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QUATTORDICESIMA INTERVISTA ETA’: 23 ANN

SESSO: FEMMINILE PAESE D’ORIGINE: ETIOPIA

1. Raccontami l’inizio della tua storia: dove sei nato/a? Quanto tempo hai vissuto nel tuo paese prima dell’adozione? Possiedi dei ricordi della tua infanzia nel paese d’origine? Se si, quali? I miei primi ricordi risalgono al mio primo villaggio in una capanna e successivamente ci trasferimmo in una casa di mattoni a Bahir Dar. Ricordo una figura materna affianco a me che mi accompagna verso l’adozione. Prima dell’adozione sono stata in orfanotrofio ad Addis Abeba in cui rimasi poco. Ho molti ricordi della mia vita quotidiana in Etiopia: la chiesa ortodossa, i vestiti tradizionali, la mamma che prepara l’injera, mangiare insieme in silenzio, le arance e il peperone, gli altri bambini del villaggio, i giochi, le bambole fatte a mano, l arrampicata sugli alberi, i lavori che si facevano come portare la legna in casa, accudire ai bambini più piccoli, la pioggia, il fango e il suo odore, la notte, la coperta di lana, la toilette che consisteva in un buco con il tetto fuori casa. Si crede che sia stata fino a 6 anni in Etiopia e in breve all’orfanotrofio fui adottata.

2. Quando pensi alle tue origini, al tuo paese o alla tua famiglia biologica (conosciuta o non), quali sensazioni provi?

I miei genitori non mi hanno mai chiesto sulla mia storia in Etiopia. Non si sono mai interessati a sapere ciò che ho vissuto, semplicemente perché al momento in cui io ho chiesto dei miei genitori biologici, la risposta fu che erano morti con prova cartacea e ogni tipo di ricordo mio non veniva preso sul serio. Era più comodo pensare che venivo da un paese africano, povero, che morivo di fame e loro mi hanno salvato la vita. Strano a dirsi ma io in Etiopia stavo bene, i miei ricordi lì sono belli, felici come all’inizio raccontavo. Successivamente all’età adolescenziale feci ricerche approfondite sul mio paese, cultura e tradizione e niente rispecchiava meglio i miei ricordi. Per me non c’ è paese migliore che il mio, naturalmente, come persone, terra, origine, cultura e tutto. Quando parlo dell’Etiopia, o mangio etiope o sono in un contesto etiope con persone etiopi, io sto bene. In merito alla mia famiglia d’origine, beh, non saprei che dire, dal momento he non ho una certezza che le persone dei miei ricordi siano stati miei parenti, ma mi piacerebbe molto sapere la verità e cos’è successo.

3. Quanti anni avevi quando sei stato/a adottato/a? Si dice 6.

4. Ricordi la prima volta che hai incontrato i tuoi genitori adottivi? Se si, qualcuno ti aveva spiegato prima che cos’è l’adozione e cosa comporta? Mi racconti cosa hai provato ? Se invece non possiedi questo ricordo, parli con i tuoi genitori adottivi di questo momento? Che emozioni provi?

A parte l’intuizione e i racconti tra le altre bambine dell’orfanatrofio, non sapevo niente di ciò che stava per succedere. All’ inizio io ho provato indifferenza e ho vissuto quell’incontro come forzato. Di mia spontanea volontà non andrei incontro a un uomo che si sta avvicinando che non conosco, specie con la pancia grande e un viso paffuto. Non avendomi manifestato affetto, non ho provato grande interesse nei loro confronti neanche una volta in Italia e io proseguivo come se niente mi fosse cambiato.

XXIX

Eravamo io, mio padre e mia mamma e il loro figlio affidatario. Mio padre era una persona assente, molto timido infatti non parlava molto, solo l’essenziale. Avrei voluto un padre più presente, più narratore e più affettuoso. Con mia mamma adottiva invece ho avuto molti problemi. Ad aggiungersi a questo venne a peggiorare il suo stato di salute, aggravando le sue malattie e intaccando il suo sistema nervoso. Perciò, appena fui adottata conobbi mia madre adottiva come violenta e malata, non mi sono mai sentita come madre e figlia con lei, faceva di tutto per farmi vergognare, anche quando andavo bene a scuola. Era sostanzialmente insoddisfatta di me perché le,i come rammentava, voleva dei bambini piccoli da accudire che non ha mai potuto avere e io ero troppo grande ed ero donna. Dunque, non ho mai avuto grandi rapporti anzi, spesso in casa ci si evitava. Con il mio fratello adottivo oltre l’indifferenza ci fu altro, la gelosia che lui aveva per me e la rabbia derivata della sua storia personale che sfogava su di me, picchiandomi.

6. Come definiresti la tua identità?

Ehm, bella domanda. Beh io sono etiope, si vede, come sono e la mia storia parla della mia identità ma sono anche italiana, perché è qui che sono cresciuta e maturata, questo è il mio paese tanto come lo è l’Etiopia la mia origine.

7. Quale è il tuo rapporto con la tua storia di adozione?

All’età di 15 anni la tutela minori con il Tribunale dei minori di Venezia mi portò in una casa famiglia per violenze domestiche e psicologiche, trascuratezze e maltrattamenti. Ho vissuto 6 anni in comunità. Piano piano lì sono riuscita a risbocciare nelle mie risorse, a studiare, lavorare e essere fiera di me. Perciò ho un grande e forte risentimento per ciò che ho vissuto, anche perché ora le cose non sono migliorate, anzi.

8. Durante il tuo percorso di vita, hai mai subito discriminazioni? Di che tipo?

La prima discriminazione fu in casa sentendomi dire che venivo dall’Africa dunque ero povera, pensare di non sapere trattare i tuoi capelli e perciò mandarti da un’ africana, senza interrogarmi su cosa voglio io. C è da dire che nei primi anni in Italia, io non mi accorgevo della diversità tra chi era bianco e io che ero nera o più scura; curioso a dire che sono stati gli altri, non ricordo più chi, a farmi notare questa differenza. Crescendo alcuni parenti non accettavano le forme del mio fisico. Successivamente, più grande, soprattutto dagli uomini adulti nel vedere una ragazza di colore, spesso passi per una donna facile o molto spesso straniera

9. Sei soddisfatto/a della tua vita?

Bella domanda, credo che ognuno di noi farebbe bene a chiederselo ma farebbe un po fatica a rispondere perché nella vita è così ci sono alti e bassi; per me purtroppo, ci sono stati molti bassi ma ho fede nelle mie forze.

10. Che obbiettivi hai per il futuro?

Sono incinta di un bimbo, spero di crescerlo con il meglio che posso, dargli tanto amore e continuare a lavorare su me stessa come persona nella vita per il mio futuro e per la mia famiglia.

XXX

QUINDICESIMA INTERVISTA