• Non ci sono risultati.

Verificare l’amore: la riscrittura del protocollo erotico

In questa prospettiva, il quarto romanzo del corpus, pur inserendosi nella topica romanze- sca, apparentemente non aderisce alla poetica del ‘gioco del mondo’ e dell’erranza, né tanto- meno alla rivisitazione narrativa del νόστος epico, ma testimonia un tentativo di rinnovamen- to e di gestione autonoma ed originale del materiale modulare: si tratta di Dafni e Cloe di Longo Sofista, una declinazione bucolica in quattro libri del filone, in cui la narrazione è esclusivamente ambientata a Mitilene, sull’isola Lesbo. Sulle origini dell’autore, che ha scrit- to l’opera in un periodo compreso tra II e III secolo, si è a lungo discusso: un autoschediasma lo vorrebbe lesbio, perché lesbio è il setting del romanzo, ma pare che, in verità, l’identità di Longo Sofista fosse romana (un romano coltissimo e perfettamente bilingue) o, perlomeno, quella di un liberto greco residente a Roma . 44

Dafni e Cloe epura l’elemento del viaggio e si profonda in un idillio pastorale che segue l’andamento dei cicli delle stagioni, in cui la natura è vista esclusivamente come benefica e al selvatico è concesso pochissimo spazio, all’interno di una concezione della bestialità come ambito in sostanza distante e inoffensivo, se non per l’eccezione rappresentata dal personag- gio di Dorcone che incarna una ferinità tanto minacciosa quanto, comunque, velocemente ar- ginata. Se, anche in questo romanzo, ritroviamo una coppia eterosessuale, l’eroe e l’eroina simmetrici e complementari, diversamente dagli altri testi, l’amore non nasce al primo incon- tro, ma affiora dopo anni e anni di reciproca conoscenza e frequentazione: Dafni e Cloe sono due trovatelli abbandonati dai genitori in campagna e adottati ciascuno da un pastore. Fin da subito è chiaro, però, che la loro origine non può essere campagnola, perché la straordinaria bellezza – di nuovo, il topos della superiorità estetica dei protagonisti – che li contraddistin- gue crea una dissonanza rispetto all’ambiente rurale in cui vivono. I due crescono insieme, felici tra i campi, pascolando pecore e capre. L’innamoramento, che attecchisce prima in Cloe, Si legga il contributo di John Robert Morgan, “Daphnis and Chloe: Love’s own Sweet Story”, in John Robert

44

Morgan–Richard Stonemann (a cura di), Greek Fiction. The Greek Novel in Context, London, Routledge, 1997, pp. 2208–2276.

la ragazza, e poi in Dafni, è l’evento che infrange la tranquillità delle loro vite ed è rappresen- tato secondo un’ottica ribaltata: è lei che, accompagnandolo a fare il bagno in una fonte nei pressi di una grotta, nota per la prima volta la bellezza di lui, un aspetto su cui non aveva mai posto attenzione prima d’ora e che le appare come una rivelazione. L’innamoramento è anche qui rappresentato come un momento epifanico e rivoluzionario, di rottura profonda delle con- suetudini radicate. Negli altri romanzi, a eccezione di Anzia ed Abrocome, a essere esaltata è 45

perlopiù la bellezza femminile , meno quella maschile. Cloe non è la sola ad essere soggetto 46

femminile desiderante e non solo desiderato del romanzo greco, un momento nella storia della letteratura occidentale che si distingue proprio per la rappresentazione equilibrata dei rapporti fra i generi e per lo spirito intraprendente e indipendente delle sue eroine, ma è senz’altro la prima figura femminile che, anche se inconsapevolmente, si smarca da una condizione di pas- sività e diviene regista della sua stessa storia, nonché motore della vicenda d’amore di cui è protagonista.

Nonostante le differenze, di cui l’assenza del motivo del viaggio e dell’escursione nell’eso- tico è la più significativa, Dafni e Cloe presenta comunque tutti gli elementi strutturali del romanzo greco, pirati compresi, benché relegati a un episodio minore. È, però, il ritardo del coronamento amoroso a causa sia dell’insidia di pretendenti sia dell’inesperienza erotica dei protagonisti il più importante tra i moduli romanzeschi presenti. Nei primi due romanzi, quel- lo di Caritone e di Senofonte efesio, la celebrazione del matrimonio è posta all’inizio, in quelli di Achille Tazio e Longo Sofista, al termine delle peripezie. Non è apparentemente una grossa differenza, perché la sostanza di un percorso di coppia accidentato viene conservata, ma non è

