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QUINDICESIMA INTERVISTA ETA’: 31 ANN

SESSO: FEMMINILE PAESE D’ORIGINE: INDIA

1. Raccontami l’inizio della tua storia: dove sei nato/a? Quanto tempo hai vissuto nel tuo paese prima dell’adozione? Possiedi dei ricordi della tua infanzia nel paese d’origine? Se si, quali? Sono nata nel 1985 a Vythiri in un piccolo villaggio del Kerala situato al sud dell’India. Ho impresso nella mente alcuni ricordi durante gli anni in cui ho vissuto nella mia città natale. Ho da sempre raccontato ai miei genitori adottivi alcuni aneddoti tra cui riporto ora: ricordo ancora di essere caduta, una volta in un torrente, e una seconda volta in una distesa d’acqua più vasta, che ora so che si tratta di un lago a pochi km dal mio villaggio. In entrambi i casi mi hanno recuperato degli abitanti/pescatori del villaggio. Il motivo per cui girovagavo da sola era probabilmente perché ero orfana, e poiché in un paese così piccolo non esiste l’anagrafe, coloro che mi hanno trovata mi hanno portata dalle suore. Probabilmente era un convento o un istituto e anche qui ho ricordi legati a quell’ambiente, ancora adesso rimembro l’abbigliamento delle suore , ho vaghi ricordi della struttura e addirittura mi ritorna alla mente il profumo dei biscotti, probabilmente allo zenzero. 2. Quando pensi alle tue origini, al tuo paese o alla tua famiglia biologica (conosciuta o non), quali

sensazioni provi?

Non ho mai avuto particolare desiderio di cercare informazioni sulla mia famiglia biologica e/o di tornare nel mio paese natale, fino a quando non mi ritrovai a documentarmi su abitudini, usanze e di come passano il tempo e come giocano i bambini in India, per scrivere la mia tesi universitaria intitolata: “Il gioco come mediatore culturale - il caso dei giochi indiani". Ora, aiutando una persona per la sua tesi, mi sono documentata e ho approfondito maggiormente le mie curiosità proprio sul mio paese d’origine, scoprendo per la prima volta dettagli del mio villaggio e collegando così altri ricordi. Non ho ancora avuto modo e possibilità di scoprire il mio paese d’origine, ma è proprio dal momento in cui ho scritto la mia tesi che ho capito che ero pronta ad affrontare questo viaggio, probabilmente di forte impatto emotivo. Ho un’amica indiana, nativa del mio stesso villaggio, adottata anche lei, che è riuscita a risalire tramite ricerche al padre e alle sorelle ancora vivi in India. Io personalmente non sarei pronta a ciò, anche se nel mio caso risulta più difficile la ricerca dei miei familiari per mancanza di valide documentazioni, ma come ho riportato prima non vedo l’ora di mettere piede nella mia terra nativa con i suoi pro e contro.

3. Quanti anni avevi quando sei stato/a adottato/a? Arrivai in Italia nel 1989, avevo 3 anni e mezzo.

4. Ricordi la prima volta che hai incontrato i tuoi genitori adottivi? Se si, qualcuno ti aveva spiegato prima che cos’è l’adozione e cosa comporta? Mi racconti cosa hai provato ? Se invece non possiedi questo ricordo, parli con i tuoi genitori adottivi di questo momento? Che emozioni provi?

Ho incontrato per la prima volta i miei genitori adottivi l’11 gennaio 1989. Sono venuti a prendermi all’aeroporto di Roma insieme a un cugino di mia madre. La prima cosa che feci appena mi vennero incontro tutti e tre: mi lasciai prendere in braccio dalla mia futura/attuale madre. Credo che nessuno mi abbia spiegato il significato dell’adozione e in cosa consistesse.

XXXI

Al momento in famiglia siamo in 3, io, mia madre e mio padre. Al mio arrivo, invece, in casa era presente anche la mia nonna materna, venuta a mancare nel 2005, con cui avevo instaurato fin da subito uno splendido rapporto. Le mie figure di riferimento sono sempre stati i miei genitori e i miei parenti stretti, con il passare degli anni purtroppo alcuni pilastri sono venuti a mancare e a rompersi, alcuni perché deceduti altri perché il rapporto è andato perso.

