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Ragionando nei termini del discorso storiografico abbiamo visto come l’uso formulare

di alcuni verbi in accezione metatestuale permetta ai cronisti di puntellare la struttura dei

propri testi, realizzando attraverso strategie discorsive definite momenti di raccordo tra i

nuclei tematici della storia. Nei luoghi dove compaiono – non solo nelle zone liminari

delle sezioni strutturali, ma anche all'interno di sequenze e segmenti narrativi non

altrimenti suddivisi – questi riferimenti svolgono una funzione di divisione testuale,

definendo all'interno del testo una serie di sequenze narrative. Anche all’interno di

queste sequenze, ovviamente, il flusso narrativo deve essere articolato, seguendo – in

particolare nelle cronache – la progressione cronologica dei fatti e degli avvenimenti

riportati.

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Inoltre, il dato di realtà che caratterizza i contenuti del testo storiografico

impone allo storico di compiere una duplice scelta: non solo selezionare i nuclei tematici

da valorizzare (riportare o raccontare), ma anche decidere quando seguire il vettore

causale della narrazione e quando seguire, invece, quello cronologico. I rapporti di causa

ed effetto che intercorrono tra le vicende riportate costringono spesso la narrazione a

oltrepassare le unità temporali dell'impianto annalistico, suggerendo – come si è visto –

il ricorso a strategie discorsive di raccordo e di ripresa. La linearità della scrittura, inoltre,

non permette la resa della simultaneità, elemento caratteristico e fisiologico della realtà

degli eventi. Le difficoltà relative all'espressione di un fatto o una serie di fatti che si

articola nel tempo e che presenta implicazioni sia di causa-effetto, sia di

contemporaneità con altri elementi della storia, sono presenti in qualsiasi operazione

narrativa e non rappresentano un elemento distintivo della scrittura storiografica. La

narrazione cronachistica, però, a differenza di altri racconti cronologicamente orientati,

necessita o può servirsi di un elemento aggiuntivo come l'espressione della data. Come si

è visto nel capitolo sulle macrostrutture, alcuni testi scandiscono le sequenze narrative

sulla base di una successione annalistica, impiegando l'indicazione dell'anno come una

formula di avvio per un racconto perimetrato nel tempo.

230

L'annotazione della data può

essere anche più dettagliata e considerare, come ad esempio nel caso delle Ricordanze,

della Cronica di Pisa e del Libro memoriale, la specificazione del mese o del giorno. In

                                                                                                               

229 Si ricordi, al riguardo, che nelle sue prime attestazioni il termine cronaca (o cronica) «esprime

propriamente il carattere strutturale dell’operazione narrativa, che è quello di essere distribuita cronologicamente» e possiede «un’applicazione originariamente non sostantivale» (cfr. RAGONE 1998: 111).

alcuni testi l'indicazione dell'anno compare anche all'interno dei brevi testi delle

rubriche, come nella Cronaca senese e in alcune rubriche dello Specchio umano, coniugando

l'anticipazione dei contenuti con la dichiarazione del periodo di riferimento. In tutti

questi casi la presenza della data rappresenta uno strumendo narrativo che permette al

racconto della storia di procedere senza far ricorso ad alcuna strategia discorsiva e

servendosi, a volta a volta, di formule di ripresa di tipo anaforico.

Estremamente diffusi risultano così alcuni moduli come i seguenti:

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(1)

Nel MCCXXVI fu Podestà di Firenze Messer Guido di Giovanni de' Pape. Al costui tempo fu fatto Papa Gregorio Nono a dì XX di Marzo, il quale in prima avea nome Ugolino, et era Cardinale, et Vescovo d'Ostia. Questi confermò la sentenza, che Papa Onorio suo antecessore avea data contro a Federigo Imperadore.

In quest'anno fu il maggiore caro in Firenze, che mai infino allora fosse essuto. Valse lo stajo del grano soldi tredici (Pieri, 18.2).

(2) 1188.

