenzialmente, si rivolge a persone che accettano di buon grado di svolgere mansioni ormai neglette dagli italiani. Tuttavia, anche in Liguria si ri- scontra una riduzione delle ore lavorate che ha avuto come effetto una ulteriore “stagiona- lizzazione” del lavoro, in quanto i lavoratori vengono reclutati solo in occasione delle ope- razioni colturali più importanti. La sostituzione dei rapporti di lavoro a tempo determinato con quello stagionale è testimoniata anche dal notevole peso percentuale che le richieste di disoccupazione agricola da parte degli extracomunitari hanno sul totale regionale (45%: la quota più alta d’Italia).1

1 Direzione generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione (2012): Secondo rapporto annuale sul mer- cato del lavoro degli immigrati.

4.2 Le attività svolte

Gli extracomunitari sono per lo più impiegati come braccianti agricoli, soprattutto per le operazioni di raccolta o altre mansioni generiche. Benché il numero di braccianti impiegato nelle aziende liguri sia leggermente aumentato rispetto all’anno precedente, ap- pare evidente come sia in atto, a livello di comparto, una tendenza ad assumere sempre meno persone, anche tra gli stagionali, come effetto della progressiva riduzione delle sedi di impresa. Il fenomeno è confermato anche dai dati dell’Osservatorio del mercato del lavo- ro regionale che, infatti, registra una progressiva riduzione del fabbisogno di questa figura professionale. Le prime stime indicano, per il 2012, un’ulteriore riduzione del fabbisogno quantificabile nel 9% in meno rispetto al 2011. Significativamente, la figura del bracciante agricolo, che fino al 2010 compariva tra le prime dieci opportunità di impiego per gli extra- comunitari, nel 2011 ha perso la sua importanza, mentre nel 2005 il 56% dei fabbisogni di manodopera extracomunitaria era destinato a mansioni non specializzate in agricoltura.

Nell’ortoflorovivaismo questi lavoratori sono impiegati essenzialmente nella raccolta o nella messa in vaso, mentre l’olivicoltura, la viticoltura e la frutticoltura ricorrono alla manodopera extracomunitaria per le fasi di potatura, per la raccolta e per le attività con- nesse alla trasformazione.

Operai con un maggior grado di specializzazione si trovano negli allevamenti e nell’industria della trasformazione. Le attività agrituristiche, invece, richiedono operatori di ristorazione (aiuto cucina) e camerieri di sala.

4.3 Le provenienze

Le organizzazioni sindacali rilevano come, in generale, la maggior parte degli impie- gati in agricoltura provenga dalla zona del Maghreb (Marocco, Algeria e Tunisia). La Piana Ingauna, in particolare, è divenuta una vera e propria meta tradizionale per i lavoratori sta- gionali provenienti dal Nord-Africa. Tuttavia, nel 2011, il numero dei lavoratori provenienti dall’Est Europeo (Romania ed Ucraina) si è fatto più rilevante, in quanto l’agricoltura ha accolto parte dei lavoratori impiegati nei settori che nel corso dell’anno hanno conosciuto una diminuzione degli organici.

4.4 Periodi ed orari di lavoro

Ad eccezione delle attività zootecniche ed agrituristiche, tutti gli altri comparti pre- sentano forti caratteri di stagionalità. Questa è più evidente per le colture arboree, mentre per l’orticoltura e la floricoltura la richiesta di manodopera è essenzialmente concentrata nei mesi primaverili, ma si protrae anche nei mesi autunnali e, per certe specie ornamen- tali, anche nei mesi invernali.

Gli orari di lavoro oscillano tra le 6 e le 8 ore per tutti i comparti produttivi ad ec- cezione di quello agrituristico, dove l’impiego medio giornaliero oscilla tra le 3 e le 5 ore. Tuttavia, è probabile che le persone impiegate negli agriturismi per un numero limitato di ore siano chiamate a svolgere altre mansioni in azienda. Questo spiegherebbe anche il forte ricorso a forme di retribuzione irregolari che caratterizza il settore.

L’orario medio giornaliero supera tale soglia solo nel caso di tecniche produttive in- tensive (florovivaismo) o che possono richiedere una mole di lavoro supplementare (alle- vamento).

L’olivicoltura, la viticoltura e la frutticoltura ricorrono alla manodopera extracomu- nitaria per le fasi di potatura, per la raccolta e per le attività connesse alla trasformazione. Naturalmente il lavoro si concentra nei mesi autunnali ed in inverno. Visto il forte caratte- re di stagionalità delle produzioni liguri, è probabile che il flusso di lavoratori stagionali in Liguria si concentri in concomitanza dell’avvio delle operazioni colturali più importanti, e che questi poi rimangono in forza all’azienda per il resto dell’anno. Il fenomeno è evidente soprattutto nel caso dei braccianti agricoli. Come già notato a proposito delle mansioni, si ha una progressiva saturazione della disponibilità di posti per questo tipo di lavoratori. Se ne deduce, quindi, che le persone assunte con contratti di tipo stagionale vengono ricon- fermate in azienda per più periodi continuativi.

