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3. Il discorso indiretto ( DI )

3.1 Discorso indiretto con L 1 indefinito

L’indefinitezza del locutore e della situazione enunciativa originaria risponde spesso a un

atto di riporto relativo a fatti o notizie ampiamente noti. Si tratta – in alcuni casi – di

strategie evidenziali di tipo indiretto attraverso le quali il cronista riporta enunciati che si

presentano come dicerie o come notizie attribuibili a un sapere collettivo e condiviso.

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A funzioni specifiche di questo tipo, che si attivano generalmente con il presente del

verbo introduttore, si affiancano usi meno marcati sul versante della modalità, attivati da

tempi verbali come l’imperfetto o il passato remoto. Dal punto di vista linguistico, il tipo

di

DI

con locutore indefinito prevede una struttura formale composta dalla forma

impersonale del verbo dire seguito da una proposizione subordinata completiva.

190

Si

vedano alcuni esempi classificati per tempo verbale:

                                                                                                               

186 Cfr. CALARESU (2004: 25).

187 Cfr. MORTARA GARAVELLI (1995: 445).

188 Per un profilo degli elementi introduttori del DI in italiano antico si veda MORTARA GARAVELLI

(1995), TELVE (2000b), FERRARESI –GOLDBACH (2010) e COLELLA (2012b: 530-32).

189 Si veda al riguardo DE ROBERTO (2015: 73-74).

190 Si riportano qui solo esempi con dire ma sono ampiamente documentate strutture composte con verbi

- Passato remoto del verbo introduttore:

(1) Et dissesi che li facea fare [i fiorini d’oro falsi] uno de’ conti da Romena, et fune preso un loro spenditore et per cose che confessò fu arso (Pieri, 130.3).

(2) Et stettervi tanto che l’ebbero, advengna che per tradimento che ssi disse che ffece uno Carlino de’ Paççi, per danari che n’ebbe, ...et dissesi che ’l tradì et diede loro un ser Lapo notaio, ch’era vicario del detto conte, per certi danari che n’ebbe (Pieri, 163.22).191

(3) [...] et dissesi che morì di quelle fedite a lLucca (Pieri, 169.4).

(4) I grandi feciono loro consiglio in San Iacopo Oltrarno, e quivi per tutti si disse che Giano fusse morto (Compagni I.72).

(5) Dissesi che alla sua consecrazione rovinò il luogo ove era, e che la corona gli cadde di capo; e che il re di Francia non volea si partisse di là (Compagni, 3.73).

(6) Molto fu biasimato il cardinale de l’avervi lasciati andare sicuri; e per molti si disse che l’avea fatto per danari, o per promessa li fusse fatta da loro d’ubbidirlo e d’onorarlo, overo che messer Corso Donati gli avesse promessi fiorini .iiijm., e darli la terra, ed egli

venisse da quella parte con la sua gente per poterli levare da oste, e avere i danari e non li dare la terra (Compagni, 3.104).

(7) Dissesi che contro a lui non aveano difesa alcuna, perché dalla Chiesa avea il passo: ma perché li parve aspro cammino a entrare in Toscana, nol fece. Dissesi che i marchesi Malaspini il voleano mettere per Lunigiana, e feciono aconciare le vie e allargare nelli stretti passi; e se quindi fusse venuto, entrato sarebbe tra i falsi fedeli: ma Iddio l’ammaestrò (Compagni, 3.192).

(8) perché si disse furono quelli che levorono i·romore la notte che fu arsso Maso funaiuolo e’ fratelli di Ciardo vinattiere (Anonimo fiorentino, 12.7).

(9) Sabato a dì 14 di marzo, per la porta di San Marcho uscirono da 500 chavalieri chon due bandiere, et cho’ lloro lo inperadore. Dissesi che andavano a sSiena per andare a Roma (Sardo, 114.7).

(10) Di che, lo dì, si disse che llo inperadore ci aveva levato Luccha (Sardo, 127.7). (11) Lo inperadore et la inperadrice si partirono di Luccha a dì 20 di luglio 1370 et fecie la

via dal Cieruglio et andonne per lo chontado di Pistoia, et dissesi [Ø] facieva la via da Bolongnia (Sardo, 191.10).

(12) In questi tempi, circa gli anni di Cristo CCCCLXX, regnando in Gostantinopoli Leone imperadore di Roma, nella grande Brettagna, che ora Inghilterra è chiamata, nacque

                                                                                                               

191 Si noti la doppia dipendenza del relativo, spia di un alto livello di discontinuità sintattica tipico di

Merlino profeta (dissesi d’una vergine con concetto overo operazione di demonio), il quale fece in quello paese molte maraviglie (G. Villani, 3.4 103.16)

(13) Per lo quale peccato, e per molti altri fatti per lo scellerato popolo, si disse per molti savi che Iddio per giudicio divino permise vendetta sopra il detto popolo a la battaglia e sconfitta da Monte Aperti, come innanzi faremo menzione (G. Villani, 7.65 361.2). (14) Dissesi che messere Ciupo delli Scolari, che stava colla schiera disparte a vedere le

contenenze della battaglia, e raccogliendo a ssua schiera que’ che fuggivano, usò una maestria di guerra, che mandò più ribaldi alla nostra schiera grossa e tra lla nostra salmeria, gridando e dando boce che’ nostri feditori erano sconfitti (G. Villani, 12.134 266.23)

(15) Dissesi per li astrolaghi che ffu per influenza di costellazioni, altri [Ø] per troppa sottigliezza d’aria nel tempo della vernata (M. Villani, 8.25 167.4).

