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Dossografia macrobiana dell’anima individuale

La pars moralis: la concezione etica del Commentario

V. 4 2 La prospettiva macrobiana

V. 5. Dossografia macrobiana dell’anima individuale

...Homines enim sunt hac lege generati qui tuerentur illum globum, quem in templo hoc medium vides, quae terra dicitur, hisque animus datus est ex illis

343 C

ICERONE, Somnium Scipionis, 3, 4. 344 Comm. cit., I, 14, 1 (19-20).

sempiternis ignibus, quae sidera et stella vocatis; quae globosae et rotundae,

divinis animatae mentibus, circos suos orbesque conficiunt celeritate mirabili345.

Come già ho anticipato alla fine del capitolo IV di questo mio lavoro, allorquando ho delineato il metodo della progressione neoplatonica in base a cui Macrobio struttura il Commentario, questa citazione rappresenta un caso veramente unico in quanto, a differenza delle altre, comprende tutte e tre le parti di cui si compone la filosofia, ossia etica, fisica e logica. La parte logica, che tratta le ipostasi, si trova in Comm., I, 14, 1-18; quella etica, in cui l’autore compie una dossografia sull’anima, in Comm., I, 14, 19–20; quella fisica, che dà l’avvio ad una lunghissima sezione cosmografica che terminerà in Comm., II, 9, inizia in Comm., I, 14, 21.

Fatta questa debita premessa, mi limiterò a prendere in considerazione in questa sede la sfera etica e, naturalmente, rimando l’analisi delle altre due successivamente, allorquando saranno oggetto di indagine rispettivamente la parte fisica e quella logica.

Dopo aver trattato le ipostasi, Macrobio compie una dossografia sull’anima passando in rapida rassegna le teorie di tutti coloro che si sono occupati di questo argomento346. Tale questione rientra nell’ambito etico e non in quello logico in quanto nella circostanza si tratta delle anime individuali e non dell’Anima cosmica. Macrobio si limita a fornire una telegrafica definizione dell’anima da parte dei vari filosofi che se ne sono occupati: Platone dice che l’anima è un essenza automoventesi; Senocrate dice che è un numero automoventesi; Aristotele la definisce entelecheia; Pitagora e Filolao la chiamano harmonia; Posidonio sostiene che essa è un’idea; Asclepiade che è l’esercizio armonioso dei cinque sensi; Ippocrate che è un sottile soffio che pervade tutto il corpo. Per Eraclide Pontico, poi, l’anima è una luce; per Eraclito essa è una scintilla dell’essenza stellare; per Zenone è un soffio condensatosi nel corpo; per Democrito è un soffio inserito negli atomi; per Critolao è una quintessenza; per Ipparco è composta di fuoco; per Anassimene

345 C

ICERONE, Somnium Scipionis, 3, 5, in Repubblica, VI, 15. “Gli uomini infatti sono generati in base a questa legge affinché veglino su quel globo che vedi al centro di questo spazio e che è chiamato terra; ad essi è stata data un’anima derivante dai fuochi sempiterni che voi denominate astri o stelle, ossia quei solidi sferici che, animati da intelligenze divine, compiono con mirabile velocità le loro circonvoluzioni e le loro orbite”.

d’aria; per Empedocle e Crizia di sangue; per Parmenide essa è un composto di terra e fuoco; per Senofane di terra e acqua; per Boeto d’aria e fuoco; per Epicuro essa è un misto di fuoco, aria e spirito.

La parte interessante di questi due paragrafi del Commentario risiede, non tanto nell’elencazione fine a se stessa, quanto negli indizi che scaturiscono dalle definizioni dei filosofi citati.

