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Il modello di Lewin della Field Force Analysis per l’analisi del cambiamento

di Carlotta del Sordo, Rebecca Levy Orelli e Marco Tieghi 

7.2. Analisi della letteratura di riferimento

7.2.3. Il modello di Lewin della Field Force Analysis per l’analisi del cambiamento

Gli strumenti di controllo manageriale sono considerati una risposta alle pressioni che derivano sia dall’ambiente esterno che dall’interno dell’organiz-

zazione, pressioni che producono le condizioni che fanno sorgere il cambia- mento (Wickramasinghe e Alawattage, 2007: 18). Per questo un approccio co- mune allo studio del cambiamento è quello di ricercare gli ingredienti e i fattori (anche di segno opposto) che combinandosi producono come risultato un cam- biamento positivo. In questo senso, Lewin (1951, 1958) ha teorizzato un mo- dello, articolato in tre fasi, ritenuto adeguato come framework negli studi sul cambiamento organizzativo pianificato e/o involontario, che si concentra sulle dinamiche di cambiamento, chiamato Field Force Analysis.

Il modello della Field Force Analysis è stato ampiamente utilizzato in let- teratura (Armstrong, 2006) per analizzare il bilanciamento fra le dinamiche che inducono o che inibiscono un cambiamento pianificato o necessario. Le forze che guidano verso il cambiamento tendono a stimolare e a sostenere il cambiamento stesso, che viene visto come un bisogno necessario, un deside- rio o un obiettivo che induce gli individui a cambiare qualcosa. Le forze di inibizione agiscono in senso opposto alle prime, dalle quali sono indipen- denti. Il bilanciamento tra le due diverse tipologie di forze si forma quotidia- namente in una condizione di equilibrio detta stato di “equilibrio quasi sta- zionario” (Lewin e Gold, 1999: 279).

Il cambiamento può inizialmente avviarsi quando il bilanciamento fra le forze di guida o di inibizione si altera e il comportamento degli individui devia dallo status quo. Un cambiamento di successo può essere raggiunto irrobustendo le forze a supporto del cambiamento, in modo tale da spingersi oltre lo stato di equilibrio e/o riducendo la forza delle dinamiche contrappo- ste e superando le resistenze che inibiscono le forze a supporto del cambia- mento. Ancora: questo processo implica la necessità di un cambiamento nell’atteggiamento delle persone. In particolare, secondo Lewin (1958), rag- giungere un cambiamento significa essere riusciti ad agire (a “cambiare”) a tutti i livelli, sia individuale, che interpersonale, che organizzativo (Sharma, 2007). Per raggiungere un cambiamento organizzativo è infatti necessario che le persone che operano nell’organizzazione adottino comportamenti, va- lori e capacità coerenti con l’obiettivo del cambiamento organizzativo stesso. Anche i sistemi premianti e i loro meccanismi operativi hanno quindi biso- gno di essere modificati, così come i sistemi di reporting.

In estrema sintesi, basandoci sul modello delle tre fasi di Lewin (1958), si ha il reiterarsi di un ciclo (gli “stati” ed i sottesi processi di ciascuno “stato” sono esplicitati da Mecca, 2004) nel quale il processo si attiva attraverso lo “scongelamento” di una data situazione a fronte di pressioni che inducono un cambiamento. Questo richiede la ricerca di nuove condizioni di equilibrio, acquisite le quali la situazione tende a “cristallizzarsi” nuovamente, nell’at- tesa che nuovi eventi inducano il riavvio del processo.

La prima fase del modello di Lewin (1951, 1958) è dunque costituita dall’unfreezing/motivation, ossia dallo scongelamento della situazione defi- nita dallo status quo. Direzionare correttamente il processo di unfreezing è un requisito dello sforzo di cambiamento (Stevens, 2013). Gli elementi chiave della fase di unfreezing sono dati dalla preparazione del cambia- mento, aiutando le persone ad essere pronte ad accettare il cambiamento in arrivo e quindi a interrompere lo status quo definito dalla situazione presente. La fase di scongelamento conduce le persone a realizzare la necessità del cambiamento (Dixon et al., 2006). La necessità di cambiamento emerge dun- que come risultato. La fase di unfreezing è considerata al pari di una fase di motivazione. Le persone, infatti, sono portate a modificare i loro comporta- menti quando lo status quo è colpito da una forza disgregante (Mecca, 2004). Va poi osservato che l’introduzione di una forza “esterna” che prema verso il cambiamento non è normalmente sufficiente, da sola, ad alterare l’equili- bro, in quanto occorre anche che si crei una motivazione al cambiamento (McShane e Von Glinow, 2001; Schein, 1996). Infatti, come evidenziano Armenakis e Harris (2002: 169), durante la fase di unfreezing le persone pos- sono diventare dei supporti fondamentali del cambiamento, mentre una volta che la fase di unfreezing si è avviata le persone possono diventare elementi attivi nel cercare di risolvere i problemi e sono motivate a promuovere il cambiamento (Mecca, 2004: 2). La fase di unfreezing può essere facilitata mediante l’adozione di azioni di supporto, quali azioni sulla motivazione delle persone attraverso iniziative di preparazione al cambiamento e di “co- struzione di un atteggiamento di fiducia” (Robbins e al., 2003).