La descrizione del corpo abbronzato di Dafni al bagno è vagamente sensuale. Cloe crede che sia il bagno, e

45

non l’innamoramento che sta prendendo forma, la ragione della sua attrazione fisica per il compagno di giochi: «Ἦν δὲ ἡ µὲν κόµη µέλαινα καὶ πολλή, τὸ δὲ σῶµα ἐπίκαυτον ἡλίῳ: εἴκασεν ἄν τις αὐτὸ χρώζεσθαι τῇ σκιᾷ τῆς κόµης. Ἐδόκει δὲ τῇ Χλόῃ θεωµένῃ καλὸς ὁ Δάφνις, καὶ ὅτι τότε πρῶτον αὐτῇ καλὸς ἐδόκει, τὸ λουτρὸν ἐνόµιζε τοῦ κάλλους αἴτιον. Τὰ νῶτα δὲ ἀπολουούσης ἡ σὰρξ ὑπέπιπτε µαλθακή, ὥστε λαθοῦσα ἑαυτῆς ἥψατο πολλάκις, εἰ τρυφερωτέρα εἴη πειρωµένη» (I.XIII.2).

Alla lunga descrizione del bagno di Dafni segue la descrizione della fenomenologia dell’ægritudo amoris, se

46 -

condo la topica romanzesca di lunghissima tradizione (si pensi, in primis, a Saffo): l’amore di Cloe per Dafni è successivo a un bacio che riceve dalla sua compagna di giochi d’infanzia, ora vista in modo fatalmente diverso. Per quanto riguarda, l’aspetto del ribaltamento di prospettiva e della sostituzione dell’esaltazione della bellezza dell’eroina con quella dell’eroe, si noti come in tutti gli altri romanzi della tradizione, a inizio racconto, viene sottolineata la sorprendente bellezza fisica del personaggio femminile: in Charit. I.I; Xen. Eph. I.II; Ach. Tat. I.IV e Heliod. I.II.

superfluo osservare come, con l’evoluzione del romanzo greco, si sia rafforzato il tema della ricerca identitaria e della trasformazione della condizione di partenza: in questo caso, è la tra- sformazione dello status, dal semplice legame non ufficiale al vincolo istituzionalizzato, il riconoscimento anche giuridico e sociale di una promozione nel rapporto cui si aggiunge, in

Dafni e Cloe, l’agnizione finale che dissipa il mistero relativo alle origini dei due trovatelli.

Questi si scoprono figli naturali dei padroni e, perciò, appartenenti, per diritto, alla classe diri- gente e non a quella subalterna nella quale sono cresciuti. Il movimento centrifugo che inte- ressa gli altri romanzi, la dinamica partenza-erranza-ritorno, l’allontanamento da un centro geografico e il ritorno a quel centro dopo l’esperienza della ‘devianza’ appaiono, in Dafni e

Cloe, come un processo interno alla gerarchia sociale: anche per Dafni e Cloe l’avventura ro-

manzesca è una tensione verso il recupero di ciò che si è perso, ma in questo caso riguarda il lignaggio, la riconquista, dalla periferia della civiltà, di una centralità sociale. Alla riconquista delle origine corrisponde il dissolvimento di uno stato d’ignoranza che investe anche l’ambito delle pratiche affettive, il campo della conoscenza sessuale. Per Bachtin, come si è detto pre- cedentemente, nel romanzo greco prevaleva la dimensione dello spazio su quella del tempo: i personaggi vengono fatti rimbalzare da una parte all’altra del mondo, ma l’esperienza di altre realtà spaziali non materializza un’evoluzione personale, una concreta trasformazione esisten- ziale, una lettura, questa, resa sfocata da una miopia di fondo, la pretesa, cioè, di applicare le stesse chiavi interpretative indistintamente al mondo antico e al mondo moderno. È, infatti, come sostiene David Konstan, il tempo ad essere «the very essence in the Greek novels », 47

non un tempo ‘fisico’ , ma comunque un tempo fondativo: se l’innamoramento si realizza in un attimo, che sia quello del primo incontro o quello di un nuovo sguardo ‘rivelatore’ posto sull’altro, è la durata dell’amore a sostanziarlo e qualificarlo. Se il nucleo del romanzo greco è la difesa dell’amore dalle insidie esterne, siano queste l’altalena della fortuna o i pretendenti ansiosi di usurpazione, il focus è posto sulla perseveranza nella dedizione all’altro e su una continua verifica dello stato del sentimento: è la persistenza, e quindi la capacità di resistere al tempo, la prova della salute e della superiorità del legame e anche la sua distinzione (la sua

