• Non ci sono risultati.

DICIANNOVESIMA INTERVISTA ETA’: 32 ANN

SESSO: MASCHILE PAESE D’ORIGINE: INDIA

1. Raccontami l’inizio della tua storia: dove sei nato/a? Quanto tempo hai vissuto nel tuo paese prima dell’adozione? Possiedi dei ricordi della tua infanzia nel paese d’origine? Se si, quali? Sono nato il 25 marzo del 1984 a Vythiri, un piccolo villaggio nel nord del Kerala. Ho vissuto un anno e mezzo nel mio paese, all’interno di un orfanatrofio di Vythiri, cullato dall’amore delle suore. Purtroppo non ho grandi ricordi, se non dei flash che mi vengono in mente quando giocavo sulle altalene del piccolo parco giochi.

2. Quando pensi alle tue origini, al tuo paese o alla tua famiglia biologica (conosciuta o non), quali sensazioni provi?

Quando penso alla mia famiglia biologia, ho delle sensazioni di vuoto; il vuoto lasciato dal non averli mai conosciuti. Ho provato a cercare informazioni, ma purtroppo, come in molti casi, non ho alcuna informazione che possa aiutarmi a trovarli. Mi sarebbe piaciuto conoscerli, specchiarmi con loro per vedere, se gli assomiglio, se ho il naso del padre, gli occhi della mamma e così via e questo rimpianto resterà purtroppo tutta la vita. Son dell’idea che i genitori biologici mi hanno concepito, quelli adottivi mi hanno fatto crescere. Sono riconoscente ad entrambi perché se ora sono quello che sono lo devo a loro.

3. Quanti anni avevi quando sei stato/a adottato/a? Avevo un anno e mezzo solamente.

4. Ricordi la prima volta che hai incontrato i tuoi genitori adottivi? Se si, qualcuno ti aveva spiegato prima che cos’è l’adozione e cosa comporta? Mi racconti cosa hai provato ? Se invece non possiedi questo ricordo, parli con i tuoi genitori adottivi di questo momento? Che emozioni provi?

Anche in questo caso non ho grossi ricordi, ricordo solo che ero piccolissimo e che socializzavo con tutti e volevo scoprire tutte le novità che c’erano nella mia vita. Nessuno mi aveva spiegato nulla, almeno che io ricordi, ma l’ho imparato crescendo grazie al loro amore ed il loro affetto. In seguito quando sono cresciuto mi hanno regalato un book con tutte le foto e le carte che hanno dovuto fare per adottarmi. Coi genitori adottivi, ho un rapporto schietto e diretto, ho parlato spesso dell’adozione e loro mi hanno spiegato il perché mi hanno voluto. Però qualcosa quando sono tornato in India per riscoprire la mia Terra è cambiato del tutto. Tornare li mi ha dato una consapevolezza diversa. Vivere anche solo 34 giorni nella mia Terra, calpestare i prati dove giocavo da piccolo, assieme ad i bimbi dell’orfanatrofio, vedere una vita più semplice, ma più ricca di valori e per certi versi più felice. Quindi quando si parla dell’adozione ci sono sentimenti contrastanti per me. Da un lato c’è la consapevolezza di avere goduto di una esistenza migliore, dall’altra però, privato della semplicità di strappare petali alle margherite, di camminare a piedi scalzi per strada, di ritrovare la gioia di giocare all’aria aperta. Per me l’adozione è stata una cosa positiva, ma per certi versi mi sento privo della mia Terra, che sento molto più dell’Italia, mi sento comunque ancora indiano per una buona percentuale.

5. Quanti siete in famiglia? Mi descrivi il rapporto che hai con i membri della tua famiglia?

In famiglia siamo in 4, mio padre un instancabile lavoratore ed un tuttofare, con cui ho un rapporto giocoso da quando sono piccolo. Mia madre, è la figura di riferimento, la persona più carismatica

XXXIX

con cui posso parlare di tutto a livello sia ideologico che culturale ed è esempio di rettitudine ed una vita basata nell’aiutare gli altri e poi c’è mia sorella che è la ragazza che ha seguito la sua passione per l’equitazione, dedicando la sua vita a diventare istruttrice di equitazione. Con lei ho un rapporto schietto, ci sentiamo e sosteniamo quando abbiamo bisogno e di tanto in tanto vado a trovarla.

