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La manodopera extracomunitaria

3.1 Entità del fenomeno

Si valuta che gli extracomunitari che trovano impiego nel settore agricolo in Valle d’Aosta siano circa 450 unità, ai quali si aggiungono all’incirca 270 cittadini comunitari, essenzialmente rumeni.2

Nel complesso, dunque, si stima che gli stranieri (extracomunitari più comunitari)

2 I dati di fonte INPS affermano che nel 2010 i lavoratori extracomunitari occupati in agricoltura in Valle d’Aosta assommano a 325 unità (6 unità in più rispetto al 2009); la stima da noi riferita (circa 450 lavoratori extracomu- nitari in agricoltura in Valle d’Aosta nel 2011) intende tener conto anche dell’occupazione irregolare.

occupati presso aziende agro-zootecniche, frutticole e nelle imprese di trasformazione del latte in Valle d’Aosta siano all’incirca 720.

Nel 2011 in Valle d’Aosta è stata avvertita una lieve diminuzione del numero di citta- dini extracomunitari impiegati in agricoltura, mentre parrebbe aumentato il numero di cit- tadini comunitari (rumeni). Nonostante le difficoltà conseguite alla crisi globale - che negli anni più recenti ha manifestato i suoi effetti negativi anche sull’economia della regione alpina - il la manodopera immigrata continua ad essere fondamentale per la sopravvivenza delle imprese zootecniche valdostane, specialmente per quelle dedite allo sfruttamento estivo degli alpeggi.

È opportuno precisare che le notizie di tipo qualitativo - settori di impiego della manodopera extracomunitaria, periodo dell’anno, numero delle giornate e orario medio di lavoro, ecc. – sono sufficientemente precise e attendibili, date le caratteristiche tipologiche pochissimo diversificate dell’agricoltura della regione alpina. Assai più ardua è la stima del numero di lavoratori extracomunitari occupati in agricoltura, poiché l’impiego stagionale presso gli alpeggi in quota, attività di gran lunga prevalente, consente di eludere con re- lativa facilità le disposizioni vigenti in materia di regolarizzazione dei contratti di lavoro. tab. 4 – cittadini extracomunitari occupati in agricoltura in Valle d’aosta, 2007-2010

anno otd otI totale

maschi Femmine totale maschi Femmine totale maschi Femmine totale

2007 300 23 323 19 1 20 316 24 340 2008 313 15 328 27 0 27 329 15 344 2009 292 13 305 28 0 28 306 13 319 2010 293 21 314 15 0 15 304 21 325 Fonte: INPS

3.2 Le attività svolte

Si stima che la quasi totalità degli extracomunitari occupati in agricoltura in Valle d’Aosta trovi impiego presso aziende zootecniche, in particolare, ai fini dello sfruttamento stagionale dei pascoli d’alpe da parte delle mandrie. Si tratta di imprese alpicole di medie e grandi dimensioni, le quali monticano il bestiame bovino e ovi-caprino di proprietà e/o quello preso in fida da altri allevamenti durante la stagione estiva. Esiste, infatti, una for- tissima domanda di personale disposto a lavorare in condizioni estremamente disagevoli, quali sono quelle che caratterizzano la vita presso le malghe alpine; tale domanda sembra essersi notevolmente accresciuta negli anni recenti, e gli extracomunitari sembrano essere i soli disposti a soddisfare tali esigenze.

Il numero degli operatori (regolari e irregolari) impiegati nel settore zootecnico (cir- ca 420 extracomunitari, ai quali si aggiungono circa 270 rumeni) scaturisce da una stima indiretta, realizzata a partire dai dati di fonte INPS, dalle informazioni acquisite presso l’Associazione Regionale Agricoltori di Aosta e, ancora, dalle notizie presenti negli Archivi amministrativi dell’Assessorato Agricoltura della R.A.V.A. Tale stima è formulata, tra l’al- tro, cercando di quantificare i fabbisogni di lavoro extra-familiare nelle aziende zootecni- che praticanti l’alpicoltura durante i mesi dell’alpeggio. Gli immigrati (extracomunitari e

comunitari) costituiscono una percentuale estremamente significativa della popolazione agricola operante presso gli alpeggi che, secondo un’indagine svolta recentemente dall’As- sessorato Regionale all’Agricoltura, arriverebbero a circa un migliaio di addetti.

