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L'accesso a questa dimensione dell'oltre avviene nel rispetto di alcune dinamiche che sembrano essere quasi rituali; non si tratta di trovarcisi dentro inaspettatamente, né di accedervi volontariamente, bensì di entrarci sulla base di un preciso itinerario, alla presenza o a contatto con determinati oggetti, ricordi, sensazioni. Può essere esemplificativo di questo aspetto il primo testo della raccolta:

Vedi che al cancello le strade si biforcano; già succhiando la bocca si impasta, si imperlano le labbra. Si espandeva, sgocciolava l’umido... C’è come un poggio davanti alla villa, le foglie volteggiano come gli abiti, cadono come farfalle in bilico quando mi tuffo, lento, saltellando nella linea orizzontale, arancione del tramonto.

(ACQ.1.A)

La raccolta entra fin da questi primi versi in medias res: l'io narrante giunge ad un bivio presso un cancello che costituisce chiaramente una soglia; l'approccio a questa è accompagnato da sensazioni gustative e di umidità; l'ambiente circostante è caratterizzato da una verzura (il parco di una villa con un poggio), e in questo contesto tutto quello che si vede cade volteggiando; l'io, a questo punto, segue questo movimento, ma lentamente, nonostante la sensazione sia quella di tuffarsi e di saltellare. Con tutta evidenza vi è un disallineamento tra un tempo che rallenta ed uno spazio che tende a dilatarsi. A questo punto si è dentro, lungo una linea del sogno e dell'oltre, quella orizzontale del tramonto.

Con ogni probabilità, lo scenario d'approccio all'oltre è costituito da un fatto reale, la visita ad una villa: il lemma compare ancora in ACQ.10.B.v.3-4 (sulla facciata della villa) e in maniera forse più esibita in ACQ.4.9.v.8-9, dove si accenna al fatto che è difficile decidersi, muoversi e andare/ tra latte e sporcizia, nel verde dei Grasselli, con riferimento forse al parco di una villa presente in provincia di Cremona. Più chiaro il riferimento alla cancellata ripresa nel seguente distico:

Ricordi poi solo il cancello, la fanghiglia e un biondino che si perdeva [...]

dove il biondino è con tutta evidenza il poeta stesso bambino. Il fatto che questa dimensione dell'oltre giochi su un attenuamento delle coordinate spazio-temporali appare con evidenza in un altro paio di passaggi:

[...] c’è un’ora

del giorno o dell’inverno — credimi — in cui le palpebre si abbassano

dinanzi all’affiorare di un’acqua più serena: ho messo solo un piede dove comincia l’ombra

e mi ha succhiato tutto!

(ACQ.10.A.v.6-12) Slittando, ormai, senza rimedio, attorno,

in basso... inutile

la benché minima nozione del giorno, l’anno... la fase dell’abbraccio. Crollavo, nella vertigine, ballavo, leggero come l’aria, più leggero dell’aria.

(ACQ.2.1.v.4-9)

Gli elementi dell'accesso all'oltre compaiono nell’ingresso precipitoso (succhiato tutto, crollavo, nella vertigine ballavo) al di là di una soglia (l'ombra) in un contesto di rallentamento delle sensazioni e delle funzioni vitali (le palpebre si abbassano, l'acqua è più serena, la fase dell'abbraccio).

L'idea di una soglia da varcare è esplicitata nel seguente passo, tra l'altro già citato in parte subito sopra:

[...] Ma una sagoma

oscura, distante, rasente un muro, una grondaia, forse... ci avrebbe raggiunto? Ricordi poi solo il cancello, la fanghiglia e un biondino che si perdeva... E allora, conosciute le angustie, i sotterfugi del nemico, non oltrepasseremo più la soglia.

