~ 75 ~ PARTE SECONDA
4.2 Definizione e descrizione del modello Albergo diffuso
L’albergo diffuso viene definito come «un esercizio ricettivo situato in un centro
storico, caratterizzato da una comunità viva, dislocato in due o più stabili vicini tra loro, con gestione unitaria ed in grado di offrire a tutti gli ospiti servizi alberghieri»
(Dall’Ara e Esposito, 2005, p. 14).
Le caratteristiche distintive sono dunque (www.albergodiffuso.com, settembre 2013):
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- l’offerta di servizi alberghieri e ambienti comuni a tutti gli ospiti alloggiati nei diversi edifici che lo compongono (ricevimento, sale comuni, bar, punto di ristoro);
- ambiente autentico garantito dal mantenimento dell’architettura tradizionale, utilizzo di case ammobiliate e ristrutturate secondo lo stile locale, pensando ai turisti come a dei residenti;
- distanza tra gli immobili tale da permettere l’offerta a tutti gli ospiti dei sevizi alberghieri (massimo 200/300 metri tra le unità abitative e la struttura con i servizi di accoglienza e i servizi principali);
- presenza di una comunità locale viva;
- gestione professionale non standardizzata, diversa da quella che caratterizza gran parte delle catene alberghiere, coerente con la proposta di autenticità dell’esperienza e con il legame con il territorio;
- stile riconoscibile, dato dall’autenticità del servizio di ospitalità e dal legame con il territorio, da cui trae le peculiarità caratteristiche.
La particolarità di tale formula risiede nel fatto che non prevede la costruzione di nuovi edifici o di nuove strutture ma recupera quelle già esistenti, evitandone l’abbandono e il degrado. Le camere ed i connessi servizi ricettivi sono ubicati all’interno di unità abitative pre-esistenti, mentre l’attività di ristorazione viene svolta in un centro esterno, comune a tutte le unità (in alcuni casi potrebbe anche non essere garantita, essendo considerata accessoria, ma spesso viene invece valorizzata acquisendo rilevanza culturale, come espressione delle tradizioni locali). L’attrattività e l’appetibilità turistica dello stesso dipendono dalla capacità di valorizzare effettivamente i luoghi in cui si colloca, pertanto le modalità di ristrutturazione devono imperativamente rispettare le scelte tecniche ed architettoniche locali (Dall’Ara e Droli, 2012).
Essendo qualificato come albergo, rispettando la normativa nazionale (legge n. 217 del 17 maggio 1983, ai cui artt. 6-7 definisce le tipologie di strutture ricettive) deve presentare almeno sette camere gestite in modo unitario, offrire un servizio di assistenza continuativo, mentre è facoltativo, come già accennato, il servizio di ristorazione interna. Le differenze rispetto ad un albergo tradizionale sono numerose e legate
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soprattutto alla forte integrazione dell’albergo diffuso nel territorio in cui sorge e nella comunità in cui viene realizzato, grazie alla quale è possibile presentare un’offerta in cui il turista sia considerato non un estraneo di passaggio, ma un abitante del luogo. Nella tabella seguente sono riassunti i punti chiave che differenziano l’albergo diffuso da un albergo tradizionale:
Tabella 5 Confronto tra albergo tradizionale e albergo diffuso
Elementi – tipo Albergo tradizionale Albergo diffuso
Locali hall interna hall interna ed esterna
(paese, piazze,vie) Spazi di transito interni all’edificio esterni e costituiti dai
vicoli e dalle strade del centro storico
Edifici uno o due minimo due edifici
Camere in uno o nei due edifici in due o più edifici Stile degli edifici a discrezione del titolare riflette i caratteri
architettonici locali Privacy limitata alla camera o al
bagno
spazi privati come a casa propria (ogni stanza, a volte anche giardini o cortili privati)
Spazi interni camere progettate per soggiorni brevi
camere, appartamenti, case pensate per lunghi
soggiorni Sicurezza limitata all’edificio e alle
sue pertinenze
edificio, pertinenze e paese interessato
Personale standard e personalizzato sia standard che
personalizzato secondo i caratteri di tipicità e unicità locali
Relazioni con i residenti mediate dallo staff, a volte inesistenti o non richieste
prive di mediazione, dirette e richieste dal turista
Servizi standardizzati standardizzati ma anche
differenziati in base alle tipicità e all’identità del luogo
Fonte: adattamento di Droli, contenuto in Marangon e Troiano, 2013, p. 100.
Tra le altre caratteristiche distintive del modello di albergo diffuso troviamo lo scopo mutualistico della relazione che lega impresa e territorio, riguardante il recupero dell’autenticità di edifici di particolare pregio storico, artistico ed architettonico; nonché
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la gestione unitaria e sistemica del complesso, in cui i vari processi di produzione ed erogazione dei servizi offerti fanno capo ad un unico soggetto (Paniccia, 2012).