Lo imperadore Federigo passòe oltra mare, et in dello viaggio morìo in dello fiume che si chiama Ferro.

Et in quello anno di Giugno Lucca levò lo Borgo San Giniegi, contra la volontà di Sanmigniato; et in quello anno Alchieri fue consolo di Lucca; e li due compagni dificònno la charbonaia e le mura nuove, lo dicto Alchieri le compiette (Cronichetta lucchese 1164-1260, 246.10);

(3)

Et fue grande fame et mortalità anno Domini MCLIII.

Ranaldo, Christiani et Filipo canciglieri dello inperadore fecieno grando oste et bataglie contra li Romani et con Toschanella, et funovi morti ben VIIII.M Romani per bontà de' Luchesi, li quali funo li primi feritori col confalone di Lucha. Et lo ditto anno li Fiorentini et Pratessi funo ischonfitti da' Pistoriesi a Carmignano. Lo inperadore Federicho esendo [a] Ancona, et li Anconesi sie s'arendano per presi et per morti. Et in questo tenpo fue in Lucha lo fuocho di Caldoria et Parlascio. Et in questo anno si rifecie Mellano per li Melanesi (Cronica di Lucca, 180.29);

                                                                                                               

Come si vede, anche nei testi a ordinamento annalistico come quelli riportati la ripresa,

scandendo la progressione tematica su base cronologica, è un elemento funzionale allo

sviluppo del racconto e rappresenta l'ossatura del vettore narrativo. Le medesime

formule di ripresa si trovano anche nei testi organizzati per rubriche, come si vede negli

esempi successivi:

(4)

Anno Domini MCCLVIII.

Al tenpo di Bonifazio da Bolognia, potestà di Siena si fece la chastellaccia a Chamolia e a sancto Vieno e a la porta Tufi, e cominciosi a cresciare la Città. Come Pogibonzi fu disfatto da' Fiorentini ne l'anno detto.

E veduto che quegli di Pogibonzi non volevano ubidire a' Fiorentini e' v'andoro a chanpo e disfecello e miseno a sacho la roba e a sterminio la giente, per tanto che fu una schurità a vedere tal pietà e tale oribile chosa.

E ne l'anno detto di sopra fu disfatta Cortona dagli Aretini.

E nel detto anno e gli Aretini, perché erano nimici de' Cortonesi, andoro a chanpo a Cortona e presolla e disfecella, e morivi en prigione due da Torniella, e' quai erano stati presi per le ghuerre che facevano l'uno signorotto co' l'atro. E tutto questo aveniva per la parte ghuelfa e ghibelina.

E ne l'anno detto piobe IIII mesi continuamente.

E fu nel detto anno una maravigliosa e crudele piova che durò settenbre, ottobre, novembre e diciembre (Cronaca senese, 56.12)

(5)

Nel detto anno e mese di dicembre si feciono riformagioni, acciocchè chi volesse offendere allo palagio de' Signori, non avesse tanto di baldanza: che a qualunque dei Priori fosse arsa la casa o rubata, per offizio che' fosse, o alcuno di Collegi, o degli Uficiali della guardia, lo Comune de' danari del Comune rifacesse lo danno; e molte altre riformagioni a ciò simili ed a freno de' mali operatori; e raffermo messer Cante, capitano (Stefani, 424.8)

(6)

L'anno medesimo essendo, lo re Carlo munto di danari per la lunga guerra, ed essendo da certi baroni d'Ungheria chiamato alla corona d'Ungaria, e non veggendo modo d'andare, se danari non avea da lasciare pagati li soldati che lasciava e quelli che menava, s'immaginò di torre tutte le mercatanzie che nello Reame trovò, e così fece (Stefani, 439.20);

(7)