6. Come definiresti la tua identità?

La mia identità la definisco in questo modo. Mi sento al 80% indiano ed al 20% italiano. Mi sento più indiano perché in ogni caso mi sento legato a doppia mandata all’India e questa Terra suscita in me sempre emozioni e ricordi importanti e fondamentali, mi manca tantissimo almeno un paio di volte all’anno ed in certi periodi, vorrei prendere un volo e stare li per un paio di mesi. In un certo senso, nonostante sia stato adottato ed andato via per tanti anni, quando son tornato 29 anni dopo mi son reso conto che è stato tutto come se me non fossi mai andato. Ed in qualche modo, sento che una parte di me è sempre li. In relazione alla mia identità, sento che ne ho una doppia, come se avessi due passaporti o carte di identità, ma l’India, mi ha concepito e fatto nascere, l’Italia mi ha cresciuto, ma entrambi questi paesi e culture, miscelandosi tra loro, come 2 ingredienti, hanno fatto in modo di farmi diventare quello che sono ora.

7. Quale è il tuo rapporto con la tua storia di adozione?

Io mi sento 2 identità: una piccola parte italiano e la maggior parte indiano. Benché ormai abbia usi e costumi occidentali, ci sono molte cose che non condivido di questa cultura europea, la bramosa ricerca di cose materiali, la discriminazione verso il diverso e la chiusura verso certe culture ed etnie. Mi sento più indiano, anche se vivo in una città del nord Italia, sono di cultura del sud dell’India ed ho un carattere solare, aperto, disponibile verso gli altri e pronto ad aiutarli. Per questo poi sono dell’idea che anche se sono stato adottato sono stato in qualche modo estirpato dalla Terra in cui sono nato, ritrovandomi catapultato in una dimensione che per certi versi non mi si addice del tutto. Ed è per questo che sento nostalgia dell’India spesso e volentieri ed ho sempre cullato il sogno di tornare la, anche per vivere.

8. Durante il tuo percorso di vita, hai mai subito discriminazioni? Di che tipo?

Fin dal mio arrivo negli anni ’90 sono stato il primo ragazzo di colore della città e del quartiere, ed all’epoca erano molto più chiusi e razzisti, quindi venivo etichettato come CIOCCOLATINO e diverso anche a scuola se la prendevano con me, ma io nonostante fossi più piccolo degli altri, reagivo picchiandoli tutti. Crescendo poi son diventato NEGRO ed una volta, quando facevo l’arbitro di calcio, ho espulso un giocatore perché mi ha etichettato così. Quell’episodio mi è rimasto impresso perché è finito anche sul giornale di Vicenza.

9. Sei soddisfatto/a della tua vita?

Posso ritenermi soddisfatto, ma non ancora al 100%, intanto perché ho da sempre il desiderio prima o poi di tornare stabilmente in India, e poi tornato nel mio paese di origine ho iniziato a collaborare anche a livello economico per il sostentamento di alcuni bimbi e vorrei poter fare di più. Da qualche tempo mi sta bazzicando anche l’idea di adottare un bimbo proprio come i miei hanno fatto con me, ma vedremo se la cosa sarà fattibile soprattutto a livello economico.

10. Che obbiettivi hai per il futuro?

I miei obiettivi sono chiarissimi, intanto trovare una stabilità economica e sentimentale, poter avere una famiglia con una ragazza che possa amarmi veramente ed un lavoro sicuro e poi poter dedicarmi agli altri come sto facendo adesso continuando con la clownterapia che faccio abitualmente negli ospedali di Vicenza e Santorso, come clown attivo delle associazione Vivere in Positivo e Sorridiamoci. Oltre a questo mi piacerebbe specializzarmi come sto cercando di fare ora

XL

con la tecnologia e diventare un riparatore di pc, smartphone e tablet come sto iniziando ora a fare diventando autonomo e perché no, magari collaborare con qualcuno o aprire una startup.

XLI

VENTESIMA INTERVISTA