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Negli anni fra le due guerre mondiali, il processo di profonda trasformazione strutturale che investì Varsavia in ragione del fatto che la città era ritornata ad essere il cuore culturale, economico e politico di uno stato indipendente e unitario, si propagò inevitabilmente anche oltre i confini amministrativi cittadini, coinvolgendo l’intera regione varsaviana.

Una testimonianza dei cambiamenti che, partendo dalla città centrale si estesero gradualmente alle aree circostanti, può essere ricercata nella crescita demografica del distretto (powiat) varsaviano, l’area posta immediatamente a ridosso della città vera e propria, che passò dai 181.000 abitanti registrati dal censimento del 1921 ai 326.000 di dieci anni dopo. Se tuttavia si prende in considerazione l’area, allora ancora indefinita da un punto di vista amministrativo, in cui l’influsso della metropoli centrale era ben riconoscibile nella massa di pendolari che si trasferiva giornalmente in città per motivi

Federazione internazionale per gli alloggi e l’urbanitica, presieduta dal polacco di origini ebraiche Teodor Toeplitz, poteva contare sul mensile D.O.M.

1 P. L. Abercrombie, J. H. Forshaw, The county of London plan, London 1944. 2 D. Calabi, op. cit. p. 219.

di lavoro – utilizzando gli autobus che partivono da località come Minsk Mazowiecki, Pultusk, Bialobrzegi, Warka, alcune delle quali erano distanti anche sessanta chilometri1 – si può concludere, come fecero gli studiosi dell’epoca2, che la regione metropolitana varsaviana era popolata da almeno 900.000 abitanti, grossomodo il 75% della popolazione di Varsavia città, che nel censimento del 1931 si attestava a quasi 1.190.000 abitanti3.

La necessità di unificare le attività di raccolta dei dati, di progettazione delle reti ferroviarie e stradali e, in ultima analisi, di elaborazione di piani di sviluppo coerenti che abbracciassero l’intera regione, favorendone l’integrazione, divenne percepibile fin dalla fine degli anni Venti. Nei primi mesi del 1928, infatti, ebbe inizio un carteggio fra le varie autorità coinvolte nella gestione di Varsavia e del suo dipartimento, nel quale per la prima volta venne avanzata l’ipotesi di elaborare un piano regionale comune avvalendosi del lavoro, opportunamente centralizzato in un unico laboratorio, dei tecnici dei vari uffici. A muoversi per primo fu il prefetto4, che propose al magistrato di Varsavia la creazione di una commissione comune per la preparazione del suddetto piano. Successivamente, l’Ufficio tecnico del magistrato, che in quel momento si stava già occupando di tali questioni, inviò al sindaco un primo prospetto5, nel quale venivano definiti i nodi principali che il piano avrebbe dovuto affrontare. L’area compresa in un raggio di 13-15 chilometri da Varsavia venne considerata in questi primi momenti quella più opportuna per la creazione di una nuova unità territoriale. Il magistrato accolse immediatamente la proposta pervenuta dal prefetto, e decise di stanziare i fondi per l’elaborazione del suddetto piano (che non vennero però mai sfruttati) già nel bilancio del 1929-30. Inoltre, basandosi sulle ordinanze presidenziali in materia di edilizia emanate due anni prima, richiese al ministero dei Lavori pubblici l’attivazione di una commissione per la preparazione del piano regionale6. Una ulteriore spinta per la

1 Cfr. Ministertwo Robot publicznych, Komunikacja autobusowa na drogach publicznych w Polsce w

roku 1929/30, Warszawa 1931.

2 J. Drzewiecki, S. Rozanski, Prace wstepne nad planem regionalnym Warszawy, «Samorzad Miejski» (in seguito «SM») 4 (1932), pp. 239-49.

3 Cfr. Wyniki ostateczne opracowania spisu ludności z dnia 9.12.1931 r. w postaci skróconej dla

wszystkich województw, powiatów i miast powiŜej 20 tys. mieszkanców Rzeczpospolitej Polskiej, GUS,

Warszawa 1937.

4 Pismo z dnia do Magistratu Miasta z dnia 30 I 1928, L. 1228/28, cit. in J. Drzewiecki, S. Rozanski, op.

cit., p. 240.

5

Pismo do Prezydenta Miasta z dnia 24 II 1928 r. nr. 4230.

6 Pismo do ministertwa Robot publicznych z dnia 2 VI 1928 r., nr. 1272/VII, cit. in J. Drzewiecki, S. Rozanski, op. cit., p. 240.

costituzione della nuova commissione arrivò anche dal Voivodato (provincia) varsaviano1.

