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Le imposte societarie in presenza di imposte personali: vantaggio fi scale e condizioni di neutralità

Effetti incentivanti della struttura finanziaria: la leva fiscale

6.3. I modelli imposit

6.3.3. Le imposte societarie in presenza di imposte personali: vantaggio fi scale e condizioni di neutralità

L’influenza delle imposte personali sul valore delle aziende ed il legame con le scelte finanziarie delle imprese nasce dalla “non neutralità” dei sistemi fiscali.

Con riferimento al sistema fiscale italiano, giova introdurre una serie di ca- ratteristiche che saranno utilizzate per analizzare le condizioni che un sistema

9 Così come ad un aumento dell’imposta pagata dai finanziatori su un euro di interesse addi-

zionale corrisponde un minore interesse nel finanziare l’impresa, allo stesso modo, per l’im- presa, la presenza di scudi alternativi, riduce la valutazione di convenienza del debito.

tributario dovrebbe rispettare al fine di rendere ininfluenti le decisioni aziendali in merito alle scelte della struttura finanziaria.

In linea generale, gli elementi che qualificano e caratterizzano un sistema fi- scale sono numerosi, ma i più importanti sono: le aliquote e la base imponibile. Con riferimento alla base imponibile, ai fini della tassazione sul reddito del- le imprese, l’aspetto che maggiormente è in grado di influenzare le scelte di fi- nanziamento dell’impresa fa riferimento al regime di deducibilità del costo del capitale di debito e di quello proprio.

È possibile riconoscere diversi tipi di deduzione: una deduzione integrale so- lamente degli interessi passivi netti, una deduzione integrale sia degli interessi passivi netti sia del costo del capitale proprio, ed infine un’indeducibilità degli interessi passivi netti e del costo del capitale di rischio.

Una volta stabilita la base imponibile, il vero problema risiede nel fatto che un individuo può subire la tassazione anche su investimenti di natura finanziaria.

In relazione al sistema di tassazione dei redditi di natura finanziaria, il si- stema impositivo italiano si basa sul divieto della doppia imposizione, in base al quale uno stesso reddito non può essere tassato due volte (una prima volta in capo alla società e una seconda volta in capo al percettore del dividendo). Per evitare questa doppia imposizione, si può utilizzare il meccanismo del credito d’imposta attraverso il quale le imposte pagate dalla società costituiscono un acconto su quelle dovute a livello personale da colui che percepisce il dividendo.

Sono tre le possibilità che si possono presentare in relazione al confronto fra il credito di imposta e l’aliquota marginale dell’azionista.

Nel caso in cui i due termini di confronto coincidano, l’azionista non dovrà versare né ricevere nulla dal fisco; nel caso in cui l’imposta calcolata sulla base dell’aliquota marginale personale dell’investitore fosse superiore al credito d’imposta, l’azionista dovrà versare un conguaglio; infine, se il credito d’im- posta si rivelasse superiore, l’azionista avrà diritto al rimborso dell’imposta pa- gata in eccedenza a livello aziendale.

L’utile ante imposte, realizzato dall’impresa, è assoggettato, dopo le “corre- zioni” fiscali (determinate dalle variazioni in aumento e diminuzione legate alla

normativa tributaria)10 ad un’imposizione societaria (l’imposta che colpisce il

reddito delle persone giuridiche); la differenza netta può essere distribuita sotto forma di dividendo.

10 Tale fenomeno, noto anche come “doppio binario”, crea, di fatto, un disallineamento tra

l’utile ante imposte ed il risultato imponibile sul quale le imposte vengono effettivamente calco- late; ciò deriva, essenzialmente, proprio dall’applicazione della normativa tributaria, che prevede regole di determinazione del risultato d’esercizio differenti da quelle civilistiche.

A fronte dell’incasso di questo dividendo netto, l’azionista gode di un credi- to d’imposta pari all’imposta pagata dalla società. Tale credito d’imposta viene quindi aggiunto al dividendo netto per dar luogo al dividendo imponibile. Su quest’ultimo ammontare si calcolerà l’imposta dovuta sulla base dell’aliquota marginale dell’azionista, ed infine si provvederà a scomputare il credito d’im- posta per determinare l’eventuale conguaglio da versare o il credito residuo.

Le caratteristiche del nostro sistema tributario prevedono, inoltre, la deduci- bilità degli interessi passivi per le imprese, e l’imponibilità degli interessi attivi, tassati, a livello personale, sulla base di aliquote differenziate a seconda del credito cui si riferiscono (12,5% sul rendimento derivante da titoli di Stato e dalle obbligazioni, 27% sul rendimento derivante dai conti correnti bancari).

Infine occorre tener presente che i capital gain vengono assoggettati ad im- posta non al momento della loro maturazione, ma nell’esercizio nel quale essi vengono realmente conseguiti in seguito alla cessione dei titoli. Per le imprese, queste plusvalenze costituiscono reddito imponibile, per le persone fisiche l’im- posizione è nella misura del 27% (in caso di cessione di partecipazioni qualifi- cate) e del 12,5% (in caso di partecipazioni non qualificate)11.

Con riferimento alla “neutralità”, un sistema fiscale può essere definito neu- trale quando non genera alcuna preferenza negli azionisti tra le varie modalità alternative di finanziamento. In tale sistema per gli azionisti sarebbe ininfluente finanziare l’azienda con capitale di debito o con capitale proprio oppure ritene- re gli utili rispetto all’ipotesi di distribuzione degli stessi o di emissione di azioni per lo stesso importo.

Il sistema italiano difficilmente potrebbe essere definito neutrale, poiché, nonostante i numerosi tentativi di “armonizzare” le varie forme di prelievo fi- nanziario, allo stato attuale la normativa risulta ancora essere troppo copiosa e troppo poco coordinata.

Quando i sistemi fiscali si presentano non neutrali, i mercati finanziari per- dono le loro caratteristiche di omogeneità e assumono una connotazione forte- mente segmentata; le esigenze dei vari attori di mercato si presentano non o- mogenee e notevolmente differenziate.

Per l’impresa diventa importante conoscere le esigenze dei singoli segmenti per poter orientare al meglio le proprie politiche finanziarie e per massimizzare il valore degli azionisti. Quest’ultimo obiettivo è, però, realizzabile solo in pre- senza di mercati sviluppati, mentre in mercati poco evoluti, dove l’azionariato

11 La differenziazione si riferisce alla percentuale di partecipazione dell’azionista nell’im-

presa; a titolo esemplificativo nelle società per azioni quotate in borsa tale percentuale è fissata nella misura del 5% del capitale sociale.

si presenta concentrato, perde di importanza poiché le esigenze da soddisfare sono quelle dell’azionista che detiene il controllo e non quelle del mercato.

In Italia, le caratteristiche del mercato finanziario sono condizionate ancora da un livello di concentrazione dell’azionariato elevato e da un sistema capitali- stico concentrato nelle mani di un ristretto numero di gruppi familiari. È quindi evidente che prevalgano le esigenze degli azionisti di controllo, ed in particola- re quelle di natura fiscale, su quelle del mercato12.