Si ritiene che un numero limitato di lavoratori extracomunitari possa essere impie- gato presso le poche aziende viticole e frutticole, localizzate per lo più nella Valle centrale, limitatamente alle operazioni di vendemmia e di raccolta della frutta. Questo perché in Valle dì Aosta esiste una buona disponibilità da parte di personale autoctono a collaborare alle operazioni vendemmiali e di raccolta delle mele, personale preparato ed efficiente che in un passato non recente era uso “fare la stagione” nella vicina Svizzera, dove questo tipo di manodopera era particolarmente ben pagata.

Nel 2011 alla raccolta delle mele e alla vendemmia hanno partecipato in misura massiccia prestatori d’opera quali pensionati, studenti e casalinghe coinvolti dalle aziende agricole attraverso l’uso dei voucher (“buoni vendemmia). Si precisa che l’Associazione Regionale Agricoltori (Coldiretti) nel 2011 ha assistito circa una quarantina di imprese agricole che hanno usufruito dei voucher, per un centinaio di lavoratori interessati.

Infine, è stato accertato che il numero di extracomunitari impiegati nel settore della forestazione, organizzato dall’Amministrazione pubblica, è poco significativo. Questa tipo- logia di impiego stagionale è particolarmente apprezzata da lavoratori autoctoni, soprat- tutto giovani i quali, nei restanti mesi dell’anno, praticano diverse attività di supporto al turismo (gestione e manutenzione degli impianti sciistici, maestri di sci, ecc.).

Pure irrilevante è l’impiego di immigrati nei circa 60 agriturismi attivi in Valle d’A- osta così come nell’unico stabilimento per la trasformazione di carni di una certa dimen- sione presente in Valle d’Aosta.

Qualche rilevanza ha invece l’impiego di manodopera extracomunitaria nei circa 30 caseifici (cooperativi e non) specializzati nella trasformazione del latte in Fontina DOP dove risultano trovare impiego una quindicina di operatori extracomunitari, regolarmente assunti per esercitare le funzioni di aiuto casaro.

3.3 Le provenienze

Come già specificato lo scorso anno, vi sono soprattutto magrebini: si tratta in mas- sima parte di marocchini e in piccolissima misura di tunisini, che comunicano facilmente con i datori di lavoro autoctoni stante il loro esprimersi in lingua francese.

Seguono gli immigrati provenienti dall’Europa centro-orientale (soprattutto albane- si) tradizionalmente ben disposti a collaborare con gli allevatori valdostani.

Una decina di alcuni lavoratori indiani sono stati segnalati presso allevamenti val- dostani, particolarmente apprezzati per la loro destrezza e attenzione nel provvedere alla cura del bestiame.

3.4 Periodi ed orari di lavoro

Il sistema di allevamento del bestiame bovino e ovi-caprino tipico dell’ambiente al- pino prevede lo spostamento dei capi dalle aziende di fondovalle al mayen dalla metà di

aprile e, successivamente, le mandrie sono trasferite presso gli alpeggi a quote via via più elevate a partire dall’inizio di giugno; la “desarpa” (vale a dire, la discesa del bestiame dagli alpeggi) avviene invece intorno alla terza decade di settembre, in dipendenza dell’anda- mento stagionale e della disponibilità di foraggi alle diverse quote.

Nella stagione invernale (settembre-maggio) molti immigrati lavorano presso gli alle- vamenti bovini di piccole dimensioni operanti nei fondovalle, mentre nella stagione estiva (periodo dell’alpeggio), diverse aziende danno a fida i loro animali a terzi che monticano il bestiame creando allevamenti di grandi dimensioni, con una ben maggiore richiesta di manodopera. Di conseguenza molti extracomunitari passano dalle aziende piccole a fon- dovalle alle aziende d’alpeggio, mentre altri extracomunitari giungono in Valle d’Aosta solo per la stagione estiva.

La durata dell’alpeggio (da 80 a 120 giorni) coincide grosso modo con il periodo di impiego del personale extracomunitario, il quale provvede alla custodia e alla cura del bestiame in condizioni ambientali assai onerose per un orario di lavoro che si prolunga quasi sempre oltre le 10-12 ore giornaliere (secondo alcuni operatori, si arriverebbe anche a 14-16 ore giornaliere).

