• Non ci sono risultati.

OTTAVA INTERVISTA ETA’: 23 ANN

SESSO: FEMMINILE PAESE D’ORIGINE: ETIOPIA

1. Raccontami l’inizio della tua storia: dove sei nato/a? Quanto tempo hai vissuto nel tuo paese prima dell’adozione? Possiedi dei ricordi della tua infanzia nel paese d’origine? Se si, quali? Sono nata a Dangila, una città situata a nord-ovest dell’Etiopia nelle regione dell’Amara. Ho vissuto in Etiopia per 8 anni: 6 mesi dei quali presso l’orfanotrofio “Madonna della Vita”, ad Addis Abeba. Non ho vissuto sempre a Dangila, perché mia madre era un’insegnate, così come mio padre, e spesso veniva trasferita da paese ad un altro ed io mi trasferivo con lei. Questo è uno dei ricordi che ho della mia infanzia, non ricordo perché fossi io a trasferirmi con mia madre, nonostante fossi la penultima di 8 figli. Quando penso alla mia infanzia provo un misto di sentimenti: felicità, nostalgia e tristezza. Il ricordo più bello che ho della mia infanzia è quello di quando andavo a scuola con i miei fratelli attraversando una prateria. Gli altri ricordi sono legati a quando ero in orfanotrofio dove trascorrevamo le nostre mattine e i nostri pomeriggi a saltare con la corda, a suonare il tamburo, a ballare e cantare.

2. Quando pensi alle tue origini, al tuo paese o alla tua famiglia biologica (conosciuta o non), quali sensazioni provi?

Ho un attaccamento forte per le mie origini, anche perché non ho scelto io di andare via. Ero molto legata alla mia famiglia, in particolar modo ai miei fratelli e ai miei nonni. Quando sono arrivata in Italia, la prima cosa che avevo detto ai miei genitori era il fatto che avessi altri fratelli: loro purtroppo non hanno potuto fare molto per il fatto che con l’adozione, come sai, si cerca di rompere ogni rapporto con la famiglia biologica del bambino così che possa inserirsi meglio nella famiglia adottiva. Proprio per questo mi ero promessa, che una volta cresciuta, sarei andata in Etiopia per cercarli. Il destino però ha voluto anticipare le cose: a novembre del 2010 mia sorella mi ha contatta tramite Facebook. Non ti descrivo le emozioni di quel giorno, ma puoi immaginare. 3. Quanti anni avevi quando sei stato/a adottato/a?

Avevo 8 anni.

4. Ricordi la prima volta che hai incontrato i tuoi genitori adottivi? Se si, qualcuno ti aveva spiegato prima che cos’è l’adozione e cosa comporta? Mi racconti cosa hai provato ? Se invece non possiedi questo ricordo, parli con i tuoi genitori adottivi di questo momento? Che emozioni provi?

Come non ricordarlo: lo ricordo come se fosse ieri ed invece sono passati più di 15 anni. Nessuno mi aveva mai spiegato cosa fosse l’adozione. Tant’è vero che quando sono andata in orfanotrofio ero convinta che da quel posto sarebbero venuti a riprendermi i miei genitori biologici, quasi che credessi in una reincarnazione. È stato poi un mio amico, che era lì da qualche anno, a spiegarmi come funzionassero le cose. Dell’arrivo dei miei genitori mi è stato detto il giorno prima: io e mia sorella non riuscivamo a crederci anche perché eravamo state le ultime ad arrivare e le prime ad andarsene via dall’orfanotrofio. La prima cosa che abbiamo fatto è stato andare a dirlo a tutti gli altri bambini, che per noi erano diventati fratelli. La mattina dopo le tate ci hanno fatto scegliere dei vestiti da indossare per il loro arrivo. Era il 22 agosto 2001: si apre il cancello dell’istituto ed entra il furgoncino bianco di uno dei dirigenti dell’istituto e vediamo scendere 4 “farange” (bianchi): io non sapevo quale delle due coppie fossero i miei genitori, perché lo stesso giorno erano arrivati

XVIII

anche i genitori di un’altra mia amica. Alla fine si avvicina un omone e mi abbraccia, sì era il mio papà, mentre mia mamma era andata da mia sorella. Mia mamma aveva degli occhi azzurri e continuava a piangere e non riuscivo a comprendere perché stesse piangendo: ha passato tutto il giorno ad abbracciarci, baciarci e piangere. Quel giorno io ero un po’ spaesata anche perché io fino ad allora non avevo mai visto delle persone con la carnagione bianca, per me loro erano una novità in tutti i sensi.

5. Quanti siete in famiglia? Mi descrivi il rapporto che hai con i membri della tua famiglia?

Nella mia famiglia siamo in 4: i miei genitori, la mia sorella ed io. Il legame più forte ce l’ho con mia sorella: da quando eravamo in orfanotrofio, essendo anche più piccola di me, ho sempre avuto nei suoi confronti un atteggiamento protettivo, quasi materno. Lei, posso dire, che è la mia vita. Quando ero piccola mio padre era il mio “compagno” di giochi, ma soprattutto era quello per cui stravedevo perché era quello che mi viziava o prendeva le mie difese quando mi sgridava la mamma. Crescendo le cose sono cambiate un po’ però il legame è rimasto sempre quello.

Con mia madre, nonostante gli alti e i bassi, nel complesso ho un bel rapporto perché è sempre presente nella mia vita.

6. Come definiresti la tua identità?

Io mi sento e sono italo-etiope, anche se spesso predomina quella etiope, perché è la parte che mi manca di più.

7. Qual è il tuo rapporto con la tua storia di adozione?

Ne parlo senza nessun problema, perché è parte di me. I miei genitori, da quasi 14 anni, parlano della loro esperienza di adozione nei corsi prematrimoniali e qualche volta ci vado anch’io per portare la mia di esperienza, il mio punto di vista.

8. Durante il tuo percorso di vita, hai mai subito discriminazioni? Di che tipo?

Si, ho subito alcune discriminazioni di tipo razziali. Non me le ricordo tutte, ma quelle che più mi sono rimaste impresse sono due. La prima è stata all’età di otto anni, dopo qualche mese che ero arrivata in Italia ho iniziato ad andare a catechismo: quando arrivavo nell’aula dove seguivo la catechesi c’era un bambino che appena mi vedeva, mi sbatteva la porta in faccia dicendo : “ E’ arrivata la negra”. Questa cosa l’ho sofferta abbastanza. La seconda è stata l’estate di qualche anno fa: io e mia sorella stavamo andando nel centro del paese della casa che abbiamo in montagna e delle signore vedendoci arrivare dissero, parlando con tono che purtroppo non si poteva non sentirle : “ Queste sono vestite con degli stracci, però hanno il telefono in mano”. Gli stracci erano dei semplicissimi short ed una canottiera e fuori ci saranno stati 23 gradi.

9. Sei soddisfatto/a della tua vita?

Sì, sono soddisfatta: ho tutto quello, forse anche troppo, che una ragazza della mia età possa desiderare; nonostante ciò però non mi sento ancora realizzata.

10. Che obiettivi hai per il futuro?

Io adesso sono al V anno di Giurisprudenza ed il mio obiettivo è di diventare avvocato e riuscire a lavorare nell’ambito delle adozioni internazionali. Se dovessi riuscire in questo mio progetto e realizzarmi nella mia vita, un altro mio obiettivo è quello di fondare un orfanotrofio o delle scuole in Etiopia.

XIX

NONA INTERVISTA