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4. Analisi sincronica Individuazione di elementi di continuità tra le regole

4.4. Finalità e funzioni del disegno nel progetto architettonico Alcuni cas

4.4.1. Il disegno dell'intuizione L'immediatezza del segno e la forma

Lo schizzo di progetto è quel disegno, normalmente eseguito a mano libera, che esprime in modo rapido un'idea formale e concettuale. Le sue doti fondamentali sono la sintesi e la forte espressività, dovuta alla predominante incidenza dello stile personale dell'architetto. La sua caratterizzazione dipende ovviamente, oltre che dall'autografia del segno, anche dalle

52. G. B. Piranesi, schizzo di studio, probabilmente per la facciata di S. Maria Aventina in Roma 53. Michelangelo Buonarroti, schizzo di studio per la tomba dei Medici in Firenze 54. L. Mies van der Rohe, progetto di casa a corte, 1931

53

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conoscenze teoriche proprie all'autore e dagli strumenti usati per realizzarlo (figure 52, 53 e 54).

Come nota il Vagnetti, questo momento del disegno di progetto è generalmente eseguito in modo istintivo, e non organizzato: per questo motivo l'architetto deve possedere la capacità di esprimersi in modo naturale con il disegno, in modo da poter visualizzare, in maniera automatica e senza impedimenti materiali, le idee che popolano la sua mente. E siccome ogni progetto non è mai il risultato

55. A. Sant'Elia, edifici per la Città Futurista, 1913-15

56. A. Aalto, schizzo per la sala da concerti del Palais Finlandia a Helsinki, 1962 57. O. Niemeyer, motivi architettonici di Brasilia, 1958-60 58. J. Stirling, schizzi di progetto per il Museo Sackler ad Harvard, 1979/1984 59. Á. Siza, schizzi per il progetto della casa a Pego, Sintra, 2007 55 59 58 57 56

di un solo elementare istinto figurativo, ma anche e contemporaneamente di tutti gli approfondimenti strutturali, della valutazione unitaria di tutti gli attributi formali, costruttivi e distributivi dell'opera, lo schizzo architettonico è spesso costituito da un insieme di disegni, nei quali tutti gli aspetti più importanti dell'opera sono presi in esame, ed esplorati attraverso il disegno26.

Spesso infatti, in un singolo foglio, gli schizzi si affollano e si sovrappongono, esplicando le successive metamorfosi dell'idea e i molteplici passaggi che congiungono pochi segni concettuali di partenza a figure più complesse che si avvicinano gradualmente alla forma finale. Più aspetti e visuali dell'opera sono immortalate in rapide sequenze o in disordinate composizioni di intuizioni grafiche (figure dalla 55 alla 59).

Il disegno, in questo suo particolare aspetto, si configura dunque come primo, naturale ed istintivo, concretizzarsi dell'idea del progettista, di un'idea che esiste in forma astratta nella sua mente e si può esprimere soltanto attraverso l'intimo segno grafico dell'autore. Così lo descrive Franco Purini:

«Lo schizzo è l'irruzione improvvisa, nel mondo, di una decisione che prende forma dopo un'elaborazione lenta e misteriosa. Come attraversata da una scarica elettrica la mano, in una identità assoluta con la mente, traccia sul foglio alcuni segni che sono né più né meno che l'idea. Un'idea che molto difficilmente potrà essere modificata nei suoi tratti fondamentali. Io continuo a cercare le idee in questo modo, ricordando che tali idee sono già virtualmente presenti in quell'a priori inverato in disegni teorici...»27.

Senza il contatto fisico diretto col segno, e cioè senza quella continuità tra la mente e la matita, di cui ho parlato nel secondo capitolo, non sarebbe possibile affidare la propria opera grafica alla gestualità del corpo, e il tradursi delle forme pensate in disegni non riuscirebbe ad interpretare i veri sentimenti che muovono il progetto. I progettisti dello studio viennese Coop himmelb(l)au, ad esempio, nel caso del progetto per una casa a Malibu (figura 60), hanno dichiarato che

«il progetto è venuto fuori da uno schizzo disegnato ad occhi chiusi dove la mano agisce come un sismografo, registrando quei sentimenti che creano lo spazio»28.