(16) Dissesi per molti che lo Re l’avea lasciata si maritasse a uno figliuolo dello re Carlo di Napoli (Stefani, 422.19).

(17) I quali comperatori vedendo questo, si rachetarono per la putta paura, e per credenza della maiore parte della gente si disse che se questo non avessono fatto i Sei, il grano sarebbe ito tutto a ruberia e avrebbevi avuto grande zuffa e molto di male questo dì (Lenzi, 528.5).

- Imperfetto del verbo introduttore:

(1) legato del papa et mandato da llui con piena legatione, et, diceasi, per far pace (Pieri, 161.2)

(2) Et fu morto un fante di que’ ch’erano cho· llui, ch’era gentile huomo et diceasi ch’era pisano (Pieri, 163.6).

(3) Et diceasi per li più allora che non v’andavano per uccidere messer Niccola ma perché si fuggisse (Pieri, 163.10).

(4) [...] diceasi allora che v’avea entro da DCL huomini in su, sança le femine et fanciulli

(Pieri, 165.5).

(5) Et ad ppochi dì il papa venne a rRoma, acconpangnato da certi baroni, et diceasi che sse si volesse essere partito che non sarebbe potuto (Pieri, 166.4).

(6) Il Capitano del Popolo andò per la città armato con parte della gente de l’arme, più volte, perché si dicea che certi ghibelini doveano levare capo contro a’ ghuelfi (Anonimo fiorentino, 5.45).

(7) perché si dicea [Ø] voleano ardere gli Alberti e’ Chovoni e’ Barucci e’ Rinuccini (Anonimo fiorentino, 6.13).

(8) Questo bando era ito per paura del Bavero, che si dicea ch’era i’ Roma e venire dovea a Firenze (Lenzi, 324.20).

(9) Nel detto consiglio de’ Lucchesi si diceva per alcuni, che quelli di Sravalle fossero ricevuti salve le persone; ed altri diceano, che non si prendessono se non per morti e presi; altri diceano, che i forestieri si pigliassono salve le persone e l’avere, ma i cittadini Pistolesi ch’erano nel castello non si pigliassono se non per uomini morti, ed a questo s’accordarono quasi tutti quelli del consiglio (Istorie pistolesi, 39).

(10) Per molti si lodò di passarla per questo mezzo per non crescere scandalo ne la città; e per molti si biasimò, che giustizia non si fece de’ detti e di molti nobili che si diceva che v’avevano colpa a la detta congiurazione (G. Villani, 10.219 405.11)

(11) Essendo morto lo ’nperadore, chom’è detto di sopra, molta giente era rimasta in Pisa per le preghiere de’ Pisani e della giente dello inperadore, e volevano seghuitare la ’npresa di Toschana, e massime perché si diceva che lo inperadore era morto di veleno (Cronaca senese, 99.10)

(12) La detta donna, quand’era fanciulla, stette certo tempo nel palagio di Via Maggio co’ zii, però che si diceva, che stando colla madre sua, quanti fanciulli vi nasceano, morivano (Velluti, 92.15)

(13) [...] chi dice per una cagione e chi per un’altra, ma quella che per più si diceva era che i Grandi erano male contenti degli Ordini della Iustizia e dello stato che non avieno a loro posta, [Ø] erano contenti di tenere il Comune in guerra, e che non montasse in acquisto, che non avesse più possa che s’avesse allotta, ma meno (Stefani, 105.3).

-

Presente del verbo introduttore:

(1) Questi si dice che per suo ingengno fece fare ad Celestino V i· rrifiuto che ffece (Pieri, 166.5).

(2) Dicesi ancora che quello che Sciarra fece di lui et dela sua gente, e’ fece per lo suo ardire et cola força et gente de· rre di Francia (Pieri, 166.9).

(3) Della conpagnia si dice [Ø] essere passata Siena a salvamento (Anonimo fiorentino, 5.17).

(4) [...] perché si dice [Ø] furono prencipio de·romore di sabato per potere ardere e rubare la città (Anonimo fiorentino, 6.5).

(5) E in questa sera fu morto ser Giustino il quale era stato notaio de’ Signiori quando a certi ghuelfi fu moço il capo, e dicesi [Ø] tenea co’ ghibelini e colle due arti disfatte per rimetteli in istato chome erano prima (Anonimo fiorentino, 9.18).

6) Dicesi [Ø] si farà chapitano di ghuerra chontro a chi volesse fare chontro a questo Chomune (Anonimo fiorentino, 18.62).