V. 5. 1. Le fonti

Per quanto concerne le fonti, c’è da rilevare che questa dossografia macrobiana, la quale presenta notevoli paralleli con elenchi di autori antichi347

, potrebbe derivare anch’essa dal De regressu animae di Porfirio: il Courcelle348

, infatti, sostiene che anche Claudiano Mamerto349

, nel suo catalogo di definizioni destinate a provare l’incorporeità dell’anima, avrebbe attinto dallo scritto porfiriano. Tuttavia il Flamant350

, notando che la dossografia macrobiana appare inserita forzatamente nel contesto dell’opera (d’altra parte una sezione dossografica dovrebbe precedere e non seguire una trattazione), è dell’opinione che essa sia stata ricavata da uno dei manuali dossografici esistenti a quel tempo i quali, a loro volta, si ispiravano ad una comune fonte medioplatonica.

Per quanto riguarda i filosofi citati, appare al primo posto Platone, la cui definizione di anima come essenza semovente è presente in Fedro 245c; segue Senocrate, allievo del filosofo ateniese e successore di Speusippo nella direzione dell’Accademia, che accentua l’influenza pitagorica sul pensiero del proprio maestro assimilando le idee ai numeri.

Si giunge, quindi, ad Aristotele di cui Macrobio riporta la definizione di anima come entelecheia: tale dottrina aristotelica, che considera l’anima come un principio immobile avente il proprio fine in se stesso351, è quella più nota e appartiene

347 S

CHEDLER, Die Phil. cit., pp. 36-39. 348 C

OURCELLE, Les lettr. cit., p. 31.

349 Sacerdote e poeta cristiano, autore di un poema in tre libri, il De statu animae, in cui sostiene l’incorporeità dell’anima.

350 F

LAMANT, Macr. et le Neoplat. cit., p. 507.

351 In questo senso, dunque, l’entelecheia è anche la realizzazione della potenza, vale a dire la proprietà degli esseri in atto che hanno espressa nel proprio essere ogni possibilità. L’anima, invece, è

alle opere esoteriche352

; negli scritti destinati alla scuola, invece, lo Stagirita professa l’endelecheia, ossia la concezione secondo cui l’anima è in continuo e perenne movimento. Uno studio del Bignone353

, che si occupa di questa distinzione aristotelica, riscontra la presenza della dottrina dell’endelecheia354

nel De

philosophia, opera aristotelica andata perduta. Prima della ricerca del Bignone, endelecheia era valutato un semplice errore di trascrizione355

che veniva corretto con

entelecheia: non è chiaro a quale delle due dottrine aristoteliche Macrobio

effettivamente si riferisca, ma alcuni studi356

rilevano che in una parte della tradizione manoscritta del Commentario, segnatamente nei codici Parisinus Latinus 6371 e Cottonianus Faustin C. I., si legge in lettere latine rispettivamente

endelichiam e endilichiam. C’è, inoltre, da notare che le due precedenti definizioni di

anima attribuite dal commentatore latino a Platone e Senocrate, sembrano sottolineare la continuità del movimento come fondamento dell’essenza dell’anima: in questa direzione il concetto di continuità come elemento essenziale dell’anima si accorderebbe maggiormente con la definizione di endelecheia per cui è più probabile che la testimonianza di Macrobio, nella fattispecie, si inserisca in quella parte di tradizione dossografica che si riferisce alle concezioni del primo Aristotele357.

Successivamente il Commentario presenta le definizioni di Pitagora e Filolao358 che sono riportate nel De anima aristotelico359; poi passa a Posidonio360 e,

principio immobile che, avente il proprio fine in se stesso, è forma del corpo, ossia è principio che determina e specifica il corpo cui dà vita. Sull’argomento si veda I. DURING, Aristotele, Milano 1976, p. 694.

352

ARISTOTELE, De anima, II, 1. 353 E. B

IGNONE, L’Aristotele perduto e la formazione filosofica di Epicuro, Firenze 1973, pp.

202 ss.

354 Tale dottrina si trova anche in C

ICERONE, Tusculanae, I, 22. 355

Sui frammenti aristotelici si veda E. HEITZ, Aristoteles Fragmenta, Stuttgart 1869. 356 S. M

ARIOTTI, Nuove testimonianze ed echi dell’Aristotele giovanile, Atene e Roma 42, 1940, pp. 48 ss.

