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Le fonti della sezione introduttiva: l’originalità della proposta macrobiana

Il Commentario macrobiano: la sezione introduttiva

IV. 4. Le fonti della sezione introduttiva: l’originalità della proposta macrobiana

La classificazione onirica macrobiana è molto simile a quella presente negli

Onirocritica191, primo trattato sull’interpretazione dei sogni conosciuto, del citato Artemidoro di Daldis, scrittore greco vissuto nel secondo secolo d.C.: quest’opera, che sarà molto apprezzata da Freud, è stata alquanto rivalutata dalla recente critica soprattutto per le dettagliate notizie, in essa riportate, sulle credenze popolari del mondo greco-romano192. Tuttavia, nonostante le notevoli somiglianze193, esistono alcune differenze tra la classificazione macrobiana e quella di Artemidoro il che esclude un’assunzione diretta e passiva, da parte dell’autore del Commentario, degli

Onirocritica come fonte: in Macrobio, ad esempio, non c’è alcuna traccia della

divisione, invece presente in Artemidoro, tra sogni teorematici (theorematikoi), il cui messaggio è diretto, e simbolici (allegorikoi), i quali richiedono l’intervento dell’interpretazione. Inoltre, diversa è anche l’impostazione della divisione tra

oneiros e enupnion: mentre, infatti, Macrobio inserisce questi due generi accanto agli

altri nella classificazione generale, Artemidoro attribuisce ad essi una superiore dignità in quanto li considera gli unici due generi che, a loro volta, sono composti da sottotipi, l’enupnion dal phantasma, l’oneiros dall’orama e dal chrematismos.

Partendo da queste divergenze con Artemidoro, alcuni studiosi tendono ad escludere quest’ultimo come fonte diretta della dottrina macrobiana dei sogni e individuano, invece, il commento di Porfirio al Timeo all’origine di tale concezione onirica194

: Courcelle195

sostiene che l’opera porfiriana di riferimento utilizzata da

191 A

RTEMIDORO DALDIANI, Onirocriticon libri V, ed. Roger–A. Pack, Leipzig 1963. 192 Sull’opera di Artemidoro si rimanda a D. D

EL CORNO, Artemidoro. Il libro dei sogni,

Milano 1994. 193

N. MARINONE, Il ‘Somnium Scipionis’ ciceroniano nell’esegesi di Macrobio: corso di

letteratura per l’anno accademico 1969-70, Torino 1970, p. 59.

194 S

CHEDLER, Die Phil. cit., p. 85. 195 C

Macrobio sia, nello specifico, il commento alla Repubblica di Platone; Mras196 , invece, è dell’opinione che questa parte del Commentario sia riconducibile alle porfiriane Questioni omeriche. Questa linea interpretativa trae origine, oltre che da affinità di ordine contenutistico tra le opere in questione, anche e soprattutto dal fatto che Macrobio cita espressamente come fonte Porfirio197

; questo avviene quando, al termine del suo excursus onirico, il commentatore latino introduce la questione delle due porte attraverso le quali passano i sogni: la porta d’avorio è riservata ai sogni menzogneri, quali l’apparizione e la rappresentazione, la porta di corno a quelli veritieri. Parallelamente Porfirio, nelle Questioni omeriche, commentando un passo dell’Odissea198

, sostiene che, nonostante la verità tenda a non mostrarsi, tuttavia l’anima, quando il corpo dorme, riesce ad intravederla nonostante il velo che stende su di essa la natura: tale velo, che nello stato onirico si lascia penetrare dallo sguardo dell’anima, è di natura cornea (materiale che può esser assottigliato fino alla trasparenza), mentre quello che respinge lo sguardo dell’anima è di avorio (materiale che è talmente opaco da non potersi assottigliare a tal punto da giungere alla trasparenza). Macrobio nello specifico utilizza le due porte come metafore del velo che copre la verità: il velo di natura cornea, in quanto trasparente, lascia intravedere la verità la quale, quindi, viene colta indirettamente; la verità rivelata in sogno è, perciò, simbolica e per essere compresa necessita dell’interpretazione. Macrobio, parallelamente a Omero, riscontra la presenza della concezione delle due porte anche in Virgilio199

