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2. Ricerca ed analisi sulla rappresentazione del progetto architettonico dal

3.1. Rappresentazione e percezione

3.1.5. Oggettività e convenzione, soggettività ed espressione

progetto è sicuramente la finalità del suo utilizzo. Questa primaria motivazione si traduce in una vasta ed articolata gamma di gradazioni che spaziano dall'estrema oggettività all'opposta soggettività. Al variare della funzione di un disegno, infatti, cambiano la forma e i contenuti della comunicazione che esso rappresenta, e cambiano anche i destinatari. Normalmente per ogni progetto sono previsti diversi tipi di elaborati per cui diversi contenuti sono rappresentati, per la stessa opera, in vesti differenti, spesso diametralmente opposte (figure 6 e 7).

Il fatto che all'elaborato tecnico sia richiesto maggior rigore scientifico e una maggiore chiarezza di interpretazione induce l'adozione di un codice simbolico. La tendenza all'universalità e

5. Francesco Borromini, pianta del colonnato prospettico del Palazzo Spada, Roma

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6,7.Frank Lloyd Wright, Guggenheim Museum, 1956. New York. The Archesum, sezione sull'asse minore (con a destra dettaglio del lucernaio) e schizzo con la sistemazione della rampa e del piano terra

oggettività di questo codice si traduce in perdita di espressività e personalità del disegno. In molti casi, l'elaborato oggettivo può essere contaminato dall'espressività personale dell'autore, determinando una vasta gamma di possibili differenziazioni della forma rappresentativa21.

La necessità di rendere univocamente interpretabili i disegni destinati alla realizzazione di un'opera architettonica, si rende maggiormente necessaria in epoca moderna, sia perché nel processo edilizio intervengono molti individui estranei alla mente ideatrice del progetto, sia per la mancanza di quell'”unità di intenti” e di cultura artistica, che prima della Rivoluzione Industriale rendeva l'architettura un'”attività corale”. Successivamente la possibilità di colloquio tra autore ed esecutore dell'opera è andata persa, e si è aggiunta una crescente specializzazione, determinando un'aumentata quantità e codificazione delle indicazioni necessarie nel disegno perché si potesse tramutare senza fraintendimenti nell'opera materiale22.

Le convenzioni del disegno sono nate spontaneamente, agevolando la comunicazione tra artista e spettatore, esse hanno un valore simile a quello del linguaggio, ma con un carattere più universale (essendo leggibili da popoli di lingua e cultura diverse) e più duraturo (resistono meglio ai mutamenti regionali e personali)23. Nel XIII secolo sono comparsi spontaneamente

prospetti e sezioni che facevano uso di invenzioni grafiche che si sono tramutate immediatamente in convenzioni, perdurando immutate per secoli24. Da allora molte le convenzioni del disegno

si sono evolute sino a noi, adeguandosi agli sviluppi culturali e tecnici, e arricchendosi al crescere della complessità del processo ideativo e costruttivo, sino ad arrivare ad una rigida normalizzazione e universalità, poco aperta a variazioni personalizzate. Tuttavia, nel disegno contemporaneo, non di rado si nota una volontà autografa nell'uso della simbologia codificata usata per indicare le informazioni oggettive. Si veda ad esempio la notazione usata per indicare

la sezione. Alcune norme, inoltre, possono essere coinvolte in applicazioni particolari, che rendono necessario adeguare i codici alla complessità dei contenuti da rappresentare.

Non è detto che, in un disegno convenzionale, non possano prendere posto elementi espressivi, come la simulazione degli effetti

luminosi, o la

caratterizzazione del segno

8. Sean Godsell, Glenbourn House, Victoria (Australia), 2004-2007. Sezioni trasversali sugli spazi principali della casa e sezioni di dettaglio delle pareti lungo il perimetro dell'edifico

grafico. E non è detto neppure che il disegno tecnico oggettivo non possa coincidere con l'uso si tecniche a mano libera. Tutto è consentito, purché il disegno resti comunque univocamente interpretabile e trasmetta concetti scientificamente attendibili (figura 8).

Chiaramente le proiezioni parallele, ossia il metodo della proiezione assonometrica e quello della proiezione ortogonale, sono più indicati per la trasmissione di dati oggettivi, poiché le misure e le proporzioni sono anche immediatamente confrontabili. Pertanto la maggior parte dei disegni tecnici si esprime attraverso questi metodi. Tuttavia anche un disegno in prospettiva può avere un certo valore oggettivo, qualora in esso si persegua l'uso di segni che mirino alla comunicazione del solo significato geometrico.

Leon Battista Alberti era talmente convinto del sufficiente grado di oggettività che rendeva il disegno di progetto totalmente non fraintendibile, da affermare che, una volta eseguiti tutti i grafici di progetto, l'architetto si sarebbe potuto disinteressare di tutte le fasi successive di realizzazione dell'opera, in quanto queste erano già tutte esaurientemente analizzate nel progetto, ed il loro risultato finale era potenzialmente scontato25.

