• Non ci sono risultati.

Riflessioni conclusive sulla concezione etica macrobiana

La pars moralis: la concezione etica del Commentario

V. 4 2 La prospettiva macrobiana

V. 7. Riflessioni conclusive sulla concezione etica macrobiana

La pars moralis macrobiana non è organizzata in modo unitario e coerente, d’altra parte il Commentario non vuol essere un trattato filosofico quanto, piuttosto, una rivisitazione di quei topoi fondamentali della speculazione greca che l’autore inserisce nella luce di una nuova prospettiva, quella propria della nascente dottrina cristiana. Analogamente all’etica, dunque, anche la fisica e la logica non saranno affrontate in maniera organica e sistematica appunto perché il principale intento del commentatore latino resta quello di raggiungere una compiuta sintesi culturale: quest’ultima viene perseguita per mezzo di una profonda ermeneutica conciliativa in cui le principali concezioni antiche trovano una corrispondenza o, addirittura, una continuità in quelle della nuova dottrina. Proprio da questo spirito è pervasa l’intera opera macrobiana la quale, traendo spunto dal Somnium di Cicerone, prende progressivamente in considerazione quelli che reputa essere i pilastri su cui si fondano sia il pensiero antico, sia quello romano.

Da un punto di vista contenutistico il fulcro dell’intera visione etica del

Commentario è costituito sicuramente dalla trattazione che ha per oggetto le quattro

virtù: prudenza, fortezza, temperanza e giustizia388

. Il principale pregio della proposta morale macrobiana risiede nella sua originale capacità di contemperare lo statuto etico del neoplatonismo, basato sulla acclarata superiorità ontologica delle virtù contemplative, con la concezione realistica romana che, invece, privilegia maggiormente le virtù attive: facendo ricorso alla sua notevole abilità stilistica e retorica, unitamente alla sua profonda capacità ermeneutica, Macrobio perviene allo scopo che si era prefisso, cioè raggiungere un armonioso equilibrio tra virtutes

otiosae e virtutes negotiosae. Queste due tipologie di virtù, essendo ontologicamente

poste sullo stesso piano, sono entrambe in grado, anche se in modo diverso, di garantire la beatitudine celeste alle anime, sia dei filosofi che dei reggitori. D’altra parte il commentatore nota che l’unica vera differenza tra le virtù contemplative e quelle attive risiede nel fatto che mentre le prime si occupano direttamente delle cose divine, le seconde lo fanno in modo indiretto in quanto, partendo dalle azioni umane,

preparano la strada per la felicità celeste. E’ anzi possibile, sostiene Macrobio nel proprio commento alla citazione che conclude il Commentario, che ambedue queste tipologie di virtù siano presenti contemporaneamente in un’unica persona eminente, come avviene nel caso di Catone: in questa maniera il commento macrobiano non solo perviene a quel sincretismo che rende possibile la definitiva convivenza dell’ideale neoplatonico con la forma mentis romana, ma traccia un terzo genere di vita389

che non è semplicemente alternativo ai primi due ma a questi superiore (visto che li contiene entrambi).

Macrobio, partendo dall’assunto secondo il quale l’anima individuale è l’anello di congiunzione tra i due mondi (per cui essa sopravvive alla morte corporea), fa abilmente rientrare nella sfera etica anche la questione del destino ultraterreno dell’anima stessa390

: quelle anime che cadono nell’errore di non volersi distaccare definitivamente dal corpo, una volta che questo è perito, sono condannate ad un periodo di espiazione e di castighi negli inferi, prima di poter ritornare pure alla loro divina origine. La tematica del destino ultraterreno dell’anima consente al commentatore latino di introdurre altre concezioni a questa strettamente connesse: la vita ultraterrena, le regioni infernali, il corpo come tomba e carcere, la caduta dell’anima e il suo attraversamento delle varie sfere celesti che provoca il contatto con la materia e, quindi, il progressivo offuscamento della sua perfezione originaria; e ancora l’oblio, l’anamnesi, la metempsicosi, il mito orfico. Queste tematiche, nonostante abbiano per oggetto topoi ultraterreni, sono fatte rientrare da Macrobio in ambito etico grazie ad un processo ascensionale in base al quale, partendo dal basso cioè dalle azioni umane, si giunge alla trattazione delle cose superiori: l’anima individuale è, infatti, il soggetto sotteso ad ognuna di tali elevate questioni per cui queste non possono, nella circostanza, far parte della sfera logica dal momento che non vengono analizzate in se stesse, cioè nella loro assoluta purezza, bensì sono considerate relativamente alla prospettiva contingente dell’anima individuale.

Un’ampia parte di trattazione è dedicata alla accurata descrizione degli inferi e, soprattutto, alla loro ubicazione: Macrobio, nel presentare le varie scuole di pensiero concernenti la precisa collocazione delle regioni infernali, non si lascia

389 Ibid., II, 17, 8. 390 Ibid., II, 10, 5.

sfuggire l’occasione di introdurre qualche dotta nozione astronomica. L’altra questione che, in secondo luogo, risulta maggiormente approfondita è la descrizione della caduta dell’anima che, precipitando dalla propria divina sede, attraversa tutte le sfere celesti fino ad incarnarsi nei corpi. I restanti argomenti sono passati in rassegna in maniera essenziale ma precisa, il che dimostra comunque la presenza, nell’opera macrobiana, di una vasta gamma di fonti.

Dopo questo excursus etico ultraterreno nelle sfere celesti, Macrobio, nel commento alla successiva citazione391

, ritorna ad una questione prettamente terrena, il suicidio. Pur non presentando, in questo caso, l’originalità che ha contraddistinto i suoi precedenti commenti, è sempre presente nel Commentario un’assunzione critica delle fonti neoplatoniche di riferimento che l’autore integra con alcune dottrine platoniche.

Nel commento alla citazione successiva392 il commentatore latino torna ad occuparsi dell’anima, questa volta attraverso una lunga sezione dossografica che è, in qualche modo, propedeutica a quella che sarà la sua trattazione in ambito logico: Macrobio, infatti, propone una suddivisione in base ai vari indirizzi e scuole citando, in sequenza, coloro che propendono per l’immaterialità dell’anima, quelli che la ritengono materiale e composta di un solo elemento e quelli che la reputano materiale composta di più elementi.

Pur nella sua asistematicità, in definitiva, la concezione etica del

Commentario raggiunge, nel complesso, l’obiettivo che il suo autore si era prefisso,

ossia quello di riproporre le principali dottrine etiche greche (in primo luogo quelle platoniche e neoplatoniche) in chiave romana: traspare, in questo senso, la sottesa intenzione macrobiana di voler superare quella contesa dottrinale che è alla base, in questi anni, dei terribili contrasti tra la la cultura pagana e quella cristiana.

391 Ibid., I, 13, 3–4. 392 Ibid., I, 14, 19–20.

C

APITOLO

VI