Nel detto anno Guido Tarlati signore d'Arezzo, e stato disposto vescovo, si partì di Pisa dal Bavero assai male contento, per grosse parole e rimprocci avuti da Castruccio dinanzi al detto signore; intra gli altri rimprocci che Castruccio il chiamò traditore, dicendo che quand'egli sconfisse i Fiorentini ad Altopascio, e venne con Azzo Visconti a Peretola, se 'l vescovo d'Arezzo fosse venuto colle sue forze verso Firenze per la via di Valdarno, la città di Firenze non si potea tenere; e in parte si potea appressare al vero (G. Villani, 565.23);

L'espressione della data, presente di norma o nella rubrica o negli incipit dei segmenti

narrativi successivi, viene ripresa in maniera formulare, permettendo l'avanzamento

tematico del dettato. In (4), ad esempio, la prima ripresa compare nella rubrica che

riassume il nucleo contenutistico della porzione testuale (Pogibonzi fu disfatto da' Fiorentini)

ed è seguita da altri moduli identici che permettono di ampliare la serie delle vicende

svoltesi in quell'anno e che non presentano con le prime implicazioni di causalità diretta.

In (5), (6) e (7), invece, le riprese aprono porzioni testuali più ampie, all'interno delle

quali si possono cogliere gli elementi sintattici della progressione narrativa e in

particolare i rapporti subordinanti causali e finali (in corsivo). Nei testi dello Stefani e di

Giovanni Villani le formule di ripresa sono quasi sempre in posizione iniziale e

presentano un numero di attestazioni notevole.

232

Anche in Matteo Villani i moduli sono

i medesimi (Nel detto anno, In quello anno) ma hanno, in genere, una collocazione

parentetica di sostegno al racconto più che di scansione tematica. Di séguito solo due

esempi:

233

(8)

Infine i signori con discreto consiglio ordinaro ch'al detto Bandino fossono dati contanti V.m fiorini d'oro, de' quali e' si tenne molto contento, e di presente fece liberamente la carta della vendita della terra di Romena, e de' fedeli e di tutta la giurizione ch'avea in quella, come pochi di dinanzi avea fatto Piero conte della sua parte, e a dì XXIII d'ottobre del detto anno, per li consigli del Comune fu

                                                                                                               

232 Nel testo dello Stefani si hanno 242 attestazioni del modulo «Nel detto anno» e 42 per la formula «Nel

medesimo anno» (o «Nel detto medesimo anno»); in Giovanni Villani, invece, il primo modulo è ancora più maggioritario, con 923 occorrenze a fronte delle 3 del secondo.

233 Nel testo di Matteo Villani la formula composta dall'espressione del mese + «del detto anno» conta

poco più di 340 attestazioni, mentre per il modulo «in questo medesimo anno» si registrano soltanto 5 occorrenze.

ribandito, e fatto cittadino di Firenze, e a dì XXVIII del detto mese ebbe contanti V.m fiorini d'oro, avendo il dì dinanzi fatta dare la tenuta della terra e della rocca del Comune di Firenze (M. Villani, 146.1);

(9)

Del mese d'aprile in questo anno in Firenze e nel contado nacquero parecchi fanciulli contrafatti, mostruosi, e spaventevoli in vista, alcuno in figura di becco, e lle braccia e dal petto come membra feminili, e llibere, e compiute; altri nacquono in altre forme mirabili, e assai differenti da l'umana natura (M. Villani, 316.18);

È da notare, infine, la quasi totale mancanza di formule simili all'interno della Cronica del

Compagni, testo che come è noto presenta un unico livello di divisione testuale – nella

fattispecie in tre libri – senza una successiva ripartizione in rubriche. Il testo del

Compagni, notoriamente poco incline all'espressione delle date, presenta raramente

esplicite datazioni (e dunque riprese), organizzandosi attraverso altri sistemi di

progressione tematica.

