Effetti incentivanti della struttura finanziaria: la leva fiscale
6.2. La definizione di vantaggio fiscale
Gli effetti della fiscalità d’impresa sono stati oggetto di numerose ricerche e studi soggetti, nel corso degli anni, a significativi mutamenti di analisi, in un primo tempo limitate alle sole imposte aziendali (corporate taxes) e poi estese
alle imposte personali (personal taxes); gli stessi Modigliani e Miller1 riconob-
bero, nella seconda formulazione delle note proposizioni, l’esistenza di un be- neficio legato al risparmio d’imposta generato dal costo del debito sostenuto dall’impresa con ricorso ad un finanziamento esterno.
Il vantaggio fiscale è rappresentato dal beneficio che l’impresa ottiene quan-
do, per effetto di una corretta applicazione della normativa, dello sfruttamento
di tutte le agevolazioni disponibili e di un corretto tax planning, aumenta la di-
sponibilità dei flussi di ricchezza prodotti dalla gestione operativa; il valore at-
tuale del risparmio fiscale è dato da:
VA del risparmio fiscale = ( ) T D2
r D r T VA c D D c Rf = =
.
Dove: D = debito;rD = costo del debito;
rDD = ammontare degli interessi;
Tc = aliquota d’imposta della società.
Quindi il valore dell’impresa diviene: Valore
dell’impresa =
Valore se finanziata
tramite capitale netto + TcD
Introducendo anche le imposte personali si può definire il vantaggio relativo al debito per l’impresa che sarà pari a:
Vantaggio fiscale del debito =
)] 1 )( 1 [( ) 1 ( c pe p T T T − − − 2 .
1 Vedi, in particolare, le considerazioni svolte nel Capitolo 1 del presente lavoro con riferi-
mento ai fondamenti della struttura finanziaria ed alle proposizioni di Modigliani e Miller in presenza di imposizione fiscale.
2 Si veda in tal senso R.A. B
REALEY-S.C. MYERS-S. SANDRI, Principi di finanza aziendale,
cit., p. 481 ss.; le indicazioni non costituiscono una “via” da seguire per decidere la politica di indebitamento ma misurano i benefici fiscali generati dalla deducibilità degli oneri finanziari sostenuti dall’impresa. Illuminante, sotto questo profilo il pensiero degli autori: «Crediamo che
Dove:
Tc = aliquota d’imposta societaria;
Tpe = aliquota d’imposta personale sul reddito da azioni;
Tp = aliquota d’imposta personale sugli interessi.
In tal senso l’aumento del debito è vantaggioso se (1 – Tp) è maggiore di
(1 – Tpe)(1 – Tc); in caso contrario risulterà svantaggioso.
Esistono due casi particolari; il primo è quello per cui Tpe = Tp cioè i redditi
da azioni e da interessi sono tassati a livello personale con la stessa aliquota ef- fettiva; il vantaggio fiscale dipende solo dall’aliquota d’imposta sul reddito del- la società: Vantaggio relativo = ) 1 ( 1 c T − .
Il secondo caso particolare si verifica quando le imposte personali e societa- rie si compensano rendendo la politica di indebitamento irrilevante; ciò accade quando Tc è inferiore a Tp e Tpe è basso:
(1 – Tp) = (1 – Tpe)(1 – Tc).
Questa analisi porta a considerare che il beneficio fiscale del debito può pre- sentare differenze, talvolta anche significative, in relazione alla diversità dei si- stemi fiscali sul piano internazionale.
Inoltre occorre tener conto che il vantaggio fiscale connesso all’indebita- mento tende a essere diversamente significativo a seconda che l’impresa di- sponga di scudi fiscali diversi dal debito; se questi aumentano, naturalmente si riduce l’aliquota fiscale effettiva gravante sul reddito d’impresa e, di conse- guenza si riduce anche il valore del beneficio fiscale connesso al debito.
Con particolare riferimento allo scenario delle imprese italiane, uno degli aspetti di tradizionale debolezza del sistema economico-produttivo nazionale è rappresentato dalla sottocapitalizzazione delle imprese, troppo a lungo incenti- vate alla raccolta di capitale di debito per il finanziamento degli investimenti, dalla presenza di una pressione fiscale che poteva anche dimezzare il costo di approvvigionamento e copertura del fabbisogno finanziario.
All’interno di tale contesto di riferimento, il Governo Italiano, stimolato dal- la crescente integrazione economica dei mercati e convinto della necessità per le imprese di competere a livello globale per potersi sviluppare localmente, è
l’indebitamento delle società comporti un moderato vantaggio fiscale, se non altro per le società che sono ragionevolmente sicure di poter utilizzare i risparmi fiscali. Per le altre, invece, rite- niamo che esista un lieve svantaggio fiscale».
intervenuto con una serie di agevolazioni e riforme di natura fiscale3 che, nel
corso dell’ultimo decennio, hanno avuto il duplice scopo di incentivare la capi- talizzazione delle imprese nazionali e di sviluppare gli investimenti produttivi, nell’ambito di un più generale disegno di rilancio dell’economia.
L’incentivo all’utilizzo congiunto della leva fiscale e finanziaria ha generato una riduzione del risparmio d’imposta derivante dalla deducibilità degli oneri finanziari, per effetto dell’introduzione dell’Irap (1997), imposta regionale sulle attività produttive gravante anche sugli interessi passivi, indirizzando le scelte di struttura finanziaria verso una maggiore capitalizzazione.
La contemporanea previsione di una sistema di tassazione “duale”, denomi- nato DIT (dual income tax), in aggiunta alla disciplina dell’Imposta sulle socie- tà di capitali, ha, seppur temporaneamente, aumentato il ventaglio di opportuni- tà insite nella legislazione fiscale che l’organo di governo dell’impresa può co- gliere con un certo margine di discrezionalità.
Nel corso del 2001, nell’ambito di una serie di interventi volti ad incentivare gli investimenti aziendali ed a rilanciare l’economia nazionale, è stata ripropo- sta la detassazione degli utili reinvestiti (già utilizzata nel 1994 e, con modifi- che, negli anni successivi fino al 1996), attuata attraverso la previsione di un bonus fiscale legato alla acquisizione di beni strumentali.
Le imprese, in presenza di tali effetti incentivanti, debbono cogliere le op- portunità insite nella legislazione fiscale ed avere come obiettivo, correlato alle scelte di carattere gestionale, l’ottimizzazione della propria fiscalità, valutando i progetti di sviluppo in funzione dell’incremento di valore dell’attività aziendale e della loro compatibilità finanziaria all’incremento del capitale necessario alla concreta realizzazione, al fine di essere in grado di pianificare le modificazioni
derivanti da una diminuzione del tasso di prelievo fiscale4.
Al fine di chiarire lo scenario attuale, all’interno del quale l’organo di go- verno dell’impresa muove le sue valutazioni con riferimento alla fiscalità d’im- presa, giova riassumere i principali modelli impositivi, e le loro evoluzioni, con specifico riferimento al nostro paese.
3 Per una disamina delle agevolazioni agli investimenti si veda N. M
IGLIETTA, The Main Incen-
tives for SMES Investments in Italy, in Atti del Convegno, Business Policies and Strategies in a Global Market a Framework for SMES. Cases and Studies, Torino, 14 novembre 2002, p. 609 ss.
4 Sul tema delle modificazioni strutturali con variazioni del tasso di prelievo fiscale e del
quoziente di indebitamento si veda G.M. GOLINELLI, L’approccio sistemico al Governo dell’im-