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Gli stranieri residenti in Veneto

4 Indagine Inea

4.1 Entità del fenomeno

Dalle informazioni raccolte, emerge che in regione il numero di stranieri impiegato in agricoltura è pari a 4.136 unità, registrando una variazione di soli 19 stranieri in più ri- spetto al 2010. Un andamento di tendenziale stabilità, in controtendenza rispetto al consi- stente aumento del 2010 (+36,32%). Gli extracomunitari impiegati nell’ambito agricolo sul territorio regionale risultano pari a 1.486, i quali rappresentano il 34,72% degli impiegati stranieri totali. Osservando la distribuzione a livello provinciale della manodopera stranie- ra in agricoltura prevale Pordenone con poco più della metà (51%), la percentuale rimanen- te lavora nei territori di Udine e Gorizia con il 27% e il 20% rispettivamente; chiude Trieste con un numero esiguo di presenze.

Relativamente alle attività agricole si desume che nel comparto zootecnico siano oc- cupati 121 stranieri, nello specifico 72 addetti nell’allevamento bovino, 24 nell’allevamento avicolo, 20 nel settore suinicolo, 6 nell’allevamento equino. Per quanto riguarda le colture ortive si riscontrano 190 dipendenti di cui 95 comunitari. Una partecipazione cospicua degli immigrati è osservabile nei comparto del vivaismo viticolo dove la coltivazione di barbatelle e marze assorbe 760 presenze, a seguire si contano 650 assunti in qualità di ven- demmiatori, 610 addetti alla raccolta della frutta ed infine 605 per operazioni di potatura. Infine, gli impieghi nelle colture industriali e nella silvicoltura mostrano 430 e 54 unità assunte rispettivamente.

Le presenze nelle aziende agrituristiche in totale sono 66: nella maggioranza dei casi si tratta di donne e le principali mansioni alle quali sono addette risultano: ristorazione e pulizia degli ambienti, con la possibilità di completare l’orario lavorativo nella campagna.

Nel settore lattiero–caseario risultano impiegati 65 soggetti nell’ambito della lavora- zione e produzione, mentre per la vendita e la commercializzazione dei prodotti sono da considerare ulteriori 44 unità. Nel settore della trasformazione delle carni e successiva commercializzazione si riscontrano rispettivamente 55 e 12 lavoratori.

4.2 Le provenienze

In generale si evidenzia un gruppo consistente proveniente dai paesi comunitari. Le prime tre collettività per numerosità - rumeni, sloveni e polacchi - rappresentano il 65% del totale. La classifica dei lavoratori stranieri per paese di provenienza è distribuita come descritto nella tabella 4.

In particolare, i rumeni impiegati nel settore agricolo sono quasi 1.400 (il 33,73% del totale) e rappresentano in assoluto la comunità prevalente, sloveni (14,31%) e polacchi (13,97%). Nel complesso gli stranieri provenienti da Stati africani sono circa l’11,% del tota- le: oltre ai ghanesi (4,91%) le maggiori incidenze sono osservabili per i burkinabè (2,76%) e marocchini (1,16%).

tab. 4 - classifica dei lavoratori stranieri per paese di provenienza nazionalità di provenienza % Romena 33,73 Slovena 14,31 Polacca 13,97 Albanese 5,97 Ghanese 4,91 Indiana 3,34 Burkina Faso 2,76 Bosniaca 1,93 Filippina 1,91 Slovacca 1,62 Bangladesh 1,47 Moldova 1,43 Marocchina 1,16 Ucraina 1,14 Serba 0,92 Macedone 0,82 Croata 0,68 Nigeriana 0,68 Tunisina 0,60 Ungherese 0,53 Egiziana 0,53 Bulgara 0,41 Colombiana 0,39 Altri 4,79 totale 100,00

Fonte: elaborazione INEA su dati Agenzia regionale per il lavoro, Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia 2011

Gli indiani, marocchini e romeni vengono impiegati prevalentemente nel settore zoo- tecnico (mungitura e governo stalla). I lavoratori provenienti dall’Est europeo e, in partico- lare i romeni e polacchi, sono i più frequenti nel distretto delle barbatelle di vite. Gli sloveni nelle operazioni di vendemmia e potatura sfruttano la loro vicinanza alle zone viticole del Collio e dei Colli Orientali. Per i ghanesi è osservabile una presenza costante nelle colture ortive e nel florovivaismo.