Le proposte congiunte del magistrato, del prefetto, e del Voivodato vennero accolte dal ministero dei Lavori pubblici, che propose di indire una conferenza in cui i rappresentati delle varie istituzioni potessero discutere le modalità di organizzazione della nuova struttura amministrativa2.

Fig. 2: la regione di Varsavia. Le aree scure centrali indicano il territorio di

Varsavia durante il ventennio interbellico e dopo l’allargamento amministrativo completato nei primi anni Cinquanta. Le aree più chiare fra Nowy Dwor Mazowiecki a nord, Otwock a sud, Pruszkow a ovest e Wolomin a est corrispondono ai primi progetti di piano regionale degli anni Trenta. In S. Gzella (a cura di), Krajobraz architektoniczny Warszawy konca XX wieku, Akapit-DTP, Warszawa 2002, p. 16

La prima riunione si tenne nel gennaio del 1929. In tale occasione venne ribadita la volontà di attivare la commissione per la preparazione del piano regionale. Alcune

1 Pismo do Magistratu miasta z dnia 14 III 1928 r., nr. SM. 544/I, ivi.

difficoltà organizzative e burocratiche fecero ritardare tale provvedimento, convincendo il consiglio distrettuale (Sejmik powiatu) a incaricare Stanislaw Rozanski dell’elaborazione di un progetto di piano regionale riguardante il distretto di Varsavia, in maniera tale da poter portare avanti una corretta politica territoriale almeno in tale area. Rozanski accettò l’incarico, invitando alla collaborazione Maria Buckiewiczowna e Jozef Renski, con i quali stava allora lavorando alla preparazione del nuovo piano regolatore di Varsavia. Venne così elaborato, in tempi molto brevi, un progetto di piano regionale, che servì da base per tutta la pianificazione successiva, perlomeno fino a quando, nel 1936, si cominciò a lavorare in altre direzioni grazie alla nomina dei nuovi vertici direttivi dell’ufficio che nel frattempo era stato creato per occuparsi della pianificazione su scala regionale.

Il progetto di Rozanski affrontava i problemi tipici della pianificazione regionale dell’epoca, secondo la ripartizione che in Inghilterra era stata teorizzata e sperimentata da Patrick Abercrombie, ovvero il posizionamento delle strutture abitative e delle zone industriali, i tracciati delle vie di comunicazione, il ruolo dell’agricoltura, la gestione delle aree paesistiche1. Gli stessi lavori condotti da Rozanski sul piano regolatore di Varsavia facilitarono la preparazione del progetto di piano regionale, dato che alcune soluzioni, già previste per le aree poste attorno alla città, vennero semplicemente riprese.

I suoli che sarebbero divenuti edificabili vennero collocati lungo le principali vie di comunicazione, secondo uno schema a fasce che ricalcava i tracciati delle linee ferroviarie e/o stradali, che si estendevano a raggera attorno a Varsavia. La fascia principale correva lungo il corso della Vistola, da Nowy Dwor Mazowiecki a nord- ovest, a Otwock a sud-est. Aleje Jerozolimskie, principale arteria longitudinale di Varsavia, sarebbe stata estesa fino al centro industriale di Lodz, distante un centinaio di chilometri, parallelamente alla linea ferroviaria che portava a Vienna. Un’altra fascia di notevole importanza era quella che univa Wolomin, a nord-est di Varsavia, a Grodzisk, a sud-ovest.

L’obbiettivo del progetto Rozanski era quello di pervenire alla concentrazione, lungo le suddette fasce di urbanizzazione, non solo delle strutture abitative, ma anche degli impianti produttivi e dei servizi pubblici, in modo tale da porre un freno al caotico sviluppo della regione, rendendolo più regolare e più ordinato. Inoltre, i terreni posti tra

le varie fasce residenziali, dove non erano stati evidenziati i percorsi stradali, sarebbero stati destinati all’esclusivo utilizzo agricolo, e le aree boschive sarebbero state adeguatamente tutelate.

Attorno alla città, Rozanski aveva previsto, come si è già detto precedentemente, la creazione di una larga cintura verde di protezione dell’ambiente naturale, che rischiava di essere aggredito dall’urbanizzazione indiscriminata e nociva proveniente dalla città.

La rete stradale all’interno della regione metropolitana venne potenziata: vennero previste due nuove arterie di transito che sarebbero corse in direzione nord-sud e ovest-est, incrociandosi a Varsavia.