Pur nella prevedibilità del loro comparire, le date e le riprese anaforiche ad esse relative

rappresentano un elemento non secondario per la struttura narrativa del testo

cronachistico. La presenza delle formule di ripresa a inizio frase permette infatti al

cronista di procedere con la narrazione e di introdurre nuclei tematici all'interno dei

quali la progressione sintattica si articola su altre strutture. I rapporti temporali, causali,

finali, ad esempio, accomunano la scrittura della storia con la prassi narrativa in generale,

senza offrire, a uno sguardo panoramico, elementi espressivi tipici di un genere.

234

A un livello strutturale ancora inferiore rispetto a quello organizzato dalla data si

possono trovare, sul versante dell'enunciazione, alcuni usi particolari come i segnali

discorsivi, strumenti di raccordo che articolano il testo localmente. La natura funzionale

dei segnali discorsivi permette di considerare come topoi enunciativi della strutturazione

del testo elementi che, pur appartenendo a categorie grammaticali diverse, svolgono

                                                                                                               

234 Su aspetti più circostanziati dei testi, come ad esempio la descrizione delle battaglie, si vedano le

funzioni di gestione come la connessione frasale o interfrasale. Tralasciando l’aspetto

interattivo dei segnali discorsivi di tipo allocutivo e dialogico, converrà considerare

invece il loro aspetto metatestuale, in particolare il ricorrere di alcuni demarcativi di

transizione in grado di collegare le frasi all’interno del testo, di segnalare le varie sezioni

narrative e il passaggio dall’una all’altra.

235

Possono essere considerati come tipici del

testo narrativo alcuni indicatori come allora e e poi (e, poi), che ricorrono con alta

frequenza nei testi considerati.

236

Quello che risulta interessante, come si vedrà, non è

solo l’attestazione del segnale discorsivo in quanto elemento esterno al contenuto

proposizionale, ma anche l’azione perturbativa che può svolgere nell’ordine sintattico

degli elementi frasali successivi. In generale, si tratta di elementi di connessione nei quali

la marcatura originale si è indebolita e che pertanto, essendo superflui o ridondanti per

l'economia frasale, possono considerarsi come espressioni enunciative di gestione. Si

riportano alcuni luoghi:

- Allora

(1) Allora quelli, che v’era intrato di prima contro al bando, sì fu preso, et per sentenza fu judicato ad essere impiccato (Pieri, 4.12);

(2) Allora i Pisani veggendo, che prego loro non giovava, dissero loro: Segnori [...] (Pieri, 4.23);

(3) Li Fiorentini allora tennero consiglio, et diliberaro di comperare terra per lo comune di Firenze, et comperaronla in quella sera per Bello Sindaco, et la mattina se lo impiccaron su quella terra così comperata, acciochè i Pisani non si potessero di loro rammaricare (Pieri, 4.32);

(4) Allora il Vescovo, che avea corta vista, domandò: «Quelle, che mura sono?» (Compagni, 1.10 138.9);

                                                                                                               

235 L’aspetto interattivo e in particolare i fenomeni di richiesta di attenzione modulati dall’uso di alcuni

imperativi sono già stati osservati durante l’analisi degli elementi deittici di riferimento al lettore. Si tratta dell’impiego di verbi di richiamo generico come nota che, pensa, o di verbi di conoscenza come sappi / sappiate / dovete sapere (cfr. BAZZANELLA 2010: 1344-1347). Sui segnali di richiamo si veda anche DARDANO (2013: 135-136).

(5) Posono in uno mese il grano a fiorini XIJ.M, e feciono la libra, e poson MCC cavagli a fiorini L per cavallo, sanza niuna piatà. E allora [Ø] mandarono gente e feciono un battifolle presso a Monte Accinico, e misonvi uomini a guardia (Compagni, 3.2 184.6);

(6) I Cavalieri si feciono loro incontro, e ripinsongli nel Corso, e tolsono loro il serraglio che avean fatto. Allora [Ø] misono fuoco in casa i Macci nella Corte delle Badesse. Il podestà della terra con sua famiglia e con molti soldati venne in Mercato Nuovo (Compagni, 3.8 189.35);