: quest’ultimo passaggio, inoltre, conferma la presenza dell’asse Omero– Virgilio per l’ambito letterario e quello Platone–Cicerone per l’ambito filosofico. Nonostante questi validi motivi che inducono a ritenere Porfirio fonte diretta della dottrina onirica macrobiana resta certo il fatto che la classificazione dei sogni abbia un’origine molto più antica e, perciò, notevolmente anteriore al neoplatonismo il quale ha, comunque, il merito di riprendere tale arcaica dottrina e riproporla sotto una rinnovata luce.

196 M

RAS, Macr. Komm. cit., p. 238. 197

Comm. cit., I, 3, 17. Da notare che Macrobio cita espressamente Porfirio come sua fonte solo due volte: il secondo caso è quello di Comm. cit., II, 3, 15.

198 O

MERO, Odissea, XIX, 562–567. 199 V

Blum200

e Kessels201

ipotizzano l’esistenza di una fonte comune più antica (probabilmente Posidonio, filosofo stoico nato intorno al 135 a.C.) da cui attingerebbero sia Macrobio che Artemidoro; altri ancora ipotizzano la possibile esistenza di un trattato latino sui sogni andato perduto di cui l’autore, nel

Commentario, si sarebbe servito integralmente.

Credo che la vera difficoltà, comune a tutte queste diverse e contraddittorie posizioni critiche, sia individuabile nel carattere sincretistico della dottrina macrobiana: l’autore, nella sua opera, presenta una concezione sui sogni alquanto originale. Macrobio sintetizza, portando a compimento, una vasta serie di posizioni filosofiche che progressivamente integra e arricchisce, in modo critico, con opinioni del tutto personali e, quindi, originali: nel Commentario, l’autore, pur richiamandosi alle dottrine di altri filosofi, elabora, infatti, una propria visione dei sogni. La ossessiva quanto vana ricerca, da parte degli studiosi, di un’unica fonte diretta ispiratrice della classificazione macrobiana è viziata, all’origine, sempre dal secolare pregiudizio che tende ad annoverare Macrobio tra quella anonima schiera di semplici epitomatori la cui sola utilità è ritenuta quella di riportare, in modo riassuntivo, le opere e le dottrine dei grandi pensatori. La mancata individuazione di una sola fonte diretta, in questo caso e in diversi altri, testimonia, invece, come la sottovalutazione filosofica di Macrobio sia stato un errore della critica che ha dato spesso luogo a posizioni contrastanti irrisolte e a forzature esegetiche.

L’originalità e l’importanza della dottrina onirica del Commentario trova ulteriore conferma anche nella sua vasta influenza sulla successiva riflessione medievale, come dimostra la sua presenza nel De spiritu et anima202

il quale è

utilizzato, a sua volta, come fonte da Vincenzo di Beauvais, da Alberto Magno e da Giovanni di Salisbury203

. Si ispira, addirittura, alla classificazione onirica macrobiana anche l’opera simbolica, dedicata al Sonno e alla Notte, del rinascimentale Vincenzo Cartari204

.

200 C. B

LUM, Studies in the Dream–Book of Artemidorus, Uppsala 1936, pp. 53-56. 201 A. H. M. K

ESSELS, Ancient System of Dream–Classification, in «Mnemosyne», 22 (1969), p. 395.

202 P

SEUDO-AGOSTINO, De spiritu et anima, XXV, PL XL 798. 203 G

IOVANNI DI SALISBURY, Policraticus, II, 15, 429A. 204 V. C

La parte dedicata ai sogni, insomma, resta una delle pietre miliari del

Commentario da cui la cultura medievale attinge integralmente sia la tipologia antica

del sogno sia i relativi moduli interpretativi, tramandandoli nelle epoche successive fino a Freud. Il successo e la popolarità di tale dottrina trovano un riscontro definitivo nell’epiteto di oniriocensis (deformazione di oneirokrites, ossia “interprete dei sogni”) attribuito a Macrobio in molti manoscritti medievali.