A questo punto vale forse la pena di ricordare come lo schema a fasce utilizzato da Rozanski anticipasse di almeno cinque anni le proposte contenute nel progetto Varsavia funzionale di Chmielewski e di Syrkus, di cui si parlerà nel prossimo capitolo, nel 1934, quando venne presentato ad una sessione dei Ciam, un lavoro estremamente innovativo1.

Intanto, nel gennaio del 1930, venne superata l’impasse burocratica che aveva bloccato l’attivazione del nuovo ufficio per il piano regionale. L’ingegnere Piotr Drzewiecki venne nominato capo della Commissione per il piano regionale della città di Varsavia e delle località limitrofe. L’ufficio di progettazione del nuovo piano venne finalmente inaugurato nell’ottobre del 1930, con a capo Rozanski. Doveva occuparsi dell’area posta nel raggio di 60 km dalla capitale, la cui superficie totale raggiungeva quasi 12 mila km2, e in cui risiedeva una popolazione di circa 1.150.000 abitanti, di poco inferiore a quella di Varsavia. Comprendeva i distretti di Varsavia, Radzymin, Minsk Mazowiecki, Grojec, Pultusk, Sochaczew, Garwolin, Blonie. All’interno di questa superficie venne ulteriormente selezionata l’area più vicina alla città – quella fino a 35 km di distanza – circa 3.800 km2, abitati da più di mezzo milione di abitanti.

1 Si trattava di un progetto di urbanizzazione della regione di Varsavia che venne presentato, ancora a livello di studio teorico, al congresso Cirpac svoltosi a Londra del ’34. Fin da subito ricevette l’approvazione dei più grandi specialisti di town and country planning dell’epoca, tra i quali si possono ricordare Patrick Abercombie e Raymond Unwin, che presero parte all’avvenimento. Successivamente, grazie alle insistenze di Le Corbusier, il progetto di Chmielewski e Syrkus venne ufficialmente assunto, all’interno dei Ciam, come modello di riferimento per le elaborazione degli altri gruppi nazionali. Per una trattazione più dettagliata si rimanda al capitolo successivo.

Il programma di lavoro predisposto da Rozanski prevedeva una divisione in tappe successive1:

i) – preparazione di uno studio generale del piano regionale, in scala 1:300.000, che avrebbe contestualizzato la situazione demografica e il ruolo economico della regione rispetto al paese intero e alle vie di comunicazione nazionali;

ii) – elaborazione di progetto del piano regionale dell’intero territorio, in scala 1:100.000;

iii) – stesura del piano regionale vero e proprio, in scala 1:25.000, comprendente le aree di maggiore importanza;

iv) – preparazione di progetti specifici dei settori principali, in scala 1:10.000.

I lavori vennero eseguiti da un gruppo di tecnici piuttosto ristretto, dal momento che i fondi stanziati erano piuttosto limitati. Fu solamente a partire dal 1934 che l’equipe potè accogliere 8 nuovi ingegneri, tra i quali spiccava la figura di Jan Chmielewski, esponente di punta del gruppo U, una delle avanguardie varsaviane.

Intanto, sulle pagine delle riviste consacrate ai problemi delle amministrazioni locali2, Jan Strzelecki, che nel 1936 avrebbe assunto la direzione della commissione per il piano regionale, ribadiva con forza la necessità di creare una nuova struttura amministrativa che unisse Varsavia (con il suo voivodato e il relativo distretto) ai distretti limitrofi, fornendola dei poteri e delle risorse sufficienti per rendere esecutivi i progetti di piano regionale che si stavano allora elaborando. Il futuro Voivodato della capitale, questa la tesi sostenuta da Strzelecki, avrebbe rappresentato per la Varsavia degli anni Trenta, ciò che l’allargamento territoriale del 1916 aveva rappresentato per la Varsavia degli anni Venti: un’ulteriore possibilità di gestire e di indirizzare la crescita organica non solo della città, ma anche della sua regione. In tal senso un parziale riconoscimento della validità degli studi sulla regione metropolitana arrivò dalla

1

S. Rozanski, Organizacja, program i metody pracy biur dla sporzadzenia planow regionalnych, «Biuletyn urbanistyczny» 3 (1933), pp. 74-9.

2 Si veda J. Strzelecki, Zarys organizacji Wojewodztwa stolecznego, «SM»1-2 (1931), pp. 71-95 (c’é divisione in quartieri, vedere se corrisponde ad allargamento del 54, e c’è struttura organizzativa, vedere com’è rispetto a quella del 75) e, dello stesso autore, Wojewodztwo stoleczne, «SM» 1 (1932), pp. 9-15. A testimonianza dell’interesse suscitato dalla pianificazione regionale nella comunità degli addetti ai lavori polacchi, si segnala una serie di cinque articoli, basati sui lavori di Walter Norden, direttore dell’Istituto di Scienze comunali presso l’Università di Berlino, comparsi sulle pagine di Samorzad Miejski fra il 1932 e il 1933, dedicati alle strutture organizzative di Londra, Parigi, Vienna, New York e Bruxelles. Cfr.