357 M. U

NTERSTEINER, Aristotele. Della filosofia, Roma 1963, pp. 269-275.

358 Si tratta di Filolao di Crotone, filosofo, astronomo e matematico del V sec. a.C. E’ uno dei maggiori esponenti della scuola pitagorica e a lui si deve l’organizzazione sistematica delle dottrine del maestro.

359 A

RISTOTELE, De anima, I, 4, 407b. 360

Si tratta dello stoico Posidonio di Apamea (135-51 a.C.) che integra la propria dottrina con

topoi platonici ed aristotelici. Dei suoi scritti restano sparuti frammenti che mostrano vari parallelismi

con Numenio: Posidonio sembra compiere una sintesi in cui l’immanentismo mistico di matrice stoica si integra con alcune dottrine orientali.

quindi, ad Asclepiade361

, Ippocrate, Eraclide Pontico362

. La dossografia macrobiana continua con Eraclito, Zenone, Democrito e con il peripatetico Critolao. Macrobio, poi, attribuisce erroneamente ad Ipparco, maestro pitagorico di Epaminonda, la dottrina dell’anima come fuoco che, invece, appartiene ad Ippaso, altro pitagorico fondatore della setta degli acusmatici. Questo stesso errore è presente anche in Tertulliano363

e Nemesio (Sulla natura dell’uomo) ed è dovuto, quasi certamente, ad un antico guasto in una parte della tradizione posidoniana364

. Seguono Anassimene, Empedocle e Crizia365

, Parmenide, Senofane366

, Boeto367

, Epicuro. Come qualche studioso368

opportunamente nota, la dossografia macrobiana non segue un ordine cronologico ma procede per linee di pensiero: dapprima, infatti, essa prende in considerazione quei filosofi che sostengono l’immaterialità dell’anima (Platone, Senocrate, Aristotele, Pitagora, Filolao, Posidonio, Asclepiade), poi, prosegue con quelli che ritengono l’anima corporea e composta di un solo elemento (Ippocrate, Eraclide Pontico, Zenone, Democrito, Critolao, Ipparco da intendersi come Ippaso, Anassimene, Empedocle, Crizia), infine, cita quelli che propendono per un anima corporea composta da più elementi (Parmenide, Senofane, Boeto ed Epicuro). Anche in questo caso Macrobio, oltre a confermare la vastità dei propri interessi e delle fonti cui attinge, propone un’organizzazione della dossografia sull’anima che è il risultato di una personale rielaborazione critica.

361

Forse Asclepiade di Prusa (130–40 a.C.) medico amico di Cicerone, o Asclepiade di Eretria (IV–III sec. a.C.) teologo egiziano: l’identificazione del personaggio in questione non può essere certa dal momento che esistono una trentina di personaggi con questo nome. Va, infatti, tenuto presente che diversi medici assumono tale nome (derivante dal dio della medicina Asclepio) come appellativo onorario.

362 Vive dal 390 al 310 a.C., allievo di Platone, è celebre soprattutto in campo astronomico: le sue teorie sulla centralità del sole saranno riprese da Copernico.

363 T

ERTULLIANO, De anima, 5. 364 W. J

AEGER, Nemesius von Emesa. Quellenforschung zum Neoplatonismus und seinen

Anfangen bei Posidonius, Berlin 1914, pp. 94-95.

365 Personaggio presente in diversi dialoghi platonici, è uno dei Trenta Tiranni la cui dottrina è molto vicina al pensiero della sofistica.

366

Senofane di Colofone (560–470 a.C.), poeta e filosofo è, secondo Aristotele, il fondatore della scuola eleatica.

367 Boeto di Sidone (III sec. a.C.), autore di opere perdute, tra cui Sulla Natura e Sul Fato. 368 F