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Tra denaro e prigionia: coerenza semantica e ‘militanza’ anti-totalitaria

Roger Warren, nell’introduzione all’edizione Oxford del Cymbeline, scrive che Shakespea- re, come il poeta latino Ovidio, adotta una tecnica mirata a ottenere, attraverso l’isolamento dei momenti individuali, un climax emotivo.

Ovid, of course, has to achieve this effect by the language alone; Shakespeare does so by combination of language and theatrical sophistication to create a self-sufficient dramatic uni- verse. He draws upon very different sources […] to bring toge- ther at least three different worlds which seem at first to have very little in common: Roman Britain, medieval-to-Renaissance Italy, and the Jacobean England in which he is writing. The result is a mythical world which is at once remote and recogni- zable229.

L’aspetto interessante dell’osservazione citata è la concezione che vi è presupposta, l’idea, cioè, che il Cymbeline sia un’opera costituita da tante parti distinte che devono essere tenute insieme da un collante. Questo collante è, per Shakespeare, la combinazione di dispositivi non

Roger Warren, “Introduction”, op. cit., p. 26.

solo teatrali, ma soprattutto linguistici. Il pregiudizio di dramma disorganico e slegato, come ricordato, insegue il Cymbeline da sempre, ma è appunto l’unità delle cellule semantiche che lo costituiscono a garantirgli una coesione che altrimenti mancherebbe. Quando i due genti- luomini ai quali Shakespeare affida l’introduzione discutono tra loro dell’esilio a cui è stato costretto Posthumus a causa del rapporto con la principessa Innogen, osservano come il prez- zo che quest’ultima stia pagando sia la misura di quanto lo stimi e lo ritenga degno: il fatto di aver rinunciato alla sua posizione a corte e di aver sfidato il padre concretizza il valore ‘di mercato’ di lui (1.1.50-54). Il sacrificio astratto di Innogen viene quantificato, oggettivato: nello stesso modo, Miranda, in The Tempest, accrescerebbe il proprio valore di mercato sacri- ficando l’immediata ‘consumazione’ dell’amore per Ferdinand. Ancora più interessante è il modo in cui Shakespeare tratta dal punto di vista linguistico il momento dell’addio tra i due sposi che coincide, tra l’altro, con lo scambio reciproco di monili come pegni di amore e di fedeltà vicendevoli. Posthumus confessa il suo complesso d’inferiorità nei confronti della moglie che lo supera tanto nella gerarchia sociale quanto nella generosità del dono: «As I my poor self did exchange for you / To your infinite loss, so in our trifles/ I still win of you» (1.1.120-122). «Exchange» è un preciso riferimento allo scambio commerciale; «loss», nel senso di “perdita” rappresenta in questo contesto la perdita finanziaria; «win», inteso come “ottenere vantaggio” afferisce ugualmente alla sfera economica. Shakespeare, attraverso le scelte linguistiche dipendenti da uno stesso spettro semantico, restituisce fin da subito al suo pubblico l’immagine di un matrimonio costruito su basi traballanti e ossessionato della sua stessa asimmetria e dello squilibrio sociale per il quale solo una delle parti si trova nella condizione di ricevere un vantaggio. Lo stato della relazione risente ancora di una visione medievale e astratta dell’amore, cavalleresca nell’idea stessa che il sentimento debba essere codificato come un rituale di venerazione e come un servigio, però, allo stesso tempo, l’oriz- zonte sociale è già pre-capitalistico, è già borghese: per esprimere il concetto di scambio i contorni si fanno meno spirituali e sfumati, ma anzi coincidono con la monetizzazione di ciò che è astratto. Innogen, in prima persona, sembra aver interiorizzato una mentalità propria- mente ‘finanziaria’ quando spiega al padre che il costo emotivo e materiale del matrimonio (l’esilio del marito) sorpassa il prezzo che Posthumus ha pagato per lei e, dunque, il suo stesso

valore. La scelta lessicale trasfigura una visione che tende a commercializzare i sentimenti, a ricondurli a oggetti dal valore determinabile, ad appunto un prezzo.

INNOGEN Sir,

It is your fault that I have loved Posthumus. You bred him as my playfellow, and he is A man worth any woman, over-buys Almost the sum he pays. (1.1.144-148)

Anche all’interno dell’episodio della scommessa, nello scambio di battute tra Iachimo e Posthumus, quest’ultimo, prima di cedere all’intrigo dell’italiano, insiste ripetendo che la sti- ma che ha della moglie corrisponde al suo effettivo valore di persona: «I praised her as I rated her» (1.4.73), vale a dire “le rendo giustizia nella stessa misura in cui la stimo degna di un va- lore quantificabile, secondo il prezzo che le attribuisco” . Iachimo esplicita, a un certo pun230 -

to, l’equazione implicita tra donna e oggetto concretizzando, attraverso il linguaggio, una si- neddoche tra Innogen e l’anello che ha regalato al marito: quell’anello diventa allora lo schermo retorico dietro il quale si nasconde, si riassume e, più propriamente, si trasforma in capitale la figura di lei.

