3. Il discorso indiretto ( DI )
3.3 Discorso indiretto con L 1 singolo
Le citazioni di enunciati con locutore originario singolo prevedono il ricorso a una
gamma di configurazioni sintattiche più varia. Sebbene i modi verbali privilegiati siano
l’indicativo e il gerundio, è rintracciabile l’uso di forme e strutture diverse dal modulo
dire + completiva. Si vedano alcuni esempi:
(1) E dopo lunga disputa, messer Bondalmonte, savio e temperato cavaliere, disse che era gran rischio, e che troppo male vvenire ne potea, e che al presente non si sofferisse (Compagni, I.126).
(2) Nel qual per loro parlò uno avvocato da Volterra [...] e assai disordinatamente parlò, e disse che il sangue reale di Francia era venuto in Toscana solamente per mettere pace nella parte di santa Chiesa, e per grande amore che alla città portava e a detta parte; e che il papa il mandava, siccome signore che se ne potea ben fidare, però che il sangue
della casa di Francia mai non tradì né amico né nimico; il perché dovesse loro piacere venisse a fare il suo uficio (Compagni, 2.22).
(3) Coprivasi con false parole, dicendo che non per danari il facea, ma perché il marchese Palavisino avea rimesso in Cremona, il quale tenea per suo nimico (Compagni, 3.173). (4) Andò Francescho da Filichiaia per parte de l’arte della lana, chon tutto che fusse di quelli
XL della Balìa, e disse come tutte l’arti erano disposte che quella balìa si rifiutase e che ogniuno si tornase a chasa (Anonimo fiorentino, 5.206).
(5) Ed e’ rispuose che l’animo loro si era di conbattere e di venire alle porti di Firenze e di corervi uno palio di scharlatto e di battervi la moneta e di fare i·su le porti di Firenze XXX chavalieri (Anonimo fiorentino, 48.16).
(6) Poi richiese il detto anbasciadore il Chomune nostro di venticinque migliaia di fiorini in prestança, proferendo di ben sodare il Chomune di detti danari (Anonimo fiorentino, 18.48).
(7) E giunti nel campo, parlamentarono molto col Marchese; ed il marchese disse loro quello ch’era diliberato, e che se si voleano arrendere alla misericordia del Comune di Lucca, ch’egli gli prenderebbe, altrimenti no (Istorie pistolesi, 40).
(8) M. Luchino gli mandò a dire, che ’l soccorrerebbe bene se egli volesse aiuto da lui; quasi dica: Se egli vuole che io l’aiuti, diami Mantova; e tennelo in parole assai, ma però non l’aiutò di nulla (Istorie pistolesi, 394).
(9) [...] si venne lo veschovo di Spurcho [...] et quivi disse che a misser lo inperadore era stato proferto Pisa e Luccha ch’elleno fusseno sue liberamente inn avere et in persona et s’elli di ciò erano chontenti. Di che subita mente si levò Cieccho Agliata et andò in ringhiera et disse ch’egli voleva che Pisa e Luccha fusse libera dello inperadore et che fusse singniore liquito [assoluto] di Pisa et di Luccha. Et poi andò missere Lodovicho delle Roccha et disse lo simile, ma che preghava la sancta chorona che lLuccha fussi alla divozione di Pisa. Et poi andò Franciescho Ghanbachorta, et poi Nieri Papa et dissono il simile; et poi Giovanni delle Brache et poi Giovanni Grasso, poi e missere Provino et tucti dissono a uno tinore. Poi si levò Ghostantino Sardo chontradiciendo al prodicitore, che non gli piaceva che llo inperadore fussi singniore ma cche lle grazie, ch’egli aveva donato a acquesto chomune, che cci attenesse et che ssi mettesse quello partito a dir noe e sie e non a llevare chon sedere (Sardo, 121.7).
(10) E data e confermata la detta sentenzia, disse il detto Lodovico Bavero che infra pochi giorni provederebbe di dare buono papa e buono pastore, sì che grande consolazione n’avrebbe il popolo di Roma e tutti i Cristiani (G. Villani, 11.70 605.19).
(11) Messer Alardo, maestro dell’oste e savio di guerra, con grande temperanza e con savie parole ritenne assai lo re, dicendo che per Dio sì sofferisse alquanto, se volesse l’onore della vittoria, però che conoscea la covidigia de’ Tedeschi (G. Villani, 8.27 455.17). (12) Aspettando i Fiorentini d’aver novelle d’entrare in Siena (erano in su Monte Aperto)
uscì di notte un Reggente de’ Razzanti, il quale ammaestrato da’ Ghibellini di Siena, disse con una ghirlanda di ulivo che avea in testa che significava la vittoria, e disse in
parlamento che i Fiorentini erano la metà meno ch’e’ non erano, e che i Ghibellini tutti uscirebbono loro incontro, e partiriensi da’ Fiorentini come i Sanesi uccisero a campo (Stefani, 47.25).