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DNN si compone di 9 titoli, il cui tema dominante è quello della biografia personale. I titoli possono essere divisi in due, forse tre gruppi: la figura del padre compare in DNN.1 poco, ma in maniera fondante in DNN.2/4/5; la figura della nonna è presente in DNN.1 e soprattutto in DNN.9; DNN.3 parla del campione di ciclismo Bottecchia, la cui figura storica può dare luogo ad alcune evidenti sovrapposizioni con il padre; DNN.6/7/8 si concentrano sull'io, sul senso dell'esistenza, sulla possibilità di costruirsi una identità autentica. Pur riuniti all'interno della stessa cornice contenutistica costituita dal tema familiare e quindi dalla ricerca di una identità propria, e pur suddivisibili in un paio, massimo tre, linee narrative particolari (l'io, il padre, la nonna), i titoli si affiancano ma non si compenetrano, dando l'impressione di costituire non un unico, ma diversi episodi distinti relativi allo stesso argomento o allo stesso personaggio. Prendiamo il gruppo di testi relativo alla figura del padre: DNN.5 (Viaggio di Glenn) è una sorta di diario per quadretti relativo all'esperienza di guerra del padre; DNN.4 (Glenn) ricorda o ricostruisce in sedici testi in prosa di lunghezza differente alcune vicende vissute dall'io, dal padre e dalla madre: le escursioni in montagna, la pesca e la caccia, alcuni giochi da bambino, e il definirsi di una dinamica relazionale familiare greve, affettivamente faticosa; DNN.2, dal significativo titolo Lettera e preghiera, decreta una sorta di riappacificazione con la figura del padre, che compare anche nel primo testo di DNN.1 che programmaticamente ritorna con la memoria alla figura dello scomparso con un atteggiamento positivo.

La conquista di una condizione di benevolo perdono verso la figura paterna, una lettera in cui lo si comunica, la rievocazione della morte della stessa attraverso una analoga vicenda vissuta da un campione del ciclismo, alcuni ricordi da fanciullo ed un diario di guerra: episodi staccati anche se riferiti ad uno stesso tema e personaggio. Senza dubbio, non vi è più uno stesso lessico ambientale, oggettivo e soggettivo, che crea uno scenario unitario per l'azione dell'io poetico e dei suoi personaggi, ma nondimeno si tratta di testi che presentano un indiscusso legame, pur se di livello diverso.

Il fatto è che l'unità di questa raccolta non è garantita da una unità ambientale come le precedenti, ma da un insieme di ancorature lessicali e tematiche che favoriscono l'intercomprensione dei singoli titoli, altrimenti meramente episodici. DNN.3, dedicato alla figura del ciclista Bottecchia potrebbe essere di difficile collocazione se non fosse che alcuni suggerimenti ermeneutici furono posti già in precedenza:

Qualcuno ti cammina

sulla pietra del tetto della testa tendi le braccia e non la cancelli la tua orbita cava la tua tenebra di terra radente luce immobile Matera

Botescià cieco solitario nella fenditura. O mio pallido birichino

l’orso nero di fuoco è nella gola c’è il giocattolo di legno marino e pochissima scienza.

Non vedrò più Milano lavami lavami lavami.

(DNN.1.G)

Il lessico funerario che caratterizza la prima parte dell'esempio contestualizza un estremo messaggio post mortem rivolto al figlio da parte del padre perché ne perdoni le colpe. Il tema è poi espressamente affrontato in DNN.2, ma nel frattempo abbiamo visto al v.6 come l'io narrante identifichi il padre con il famoso ciclista, tra l'altro deformandone il nome secondo la fonetica francese così come francese fu il soprannome, guadagnato come vincitore di Tour de France, che allo stesso atleta fu dato e che costituisce il titolo dell'altrimenti letteralmente criptico componimento L'enigmatique. I motivi di tale identificazione, riferiti ad una possibile

mitologicizzazione del padre, potrebbero essere legati anche alle simili circostanze della morte, descritte nei dettagli in DNN.3.C (un ennesimo ritorno all'accaduto per interposta persona).

Ancora più evidente è un'altra ancoratura contenutistica riguardante il tema della guerra trattato per esteso in DNN.5:

Un dolce mattino di maggio avrà visto terre lontane, i partigiani. Chissà a chi avrà pensato,

in ultimo.

(DNN.2.B)

No, amici, sebbene bianco nella foto sia il colore delle nostre divise, non sono nobili i nostri ruoli. Affiorano le sbarre di ferro dei nostri modesti lettini, i residui, il gesso degli spari e della caduta: la guerra, per me, è anzitempo finita.

(DNN.4.15)

E ancora, stavolta in maniera definitiva, costituisce un ancoraggio lessicale generale l'uso di un paio di termini che vengono a connettere i titoli appartenenti ai due gruppi tematici (familiare e personale) sopra identificati: volto (9 ricorrenze) e nome (5). Si vedano i seguenti esempi:

Non ti ho tradito ma non ti sogno più e se mi sogno mi sogno col tuo viso [...]

(DNN.1.A) Ora il suo volto

è diventato la mia maschera. Ciò che di lui sapevo io l’ho versato in me.

(DNN.2.C) Il mio nome è Glenn e sono mio padre.

(DNN.4.A)

L'io si identifica con il padre, e pertanto ciò che si ricorda o si ricostruisce relativamente alla sua figura non può non contribuire a tratteggiare anche l'identità dell'io, oggetto dei successivi componimenti. L'identità è volto e nome, in parte questi vengono ricevuti alla nascita, in parte possono essere modificati con le proprie scelte:

A.

trepidi cenni disegni di carta ma quali saranno attore maschera o marinaio i moti del tuo cuore? [...]

F.

sfumante fragilità, deposti i tuoi lembi posi t’inquadri placato, quelle mani un po’ si agitano quasi ombra o il torso ruvido massiccio e le spalle il naso freschissimo: ti darò un volto e un nome.

(DNN.7)

Questa operazione di ricostruzione o scoperta identitaria è faticosa, e ha bisogno di un nume tutelare benevolo, di una nonna mai conosciuta ma che sembra fare capolino nelle incursioni oniriche e fantasiose alla ricerca del senso dell'esistenza:

Il mio risveglio è stato nel tuo nome sussurrato e un saluto un bianco sogno Agnese che ritorni ombra che passi figuretta bianca sottile che non mi ami.

Io ti seguo con l’occhio e con la penna mentre scivoli e c’è la guerra

in Santa Maria Fulcorina. Sono poco un adolescente un angelo una fantasia sono un signore che ti pensa e inventa mite e vile affettuoso e coltivo la mia mania.

(DNN.9.A)