(ACQ.9.B.v.20-26)

Ciò che emerge, sembra suggerire il passo, può essere talvolta spiacevole, ed uscire incontrollato per spaventare nuovamente; se le cose stanno così, sarà il caso di non oltrepassare più la soglia. L'idea dell'attraversamento di un limite è frequente e

realizzata con le più varie strategie; talora ci si riferisce ad essa come ad uno specchio, un vetro o ad una pellicola che consente di passare o di vedere oltre come in una immagine specchiata:

[...] attorno, drappi, frange dorate, specchi dipinti sottili come lame [...]

(ACQ.1.B.v.7-8) sgorgando spontanea verso l’alto

formerà un cono rovesciato... o una pellicola... ma così tenue – nell’intatta fissità di un gesto – trasparente immagine specchiata...

(ACQ.1.D.v.19-23) Il gran piacere dell’accidia... scivola, si appallottola nella boccia di vetro; magari contemplando le meraviglie del vetrino [...]

(ACQ.4.1.v.1-3) noi li ascoltiamo stridere incerti oltre

quei vetri... chiamare... gli occhi già chiusi sorridenti, avvolti... [...]

(ACQ.8.D.v.4-6)

talaltra viene descritta con referenti ben più oggettivi:

Oltre quei monti

sono altri monti — disse — e altri ancora: nudi, tremendi, inabitati; d’intatti abeti... e lo scrosciare dei torrenti... di valle in valle: null’altro che i miei passi, i sandali.

(ACQ.4.7) Tra la porta ormai socchiusa e il muro

due occhi trasparenti gonfi fissano.

(ACQ.8.C.v.8-9) [...] Chi sul confine minuscolo

passeggia rattrappito tra le crepe insanguinate, al fondo cieco della fessura dentro i fili.

(ACQ.10.F.v.7-9)

La soglia può essere oltrepassata, ma come tale può anche costituire un ostacolo, un impedimento:

[...] Ci amano, ci parlano di laggiù ci aggrediscono tentano accerchiamenti colgono segnali tracce segrete tracce manifeste e non sanno del muro e degli specchi. [...]

(ACQ.10.D.v.2-6)

È singolare il fatto, e lo abbiamo visto nel primo esempio, che nelle operazioni di approccio e discesa in questo oltre-soglia spesso dominino, oltre a luminosità variamente descritte (quattordici sono le ricorrenze di luce e corradicali), percezioni gustative, forse ad indicare l'intensità dell'esperienza in un contesto in cui gli altri sensi dovrebbero essere sopiti, esclusi:

Vedi che al cancello le strade si biforcano; già succhiando la bocca si impasta, si imperlano le labbra.

(ACQ.1.A.v.1-3) Capiscimi: sopportano con pazienza

lo scorrere delle stagioni, il cambiare delle mode... la brevità insignificante degli anni... ho in bocca quel morbido sapore di mandorla... era

di castagne, dolcissima, già quasi

nauseabonda, cominciava a corrompersi, formare bianche palme di velluto in superficie, rapprendersi, diventare veleno...

(ACQ.2.3) con una bocca ancora dolce umida

come altre volte certi spalancati occhi [...]

(ACQ.4.v.1-2) Quel solito gelato ripugnante,

denso; quella crema dolciastra...

(ACQ.4.2.v.1-2) Pochi barlumi: un tailleur chiaro a righe, un certo sapore voluttuoso nella bocca, socchiusa, ammorbidita, gonfia...

(ACQ.4.9.v.1-3) la gradualità degli approcci, la boa,

i diversi sapori...

(ACQ.9.A.v.18-19) Noi siamo li, lo vedi, senza cura del disordine; giochiamo finalmente, a dama. Dietro gli occhiali, cinico e indifferente lo sguardo del voyeur... quei fili d’erba,

inghiottiti, appiccicosi

sul palato; come capelli, naturalmente.

