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F.

sfumante fragilità, deposti i tuoi lembi posi t’inquadri placato, quelle mani un po’ si agitano quasi ombra o il torso ruvido massiccio e le spalle il naso freschissimo: ti darò un volto e un nome.

(DNN.7)

Questa operazione di ricostruzione o scoperta identitaria è faticosa, e ha bisogno di un nume tutelare benevolo, di una nonna mai conosciuta ma che sembra fare capolino nelle incursioni oniriche e fantasiose alla ricerca del senso dell'esistenza:

Il mio risveglio è stato nel tuo nome sussurrato e un saluto un bianco sogno Agnese che ritorni ombra che passi figuretta bianca sottile che non mi ami.

Io ti seguo con l’occhio e con la penna mentre scivoli e c’è la guerra

in Santa Maria Fulcorina. Sono poco un adolescente un angelo una fantasia sono un signore che ti pensa e inventa mite e vile affettuoso e coltivo la mia mania.

(DNN.9.A)

5. DOPO DONNA DEL GIOCO. CENNI AL CICLO DI GLENN

Dopo DNN, raccolta caratterizzata da un unico filone familiare e identitario, la coerenza contenutistica si sviluppa in alcune direzioni precise: l'autonomia tematica dei singoli titoli aumenta nell'economia delle relative raccolte, specializzando quindi determinate riflessioni su binari propri o al più tangenti con quelli di altri componimenti. È un evidente riflesso formale di questa tendenza contenutistica la riduzione dei titoli all'interno delle raccolte e inversamente l'aumento della loro

articolazione in testi, come abbiamo visto in precedenza; l'elenco dei temi si riduce occupando lo spazio poetico di pochi o di un solo titolo. Un secondo, più evidente rilievo riguarda il fatto che la specializzazione dei testi trova spesso più chiare connessioni tematiche e lessicali non all'interno della stessa raccolta, ma in componimenti di raccolte successive. Sembra in effetti che da un certo punto in poi il poeta porti avanti quasi in parallelo alcuni filoni tematici che di raccolta in raccolta vengono ragguagliati, aggiornati, approfonditi, riaffrontati.

È all'interno di una intuizione di questo tipo che trova collocazione l'idea di un ciclo di Glenn, ovvero di una serie di titoli appartenenti a raccolte diverse ma tutti riguardanti la figura del padre identificato con quella del divo cinematografico, ma l'osservazione può essere paradigma per enucleare altri veri e propri filoni narrativi trasversali all'intera opera. Ci basti qui, per non affrontare argomenti che saranno affrontati successivamente, elencare in maniera succinta i testi che comporrebbero il solo suindicato ciclo: fanno riferimento al padre in maniera diretta o indiretta DSP.1/7/9/12/20, ACQ.6, forse anche ACQ.10, DNN.1/2/3/4/5, FNT.2.L, GLN.1 e soprattutto GLN.4, SCL.1.G, VIT.4.A, VIT.5.B, MAL.2.C/D.

Non si tratta di zone poetiche tutte corpose o dedicate come DNN.3 e DNN.4 che abbiamo già visto o come GLN.4, ma è indubbio come la figura paterna riemerga dalla memoria, dal ricordo e dalla ricerca di un significato autentico da dare all'esistenza con riscontri trasversalmente riconoscibili:

C. [...]

Lo rivedo adesso nel gelo, nel bianco totale, in un estremo paesaggio ghiacciato, siberiano, alla fantasia, che si compiace di un'escursione che il tempo ha già ibernato. D. Nell'opacità scontornata di metà Novecento granulosa di terra colorata di terracotta l'uomo mi raccontava il gelo degli assalti.

(MAL.2)

In questi due passaggi riemergono alcuni ricordi legati alla pur breve partecipazione del padre alla campagna di Russia; nel seguente:

‘53

L’uomo era ancora giovane e indossava un soprabito grigio molto fine.

Teneva la mano di un bambino silenzioso e felice.

Il campo era la quiete e l’avventura, c’erano il kamikaze,

il Nacka, l’apolide e Veleno. Era la primavera del ‘53, l’inizio della mia memoria. Luigi Cucchi

era l’immenso orgoglio del mio cuore, ma forse lui non lo sapeva.

(FNT.2.L)

è il padre ad accompagnare il figlio in una esperienza di avventura (lo stadio, con gli eroi del pallone interista elencati con i loro inquietanti soprannomi), all'interno di una sezione dedicata all'accidia e agli sforzi per uscirvi; si noti come gli ultimi versi, con l'immensa dichiarazione d'affetto al padre, ancorino il componimento a quelli, già osservati, del seguente testo:

«Questo bambino è un inetto e non ha fantasia»,

sentenziò un giorno qualcuno amato sopra ogni cosa, e lui pensò che era vero.

(SCL.1.G)

o ancora agli ultimi del seguente testo:

Lettera e preghiera 2 Un senso di quiete strana e di ristoro affettuoso. Un vero amen.

Qui, almeno, nel campo di un confine, ti ho seguito passo passo, e tutto è stato come si deve, lineare e logico, pacificato.

Terzo albero a destra, lungo la strada un cappello, pantaloni blu, e l'impugnatura sinistra. Il rimbombo

dei contrabbandieri.

Seduto nella stessa stanza, allo stesso tavolo allo stesso posto, come se fosse stato ieri, come se tutto fosse stato normale.

Ma a quel pensiero per me, a quel piccolo messaggio d'affetto, non potevi che dire quelle tre parole, una condanna: «Non ha importanza». No, non aveva importanza,

mio per sempre e più di sempre amatissimo.

(VIT.4.A)

che costituisce, tra le altre cose, una voluta riscrittura fin dal (sotto)titolo, di DNN.2 (Lettera e preghiera):

Caro perduto Luigi

sei oggi più tenero, inerme fratello nel mio mutato pensiero.

È bianca la tua pelle, come carta, e io ci scrivo.

È questo il saluto e sarà più leggero il sacrificio dell’anima.

Sul lieto silenzio di un prato si posa l’ombra dell’ultima parola. Abbi comunque pace

e l’abbia chi ha taciuto. Siamo noi il corpo dell’economia.

(DNN.2.A)

o ancora, in uno dei testi finali di GLN.4:

Glenn, come lo chiamavo nella mia mente io, o com'è più dolce e semplice,

com'è più vero: Luigi.

(GLN.4.V)

È singolare il fatto che ogni volta che parla del padre, l'io poetico senta il bisogno di manifestare tutto il suo affetto, come un bambino che voglia attirare l'attenzione di un padre tropo a lungo distratto.

Osservazioni trasversali alle raccolte simili a quella compiuta in questo paragrafo possono essere compiute anche per altri cicli soggettivi o tematici, ma in questa sede,

dedicata al modo con il quale viene organizzata la narrazione nelle raccolte di Cucchi, basti quanto detto. Ne riparleremo oltre.