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L’evoluzione della struttura finanziaria

La struttura finanziaria delle imprese italiane

3.4. L’evoluzione della struttura finanziaria

Prima degli anni ’70 26 le imprese italiane hanno attraversato un decennio di

crescita autofinanziata (anni ’50) ed un periodo di introduzione dell’indebita- mento con una marcata presenza di autofinanziamento (anni ’60). I mezzi pro- pri delle imprese si riducono drasticamente in corrispondenza dei primi anni ’70, caratterizzati dallo sviluppo finanziato con ricorso all’indebitamento. Fino agli anni ’80 la capacità di autofinanziamento si è drasticamente ridotta per ef- fetto del calo di redditività a livello aggregato. Una forte inflazione e condizioni generali di profonda ristrutturazione economico-finanziaria toccano il culmine nel 1981, anno dopo il quale si assiste ad una riduzione del grado di indebita- mento delle grandi imprese, anche favorito dal progressivo recupero della red- ditività. Dal 1988 (e fino al 1993) riprende l’ascesa del debito in corrisponden- za di una nuova contrazione del ciclo economico.

Una nuova inversione di tendenza, come già accennato, parte dal 1993 e pre- suppone incentivi alla ricapitalizzazione delle imprese (riforma fiscale, introduzio- ne del dualismo impositivo per le imprese, disincentivo al debito penalizzato dall’introduzione dell’imposta regionale sulle attività produttive).

A partire dal 1999 27 si osserva, in merito alla struttura finanziaria, l’aumento

del rapporto tra capitale netto e debiti, che si è riportato su livelli prossimi a quelli

26 Le considerazioni sono tratte da quello che viene considerato come il più autorevole studio

dell’evoluzione della struttura finanziaria delle imprese italiane di L. CAPRIO, Le strutture finan-

ziarie delle imprese nei principali paesi industrializzati, cit.

27

CENTRALEDEI BILANCI, Economia e finanza delle imprese italiane, XVI Rapporto, 1999-

2001, Bancaria Editrice, Roma, 2003. Le rilevazioni effettuate in questo capitolo sono rilevate

dal campione chiuso estratto dal Sistema Informativo della Centrale dei Bilanci, comprendente 15.142 imprese di cui 9.667 appartenenti ai settori della Trasformazione Industriale. Conside- rando le dimensioni complessive del campione, il totale dei dipendenti occupati presso le impre- se censite è risultato nel 1999 di circa 2 milioni e 750 mila unità, ed il valore aggiunto comples- sivamente prodotto è stato pari a 175.416 milioni di euro. Per quanto riguarda la sola Trasfor- mazione Industriale, la rappresentatività del campione rispetto ai dati di Contabilità nazionale, in termini di dipendenti occupati presso le imprese, corrisponde ad una copertura del 39%, che sale al 46% in termini di valore aggiunto.

rilevati nei primi due anni del decennio (109,8% nel 1999 rispetto a 109,4% nel 1991), pur in presenza di un aumento dei debiti finanziari in rapporto al valore ag- giunto. Il recupero di maggiore autonomia nei confronti dei finanziatori esterni è evidenziato anche dalla maggiore incidenza dell’autofinanziamento rettificato sui debiti finanziari (19,3%), aumentato di un punto percentuale rispetto al 1998.

Le scelte finanziarie che le imprese hanno assunto nel 1999 si sono tradotte in una crescita del capitale netto, aumentato di circa 1,5 punti percentuali in rapporto all’attivo netto (dal 29,9% del 1998 al 31,5%). Per quanto riguarda i debiti finanziari, l’incidenza della componente a lungo termine non ha subito variazioni rilevanti, permanendo all’11,2%, mentre i debiti a breve sono scesi al 15,8% dell’attivo.

I dati delle imprese manifatturiere confermano il rallentamento dell’attività economica iniziato già nell’ultimo trimestre del 2000 e proseguito in tutto il 2001 con un ulteriore peggioramento della situazione in seguito ai fatti dell’11 settembre. Nella valutazione della redditività complessiva si riscontrano alcune analogie con la situazione ed i risultati che avevano caratterizzato il periodo precedente confermando il permanere delle non favorevoli condizioni (vedi Fi- gura 3.4).

L’esame della profittabilità operativa evidenzia in generale un’ulteriore ri- duzione della capacità delle imprese private di generare valore a partire dal ca- pitale impiegato. Il ROA corrente arretra di quasi un punto percentuale e ancora più evidente è la contrazione del ROA operativo, indicatore di sintesi della red- ditività della gestione caratteristica, che passa dall’11,7% al 10%.