(7) E disse loro ch’ arivassero a la foce del Tevero, però che per voi e per li vostri discendente faranno grandissimi facti in Talia. Allora con XX navi si partiero e abien[d]o molte fortune arrivarono a Cartagine, de la quale era rigina Dido (Libro fiesolano [ms. Orsucci 40], 45.17);

(8) Li Romani si raccolsono dall’una riva dell’Arno e’ Fisolani si rimasaro dall’altra. Allora li Romani si pensorono di vinciarle per ingengnio e ordinarono che Fiorino la decta nocte passasse l’Arno (Libro fiesolano [ms. Orsucci 40], 51.24); (9) Quando furono giunti in sul merchato, vidono molti comperatori che v’erano per comperare, ed erano tutti foresi della contrada presso a quatro millia o da sei al detto merchato. Allora i detti comperatori del comune mandarono il bando che non sia niuno venditore che debbia vendere, di che ragione si fosse, di grano lo staio più di -s. XL (Lenzi, 330.24);

(10) Fatto ciò, i Sei volevano fare vendere il grano in su questi tramazzi. Allora cominciò a venire da’ cielo un’aqua sì grande e sì forte come mai fu maggiore (Lenzi, 335.24);

(11) [...] incontanente i detti uomini a lloro personalmente furono, dicendo: «Noi siamo tutti qui alla vostra richesta, che per noi fare si possa che comandate voi?». Allora i Sei insieme si consilliorono e poi dissono: «Noi non possiamo ora essere con voi [...]» (Lenzi, 371.18);

(12) [...] gli baroni di Francia feciono loro re Ugo Ciappetta duca d’Orliens gli anni di Cristo VIIII.cLXXXXVIII. Allora fallì la signoria della schiatta di Pipino e di Carlo Magno (G. Villani, 3.14 132.9);

(13) [...] La città di sotto alla rocca essendo presa e corsa per gli Fiorentini, e prese le fortezze e le genti che ssi contendeano, l’altro minuto popolo

s’arenderono a patti che non fossono morti né rubati di loro cose, faccendo i Fiorentini loro volontà di disfarla, rimanendo il vescovado in sua giuridizione. Allora i Fiorentini patteggiarono che chi volesse uscire della città di Fiesole e venire ad abitare in Firenze potesse venire sano e salvo con tutti i suoi beni e cose, e andare in altra parte che gli piacesse (G. Villani, 5.6 172.26);

(14) Come al re d’Aragona furono per gli suoi ambasciadori apresentate le dette lettere, e disposta l’ambasciata e risposta del re Carlo, incontanente fu a consiglio per prendere partito di quello ch’avesse a ffare. Allora si levò messer Gianni di Procita, e disse: «Signore nostro [...]» (G. Villani, 8.74 526.7);

(15) Lo re Amare di Tunisi [...] si partì di Tunisi con M Barberi, né’ soldati cristiani nol vollono seguire per la sua avarizia, e andonne verso il Caroano per andarsene alla città di Susa. Allora l’amiraglio ch’era nel porto iscese alla terra con D balestrieri, e furono riceuti in Tunisi come signori (G. Villani, 13.102 517.13); (16) [...] Catellina rimase con XI, e Antonio con XX conpagni col canpo vinto; e tornossi a Rroma con vittoria, avegna ch’ella fosse con grande dapno [sic] de’ romani. Allora i romani, intendendo lo dapnaggio, non potendo credere chosì grande multitudine di gente essere morta, vennoro colae dove era stata la battaglia, e trovarono ch’era stata la verità. Allora con grandissima iniquità e gran furore si volsero adietro verso la città di Fiesole [...] (Libro fiesolano [ms. Magliab. XXV. 505], 91.8);

(17) [...] fue assediata da Giulio Cesare la città di Fiesole, e stettevi ad assedio VIII anni e VI mesi e IIII dì. Allora i fiesolani, vedendo che non si poteano più tenere, caddono a questi patti con Giulio Cesare e co’ romani (Libro fiesolano [ms. Magliab. XXV. 505], 93.7);