4.3 Periodi e orari di lavoro

Per quanto riguarda i periodi e gli orari di lavoro, essi si diversificano in base al set- tore di impiego degli stranieri. In Friuli-Venezia Giulia le attività che assorbono gran parte della forza lavoro sono di tipo stagionale. In viticoltura le fasi della vendemmia e di potatura sono quelle che richiedono maggior manodopera, specialmente nelle zone collinari delle provincie di Udine e Gorizia. L’impiego è essenzialmente compreso tra agosto e ottobre per la raccolta dell’uva e principalmente nei mesi di novembre-febbraio per la potatura. In me- dia, il tempo di lavoro varia tra le 7 e le 8 ore al giorno. Nel pordenonese l’attività vivaistica

delle barbatelle e piante marze rappresenta un polo attrattivo per gli operai stagionali. Tali attività richiedono un alto fabbisogno di manodopera distribuita in più periodi dell’anno. Le principali fasi lavorative relative alla coltivazione delle barbatelle si dividono in quattro periodi: a novembre-dicembre avviene la “raccolta del legno”, a gennaio-febbraio la prepara- zione e l’innesto, a maggio-giugno il trapianto e, infine, a novembre-dicembre lo sterro delle barbatelle. L’occupazione con caratteristiche continuative nel corso dell’anno viene invece offerto dalle aziende del comparto zootecnico; quest’ultimo, infatti, si distingue dagli altri settori impiegando stabilmente gli addetti per tutto l’anno, ad eccezione di brevi periodi di ferie. Solitamente il lavoro è impegnativo sia per le mansioni che per l’orario che si attesta oltre le 8 ore giornaliere.

4.4 Contratti e retribuzioni 2011

Le retribuzioni dei contratti regolari si rifanno ai compensi stabiliti dai contratti collettivi in vigore dal 1° gennaio 2011. La variazione percentuale, rispetto alle preceden- ti tabelle salariali entrate in vigore il primo maggio 2010, registra un aumento dell’1,6%, coerente con il rinnovo del contratto nazionale. Per i lavoratori a tempo determinato la retribuzione prevista, comprensiva del 3° elemento (tredicesima, quattordicesima e ferie), oscilla tra 8,62 euro orari per gli operai comuni e 9,48 euro per i qualificati, fino ad arrivare a 10,94 euro l’ora per gli specializzati super.

Il personale straniero assunto svolge prettamente manodopera non qualificata, occu- pazioni elementari e manovalanza; solo in casi particolari la specializzazione viene acqui- sita in Italia. Per i lavoratori a tempo indeterminato il salario mensile degli operai comuni ammonta a 1.116,86 euro e a 1.227,99 per i qualificati, fino a 1.417,96 per uno specializzato super. Nel distretto di produzione delle barbatelle la retribuzione degli stagionali è regolata dalla contrattazione aziendale, per gli addetti vengono generalmente corrisposti 7,32 euro/ ora compresivi di TFR ed alloggio.

Come già segnalato negli anni precedenti, l’orientamento generale delle aziende è di regolarizzare tutte le dipendenze lavorative. Emerge infatti che i controlli effettuati dagli organi preposti all’emersione del lavoro irregolare siano più frequenti, in particolar modo nelle campagne di raccolta della frutta o in vendemmia.

In sporadiche situazioni è ancora presente la contrattazione “in grigio”: l’accordo della prestazione d’opera viene stabilito su un certo numero di ore, tuttavia il lavoratore presta il suo servizio per un maggior numero di ore, percependo un “fuori busta” a cui viene applicato una tariffa oraria più bassa. Si stima che il 10% delle contrattazioni di la- voro nell’ambito dei settori frutticolo, viticolo e nelle colture ortive, dove le richieste sono stagionali, siano frutto di accordi irregolari.

