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di Piervito Bianchi, Enrico Bracci, Giovanna Dabbicco e Ileana Steccolini 

2.7. Discussione e riflessioni conclusive

Dall’analisi dei lavori svolti nell’ambito del progetto EPSAS si scorge la volontà dell’Unione Europea di rafforzare l’integrazione dei sistemi conta- bili delle amministrazioni pubbliche di tutti gli Stati membri, mediante l’im- plementazione di principi contabili armonizzati che si basino sull’implemen- tazione della contabilità economico-patrimoniale.

Tuttavia, l’adozione e l’implementazione di regole contabili comuni da parte di tutti gli Stati membri possono produrre costi aggiuntivi a livello na- zionale che potrebbero non giustificarsi alla luce dei connessi benefici, dal momento che taluni Paesi hanno già intrapreso percorsi autonomi di riforma della contabilità pubblica orientati all’armonizzazione dei conti dei diversi comparti della pubblica amministrazione e, pertanto, l’introduzione di ulte- riori cambiamenti in ottica EPSAS potrebbe risultare alquanto costosa. Si pensi al caso dell’Italia che dal 2011 ha avviato sia a livello centrale sia lo- cale la cosiddetta armonizzazione contabile – che prevede anche la produ- zione di informazioni contabili di natura economico-patrimoniale – senza tuttavia adottare i principi contabili internazionali IPSAS.

Le preoccupazioni sollevate da chi ha interesse a tutelare situazioni locali si aggiungono a quelle di coloro che sono portatori di una visione globale della problematica (Biondi, 2014; Dabbicco e Steccolini, 2016). A tal propo- sito, alcuni interlocutori hanno fatto presente che adottare EPSAS e non IP- SAS produce alcuni rischi, in quanto la “regionalizzazione” dei principi con- tabili potrebbe condurre i Paesi collocati in altre realtà geografiche ad adat- tare pure loro gli IPSAS alle proprie esigenze, con notevoli conseguenze ne- gative sul piano della comparabilità dei dati a livello globale (Grossi e Soverchia, 2011)3. Il processo di istituzionalizzazione di comuni principi contabili solo limitatamente ha natura tecnica, ma necessariamente politica, con evidenti tensioni tra diversi attori coinvolti (Mussari, 2014). La riluttanza

3 In effetti, non è escluso che possa essere adottata una versione “afro-asiatica” degli IPSAS, che si potrebbe denominare APSAS.

a fare propri gli IPSAS nel contesto europeo, dimostrata già nel 2012 da di- versi stakeholder, soprattutto tedeschi, nel corso della prima consultazione pubblica avviata da EUROSTAT sul tema, pur giustificata da talune lacune tecniche nei principi in parola, potrebbe nascondere altresì motivazioni ba- sate su ulteriori interessi in gioco, come ad esempio il consolidamento dell’unione monetaria e bancaria e la comparabilità intra-europea (Biondi, 2014; Pontoppidan e Brusca, 2016).

Ad ogni modo, il passaggio agli EPSAS sembra costituire un obiettivo che l’Unione Europea si pone al fine di migliorare il monitoraggio dei conti pubblici in assenza di una politica coordinata da parte degli Stati membri. È questo il motivo per cui il progetto EPSAS è stato preso in carico dalla stessa Commissione europea che ha coinvolto non solo EUROSTAT, ma anche al- tre direzioni generali (DG BUDG, DG MARKT) al fine di gestire un progetto trasversale che dovrebbe produrre effetti economici, finanziari e sociali sull’intera Unione. L’obiettivo ultimo dell’Unione Europea è quello di favo- rire un più efficace monitoraggio dei conti pubblici degli Stati membri sia in fase di rendicontazione sia al momento della programmazione come stru- mento decisionale.

Il lavoro evidenzia come le fasi finora attraversate di sviluppo e discus- sione attorno all’introduzione degli EPSAS possano essere lette ed interpre- tate come un processo di translation. La problematizzazione della necessità di migliorare la significatività, trasparenza e comparabilità dei dati contabili delle amministrazioni pubbliche europee ha attratto l’interesse di diversi at- tori (pubblici e privati) le cui relazioni aiutano a comprendere come avvenga il reclutamento e la mobilitazione di risorse, decisioni ed azioni verso la eventuale creazione e diffusione degli EPSAS.

Dall’analisi dei risultati emerge come nelle prime fasi il ruolo prevalente è stato assunto da EUROSTAT e dagli omologhi nazionali, cercando di creare un network di interesse al fine di garantire il governo degli equilibri di finanza pubblica. Questo tentativo iniziale ha poi avviato l’aggregazione di altri network tra i partecipanti diretti o indiretti al processo di consulta- zione. A titolo di esempio, il fatto che sia EUROSTAT a condurre il processo di definizione di standard comunemente accettati è stato da molti interlocu- tori criticato, e si è cercato di modificare tale posizione iniziale, ma senza successo. Questo pone delle riflessioni sul possibile esito del processo di co- struzione degli EPSAS e dei loro contenuti, che non si presenta come razio- nale, ma come un adattamento dinamico derivante dall’interazione dei di- versi network. L’attuale staff del gruppo EPSAS appare procedere a rilento rispetto al “reclutamento”, ovvero di effettivo coinvolgimento di ulteriori ri- levanti attori. In tale contesto, il risultato effettivo del processo EPSAS

potrebbe essere diverso rispetto a quello inizialmente definito. Anche dal punto di vista politico, infatti, la Commissione europea non appare aver de- finito un chiaro mandato rispetto al percorso da seguire. All’interno di tali incertezze si sono inseriti i tentativi di “reclutamento” da parte dei singoli Paesi membri di ulteriori attori al fine di supportare le proprie istanze e fina- lità rispetto a un quadro di obiettivi generali fissati a livello europeo.

Alla luce del fatto che il processo di definizione degli EPSAS è ancora in corso, il presente lavoro non è risolutivo. Futuri lavori avranno la possibilità di acquisire ulteriori elementi e approfondire l’analisi, anche sulla base del risultato finale che – di fatto – verrà conseguito. Come è stato evidenziato dal presente contributo, al di là del risultato cui si giungerà, ciò che diviene di interesse è comprendere i fattori che hanno influenzato il percorso al fine di acquisire conoscenza sui processi di governance di fenomeni complessi come la costruzione e l’implementazione di principi contabili generalmente accettati a livello transnazionale.

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3. CONTABILITÀ AZIENDALE

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