Ustroj Londynu, in «SM» 9 (1932), pp. 538-47; Ustroj Paryza, «SM» 19 (1932), pp. 1026-33;Ustroj Wiednia, «SM» 1 (1933), pp. 16-25; Ustroj Nowego Yorku, «SM» 7 (1933) (t. I), pp. 374-389; Ustroj Brukseli, «SM» 13 (1933), pp. 777-88; il n. 3 di Biuletyn urbanistyczny del 1933, l’organo ufficiale della

Compagnia degli urbanisti polacchi, interamente dedicato alla pianificazione regionale e il n. 4, del dicembre del 1937, della stessa rivista, in cui si presentano diversi materiali provenienti dal Congresso urbanistico di Parigi dello stesso anno, tra cui le relazioni di Raymond Unwin e di Patrick Abercrombie.

Commissione per la razionalizzazione dell’amministrazione pubblica, attiva presso la Presidenza del consiglio dei ministri, che cominciò, per quanto timidamente, a prendere in considerazione tali lavori.

Lo studio generale venne completato nel periodo 1930-32, in quella che era la prima fase del programma di Rozanski 1. Le sue finalità prioritarie furono quelle di stabilire i principi di sviluppo del territorio preso in considerazione, non solo da un punto di vista spaziale, ma anche economico. Si trattava, insomma, di delineare l’assetto morfologico della regione, individuandone le aree residenziali, quelle produttive, quelle da tutelare in quanto patrimonio ambientale, e quelle agricole. Queste ultime dovevano essere suddivise in aree agricole o ortofrutticole in base ai bisogni della città centrale. Venne quindi preparato uno Studio sulla divisione delle funzioni nel terriotorio regionale2. La viabilità stradale e le reti ferroviarie vennero invece descritte nello Studio sulle comunicazioni della regione3.

Successivamente si cominciò a lavorare sulle aree di maggiore importanza, le fasce urbanizzate poste lungo le arterie principali indicate nel progetto di piano del 1929. Ogni singola fascia venne scomposta secondo una divisione funzionale che contemplava una ripartizione dei suoli in aree residenziali, produttive e commerciali. Venne elaborato anche un Programma di salvaguardia dei boschi e delle aree silvestri nelle vicinanze di Varsavia, approvato dal ministero dell’Agricoltura nel 1935, che doveva agevolare la protezione delle aree boschive, in preoccupante diminuzione nelle immediate vicinanze della città.

Nel 1936-37, in concomitanza con la creazione del Dipartimento di progettazione urbana, al cui vertice venne chiamato Rozanski, l’Ufficio per il piano regionale subì una riorganizzazione generale. Chmielewski ottenne la direzione del laboratorio, rinominato Ufficio per il piano regionale di edificazione del distretto (okrag) varsaviano. Jan Strzelecki, invece, divenne il direttore della commissione per il piano regionale.

1

S. Rozanski, Sprawozdanie kierownika Biura planu regionalnego Warszawy (r. 1931-1932), in «BU» 3 (1933), pp. 118-19.

2 L. Tomaszewski, Rozmieszczenie ludnosci i przydzial terenow w planowaniu regjonalnem, in «BU» 3 (1933), pp. 85-97.

3 Si veda J. Chmielewski, Problem komunikacji w planowaniu regjonalnem, in «BU» 3 (1933), pp. 97- 113.

Si cominciarono ad aggiornare i lavori fino ad allora completati, giungendo alla presentazione di un progetto di piano regionale sensibilmente rivisitato nel 19381, che operava secondo la logica di base di dividere il territorio del distretto in aree edificabili, a loro volta composte di aree residenziali e di zone industriali, e in aree protette, suddivise in terreni agricoli e boschivi e in zone di villeggiatura. Le stesse fasce di urbanizzazione vennero quindi ripensate in maniera tale da svilupparne ulteriormente la differenziazione funzionale: comparvero così delle fasce di complessi residenziali per la popolazione impiegata in loco o a Varsavia, delle fasce di complessi di villeggiatura per lo svago degli abitanti della capitale e delle città suburbane, e delle fasce industriali, queste ultime collegate con le aree residenziali in cui avrebbe alloggiato il personale delle fabbriche. Le aree poste fra le varie fasce funzionalmente specializzate sarebbero esse stesse state divise, secondo la stessa logica funzionale, in aree di produzione agricola o in terreni di ricreazione e di svago. Le aree boschive già allora non più molto estese come un tempo, ricoprivano circa il 15% del territorio totale. La più grande, il bosco di Kampinos di circa 18.000 ha, si trovava a nord.