(7) Dicesi [Ø] vanno per pigliare Areço, perché si dice che il Chomune l’à conperato da re Charllo (Anonimo fiorentino, 18.69).

(8) Dicesi questo dì che messer Piero Ghanbacorti teme di suo stato e [Ø] à fatti chaciare di Pisa tutti e’ forestieri, salvo ch’e’ fiorentini, e più certi pisani a lui sospetti (Anonimo fiorentino, 49.56).

(9) Et diciesi, che gli era tractato del malischalcho et dello inperadore che aveva da Lucchesi; e [Ø] lli Tedeschi avevano tucte le porte e lle fortezze della terra et già v’avevano messi molti fancti lucchesi et avevano preso la piaza di Sa’ Michele (Sardo, 130.5).

(10) [...] ma poco vivettono appresso lo ’mperadore e ’l detto papa, e dicesi per le genti che per cagione che ’l detto Arrigo s’era male portato del padre, che per giusto giudicio morìo sanza niuna reda né figliuolo, né maschio né femmina, gli anni di Cristo MCXXV, e succedette a llui Lottieri di Sassogna (G. Villani, 5.28 212.23).

(11) Funne il cardinale Attaviano degli Ubaldini; e dicesi, ma no· llo afermiamo, [Ø] fu un papa fiorentino di casa Papeschi, e uno cardinale di Bellagi di Porta San Piero al tempo d’Arrigo terzo imperadore (G. Villani, 13.7 306.13).

(12) Il tribuno veggendosi così abandonato, sconosciuto uscì di Campidoglio, e vennesene in Castello Sant’Agnolo, e là nascostamente si dimorò fino alla venuta del re d’Ungheria a Napoli, a ccui si dice [Ø] andò per mare sconosciuto in su uno legno (G. Villani, 13.105 524.11).

(13) E dicesi che per questa bataglia de’ sassi ci morì diece persone, ma più di cento ne furono feriti (Cronaca senese, 113.11).

(14) Ed ultimamente stati ad assedio dieci anni e undici mesi e quindici dì, fatte molte battaglie e molte triegue si dice [Ø] si ebbe per tradimento e disfeciono Troia (Stefani, 5.13).

(15) E questa fu la promessa di messer Carlo, che potea bene resistere se avesse voluto, che avea più di 2300 uomini d’arme, ma pare, e si dice, [Ø] fusse suo ordine e fattura (Stefani, 84.39).

(16) Ed Enea ingenerò Latino prischo e Latino ingenerò Egitto. Egitto Capis del quale si dice che fece Capova (Libro fiesolano, 46.22).

L’atteggiamento modale del locutore diviene via via più percepibile nel passaggio

dall’anteriorità alla contemporaneità espressa dal tempo del verbo introduttore. Se il

perfetto del verbo dire svolge ancora una funzione propriamente di reggenza,

introducendo di norma una completiva con un contenuto informativo finalizzato allo

svolgimento della narrazione, le forme verbali all’imperfetto e in particolare al presente

tendono a indebolirsi e a divenire elementi modalizzanti di tipo parentetico. Una spia

della maggiore solidità della funzione introduttiva di

DR

delle forme verbali al passato

remoto e all’imperfetto, può rintracciarsi – rispettivamente in (4) (6) (16) e (3) (9) – nella

presenza di sintagmi avverbiali come per tutti, per molti, per li più, per alcuni che «codificano

l’estensione e la credibilità della voce».

192

Questa distinzione appare meno marcata in

testi come quelli dei Villani dove spesso il recupero di informazioni relative a un passato

remoto e mitologico spinge il cronista all’attivazione di strategie evidenziali. Negli

esempi (13) e (15), con il passato remoto di dire, l’indefinitezza di L

1

è tipicamente

riferita all’ambito dei savi e degli astrolaghi mentre in (12), in relazione a contenuti

afferenti al dominio della credenza, l’atteggiamento modale del locutore può rintracciarsi

nella posizione parentetica del modulo. D’altra parte l’indebolimento della reggenza

verbale delle forme al presente può osservarsi in (8) (9) (11) (12) (14) (15) ed è connesso

all’ellissi del che introduttore, che rende incerta la definizione dell’ampiezza della

citazione e della gittata subordinativa del verbo. Negli esempi (5) e (14) con verbo di

dire al passato remoto la reiterazione del che introduttore assoluto (Dissesi che...e che...e che)

permette invece di definire con maggior sicurezza la portata del verbo introduttore,

segnalando un’attenzione maggiore al contenuto informativo dell’enunciato. Oltre

all’ellissi del dichiarativo, che marca il valore parentetico del modulo al tempo presente,

si noti, sul versante della modalità, anche la formula rafforzativa impiegata da Giovanni

Villani nell’esempio (11). In (15) è invece significativa la presenza del verbo parere che,

secondo la costruzione pare e si dice, riflette l’incertezza del giudizio da parte del cronista

sulla fisionomia di L

1

. Infine, può essere interessante notare che non si hanno

attestazioni della forma presente nella Cronica del Compagni.