Figura 3.4. – Redditività, margine operativo lordo e netto 1999-2001

25,00

1999 2000 2001 MOL/Attivo lordo operativo

ROA corrente

Marg. op. netto/Cap. inv. 8,06 6,02 11,67 10,54 20,94 12,56 10,97 7,86 6,15

ROA operativo VA/Attivo lordo operativo

20,61 5,09 7,28 8,97 9,96 19,30 20,00 15,00 10,00 5,00

Fonte: CENTRALEDEI BILANCI, Economia e finanza delle imprese italiane, 1999-2001, XVI Rap-

porto, cit.

Figura 3.5. – Margini lordi e redditività operativa (corretti IRAP)

0 9,03 7,64 8,30 7,60 11,10 9,56 8,45 11,63 1998 1999

1998 corretto per IRAP 1999 corretto per Contr. Sanit. Margini Lordi/Fatturato Redditività Operativa 1998 1999

1998 corretto per IRAP 1999 corretto per Contr. Sanit.

2 4 6 8 10 12 14

Fonte: CENTRALEDEI BILANCI, Economia e finanza delle imprese italiane, 1999-2001, XVI Rap- porto, cit.

L’andamento dei debiti finanziari risulta in ulteriore crescita nel triennio 1999-2001, mentre il capitale netto subisce una lieve contrazione tra il 2000 ed il 2001 (vedi Figure 3.6 e 3.7).

Il minore impegno in termini di attività produttiva ha provocato un calo delle risorse assorbite dalla gestione operativa, causata dalla riduzione dei piani di in- vestimento e dalla stabilità del capitale circolante netto. L’incidenza dei fabbiso- gni operativi in rapporto al fatturato è scesa dal 7,1% del 2000 al 5% nel 2001; a questa riduzione si è affiancata quella, più contenuta, delle risorse interne. Condi- zionati anche dal contributo negativo degli oneri finanziari, l’autofinanziamento ante gestione finanziaria e imposte ha subito un calo di 0,4 punti e l’autofinan- ziamento netto un calo di 0,5 punti, entrambi in percentuale del fatturato.

In funzione dell’andamento descritto sopra risulta più comprensibile il mi- glioramento del saldo finanziario lordo e netto: quest’ultimo, pur rimanendo ne- gativo (– 2,6% in rapporto al fatturato), migliora di 1,2 punti percentuali rispet- to al periodo precedente a testimonianza di un minore bisogno di ricorrere a fonti di finanziamento esterne.

Figura 3.6. – Struttura patrimoniale ed equilibri finanziari 1999-2001

160

1999 2000 2001

Capitale circ./Attivo netto Debiti finanziari/Val. agg. Capitale netto/Debiti finanziari 9,71 128,79 140,12 92,35 97,26 10,13 124,21 89,00 9,69 140 120 100 80 60 40 20

Fonte: CENTRALE DEI BILANCI, Economia e finanza delle imprese italiane, 1999-2001, XVI

La copertura del fabbisogno finanziario ha comportato un minore ricorso al capitale di rischio e all’emissione di titoli di debito; per quanto riguarda i finan- ziamenti da banche o da altri istituti di credito è stato privilegiato l’indebita- mento a lungo termine, che è cresciuto più del fatturato, mentre quello a breve ha ridotto di 0,7 punti il suo peso sul totale delle vendite.

Ulteriori indicazioni sul livello di autonomia delle imprese nei confronti del- le fonti di finanziamento esterne provengono dall’analisi dell’autofinanzia- mento: la minore incidenza in rapporto ai debiti finanziari (pari al 16,2% rispet- to al 19,4% del 2000) è indicativa di una minore disponibilità di risorse genera- te internamente.

L’esame della redditività della gestione delle attività finanziarie rileva, in- nanzitutto, un calo nell’andamento dei proventi finanziari, che si riducono allo 0,5% in rapporto al fatturato. Analogamente, il ROA finanziario mostra un calo sostenuto dal 4,5% all’1,9%. In una fase congiunturale negativa, le imprese manifatturiere hanno ridotto in maniera consistente la loro redditività comples- siva. Se il ROA è calato di 1,2 punti (al 4,2%) rispetto al risultato del 2000, an- cora meno incoraggiante è l’andamento del ROIAT, che si è attestato al 6,9% (9,1% nel 2000).

Nella valutazione della redditività del patrimonio netto, infine, trova conferma il generale deterioramento della capacità reddituale: il tasso di profitto garantito agli azionisti subisce una contrazione dall’11,9% al 7,8% e, al netto delle impo- ste, la riduzione risulta ancora più evidente, con un ROE sceso all’1,2% dal 4,4% nel 2000.

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APITOLO

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