(ACQ.14.3.v.1-5)

Rispetto all'ambiente urbano di periferia e alle anguste pareti d'appartamento che caratterizzano i componimenti di DSP, qui nell’oltre sono presenti più aperti scenari di verzura e di abbondante acqua:

ecco i due corni, a grappoli

e i galleggianti rossi... venivano fuori dall’acqua, che non s’increspa più

(ACQ.1.D.v.10-12) (sulla cima

è ancora zona indefinibile, terra di nessuno... più in là — ma i lottatori, dalla notte,

avrebbero ripreso nuove forze — è come rotolare verso il mare, immergersi...)

(ACQ.4.10.v.6-11) L’ultima luce, alte, leggere

gocce sonore, tra le ciglia, volando sugli stagni.

(ACQ.8.B.v.6-7) Sguazzano li vedi galoppando volano via

laggiù fiamminghi rosa, acque bassissime sembrano cupe onde di mare...[...]

(ACQ.8.D.v.1-3) dinanzi all’affiorare di un’acqua

più serena [...]

(ACQ.10.A.v.9-10) Ritorniamo nel parco

(ACQ.1.C.v.10) È soprattutto la piatta, regolarissima estensione del prato, le file doppie dei pioppi sui margini… il pozzo, la nebbia

quasi immancabile... o nella pienezza primaverile dei colori...

(ACQ.7.B.v.1-4) Leggerissimi tra i cespugli, tra

le aiole, agili tra le more abbiamo voci argentine... sulla facciata della villa i rampicanti, il corridoio esterno nelle foglie, i petali... la trapunta a grandi fiori colorati:

Acqua, verde, soglia, sospensione spazio-temporale, catabasi. Abbiamo elencato nel paragrafo dedicato alle dinamiche di coesione contenutistica i lemmi relativi alla discesa e alle sue modalità, ed abbiamo anticipato in virtù di altre esemplificazioni alcune sue caratteristiche, ma giova in questa sede riportare per esteso alcuni altri passaggi che illustrino in maniera inequivocabile la ricostruzione dell'oltre che qui stiamo operando:

Cerchi concentrici sono quei padiglioni, verso il basso a chiocciola; attorno, drappi, frange dorate,

specchi dipinti sottili come lame... lampade a foglie accartocciate... e gli elastici, le fionde che agito con le mani; il sapore

verde intenso della menta...

(ACQ.1.B.v.5-10) [...] Non altro segnale

poteva manifestarsi libero intorno … non c’è abbastanza luce... ho qualcosa

sulla fronte...

sgorgando spontanea verso l’alto formerà un cono rovesciato...

(ACQ.1.D.15-20) non c’è durezza, difficoltà, attrito...

«guarda come sono sciolto, sicuro... guarda come scivolo discreto!»

(ACQ.10.B.v.7-9) quali giri misteriosi, insomma? labirintici

passaggi, spargendo

meravigliosi messaggi, oscuri cenni da...

ACQ.13.1.v.4-6) Si viaggiava attorno... ma non

con moto

uniforme; a balzi, piuttosto, a scosse

vertiginose... ogni giro, ormai, sembrava avvicinarci lentamente al fondo; però in modo sensibilissimo.

(ACQ.13.4.v.1-7)

Accanto a vertiginose discese, non possono mancare le indicazioni di una qualche forma di anabasi, realizzata con le forme del ritorno o del risveglio:

non basta la parola fine nel risveglio; soddisfazione occorre già dal sonno; appagamento pieno...

(ACQ.4.9.v.4-6) Prendeva a correre, a correre... veniva su tra i prati, la cascina, crescendo d’evidenza, dimensioni… con maggiore affanno: mosso, convulso in primo piano, quasi in rilievo, tanto

da soffocarmi, annaspando, cadermi addosso... bene o male, poi, si sarebbe ridestato.

(ACQ.4.10.v.1-5) Poi, le rotazioni divennero

a grado a grado meno veloci. La schiuma e l’arcobaleno poco alla volta dileguarono e il fondo di quel baratro apparve lentamente evolversi. [...]

(ACQ.13.5)