Si stima, tuttavia, che dei quasi 700 immigrati (compresi i comunitari) impiegati in zootecnia in Valle d’Aosta, almeno uno su cinque operi - oltre che nelle aziende d’alpeggio - anche nei mayen e, durante i mesi invernali, nelle aziende di fondovalle. In questi casi (circa 150 addetti), il periodo di impiego è valutabile in circa 245 giornate lavorative annue di 8-10 ore.

3.5 Contratti e retribuzioni

Le retribuzioni degli stranieri impiegati in agricoltura in Valle d’Aosta quasi mai sono inferiori ai minimi stabiliti dalle norme contrattuali contrariamente a quanto accade in altri contesti territoriali; al contrario, da indiscrezioni raccolte sembra che sia nel caso di contratti regolari, sia nel caso di contratti informali venga spesso corrisposto un congruo “fuori busta” per impedire che il lavoratore passi alle dipendenze dell’ “arpian” (vale a dire, del conduttore d’alpeggio) vicino, oppure che abbandoni l’azienda prima del termine della stagione dell’alpeggio (da fine maggio-inizio di giugno a tutto settembre).

In entrambe le condizioni (contratto regolare e lavoro “nero”) il salario corrisposto per ogni stagione d’alpeggio (circa 4 mesi) si aggirerebbe intorno ai 6.500 – 8.000 euro per ciascun operatore extracomunitario. Un compenso ancora superiore (intorno ai 10.000 euro) verrebbe corrisposto, in taluni casi, agli immigrati che manifestano buone capacità nella caseificazione del latte, operazione oltremodo delicata e che assume rilevanza econo- mica in quanto la Fontina prodotta in alpeggio spunta prezzi superiori, in media, del 20% rispetto al prodotto di latteria ottenuto durante la stagione invernale.

Il lavoro informale svolto da manodopera extracomunitaria è difficile da quantifica- re: il confronto con le informazioni ottenute presso il Dipartimento Politiche del Lavoro e, soprattutto, le notizie fornite dai “testimoni privilegiati” consentono di stimarlo approssi- mativamente nel 25-30% del totale; in passato è stato da alcuni notato come, sovente, le aziende alpicole di maggiori dimensioni assumano 2 o 3 lavoratori immigrati, regolarizzan- do la posizione solamente di 1 o 2 di essi.

rato del Lavoro, INPS) sono divenuti più frequenti negli anni recenti, talché gli allevatori valdostani paiono sempre più consapevoli dei rischi (anche di natura penale) cui vanno incontro nell’assumere manodopera immigrata in nero.

La forte tendenza - osservata negli anni più recenti - a regolarizzare l’impiego degli immigrati è legata innanzitutto al fatto che i datori di lavoro in Valle d’Aosta pagano con- tributi previdenziali e assistenziali assai contenuti, inferiori a quelli versati nelle zone di pianura (-75%). Inoltre, le sanzioni irrogate (3.000 euro a lavoratore più 150 euro per ogni giornata di lavoro nero oltre alla perdita dei benefici previdenziali sui contributi per tutta l’azienda) hanno costituito un importante deterrente all’assunzione di lavoratori “in nero”.

Gli immigrati assunti regolarmente a tempo determinato sono quasi sempre inqua- drati come operai agricoli comuni; il contratto collettivo di lavoro valido a livello regionale nell’anno oggetto della nostra indagine prevede la corresponsione di un salario giorna- liero di 65,09 euro giornalieri (per i salariati comuni a tempo determinato in aziende di fondovalle, senza vitto e alloggio) e di 91,05 euro giornalieri a favore dei salariati a tempo determinato che operano presso le aziende d’alpeggio, ancora escluso vitto e alloggio). Ai lavoratori che non usufruiscono del vitto e dell’alloggio offerto dal datore di lavoro compe- tono euro 2,0658 per alloggio ed euro 7,2304 per vitto quali indennità sostitutive (tariffe per ogni giornata retribuita).

