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QUINTA INTERVISTA ETA’: 26 ANN

SESSO: MASCHILE PAESE D’ORIGINE: BRASILE

1. Raccontami l’inizio della tua storia: dove sei nato/a? Quanto tempo hai vissuto nel tuo paese prima dell’adozione? Possiedi dei ricordi della tua infanzia nel paese d’origine? Se si, quali? Sono nato il 6 marzo del 1990, nella favela di Campinas, città vicino a San Paolo in Brasile. Prima dell’adozione, ho vissuto nel paese d'origine fino ai sette anni d'età di cui 4 in strada e 3 in orfanotrofio. Il ricordo più piacevole e significativo, che ancora oggi mi viene in mente con nostalgia, è stato il primo incontro con i miei genitori adottivi.

2. Quando pensi alle tue origini, al tuo paese o alla tua famiglia biologica (conosciuta o non), quali sensazioni provi?

Quando penso alla mia famiglia biologica, da ragazzino provavo tanto odio, disprezzo e rancore, mi assumevo delle colpe che non avevo. Ora ad essere onesto, non provo nulla, completa indifferenza. Negli anni mi sono fatto l’idea che se metti al mondo un figlio, entrambi i genitori devono essere in grado di riuscire a dagli il minimo indispensabile per un’esistenza almeno dignitosa con il poco che hanno. Non lasciarlo al proprio destino, buttato in mezzo ad una strada a raccogliere lattine o a combattere come un cane randagio per una briciola di pane, a guardarsi le spalle per chissà quale colpa. Concludo dicendo che se, un uomo è preso dai suoi istinti primordiali, non ha intenzione di metter su prole, esistono, i preservativi o se il fato è avverso, esistono i servizi sociali o orfanotrofi o famiglie pronte ad adottare.

3. Quanti anni avevi quando sei stato/a adottato/a? Quando sono stato adottato, avevo 7 anni.

4. Ricordi la prima volta che hai incontrato i tuoi genitori adottivi? Se si, qualcuno ti aveva spiegato prima che cos’è l’adozione e cosa comporta? Mi racconti cosa hai provato ? Se invece non possiedi questo ricordo, parli con i tuoi genitori adottivi di questo momento? Che emozioni provi?

Ricordo con piacere, il primo incontro con i miei genitori. La direttrice insieme si servizi sociali mi avevano spiegato, che una famiglia dall’Italia stava venendo in Brasile per me e per il mio fratellino. Cosa ci vuoi fare, hanno provato a spiegarmi che cos'è l'adozione ma quando si è bambini, le parole di un adulto entrano ed escono senza alcun effetto. In quel periodo dopo diversi anni di difficoltà, mi bastava che le responsabilità e decisioni le assumeva un adulto il mio unico pensiero era quello di riuscire a riprendermi un pezzo di infanzia perduta.

In orfanotrofio, le miei giornate erano spensierate, le trascorrevo giocando, ridendo e scherzando con i miei coetanei. Era un giorno come un altro, quando fui chiamato insieme a mio fratello, nell’ufficio della direttrice. Ad aspettarci oltre alla responsabile , c'erano due persone, un uomo e una donna, entrambi sorridenti, la cosa che mi colpì subito, la carnagione, era chiara anzi “bianca” (i bambini dell’orfanotrofio mi dicevano sempre di diffidare sempre dai bianchi, perché cattivi con i neri e mulatti).A mio fratello di solo 4 anni è bastato un abbraccio, una carezza per farsi conquistare, io ero un po' più rigido, musone,

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c’è voluto un po' prima che mi concedessi al loro affetto anche perché ne avevo paura. Ci è voluto del tempo prima di rilassarmi, ma in cuor mio sapevo che potevano essere quelle persone che potevano darci l’affetto tanto ricercato in quei anni.

5. Quanti siete in famiglia? Mi descrivi il rapporto che hai con i membri della tua famiglia?

La mia è famiglia è composta da 4 persone, io i miei e mio fratello. Il rapporto con i miei è molto forte, parliamo di tutto e affrontiamo i problemi ove ci sono con tranquillità e fermezza. Sono molto grato, di quello che hanno fatto per me è mio fratello. Ci hanno portato via da una situazione molto complicata a una situazione di stabilità sia emotiva che sociale, dandoci un istruzione e un futuro.

“Non tutto il male vien per nuocere” 6. Come definiresti la tua identità?

La mia identità la definirei speciale, perché grazie ad un intervento “divino” mi ha cambiato la mia esistenza.

7. Quale è il tuo rapporto con la tua storia di adozione?

La mia storia di adozione a dir il vero l’ho sempre vissuta in positivo, Sono fiero di portare un cognome italiano, fiero dei miei genitori, fiero delle mie origini. Non ho problema a raccontare il mio vissuto. Spero che un giorno quello che è capitato a me , possa succedere ad altri bambini in situazioni ancora più peggiori della mia. Penso che L'adozione che sia il mezzo più efficace di salvare la vita ad un bambino, a riuscire a dargli un futuro e a godersi un infanzia felice.

8. Durante il tuo percorso di vita, hai mai subito discriminazioni? Di che tipo?

Non ho mai subito discriminazione di nessun tipo, forse perché vivendo in un piccolo paese di campagna dove tutti si conoscono, mi sono inserito nel tessuto sociale rapidamente e senza difficoltà. È capitato che qualche coetaneo in preda a qualche scaramuccia, mi dava del ‘negro’ ma, per come sono fatto io, queste offerse mi scivolavano addosso. Non ci facevo nemmeno caso e nemmeno tutt'ora.

9. Sei soddisfatto/a della tua vita?

Sono soddisfatto della mia vita, e soprattutto della persona che sono diventato grazie all'aiuto dei miei e a tante difficoltà che mi hanno reso la persona che sono oggi.

10. Che obbiettivi hai per il futuro?

Adesso sono in procinto a finire l'ultimo anno di università in scienze politiche, in diritti umani, lavoro per le Acli, allo sportello immigrazione; il mio obbiettivo per il futuro oltre a mettere famiglia, è quello di continuare ad aiutare persone che sono in difficoltà, persone a cui vengono negati i propri diritti, Non voglio essere un paladino della giustizia, ma là dove il mio aiuto è riuscito, posso essere soddisfatto.

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SESTA INTERVISTA