4.5 Contratti e retribuzioni

Nel 2011, il 35% degli extracomunitari impiegati in agricoltura è stato assunto con contratto stagionale, mentre i lavoratori a tempo determinato ammontavano al 53%. Si conferma, quindi, la tendenza, già verificata nel 2010, alla progressiva sostituzione dei contratti di lavoro stagionale con quelli a tempo determinato. Sono, invece, diminuite no- tevolmente le assunzioni a tempo indeterminato che, nel biennio preso in considerazione, sono diminuite del 62%. Il dato nasconde una situazione molto grave in quanto, qualora i nuovi assunti con contratto a tempo determinato dovessero perdere il lavoro, passato il periodo di attesa di 6 mesi rischierebbero di ritrovarsi clandestini in seguito allo scadere del permesso di soggiorno.

Le retribuzioni orarie sono aumentate mediamente del 2%. Il fatto che non si sia ancora giunti ad un accordo per il rinnovo è, però, molto penalizzante per i braccianti agri- coli, il cui salario contrattuale è molto esposto all’erosione del potere di acquisto.

Le paghe orarie previste variano a seconda dei diversi settori agricoli, del tipo di rapporto lavorativo e del livello di specializzazione, sono comunque comprese tra i 6,20 euro/ora e i 10,20 euro/ora.

Nel 2011 sono aumentate le forme di impiego irregolare, soprattutto nell’orticoltura e nella floricoltura. Il fenomeno, di difficile quantificazione, è visto dai testimoni intervistati come conseguenza diretta della riduzione della capacità di creare reddito dell’azienda. Sono, inoltre, stati segnalati alcuni casi di sfruttamento: una piaga che negli ultimi anni pareva debellata.

Le forme di impiego irregolare più frequenti in zootecnia e negli agriturismi, dove as- sumono soprattutto l’aspetto del mancato rispetto delle norme di sicurezza e degli orari di lavoro. Oltretutto, ai dipendenti delle aziende agrituristiche è spesso richiesto di dedicarsi ad altre attività che, sebbene non connesse all’agriturismo, rientrano comunque in quelle relative alla conduzione dell’azienda agricola. Nel settore delle colture arboree, invece, il ricorso a forme di lavoro non regolari è motivato dall’esiguità del periodo di impiego, che non giustifica gli oneri burocratici necessari alla regolarizzazione di un lavoratore extra- comunitario.

4.6 Alcuni elementi qualitativi

La maggior parte delle attività svolte dalla manodopera extracomunitaria è ascrivibi- le al profilo di “bracciante agricolo”; benché gli osservatori provinciali sul mercato del la- voro rilevino come, almeno nel settore floricolo, si stia verificando una maggiore presenza di figure specializzate, l’indagine sull’entità dell’impiego non ha messo in luce cambiamenti significativi nel tipo di mansioni affidate agli extracomunitari.

Il know-how si forma direttamente in regione, sia attraverso gli innumerevoli corsi di formazione per figure professionali legate al florovivaismo che vengono a vario titolo or- ganizzati dagli enti pubblici, sia attraverso l’esperienza lavorativa. Non vengono registrati casi di conflittualità con i lavoratori italiani, soprattutto perché gli extracomunitari vanno ad occupare posizioni che gli Italiani o i comunitari ormai non prendono più in conside- razione.

Allo stato attuale, nell’ambito delle politiche lavorative rivolte agli extracomunitari, gli interventi più urgenti riguardano la prevenzione degli infortuni e delle malattie pro- fessionali (modalità di lavoro con mezzi meccanici, utilizzo fitofarmaci, ecc.) e quindi la promozione presso i lavoratori di un’adeguata formazione.

Occorre inoltre dare piena attuazione alla legge 247/07, che prevedeva una sostanzia- le riforma degli ammortizzatori sociali in agricoltura che avrebbe comportato, tra l’altro, una riduzione delle irregolarità definendo un’unica soglia di accesso ed un’unica aliquota di computo proporzionale alle giornate accreditate.

Nel Ponente ligure, dove l’agricoltura è una fonte di impiego privilegiata per gli extra- comunitari, le amministrazioni comunali iniziano a porsi il problema di politiche abitative rivolte a questi lavoratori: affitti calmierati e alloggi dedicati ai braccianti.

4.7 Prospettive per il 2012

La programmazione transitoria dei flussi di ingresso per l’anno 2012 dei lavoratori stagionali extracomunitari assegna alla Liguria 510 quote di ingresso, soprattutto concen- trate in provincia di Savona (80%), dove l’agricoltura traina la richiesta di questo tipo di lavoratori. Si ha quindi un’ulteriore contrazione del fabbisogno, che comprende anche la quota di extracomunitari che abbia usufruito del permesso di soggiorno per lavoro stagio- nale nei due anni precedenti.

Sergio Rivaroli

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agricoltura, agroindustria e agriturismo