David Konstan, Sexual Symmetry: Love in the Ancient Novel and Related Genres, op. cit., p. 47. Si legga l’in

47 -

qualità superiore) rispetto alla seduzione rappresentata dagli agenti esterni, dalle forze disgre- ganti impersonate dai pretendenti, retaggio di una tradizione che rinviene il suo seme nel pa- radigma odissiaco. L’importanza della fedeltà nel romanzo greco come promessa vicendevole, un’intenzione di fermezza nel coltivare un progetto affettivo, è, allora, quanto di più lontano rispetto all’etica matrimoniale cristiana: la verginità che, nell’attesa di celebrare l’unione, i due protagonisti tentano di preservare è il preludio di un appagamento carnale sì rimandato, ma non per questo disinnescato o negato . Foucault, nel suo studio sulla storia della sessuali48 -

tà, notoriamente conclude il secondo volume dedicando un breve capitolo al romanzo greco, considerato come testimonianza letteraria di una fase storica di rinnovamento nella sensibilità affettiva, ed evidenzia come questo rappresenti un momento di affrancamento dalla visione spiccatamente ‘classica’ dell’amore come squilibrio di agenti e patenti, soggetti ed oggetti d’amore, in nome di una reciprocità perfetta degli affetti, di un’uguaglianza di ruoli e di ridi- stribuzione della polarizzazione di genere in senso paritario . Nel romanzo di Senofonte efe49 -

sio, Abrocome ed Anzia, la prima notte di nozze viene raccontata come una gara a chi dei due sposi si rivelasse più ardente: l’immagine della competizione viene lì evocata con l’obiettivo di negare quella stessa, per sottolineare l’impossibilità di un agonismo e di uno squilibro tra vincitore e vinto. I due amanti sono uguali in tutto, danno e ricevono piacere allo stesso modo, nella stessa misura . Come scrive Aldo Tagliabue, il romanzo è, inoltre, tutto contenuto tra 50

due notti che segnalano il compiersi dell’amore, la sua evoluzione dall’innamoramento inizia-

Cariclea, in Heliod. IV 18, utilizza l’ossimoro «casto desiderio», dove per «desiderio» la parola scelta è pro

48 -

prio ἔρως, il termine indicante l’amore sessuale: i due innamorati sono in preda a un sentimento d’amore insieme erotico e casto (perché congelato nelle sue possibilità di appagamento). In Ach. Tat. V 20, Clitofonte scrive a Leucippe per rassicurarla della sua fedeltà e le giura di aver conservato la sua verginità, «se verginità c’è anche negli uomini»: la verginità non è dunque concepita in senso letterale, ma come una disposizione dell’animo, un’intima devozione alla promessa d’amore.

Si legga l’intero volume di Michel Foucault, Histoire de la sexualité 2: L'usage des plaisirs, Paris, Gallimard,

49

1984; trad. it. di Laura Guarino, Storia della sessualità 2: l’uso dei piaceri, Milano, Feltrinelli, 1984.

Senofonte efesio sottolinea energicamente la dimensione della reciprocità nella passione e dell’uguale parteci

50 -

pazione non solo al godimento, ma a un medesimo stato d’animo, a una medesima predisposizione emotiva: «τοῖς δὲ ἑκατέροις πάθος συνέβη ταὐτόν, καὶ οὔτε προσειπεῖν ἔτι ἀλλήλους ἠδύναντο οὔτε ἀντιβλέψαι τοῖς ὀφθαλµοῖς, ἔκειντο δὲ ὑφ̓ ἡδονῆς παρειµένοι, αἰδούµενοι, φοβούµενοι, πνευστιῶντες: ἐπάλλετο δὲ αὐτοῖς τὰ σώµατα καὶ ἐκραδαίνοντο αὐτοῖς αἱ ψυχαί» (I.IX.1). L’immagine della gara che nessuno dei due innamorati può- vincere (perché pari nell’amore) è contenuta in I.IX.9: «ἐφιλονείκουν δὲ δἰ ὅλης τῆς νυκτὸς πρὸς ἀλλήλους, φιλοτιµούµενοι τίς φανεῖται µᾶλλον ἐρῶν».

le – prodotto attraverso lo sguardo, la reciproca fascinazione fisica e l’esperienza sessuale – all’amore come sentimento stabilizzato e istituzionalizzato. Il tempo ha convalidato l’amore, ne ha testato la fedeltà e, così, sancito il carattere di inviolabilità.