Si riporta di seguito il prospetto retributivo valido per la provincia di Aosta in vigore dal primo maggio 2010.

operai a tempo determinato (valori giornalieri)

FondoValle alpeggIo

lIVello Importi (€) lIVello Importi (€)

AREA1 senza vitto e alloggio 65,09 AREA 1 con vitto e alloggio 91,05 AREA1 con vitto e alloggio 55,79 AREA 2 con vitto e alloggio 81,94 AREA 2 senza vitto e alloggio 60,57 AREA 3 con vitto e alloggio 68,92 AREA 2 con vitto e alloggio 51,27

AREA 3 senza vitto e alloggio 55,97 AREA 3 con vitto e alloggio 46,67

3.6 Alcuni elementi qualitativi

Le condizioni di vita degli immigrati presso le aziende zootecniche d’alpe sono parti- colarmente difficili, in particolare per gli elevati ritmi di lavoro cui i medesimi sono sotto- posti: la prima mungitura del bestiame inizia prima dell’alba ed è immediatamente seguita dalla preparazione della cagliata per la trasformazione del latte in Fontina. Eccezione fatta per i tramuti più isolati e posti alle quote più elevate, la mungitura è meccanizzata nella maggior parte degli alpeggi; tuttavia, al fine di realizzare risparmi sui combustibili e sull’e- lettricità è stata segnalata la tendenza ad effettuare la mungitura manuale dei capi nei mesi di agosto e settembre, quando le vacche sono prossime all’asciutta. Inoltre, l’accom- pagnamento al pascolo, l’abbeverata e il ricovero degli animali per la seconda mungitura si protraggono ben oltre il tramonto. Come già accennato, il personale extracomunitario collabora anche alla trasformazione del latte in Fontina e nelle altre produzioni tipiche presso la casera. Inoltre, all’immigrato è richiesto di non abbandonare il lavoro per l’intera

durata dell’alpeggio, fino alla discesa al mayen e a fondovalle. Il conduttore dell’alpeggio provvede a fornire vitto ed alloggio al lavoratore immigrato; in molti casi, tuttavia, questi si deve adattare a vivere in condizioni di estremo disagio. Infatti, attualmente risultano utilizzati circa 300 alpeggi, ognuno dei quali dispone, in media di 2-3 tramuti (strutture annesse alla malga localizzate a differenti quote altimetriche). Circa il 60% dei tramuti è raggiungibile mediante strade poderali, ma solamente una parte dei medesimi (20-30%) risulta allacciato alla rete elettrica.

I lavoratori immigrati conducono una vita relativamente isolata. Spesso nel periodo invernale molti di essi (soprattutto i maghrebini) tornano nei paesi di origine, dove svol- gono attività agricola. Il contatto tra i lavoratori e il datore di lavoro si stabilisce sovente attraverso il “passaparola”: si tratta, infatti, di parenti o conoscenti di cittadini immigrati che già lavorano, o hanno lavorato, in Valle e che sono rimasti soddisfatti del trattamento economico loro corrisposto3. Gli immigrati sono ben consapevoli di quanto prezioso sia il

proprio contributo alla gestione dell’allevamento in alpe: non di rado accade che essi chie- dano all’arpian un sostanzioso aumento salariale (ovviamente, fuori busta) minacciando, in caso contrario di abbandonare la malga (la mobilità interaziendale è, comunque, molto elevata).

Alcune ragioni di carattere culturale sono alla base della progressiva sostituzione, negli anni recenti, di lavoratori rumeni ai cittadini di origine maghrebina nelle aziende zootecniche della Valle d’Aosta. Per i lavoratori provenienti dall’Europa orientale paiono sussistere minori difficoltà nell’adattamento e nell’integrazione, al contrario di quanto ac- cade per le altre etnie.

3 La principale Organizzazione sindacale degli agricoltori operante in Valle d’Aosta (Associazione Agricoltori della Valle d’Aosta, ovvero, Federazione Regionale Coldiretti) favorisce l’incontro tra domanda e offerta di lavoro immi- grato attraverso una semplice bacheca dove vengono appesi gli avvisi cerco/trovo. Tuttavia, a detta dei testimoni privilegiati intervistati nel corso dell’indagine il mercato del lavoro è abbastanza consolidato, nel senso che molti imprenditori agricoli si avvalgono dello stesso personale (segnatamente, durante la stagione dell’alpeggio) per più anni.

Maurizio Castelli

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agricoltura, agroindustria e agriturismo

Il sistema agroalimentare lombardo è il più rilevante in Italia e uno dei più impor- tanti in Europa. Lo confermano le quantità e il valore del fatturato, gli indici strutturali ed economici che sono ampiamente riportati nello studio sul sistema lombardo, strumento conoscitivo ormai tradizionale1.