Una volta che la fase di unfreezing si è completata, prende il via la se- conda fase, definita di transition/management, ossia di transizione e ge- stione. Secondo Bridges e Mitchell (2000) l’effetto di ogni cambiamento è determinato dalle dinamiche di transizione. Non lasciare lo spazio necessario o non considerare tali dinamiche è una delle possibili cause di fallimento in ogni sforzo di cambiamento. Infatti la fase di unfreezing crea la tensione mo- tivazionale necessaria, ma non determina o predice la direzione del cambia- mento (Schein, 1996: 62), richiedendo quindi necessariamente una succes- siva fase di transizione. In questa fase siamo di fronte ad una condizione caratterizzata da fragilità ed instabilità, uno “stato” insomma in cui il prece- dente equilibrio è stato spezzato dalla motivazione al cambiamento, ma non si è ancora raggiunta la formazione del nuovo stato di equilibrio desiderato (Mecca, 2004). Il successo dello sforzo di cambiamento potrà essere rag- giunto solo conseguentemente all’abbandono della situazione precedente, at- traverso un cambiamento culturale e strutturale, e l’adozione “guidata” di nuovi valori e processi (Burnes, 1996); d’altro canto, senza il completamento

e il successo della fase di transizione non è possibile pervenire alla fase suc- cessiva (McKee et al., 1998). Quando il cambiamento entra nella seconda fase, le persone devono trovare nuovi modi per svolgere i propri compiti, e per supportare il cambiamento occorre accettare tali modifiche (Dixon et al., 2006; Senior, 2002; Werner, 2002). Inoltre, il processo di transizione è con- naturato alla modalità di gestione di tale transizione verso il cambiamento. Kottler e Schlesinger (2008: 3) infatti ritengono che anche i cambiamenti che vengono considerati come positivi o razionali comportano un certo grado di incertezza. Ne consegue che per diverse motivazioni le reazioni delle persone al cambiamento possono essere di opposizione aperta e militante al cambia- mento o di pervicace resistenza passiva, anziché di adesione piena e sincera. Coloro che guidano il cambiamento dovranno porre particolare attenzione a cercare forme di collegamento fra le posizioni di tutti i soggetti interessati al cambiamento, offrire occasioni di rinforzo e persuadere le persone ad accon- discendere ai benefici del cambiamento (Kritsonis, 2004, 2005; Lewin, 1947; McKee et al., 1998).

La terza e ultima fase del modello di Lewin è quella di refreezing/institu- tionalizing. Lo stato di ricongelamento si può concepire come il processo at- traverso il quale i cambiamenti diventano effettivi e si stabilizzano, in quanto le persone applicano i nuovi approcci e le nuove forme di comprensione nella loro attività giornaliera, adottando le nuove modalità di lavoro. La fase di re- freezing si attua dunque quando le persone hanno interiorizzato e istituziona- lizzato il cambiamento, che diviene così la nuova naturale e condivisa modalità di azione (Dixon et al., 2006). In tale fase, rispetto alle fasi precedenti, gli ef- fetti del cambiamento dovranno essere allineati con le personalità, i comporta- menti e gli ambienti lavorativi individuali, per assicurarsi che i cambiamenti introdotti siano durevolmente accolti, eliminando il rischio di una possibile riemersione delle vecchie impostazioni e modalità operative. Ciò implica che la fase di refreezing richieda cambiamenti duraturi sia della cultura, che delle politiche, che delle pratiche implementate a livello organizzativo (Kanter e Stein, 1992), altrimenti i cambiamenti rappresenterebbero solo un riposiziona- mento temporaneo nel comportamento delle persone, in risposta alla pressione esercitata dal cambiamento (Mecca, 2004). Azioni di “rinforzo positivo” verso le nuove configurazioni organizzative e verso l’istituzionalizzazione di nuovi comportamenti possono essere poste in essere attraverso l’adozione di mecca- nismi formali e informali, atti ad agire a supporto dell’implementazione del cambiamento in questa fase finale (Robbins, 2003).

Il modello delle tre fasi di Lewin rende evidente ed afferma come lo sforzo di cambiamento sia condizionato dalla combinazione e dal confronto di una pluralità di forze, che promuovono oppure inibiscono il cambiamento.

Per conseguire un cambiamento duraturo la combinazione delle forze deve quindi sbilanciarsi a favore di quelle forze che inducono il cambiamento, vincendo la resistenza delle forze che vi si oppongono (Robbins, 2003). La predisposizione di un piano di azione e gestione delle prime due fasi di un- freezing e transition risulta dunque fondamentale per poter realizzare con successo la fase di refreezing nella quale il cambiamento viene istituziona- lizzato, sostituendosi al quadro di riferimento comportamentale ed organiz- zativo precedentemente in uso (Mecca, 2004). La delineazione dei tratti es- senziali del modello di Lewin consente di comprendere come esso possa es- sere utilizzato per analizzare le risposte specifiche delle pubbliche ammini- strazioni locali ad un cambiamento che riguarda le pratiche contabili, come nel caso dell’armonizzazione contabile. Infatti, grazie al modello di Lewin è possibile analizzare e comprendere la natura e l’intensità delle forze interne alle pubbliche amministrazioni locali che influenzano il cambiamento dato dall’adozione, dall’implementazione e dal reale utilizzo dei sistemi di con- trollo manageriale e come ciò produca una nuova pratica contabile quoti- diana in ciascuna specifica organizzazione.

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