Il primo evento offre unità e coesione all’intera opera, poi- ché dà l’abbrivio al matrimonio dei protagonisti; le due notti, invece, nella loro diversità, descrivono la loro conversione da un amore puramente fisico ad uno spirituale. La centralità di questi temi è confermata dal viaggio, in cui Anzia ed Abrocome sono sfidati da numerosi rivali che mettono alla prova e fanno crescere la loro fedeltà51.

Nel romanzo greco, il protocollo sentimentale viene riscritto eliminando la distinzione tra ἐραστής ed ἐρώµενος, amante ed amato, perché sono venuti meno i suoi presupposti culturali e lo slancio idealizzante nella costruzione di una nuova etica amorosa ora recepisce con mag- giore sollecitudine altre urgenze. Il passo ulteriore che né Foucault né Konstan sembrano fare è quello di leggere questo aggiornamento del codice sentimentale come riflesso di un’ansia di decodificazione di una temperie storica disorientante: l’eliminazione dell’elemento di sopraf- fazione nel rapporto di coppia (prima concepito in modo asimmetrico , come azione dell’uno 52

che ricade sull’altro, sia all’interno di un’unione omosessuale sia in un rapporto eterosessua53 -

Aldo Tagliabue, “Le Efesiache come Penelopeide”, in M.P. Bologna and M. Ornaghi (a cura di), Signa Anti

51 -

quitatis, Atti dei Seminari di Dipartimento 2010, Quaderni di Acme 128, Milano, 2011, pp. 121-150.

Sull’asimmetria sessuale nelle società antiche si veda il volume curato da Josine Blok e Peter Mason, Sexual

52

Asymmetry: Studies in Ancient Society (Amsterdam, J. C. Gieben, 1987), che raccoglie numerosi e autorevoli

contributi sul tema.

Su omosessualità e pederastia, un saggio dalla fortuna consolidata è quello di Kenneth Dover, Greek Homose

53 -

xuality, Cambrdige, MA, Harvard University Press, 1978: quest’opera, imprescindibile, ebbe senz’altro il merito

di rompere un tabù e di aprire la strada a moltissimi altri studi. Nell’enorme messe di contributi sul tema, segnalo un articolo di grande interesse di Ruth Mazo Karras, “Active/Passive, Acts/Passions: Greek and Roman Sexuali- ties”, in The American Historical Review, 105, 4, 2000, pp. 1250–1265. La studiosa ha il merito di chiarire un equivoco quando si parla di mondo antico e omosessualità: è impossibile, infatti, pervenire a una visione univoca perché «the concept of “the ancient world” is problematic in itself, implying as it does that culture from archaic Greece to imperial Rome may be lumped together» (p. 1251). Pertanto, proprio per scongiurare la riduzione della storia delle sessualità greca e romana a etichette o a nozioni compresse, una raccolta di saggi interessante, esau- stiva, dall’approccio ‘problematico’ e anti-riduzionistica, è quella di Thomas K. Hubbard (a cura di), A Compa- nion to Greek and Roman Sexualities, Chichester, UK, Wiley Blackwell, 2014. Fra gli altri testi fondamentali, è

doveroso citare David M. Halperin, One Hundred Years of Homosexuality: And Other Essays on Greek Love, New York, Routledge, 1990.

le ) traduce sul piano erotico l’impossibilità di continuare ad adottare una spartizione dico54 -

tomica della realtà secondo il bipolarismo dominanti-dominati, perché la Grecia percepisce ora, più acutamente, l’imbarazzo di subire l’egemonia altrui. Il matrimonio, progetto consape- vole di due persone che si scelgono e sottopongono a prove continue la loro scelta, è insieme

pattern narrativo e immaginario culminante di una ricerca, forse angosciosa, di stabilità e uni-

tà contro le spinte esterne verso la disgregazione e la disunione. In un mondo globalizzato che ha archiviato la polis e inglobato l'altro da sé, l’orientamento risulta più che mai tormentato e la comprensione del reale, in qualsiasi suo aspetto, non può essere più posta nei termini di uno sbilanciamento. Leggere anche solo il momento erotico come sopraffazione e dominio, come colonizzazione di un agente esterno su un patente interno sarebbe assai doloroso per una civil- tà che sta intonando il suo canto del cigno.