IACHIMO

You may wear her in title yours, but you know

strange fowl light upon neighbouring pounds. Your ring may

be stolen too; so your brace of unprizable

estimations: the one is but frail, and the other

A cunning thief or a that-way accomplished courtier

would hazard the winning both of first and last. (1.4.91-96)

Quando Iachimo raggiunge Innogen e si ritrova a conversare con lei, meravigliatosi della sua levatura, esprime tutto il suo stupore sottolineando la sproporzione tra il merito di Po- sthumus e il valore del dono ricevuto, la moglie: ancora una volta, il rapporto coniugale al

La lode della donna, come motivo letterario medievale che compara e quantifica il valore morale di una don

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na, trova una sua rielaborazione nell’Othello (2.1.124-163), come conseguenza di uno scambio di battute tra De- sdemona e Iago.

centro del Cymbeline è presentato in termini competitivi (1.6.78-81). Nel tentativo di scredita- re il marito agli occhi di Innogen, Iachimo la provoca dicendole che Posthumus ripaga la sua fedeltà e la sua astensione da piaceri sessuali illeciti concedendosi i lussi (e le lussurie) più sfrenati e tutto ciò a sue spese («upon your purse», 1.6.134): è evidente che l’italiano stia cer- cando di mettere il suo rivale nella scommessa in cattiva luce, ma il fatto che rimarchi la di- pendenza economica di lui è un fatto significativo e ribadisce, da una parte, l’ossessione per- vasiva per il denaro del dramma e, dall’altra, il motivo dello squilibrio di coppia. Il plot co- niugale del Cymbeline evolve in questo senso, in un processo che parte dallo scompenso ini- ziale per approdare alla simmetrizzazione tra le due parti coinvolte nel ‘contratto’ matrimonia- le. Iachimo, nel mostrare a Posthumus, il bracciale sottratto alla moglie, brandito come prova inconfutabile della sua caduta, accompagna il gesto con parole che ancora, ossessivamente, afferiscono alla sfera del denaro.

IACHIMO

Sir, I thank her, that. She stripped it from her arm. I see her yet.

Her pretty action did outsell her gift, She gave it me, And she said prized it once. (2.4.100-104)

Lo stesso Posthumus, persuaso della colpa di Innogen e, per questo, furioso, esprime la propria delusione rivelando una mentalità permeata a un livello molto profondo dalla logica della monetizzazione: «the cognizance of her incontinency/ Is this: she hath bought the name of whore thus dearly» (2.4.127-128). Il prezzo con cui Innogen ha pagato il proprio nome di “sgualdrina” è molto caro; questo prezzo è l’anello di diamanti che ha ereditato dalla madre e dato in pegno al marito, e il prezzo è altissimo per una duplice ragione, per il suo valore effet- tivo, per così dire economico, e, allo stesso tempo, per il suo valore affettivo. Un oggetto di- viene sineddoche per l’intera persona di Innogen in un’equazione di grande efficacia nell’e- vocare la perversione di identificare la persona con il ‘capitale’. Questi luoghi del dramma citati bastino per esemplificare, da una parte, il preciso disegno drammaturgico di omogeneiz- zazione e di accentazione semantica della dinamica predatoria da parte del mercato e dei suoi specifici linguaggi nei confronti dei concetti astratti e di sentimenti impalpabili; dall’altra,

l’intuizione di concepire in termini ‘capitalistici’ la crisi coniugale, utilizzando un impianto di immagini e metafore che riconducono al trauma non ricomposto dello squilibrio economico e all’incapacità di emancipare l’amore dalla stima sociale due delle sueprincipali cause . La 231

stessa regina, in un aside, dissimula dietro un linguaggio compenetrato da un immaginario economico, l’ambiguità del suo rapporto coniugale con Cymbeline: «I never do him wrong / But he does buy my injuries to be friends, / Pays dear for my offences» (1.1.105-107). Cym- beline paga caro le offese che gli riserva sua moglie, ma in questo tributo dovutole sembra essere implicato un compiacimento del marito, un suo piacere masochistico o forse solo ottu- so . Leo Salingar osserva che Shakespeare «changes the wager story as he found it in the 232 Decameron and Frederyke, removing the mercantile setting and altering the wife’s adventu-