Le successive tabelle 1, 2 e 3, tratte dalla presentazione del Sistema agroalimentare citato in nota , esprimono i principali caratteri strutturali ed economici del sistema lom- bardo.

Nella tabella 1 si dimensiona la presenza agricola lombarda rispetto all’Italia e all’UE-27, aggiornata al 2007.

Vi appare la grande prevalenza del patrimonio suinicolo e bovino rispetto all’Italia, oltre agli altri parametri strutturali ed economici, sempre superiori alla media italiana. Aspetti che prelu-dono alla dimostrazione di più elevata competitività ed apertura interna- zionale del sistema agricolo lombardo. Anche la tabella 2, aggiornata al 2010, dimensiona la rilevanza delle produzioni vegetali e zootecniche in rapporto alla produzione nazionale italiana.

Il rapporto fra sistema agroalimentare lombardo e italiano (Tab.3 ), valutato in fun- zione dei parametri economici, segnala la consistenza della produzione agroindustriale, il 15,4% della produ-zione italiana, piuttosto che di quella agricola, quest’ultima è il 13,9% del totale italiano, il grado di autosufficienza, minore in Lombardia rispetto all’Italia, e il grado di apertura commerciale più rilevante in Lombardia piuttosto che nell’intera Italia.

1 PIERI R.- PRETOLANI R. (2010) (a cura di): Il sistema agroalimentare della Lombardia, Rapporto 2010, Milano, F.Angeli.

tab. 1 - lombardia, regione agricola d’europa, strutture produttive 2007

Fonte: elaborazione DEPAAA su dati EUROSTAT, Indagine sulla struttura delle aziende agricole

Dal medesimo lavoro si riportano alcuni indici strutturali ed economi capaci di di- mensionare la presenza lombarda in Italia nel 2010.

tab. 2 - produzioni e valori 2010 lombardia/Italia

prodotto um lombardia lombardia/Italia (%)

Latte vaccino e bufala 000 hl 41.543 37,1

Carni bovine 000 t 364 25,9

Carni suine 000 t 823 40,0

Valore coltivazioni agricole Mln € 1.936 7,7

Valore allevamenti Mln € 3.839 25,8

Valore servizi connessi Mln € 533 9,8

Fonte: Il sistema agroalimentare della Lombardia, Rapporto 2011

tab. 3 - principali dati economici del sistema agroalimentare, 2010 lombardia/Italia

Valore u m. lombardia Italia lomb/Italia (%)

Produzione agricola e for.le (PPB) Mln € 6.492 46.607 13,90

Produzione agroindustriale Mln € 11.259 73.938 15,4

Consumi apparenti agroali-mentari Mln € 15.359 79.725 19,3

totale consumi domestici ed extra mln € 40.150 233.734 17,2 Fonte: Il sistema agro-alimentare della Lombardia, Rapporto 2011

In Lombardia, il valore della produzione agricola ai prezzi di base si attesta intorno ai 6,5 mld di euro, sempre al 20102. Ma nel 2011 sale ad oltre 7 mld di euro.

La Lombardia mantiene la propria caratterizzazione di regione zootecnica, come risulta nella tabella 4. Oltre un quarto delle produzioni zootecniche italiane, nel loro com- plesso è, infatti, ottenuto in Lombardia.

tab. 4 - composizione della produzione agricola ai prezzi di base nel 2010

oggetto lombardia mln € Italia mln € lombardia % totale Italia % totale lombardia/Italia % Coltivazioni agricole 1.936 25.127 30,1 54,5 7,7 Allevamenti 3.839 14.890 59,8 32’3 25,8 Servizi annessi 533 5.449 8,3 11,8 9,8 totale produzione* 6.422 46.130 100,0 100,0 13,9 * Vi si comprendono le attività secondarie, imputabili ad agriturismo, trasformazione e attività commerciali. Fonte: Il sistema agro-alimentare della Lombardia, Rapporto 2011

In Lombardia prevale la produzione zootecnica anche nel 2010, più per la carne, il 33,7 % del valore della produzione(PPB), piuttosto che per il latte, il 22,8%; e fra le carni, più per le carni suine che per quelle bovine.