Di contro, esiste una sfera soggettiva del disegno che appartiene intimamente alla personalità artistica del suo autore. Questo aspetto si manifesta nella differenziazione grafica del disegno, con conseguente discostamento dalla codificazione simbolica, verso una maggiore volontà espressiva. La sfera espressiva del disegno è tesa alla comunicazione di precisi contenuti ma non necessariamente è universalmente interpretabile. Infatti la soggettività risiede non solo nel creatore del disegno ma anche nel destinatario, che lo interpreta secondo la propria esperienza e sensibilità. Le finalità espressive di questo disegno sono maggiormente legate alla sfera percettiva, e ad un “contenuto emotivo” dell'idea progettuale26.

Nella storia del disegno di progetto questo aspetto si è accentuato dal momento in cui il disegno ha iniziato a concquistare una certa autonomia artistica, e diventare oggetto di ammirazione in se stesso, e non solo per l'opera architettonica che rappresentava. Da allora si può dire che il disegno di progetto abbia preso due strade differenti, una del grafico oggettivo e convenzionale, e l'altra del disegno espressivo, dovuto ad un'interpretazione soggettiva. Come si è già detto, tale distinzione è fondamentalmente dovuta alla finalità comunicativa dell'elaborato progettuale. La massima espressività si può riscontrare in due casi dalla funzione differente. Il primo è il caso dello schizzo manuale, col quale l'architetto intende immortalare rapidamente le immagini mentali dell'idea progettuale. L'espressività di questo gesto grafico si genera da un atto impulsivo ed intuitivo profondamente legato

alla capacità del suo autore, e non è generalmente filtrata da processi ragionati e controllati, poiché il destinatario del disegno è spesso lo stesso autore, o al massimo qualcuno direttamente coinvolto nell'interpretazione del suo segno grafico.

Il secondo caso, invece, è quello del disegno destinato alla divulgazione dei contenuti dell'opera progettata. In questo caso la gamma di possibilità si complica, perché estremamente vario è il repertorio di contenuti possibili da esprimere ed anche il tipo di pubblico a cui il disegno si rivolge. Il metodo e la tecnica devono essere in grado di trasmettere il contenuto desiderato in modo convincente, coinvolgendo la sfera percettiva ed emotiva del destinatario. L'aspettativa estetica, che il destinatario della fruizione visiva del disegno ha nei confronti di questo, è fondamentale per la definizione delle qualità espressive del disegno, e dipende fortemente dal suo substrato culturale.

Mentre il disegno oggettivo, cioè dalla funzione strumentale e convenzionale, è più devoto nella scelta dei metodi grafici delle proiezioni parallele, anche se abbiamo visto che possono esistere delle eccezioni, il disegno soggettivo spazia con più disinvoltura nella scelta del metodo ed anche delle tecniche di rappresentazione. Anche se la prospettiva ha insita una soggettività dovuta alla sua essenza geometrica, non è scontato che contraddistingua i disegni più espressivi. Basti infatti pensare che spesso, nel momento creativo, si ricorre alla definizione di piante e alzati che sono pertanto intrise della personalità dell'autore, e che invece alcune vedute prospettiche possono essere prive di contenuti grafici espressivi e risultano pertanto oggettivamente interpretabili.

Il disegno di progetto non ha un'autonomia espressiva totale, ma è strettamente vincolato ai contenuti dell'architettura rappresentata. Quando si assiste ad un allontanamento del disegno dalla comunicazione di elementi concretamente realizzabili, questo diventa completamente autonomo ma, come vedremo a breve, è destinato a esistere solo come progetto di architetture immaginarie.

Inoltre, l'espressività è fortemente influenzata dall'ambiente culturale e dalla corrente artistica a cui appartiene. La personalità grafica dell'architetto si muove quasi sempre in sintonia con le tendenze estetiche del suo tempo e del suo movimento artistico d'appartenenza. Infine la facoltà espressiva dipende anche dalle possibilità grafiche offerte dagli strumenti da disegno.

Il carattere espressivo di un disegno può nascere sia in maniera istintiva, quando l'autore vi sia naturalmente portato, sia in maniera ricercata, con un'adeguata conoscenza dei meccanismi della percezione visiva e delle tecniche grafiche della rappresentazione.

Se proviamo a guardare al passato per cercare degli esempi, scopriamo che più è forte la relazione dell'architettura progettata

con un qualunque sentimento, sia esso religioso, patriota, esaltatore di un potere, devoto ad un affetto, maggiore è l'espressività dell'immagine, la ricchezza dei contenuti figurativi. Nel momento in cui invece la produzione architettonica diventa seriale, anonima, vicina alla macchina, razionalista, la sua rappresentazione tende maggiormente alla sintesi e perde espressività.

E ancora l'espressività del disegno si vede esaltata quando la rappresentazione dell'opera diviene veicolo di divulgazione e di persuasione. Quanto più il disegno è chiamato a descrivere i contenuti artistici dell'opera architettonica tanto più questo li interpreta attraverso la sua sfera espressiva.

3.1.6. Disegno come simbolo di un'idea. Ideogrammi di