6. Come definiresti la tua identità?

Sono indiana, anzi no, sono italiana, come tanti figli adottati in adozione internazionale, ho tratti somatici molto differenti da quelli dei miei genitori. Ho tratti somatici differenti anche da quelli dei miei zii, dei nonni, dei cugini, dei miei compagni di scuola, dei miei amici e conoscenti. Mi sono ormai arresa all’evidenza di vivere sapendo di essere diversa, ma sarei diversa anche vivendo in India, perché ormai non conosco la lingua, le abitudini, le tradizioni, i gesti, ecc. Sono una perfetta italiana in un involucro da indiana! La mia “indianità” sopravvive in me nel colore della pelle, nel taglio degli occhi, nella mia statura, ma tutto il resto, il modo che ho di interagire con il mondo è da italiana, i gesti lo sono, non solo la lingua ma anche il modo di pronunciare i suoni della lingua è italiano, il modo di pensare, di agire e di reagire è italiano, probabilmente tutto il mio comportamento è diverso da come si comporta una mia coetanea indiana dell’India. Mi sento a tutti gli effetti italiana!

7. Quale è il tuo rapporto con la tua storia di adozione?

Devo ammettere che sono stata fortunata ad essere adottata, nonostante abbia avuto difficoltà con la mia famiglia adottiva; so che un giorno troverò la mia vera strada. Penso che diventerò sempre più forte, più di quanto lo sia adesso perché sono stati tutti ostacoli da affrontare.

8. Durante il tuo percorso di vita, hai mai subito discriminazioni? Di che tipo?

Per fortuna non sono stato vittima di comportamenti razzisti particolarmente gravi, sono solo pochi gli episodi in cui miei coetanei hanno tentato di prendermi in giro o di isolarmi, di emarginarmi, per il resto, con il passare degli anni e crescendo, ho sempre affrontato in modo positivo e sdrammatizzato qualsiasi offesa o battuta.

9. Sei soddisfatto/a della tua vita?

Non sono pienamente soddisfatta della mia vita. Certo, senza l’adozione sicuramente non sarei qui, non avrei goduto nonostante tutto dell’amore e delle possibilità che la mia famiglia mi ha offerto. La mia famiglia mi ha dato tanto, ma allo stesso tempo non mi ha dato il giusto affetto e percorso di crescita. Ho subito un primo “abbandono” dalla mia famiglia naturale e un distacco dal mio paese natale e ho subito un secondo abbandono da quella che avrebbe dovuto essere la mia famiglia adottiva, il mio futuro, la mia salvezza. E invece in un primo momento mi sentivo amata e lo ero, ma solo da alcune figure.. tutte tranne mio padre, che mi ha abusata fino ai 12/13 anni, senza che mia madre e nessuno se ne accorgesse; così lei dice di non essersene mai accorta e questo è stato proprio il secondo abbandono.. ovvero la fiducia e l’appoggio che riponevo in lei è andata svanendo, dai miei 20 anni, momento in cui ho avuto il coraggio di confidarmi, fino ad ora. Mi è crollato il mondo addosso e ho sentito un vuoto e una solitudine immensi, come tuttora non mi sento di avere una famiglia. Ora mi ritrovo da 10 anni con entrambi i genitori malati di mente e pensare controvoglia a loro (ai loro problemi che creano ogni giorno: dai problemi di memoria, allo sperperamento di denaro e doppia personalità) e non alla mia vita, al mio futuro che è già così poco chiaro e incerto senza appigli e un lavoro. So anche che c’è di peggio, ho sopportato e sofferto tanto, e nonostante tutto sono sempre andata avanti, con determinazione, nonostante le circostanze.

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Al momento non ho obiettivi per il mio futuro, mi auguro solo trovare la serenità che desidero e una seconda famiglia.

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SEDICESIMA INTERVISTA