La formula così strutturata presenta molteplici punti di forza (Dall’Ara, 2010, pp. 24-26):
- si tratta di un modello originale di ospitalità, in grado di offrire quel contatto maggiore con il territorio e quell’esperienza di autenticità ricercata dal turista di terza e quarta generazione. Inoltre, proprio grazie alla sua innovatività, gode di maggior visibilità ed offre vantaggi strategici di posizionamento nel mercato turistico;
- è un modello nato in Italia ma esportabile in altri ambiti territoriali, essendo flessibile ed adattabile alle diverse peculiarità del territorio;
- fatto non richiede costruzioni nuove, ma recupera edifici ed abitati pre-esistenti, riducendo l’impatto ambientale;
- garantisce il rispetto per l’ambiente e per la cultura di un luogo, recuperando il patrimonio storico, artistico e culturale dei centri minori;
- garantisce l’offerta di un’esperienza autentica in grado di soddisfare i desideri della attuale domanda turistica, sempre più esigente ed esperta;
- presenta un’offerta articolata, proponendo al turista un servizio differenziato dato dalla diversità di scelta delle camere e dei servizi disponibili;
- offre uno stile gestionale originale, che ricrea un’atmosfera particolare difficile da trovare in contesti standardizzati anche perché intensifica le relazioni tra turista e comunità locale. Ciò permette l’offerta di esperienze di valore, che permettano al turista di sentirsi parte della comunità come residente temporaneo, non estraneo;
- funge da motore per lo sviluppo territoriale in ottica di sostenibilità, permettendo la rianimazione di borghi e centri storici soggetti a rischio di spopolamento, attirando turisti in località altrimenti non conosciute e fornendo nuove fonti di reddito, aumentando così il grado di attrattività di un’area, anche in termini di investimenti.
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Tra i punti di debolezza della formula possiamo individuare:
- difficoltà di gestione, che può portare a delle diseconomie a causa della dispersione nella gestione dei diversi immobili (ognuno dei quali attrezzato e riscaldato in maniera differente) a causa dell’impossibilità di centralizzare e standardizzare i servizi;
- richiesta di importanti investimenti per le ristrutturazioni iniziali, poiché occorre garantire il rispetto dello stile architettonico pre-esistente e, allo stesso tempo, assicurare il rispetto delle normative vigenti;
- impegno per la manutenzione di spazi estesi e differenziati tra loro secondo lo stile architettonico.
Generalmente, sia dal punto di vista degli investimenti iniziali che per quanto riguarda gli oneri di gestione, l’albergo diffuso comporta costi mediamente più elevati rispetto a quelli determinati dalla gestione di un albergo tradizionale. Nonostante questo, però, i benefici che può apportare al territorio sono considerevoli: valorizzazione del patrimonio immobiliare esistente; valorizzazione del patrimonio culturale e delle tradizioni locali; rivitalizzazione di attività produttive e commerciali locali; recupero di risorse altrimenti sottoutilizzate, ecc. (Dall’Ara, 2012). Tali benefici hanno permesso a tale modello di ottenere il titolo di “innovazione sostenibile” da parte del United Nations Development Programme (UNDP), che ne riconosce la sostenibilità sotto quattro aspetti fondamentali (Dichter, 2008; contenuto in Marangon e Troiano, 2013):
1- ambientale: non prevedendo nuove costruzioni, ma recuperando quelle esistenti, non deturpa il paesaggio;
2- istituzionale: prevede un modello di sviluppo che coinvolge gli attori locali, dando loro possibilità di coinvolgimento e di cooperazione per la partecipazione ad un progetto di interesse comune;
3- sociale: può essere applicato alle località estranee ai circuiti più frequentati, permettendo così la rivalutazione di comunità altrimenti trascurate;
4- economico: richiede e sostiene una domanda attratta dai luoghi e da quella particolare tipologia di proposta, fornendo la possibilità di sfruttare nuove fonti di reddito.
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Molti alberghi si articolano all’interno di un piccolo centro storico montano o collinare, estendendosi fino a coprire l’intera superficie del borgo stesso: è questo che garantisce l’integrazione con il territorio, e la creazione di un contesto esperienziale autentico e completo, in cui il borgo e i suoi stessi abitanti diventano parte fondamentale dell’esperienza di ospitalità che viene offerta agli ospiti.
L’albergo diffuso rappresenta un ottimo esempio di progetto di sviluppo territoriale, trattandosi di un intervento di prodotto in grado di generare ampi effetti in termini di notorietà ed immagine su tutto il territorio (Dall’Ara, 2005). Oggi si è infatti diffusa la consapevolezza che un albergo diffuso, più che modello innovativo di ospitalità alberghiera, sia un vero e proprio progetto di sviluppo del territorio. Può essere considerato un prodotto d’area, ovvero un «sistema ospitale flessibile, che si
caratterizza attraverso le relazioni tra gli elementi tangibili e intangibili che lo compongono, e che ha l’obiettivo di valorizzare la qualità e la vocazione di un territorio, nonché di aumentare il potere di attrattività di una destinazione» (Dall’Ara,
2007, p. 20).