Per quanto riguarda le fasce residenziali, quelle individuate nel 1929 non vennero solamente confermate, ma addirittura allungate. Quella che correva a sud-ovest fino a Grodzisk venne estesa fino a Zyrardow; a nord-est, invece, si andò oltre Wolomin, fino ad arrivare a Tluszcz. Le modifiche più evidenti riguardavano l’introduzione di nuove fasce in direzione est-ovest: una fascia industriale-residenziale posta a sud-ovest di Varsavia nelle vicinanze di Zirardow e Blonie, e una prevalentemente industriale (ma in parte anche residenziale) a nord-est, tra Pruszkow e Tluszcz, in prossimità degli impianti produttivi di Grochow e Zeran.

Secondo Chmielewski, infine, Varsavia non doveva ingrandirsi ulteriormente. Il concetto di cintura verde a bassisima urbanizzazione, con il quale circondare la città – originariamente introdotto da Rozanski – subì, se così si può dire, un cambiamento di scala e divenne una vera e propria fascia di isolamento, che avrebbe separato la città centrale dalle località satellite, e dove avrebbero trovato posto complessi sportivi, cimiteri, ospedali, sanatori, giardini, terreni per le esposizioni, ma anche eventuali nuovi aereoporti, autodromi, ippodromi, stazioni-radio. Vennero individuati i confini pià opportuni di tale fascia di protezione, la cui superfice venne estesa a circa 70.000 ha. Di

1 J. Strzelecki, J. Chmielewski, Planowanie regionalne okregu warszawskiego. Dzialalnosc biura

planowania regionalnego okregu warszawskiego 1930-1938, in «Dom Osiedle Mieszkanie» 4/5 (1938),

pp. 3-37. Tutte le informazioni, se non diversamente indicato, provengono dal presente saggio.

Organizacja i sprawozdanie z prac Biura planu regionalnego okregu warszawskiego, «Dom Osiedle

questi circa 40.000 erano liberi e potevano essere utilizzati secondo le varie finalità indicate.

Prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale, quindi, l’ufficio diretto da Chmielewski stava lavorando sui piani di urbanizzazione della regione di Varsavia, su dei lavori, vale a dire, che erano il naturale approfondimento delle tesi contenute nel progetto Warszawa funkcjonalna del 1934, ma anche, come si è visto, delle stesse elaborazioni di Rozanski della fine degli anni Venti. Ciò che allora era stato enunciato in forma sostanzialmente teorica era stato raffinato e tradotto in piani molto più aderenti alla realtà dei fatti. La zonizzazione funzionale del territorio era stata spinta a un livello sicuramente superiore; l’articolazione dei piani era ormai andata ben al di là degli schemi abbozzati nel periodo iniziale. L’avvio della fase operativa sarebbe stata la logica conseguenza di un lavoro che stava impegnando centinaia di persone ormai da parecchio tempo. Lo scoppio della Seconda guerra mondiale, tuttavia, interruppe il normale corso degli eventi.

In conclusione, si può dire che sul finire degli anni Trenta i laboratori di progettazione della municipalità di Varsavia (ovvero il Dipartimento di progettazione urbana di Rozanski e l’Ufficio di pianificazione regionale di Chmielewski) erano diventati, per un buon numero di architetti e di urbanisti appartenenti, o molto vicini, al vivace ambiente delle avanguardie moderniste locali, uno dei luoghi di lavoro comune assieme ad altri atelier di progettazione – quali quelli della cooperativa edilizia Wsm e della società Tor, per i quali si rimanda al capitolo seguente. Prima di andare a esaminare tale ambiente, è doveroso sottolineare come questa fosse una situazione di assoluto privilegio, se si considera che nella vicina Germania la stagione delle avanguardie era già terminata, con il Bauhaus forzatamente chiuso nel 1933, mentre in Unione sovietica il costruttivismo, sbocciato negli anni Venti, era stato dichiarato «utopistico e dannoso» nel 1931. La maggior parte dei frutti di questo avvicinamento fra il mondo delle avanguardie e gli uffici di gestione del territorio maturerà, ad ogni modo, solamente dopo la Liberazione del 1945.

Cap. 2: La progettualità urbanistico-architettonica fra tradizione nazionale e avanguardie internazionali