Ma alcune produzioni sono ulteriormente concentrate all’interno del territorio regio- nale tanto che le sole province della Lombardia Sud-orientale (Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova) producono l’80% della produzione regionale zootecnica ai prezzi di base (PPB) e, rispetto al totale italiano, poco più del 25% sia di latte vaccino che di suini da macello è concentrato a BS,CR e MN.

Fra le orticole è da segnalare, per la produzione di melone, la provincia di Mantova. La produzione lombarda, dall’agosto 2011 riconosciuta in protezione transitoria come “me- lone mantovano IGP”, è il 10% della produzione italiana ed è ottenuta, per oltre il 90%, nel territorio mantovano. Invece, l’innovativa produzione di orticole da IV gamma (insalate e verdure pronte per il consumo), è presente su una superficie di circa 2.000 ettari con oltre 180 mln di valore della produzione. Tale produzione è concentrata nelle province di Berga- mo e Brescia e si pratica sia in coltura protetta che in pieno campo.

Il settore alimentare lombardo3 nel 2010 comprende 6.749 imprese registrate presso

il Registro delle CCIAA, di queste 5.931 sono attive, quasi esclusivamente impegnate nella fabbricazione di alimenti. Le imprese artigiane sono 3.960 a fronte di 3.927 attive. Le im- prese artigiane alimentari sono quindi il 58,7% del totale delle imprese alimentari registra- te e il 66,2% di quelle attive.

La distribuzione territoriale vede la concentrazione in Milano, il 26,3%, delle alimen- tari lombarde seguita da Brescia, 14,2% e da Bergamo, 11,3%.

Gli addetti all’industria alimentare (riferiti al 2009) sono 101.043, il 20,4% del totale nazionale. Gli occupati sono concentrati a Milano, il 47,3%, seguita da Brescia (9,3%), Cre- mona(7,9%), Bergamo (7,1%) e Mantova(7,%). Gli scambi con l’estero segnalano, con rife- rimento alla bilancia commerciale complessiva, il saldo negativo e in forte peggioramento

2 R.PIERI, R.PRETOLANI, Il sistema agro-alimentare citato, pag. 42

3 R.PIERI, R.PRETOLANI, Il sistema agro-alimentare pag. 153 ss. La dinamica delle imprese è qui de-scritta secondo un nuovo sistema di classificazione denominato NACE Rev.2. I dati così organizzati non sono compa-rabili con quelli utilizzati nelle edizioni precedenti.

sia a livello nazionale che regionale. Il saldo commerciale dei prodotti alimentari (Industria alimentare e bevande, 2010) è calcolato in –2,5 mld di euro.

La distribuzione della ricchezza. Il valore del fatturato si distribuisce poco omoge- neamente lungo le filiere sia vegetali che animali. È un fenomeno conosciuto, di seguito riproposto per la filiera suinicola, una fra le più rilevanti per l’economia agroalimentare lombarda, ma estendibile a tutto il segmento zootecnico. Lo dimostra il grafico allegato, relativo alla filiera suinicola.

Nel 2011 si riduce l’erosione del valore aggiunto al quale soggiace la produzione suini- cola, fonte di maggior ricchezza relativa per i produttori locali. La quota di valore aggiunto attribuito alla produzione suina inverte la tendenza negativa degli ultimi anni e torna a livelli prossimi all’anno 2006 (18%) in ragione di un sostanziale aumento delle quotazioni di mercato dei suini (+16,5% ri-spetto al 2010). L’analisi puntuale del dato estesa alla prima cifra decimale, mostra di conseguenza un aumento della quota di valore aggiunto acquisita dall’allevatore (da 15,8% a 17,5%) a discapito del macellatore (da 10,4% a 9,9%) come pure dell’industria (da 23,2% a 22,5%) e del valore al det-taglio (da 50,4% a 49,9%) (Fig. 1). Fig. 1 - la catena del valore nella filiera suinicola padana - 1989-2011

Fonte : elaborazione su dati CRPA, annate varie

L’agriturismo lombardo è in espansione4. Nell’anno 2011, secondo l’indagine annuale

I-STAT qui estratta nella dimensione regionale, e integrata dai dati dell’Osservatorio Regio- nale Agriturismo, sono 1.360 gli agriturismi in attività (autorizzati). Ancora in crescita di 2,5 punti nel 2011 nonostante la crisi economica. Prevalgono gli agriturismi nelle province