res, he brings it much nearer to the old romance» : in realtà, pur estirpando dalla fonte l’am233 -

bientazione ‘borghese’ che le è propria e sostituendola con il contesto aristocratico, il sostrato mercantile non viene neutralizzato, ma si trasferisce nel linguaggio e diviene occasione per un traghettamento semantico. Clara Mucci ricostruisce la Londra in cui Shakespeare opera, una città interessata da una crescita vorticosa e da uno scenario pre-capitalistico in cui l’ossessione per la purezza del rango è ancor più esacerbata a seguito dell’ascesa, divenuta inarrestabile, di certi mercanti ‘corsari’ che cercano di insediare, spesso riuscendoci, il primato aristocratico: il

subgenre drammatico della city-comedy, ad esempio, recepisce, satirizzandolo, la spaccatura

civile interna alla città di Londra, figurativamente strattonata tra nobili in possesso di un tito- lo, ma privi di disponibilità economica, e parvenu ricchissimi e ambiziosi, affamati di promo- Vi sono altri esempi dell’uso di un linguaggio semanticamente afferente alla sfera della mercatura: ad es. in

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1.4.129-132, Iachimo esprime tutto il proprio risentimento misogino attraverso l’immagine di una merce (la car- ne delle donne) che, pur pagata a carissimo presso, non è comunque immune dalla degenerazione: «If you buy ladies’ flesh at a milion a dram, you cannot preserve it from tainting». L’ossessione per il denaro non è prerogati- va del solo Iachimo e, in modo riflesso, di Posthumus e Innogen. Anche Cloten sembra aver interiorizzato il cli-

ché dell’onnipotenza del denaro: «’Tis gold/ Which buys admittance – oft it doth – yea, and makes/ Diana’s ran-

gers false themselves, yield up/ Their deer to th’ stand o’th’ stealer; and ’tis gold/ Which makes the true man kil- led and saves the thief,/ Nay, sometime hangs both thief and true man. What/ Can it not do and undo?» (2.3.65-71).

Scrive A. A. Stephenson, in “The Significance of Cymbeline”, in Scrutiny, 10, 1942, p. 333, a tal proposito:

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«This quotation suggests, perhaps, that the whole complicated price-imagery is an elaborate extension of the fa- miliar ambiguity of ‘dear’». Si legga tutto il contributo alle pp. 329–333.

Leo Salingar, Shakespeare and the Traditions of Comedy, Cambridge, Cambridge University Press, 1976, p.

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zione sociale . Benché il Cymbeline appaia vistosamente proiettato nell’orizzonte del mito e 234

del folktale, in realtà, ingloba, nella sua doppiezza costitutiva, anche l’ansia nei confronti di un assetto sociale che si fa progressivamente sempre più mobile e sfumato, e diviene di con- seguenza sempre più resistente alle briglie di classe. A Cloten, il villain del dramma, Shake- speare affida una violenta sferzata apparentemente rivolta verso il rivale in amore Posthumus ma, in verità, scagliata contro ciò che Posthumus rappresenta, la minaccia della contamina- zione sociale, dell’imbastardimento delle classi.

CLOTEN You sin against Obedience, which you owe your father. For The contract you pretend with that base wretch,

One bred of alms and fostered with cold dishes, With scraps o’th’ court, it is no contract, none;

And though it be allowed in meaner parties

– Yet who than he more mean? –to knit their souls, On whom there is no more dependency

But brats and beggary, in self-figure knot , 235

Yet you are curbed from that enlargement by The consequence o’th’ crown, and must not foil

The precious note of it with a base slave, A hilding for a livery, a squire’s cloth, A pantler –not so eminent. (2.3.112-124)

L’estrazione sociale di Innogen, la sua condizione di erede al trono, rappresenta un elemen- to costrittivo, una limitazione alla sua libertà di scelta: non si sarebbe insistito così tanto sullo squilibrio di classe se questo non fosse stato legato a dinamiche ereditarie. La limitazione del- l’iniziativa e del movimento cui Innogen è costretta è un’altra prerogativa del personaggio, insieme alla sua rispettabilità calunniata e alla funzione pedagogico-redentrice. La regina-ma- trigna, che falsamente intende consolarla, le si rivolge definendola una prigioniera a contatto con un carceriere benevolente: «You’re my prisoner, but / Your jailer shall deliver you the keys / That lock up you restraint» (1.1.73-75). Posthumus, al momento dello scambio dei doni prima dell’addio, le chiude al polso un braccialetto: «It is a manacle of love, I’ll place it/ Upon the fairest prisoner» (1.1.123-124). L’espressione è naturalmente retorica, ma contribui-

Clara Mucci, Il teatro delle streghe, op.cit., pp. 17-18.