4.5 Alcuni elementi qualitativi

Nel 2011 si è assistito ad un maggior utilizzo di manodopera neocomunitaria (rumeni e polacchi) sopperendo alle mancanze di stagionali extracomunitaria (albanesi, bielorussi, ucraini, moldavi). L’evento è dovuto dalla restrizione della quota massima per lavoratori extracomunitari prevista per la Regione Friuli-Venezia Giulia. Infatti, la quota già ridimen-

sionata nel 2010 a 650 unità, è stata ulteriormente ridotta nel 2011 a 100 unità. Osservan- do le assegnazioni di altre regioni il Veneto 7.400, il Piemonte 3.350 la Liguria 700, meno del Friuli-Venezia Giulia ne ha ottenuti solo la Valle D’Aosta (50).

Come segnalato negli anni precedenti, l’ottenimento del contratto d’impiego per al- cuni lavori stagionali (lavorazioni delle barbatelle, vendemmia e potatura) avviene in ge- nere per “passaparola” sia tra gli immigrati che lavorano in una certa azienda e i propri parenti, sia tra i datori di lavoro e gli agricoltori alla ricerca di manodopera.

La flessibilità del lavoro impostata dalla stagionalità consente agli immigrati di poter rientrare, con una certa frequenza, al paese di origine, specialmente per rumeni, polacchi e albanesi. Per altri, le pause lavorative sono un’opportunità, spesso vana, di cercare un’al- tra occupazione più prolungata e meglio remunerata. E’ abbastanza comune che l’impiego nel comparto agricolo sia solo transitorio per poter cercare occupazione in altri settori delle piccole e medie imprese nell’industria o nel terziario.

Emerge anche un’altro aspetto del fenomeno, rappresentato da una parte dei lavora- tori stranieri che è ben radicata nel territorio: prime e seconde generazioni che ormai han- no superato il problema della lingua e che riescono a stabilire un rapporto di fiducia con le aziende presso le quali prestano servizio e una buona integrazione con la popolazione locale. I rapporti con i dipendenti stranieri risultano particolarmente favorevoli soprattutto nel caso di lavoratori che hanno acquisito una certa esperienza con l’azienda e che hanno dimostrato senso di responsabilità nel lavoro.

L’utilizzo dei “voucher”, ormai consolidato, consente inoltre di rendere più agevole il reperimento di manodopera locale: pensionati, studenti, casalinghe, disoccupati…) rap- presentano, infatti, un’ulteriore fonte dalla quale attingere per reperire manodopera. Tra le regioni italiane il Friuli-Venezia Giulia registra, con il 18,6%, la maggiore incidenza sul totale di utilizzo da parte degli stranieri di voucher utilizzati. Seconda la Liguria con il 18,1% a seguire l’Umbria con il 16,6% (Fondazione Leone Moressa 2012). Nel III trimestre del 2011, il Friuli-Venezia Giulia si conferma come quinta regione per numero di voucher venduti (preceduta da Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte) e prima per per- meabilità dello strumento (pari a 315,4 voucher/1.000 abitanti nel trimestre), seguita dal Trentino-Alto Adige (con 301,6 voucher/1.000 abitanti nel trimestre) e, con valori decisa- mente inferiori, dal Piemonte (107,9 voucher/1000 abitanti nel trimestre). Approfondendo l’analisi del periodo per ambito di attività, in regione sono stati venduti 77.323 voucher in agricoltura (pari all’19,8% del totale), 31.708 (8,1%) negli “altri servizi”, 5.221 per attività connesse al giardinaggio e manutenzione del verde (1,3%), 4.761 per manifestazioni spor- tive (1,2%), 120 per volantinaggio a domicilio, 51.012 nel commercio, 14.218 nel turismo, 11.484 per lavoro domestico (2,9%) e 193.922 rientra nella voce “altro” (Agenzia regionale del lavoro 2012).

4.6 Prospettive per il 2011

Giunge quest’anno alla quarta annualità la programmazione degli interventi

realizzati ai sensi della legge regionale n. 9/2008, che, all’art. 9 comma 22, ha istitu-

ito il “Fondo in materia di immigrazione”, il cui utilizzo può avvenire sulla base di

un Programma annuale approvato dalla Giunta Regionale. Dal 2009 ad oggi è prose-

guita l’azione della Regione verso forme progettuali condivise. Infatti, intensificando

gradualmente le collaborazioni con soggetti pubblici e privati si è puntato allo svi-

luppo di attività di lungo periodo da mettere a sistema, all’interno dei diversi ambiti