Alessandro Anselmi sostiene che oggi, che abbiamo a disposizione il computer, lo schizzo a mano assume un'importanza ancor maggiore, perché il nuovo strumento non è ancora riuscito a sostituirsi a quello manuale in questo particolare momento del disegno e l'intuizione ideativa continua ad esprimersi come è sempre stato. Tuttavia egli riconosce al disegno digitale, nelle sue varie forme di studio del progetto, che cioè non sono ancora

60. Coop

Himmelb(l)au, progetto per una casa

monofamiliare, Malibu, Usa, 1983

immagini definitive, un valore di “schizzo informatico”29 che

fornisce comunque un ausilio grafico euristico durante tutto il processo progettuale. In questo senso anche tutte le elaborazioni digitali che, graficamente, aiutano a comprendere e dispiegare la forma architettonica si possono elevare certo a validissimi sostegni del processo progettuale ma, per la presenza del fattore automatico introdotto dalla macchina, perdono il loro valore intimo ed intuitivo. Il computer è certo in grado di rappresentare ogni forma pensata ma non lo fa in modo altrettanto istantaneo (figure 61 e 62). Tuttavia alcuni degli architetti contemporanei più protesi verso le nuove espressioni formali concesse dagli strumenti informatici, promuovono la capacità del disegno digitale anche alla fase ideativa. Superfici complesse e topologiche vengono così gestite con libertà e relativa immediatezza grazie ai programmi basati sulle NURBS30. Ad esempio Greg Lynn, nel suo libro

Animate Form dice che secondo lui gli architetti di oggi, proprio

grazie agli strumenti digitali, eseguono degli «schizzi con l'analisi matematica»31, sottolineando così l'unità strumentale del computer

e dell'insieme di funzioni numeriche che ne permettono il funzionamento.

Se invece guardiamo i celebri schizzi manuali di Frank O. Gehry, possiamo notare nel segno una “irrequietezza formale” che sembra riflettersi nella filosofia delle sue opere32. Nel suo

61, 62. Arata Isozaki, cafa Art Museum, Pechino. 2003-2005. Acquerello di studio e studio al computer 63. F. O. Gehry, American Center, Parigi. 1988-94 64. F. O. Gehry, Museo Guggenheim, Bilbao. 1992-97 62 61 63 64

particolare metodo progettuale, il disegno digitale assume un ruolo quasi completamente automatizzato, passando attraverso un continuo dialogo con il prototipo fisico. Ma, secondo me, è interessante notare come la complessità del segno manuale sembri quasi emulare la struttura reticolare del wireframe digitale, come se l'autore avesse interiorizzato l'espressività propria dello strumento digitale (figure 63 e 64).

Nel disegno, in questa fase che potremmo definire di intuizione e di prima concretizzazione dell'idea progettuale, vediamo dunque da un lato l'aspetto istintivo del segno, in cui inconsciamente confluisce l'esperienza dell'autore, e dall'altro le costrizioni materiali dovute alla necessità di esteriorizzazione dell'idea. Già in questo primo momento il disegno inizia a mostrare le sue capacità di sintesi e astrazione dell'immagine, e con queste la sua funzione analitica e conformativa. Se ci si sofferma a osservare gli schizzi progettuali nella storia, si nota che la maggior parte dei disegni sono dominati dalla presenza della linea di contorno, l'uso della linea è di gran lunga più spontaneo nella definizione istantanea di una forma piuttosto che la campitura di superfici che si intersecano. Eppure la percezione del reale non evidenzia la presenza di linee demarcate, ma soltanto variazioni cromatiche, e dunque solo grazie al disegno avviene una prima codificazione dell'immagine. Come afferma Purini

«la linea è il fondamento logico della continuità dello spazio, la base primaria della sua intelligenza e della sua descrizione. Tale descrizione è di carattere astratto, ma questa astrazione, lungi dal configurarsi come un fattore che aumenta le difficoltà di lettura e l'incertezza interpretativa, si propone come un elemento che incrementa le possibilità di entrare nelle ragioni esplicite e in quelle segrete della struttura che un manufatto possiede33»

4.4.2. Il disegno della complessità, disegno come