(18) E Lucha isteo a oste al Serraglio in Versiglia contra Pisa II mesi. Allora li Pistoresi veneno al Cosele et Val di Nievole, et funo isconfiti da’ Montecatinessi et altri amici di Lucha (Cronica di Lucca, 187.16);

(19) [...] et in questa bataglia l’omo nudo prese l’armato et fue Guanco [?] da Lucha, che notando per Arno prese le barche delli homini Pisani armati che fugiano. Allora per meço dello lechatto del papa et de’ re Carlo si fece la pace tra Luchesi et Pisani et l’uscitti di Pisa (Cronica di Lucca, 189.11);

(20) [...] unde lo cardinale sentio la venuta, si partio di notte di Firense. Allora li Guelfi di Firense meseno lo fuocho in delle case delli Alberti et arseno MCC case (Cronica di Lucca, 192.10);

(21) [...] i quali di presente s’accostarono alle due galee del conte, che di questo fatto, come il peccato l’acecava, non s’era aveduto, e di presente l’ebbono condotte a terra dentro al porto. Allora i· rre mandò a ddire al conte che venisse a llui (M. Villani, 1.96 181.24);

(22) [...] e prima ebbono preso e arso il Tartagliese, che quelli delle castella di Feghine sapessono la loro partita, o cche il borgo fosse infocato, tanto ingrossava il fumo la nebbia, che tolto era loro del fuoco ogni vista. Allora [Ø] corsono al borgo a spegnere il fuoco, ma tardi, per la maggiore parte (M. Villani, 3.38 371.3);

(23) E questo dimostrava con tanto infocamento d’animo, che manifesto fu a tutti ch’e’ parlava da dovero e non per alcuna tentazione. Allora [Ø] presono tra lloro consiglio e dissono: «Signore nostro [...]» (M. Villani, 5.12 622.6);

(24) [...] messer Bocca Abati essendogli allato nell’oste de’ Fiorentini trasse la spada e taglioli la mano; di che la bandiera fe’ cadere in terra. Allora fu la battaglia grande, ed abbattuta la insegna ognuno cominciò a fuggire (Stefani, 47.34);

(25) E così fatto, vollero gli ambasciatori, che per li detti 50000 fiorini egli promettesse non essere contra al Comune di Firenze per quattro anni. Allora rispuose lo Sire di Cuscì che non volea questo termine, ma in tempo di sua vita promettea non essere contra [...] (Stefani, 431.12);

(26) Per la qualchosa lo dicto missere Piero Ghanbachorta, gridando a ser Iachopo d’Apiano che non faciessi tanto male, allora gli fu lanciata d’una chiaverina nel pecto, et perché era armato non gli fe’ nulla, ma per lo cholpo grande chadde in terra. Allora ch’era in terra chaduto, gli fu dato d’una lancia socto la chorazza et chavatoli di chapo lo bacinetto et datogli in sulla testa (Sardo, 255.16);

(27) [...] et quivi balestrando et non potendo sostenere, domino Benedecto fu ferito nel braccio d’una lancia et chadde in terra. Allora [Ø] fu portato in chasa di missere Ghuasparre, uficiale della ghabella maggiore, chosì ferito, e tucti li soldati da chavallo furono rubati et messi a saccho i chavalli e lloro arnesi (Sardo, 256.6);

Come appare a prima vista, l’alto numero delle attestazioni di allora nei testi considerati

nel corpus non permette una mappatura esaustiva delle singole attestazioni, che sarebbe

poco economica. Si è cercato con gli esempi proposti di dare conto delle composizioni

formulari più frequenti che vengono ad attivarsi in presenza del segnale discorsivo.

Infatti, dal punto di vista dell’ordine degli elementi possono essere individuate formule

notevolmente definite che ricorrono con frequenza nei testi. In generale la presenza di

allora (o e allora) produce l’inversione tra soggetto e verbo, oppure introduce