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Il termine fa riferimento a un matrimonio celebrato senza il consenso dei genitori o la benedizione della Chie

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sce alla definizione di Innogen come un oggetto dal valore quantificabile, che dà lustro alla reputazione del marito e che quest’ultimo deve pertanto sigillare. Come osserva Valerie Way- ne, il termine denota la volontà di Posthumus di ‘contenere’ la sessualità della moglie. Se l’anello, in quanto regalo che Innogen ha ricevuto dalla madre, rappresenta il dono non solo di un affetto, ma anche di un lignaggio, il braccialetto aggiunge, alla significazione sociale, an- che il desiderio malcelato del marito di imporre una restrizione alla moglie: «both the manacle as a sign of Innogen’s enclaved sexuality and the ring as a confirmation of her maternal ligna- ge has become contaminated through this final exchange, because both confirm and “purcha- se” women’s illicit circulation» . Quando, alla fine del dramma, Innogen, grazie all’agnizio236 -

ne propiziata da Belarius, scopre che quei ragazzi conosciuti in Galles sono i suoi fratelli per- duti nell’infanzia, Cymbeline si sente in dovere di consolarla per aver perduto il regno che ora, in presenza di un erede maschio, non spetta più a lei. Innogen risponde al padre che sì ha perduto il regno ma, al suo posto, ha guadagnato due mondi (5.4.375): l’immagine, oltre a es- sere di grande bellezza, sembra comunicare non solo un sollievo, ma anche una liberazione, un’apertura sempre procrastinata e mai conclusa, che ora ha la possibilità di compiersi. Inno- gen guadagna due fratelli che sono come due mondi inesplorati e vastissimi e, insieme, gua- dagna uno spazio che prima le era negato, soffocata dal rango e dalla strumentalizzazione cui tanto il padre quanto il marito l’hanno sottoposta. È allora la vita, e non la morte, l’unico re- gno di libertà possibile, e non c’è mistica che possa elevare il nulla a luogo di sollievo e libe- razione. La schiavitù è, quasi ‘senecanamente’, una realtà solo mentale: la sua proiezione so- ciale è soltanto un’illusione, un edificio da demolire. Le catene sono i lacci intangibili che co- stringono la coscienza alla contemplazione della sua colpa. L’unico strumento di libertà è il pentimento, l’interiorizzazione della responsabilità dell’errore commesso e i ceppi alle cavi- glie sono accessori di una redenzione che non può compiersi se non all’interno del proprio spazio morale, come osserva Posthumus in un’intima resa dei conti con se stesso.

POSTHUMUS

Most welcome bondage; for thou art a way,

Valerie Wayne, “The woman’s parts of Cymbeline”, in Jonathan Gil Harris – Natasha Kord (a cura di), Staged

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I think, to liberty.

[…] My conscience, thou art fettered

More than my shanks and wrists : you good gods, give me 237

The penitent instrument that bolt,

Than free for ever. Is’t enough I am sorry? So children temporal fathers do appease; Gods are more full of mercy. Must I repent, I cannot do it better than in gyves,

Desir’d more than constrain’d: to satisfy, If of my freedom ’tis the main part, take

No stricker render of me than my all. […]

For Innogen’s dear life take mine, and though ’Tis not so dear, yet ’tis a life; you coined it. ’Tween man and man they weigh not every stamp; Though light, take pieces for the figure’s sake; You rather mine, being yours. And so, great powers,

If you will make this audit, take this life, And cancel these cold bonds. (5.4.3-28)

La sovrapposizione del lessico monetario alla semantica della prigionia si condensa nelle ultime due parole laddove «cold bonds» sdoppia i piani di riferimento e assume simultanea- mente il significato di contratti finanziari vincolati e di catene metalliche. La fama di dramma pasticciato e confuso che insegue il Cymbeline è smentita, allora, dal suo stesso, lucidissimo progetto linguistico. Attraverso l’assimilazione di contabilità e costrizione, monetizzazione e cattività, Shakespeare denuncia l’assurdità di una costruzione culturale che, nell’ossessione di quantificare e di competere, condanna l’umanità a un fondo arido e immobile. Solo nella comprensione dei moventi, nell’interiorizzazione dei dati esterni e delle convenzioni sociali, in un loro accoglimento sorretto da un significato e da una profondità di visione, è data agli uomini un’occasione di libertà.