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Dott. Roberto Garibotti

Segretario Nazionale - FIRST CISL

Dott. Andrea Pancani

A seguito dell’intervento del Dottor Urbani nel quale è stata ben spiegata la parte del Ministero sul percorso che si vuole affrontare soprattutto per i prossimi anni, vorrei chiedere la vostra testimonianza per quanto riguarda il tema della Sanità Integrativa nel settore bancario e del credito.

Dott. Massimo Masi

Segretario Generale - UILCA UIL

Nel nostro settore abbiamo realizzato e stiamo portando avanti da anni il cosiddetto terzo pilastro, sia per quanto riguarda la previdenza, attraverso premi, banche etc. sia per quanto riguarda l’assistenza sanitaria. La nostra categoria per prima ha lanciato nel mondo lavorativo il pilastro dell’assistenza e della sanità complementare. Esprimiamo forte soddisfazione in merito perché abbiamo due tipi di livelli di trattativa: da una parte abbiamo la CASDIC, che raggruppa a livello centrale per quanto riguarda il problema dell’assistenza, e dall’altra abbiamo la possibilità di trattare con le controparti la previdenza e l’assistenza complementare a livello aziendale.

Siamo veramente all’avanguardia rispetto a questo settore. In riferimento all’intervento del Senatore Malan e di altri relatori, anche io sono uno di quelli che pure per ragioni storiche e politiche ha sempre pensato che tutto ciò che riguarda il problema dell’assistenza e della malattia sia una cosa pubblica. Purtroppo in certi campi non è così. Non bisogna dimenticare che noi abbiamo un’altra componente costituita dalla Long Term Care, ossia la possibilità offerta alle lavoratrici e ai lavoratori dipendenti delle banche di avere una copertura all’esterno in caso di malattie gravissime. Abbiamo realizzato un grande risultato, una forte interazione fra pubblico e privato e fra contrattazione aziendale e

nazionale. Credo che questo sia un dato importante e che secondo me dovrebbe essere intrapreso anche da altre categorie, considerata la rilevanza e il fatto che comporta salute e un risparmio all’assistenza nazionale e che quindi dia dei buoni risultati. Voi siete fra i più ambiti e i più apprezzati, è di ieri l’accordo fatto in UniCredit proprio con voi, e quindi credo che questo sia un dato importante che dobbiamo registrare, e che sia molto efficace quello che si sta facendo su questo campo.

Dott. Mauro Morelli Segretario Nazionale - FABI

Onestamente sono leggermente tentennante sulla scelta di intervenire come cittadino o intervenire come rappresentante della categoria dei bancari. Questo perché ho sentito delle cose interessanti e da un certo punto di vista anche preoccupanti, in quanto nel 2006 il rapporto di povertà assoluta nei confronti della sanità, e quindi di persone prive di qualsiasi tipo di copertura, era 1,3 milioni e oggi da quanto ho appreso è diventato di 9 milioni, e questa cosa sinceramente mi preoccupa.

La mia preoccupazione deriva anche da come trovare le modalità per coprire questa popolazione, che è una popolazione immensa. Un’altra preoccupazione è relativa agli interventi sul discorso sanitario, come il fatto che la sanità italiana paga i farmaci e non soltanto il discorso prestazionale. Al riguardo, la domanda che mi sorge spontanea è:

almeno per quelli che vengono pagati dalla comunità, perché la sanità italiana non paga soltanto i farmaci generici? Per citare due esempi, il paracetamolo è paracetamolo per tutti, e lo stesso vale per l’Aulin.

Mi sembra veramente assurdo che se lo Stato ha la necessità di risparmiare non lo faccia con discorsi di questo tipo. Un’altra questione rilevante è la mancanza totale di programmazione da parte della nostra Nazione, che stiamo pagando tutti quanti. Al riguardo, mi sovviene uno studio fatto già 10 anni fa in materia sanitaria in riferimento ai medici, che rivelava che per quanto riguarda gli specialisti, in prospettiva, il personale in servizio aveva un deficit di 25.000 posti di lavoro.

Oggi siamo arrivati al punto in cui per quanto riguarda i medici mancano 25.000 posti di lavoro, ed esiste ancora il test di ingresso per i medici, un test che tra l’altro lascia molte perplessità per le modalità con cui viene svolto e per ciò che viene selezionato. Questi sono interventi che denunciano mancanza di programmazione. Onestamente considero un motivo di preoccupazione l’attuale spinta verso il discorso regionalistico ma anche campanilistico, perché non vorrei una sanità fatta a macchia di leopardo. Di questo ce ne siamo resi conto anche noi quando siamo andati a fare degli skill sulle gare riguardanti coloro che dovevano prestarci prestazioni sanitarie.

Tantissime compagnie assicurative che hanno partecipato ad alcune nostre gare erano completamente assenti al Sud, o lo erano parzialmente ma in maniera rilevante. In riferimento a quanto scritto nella Costituzione credo che questo sia molto significativo, perché il fatto che neanche le compagnie assicurative trovino appetibile il mercato dell’Italia meridionale o quello dell’Italia Centro-meridionale (perché voglio mettere in luce anche la questione Centro-meridionale visto che stiamo spostando moltissimi nostri interessi nazionali in altri ambiti, in altre zone) dovrebbe preoccuparci tutti, in quanto il

diritto alla salute dovrebbe essere giustamente un diritto garantito a tutti quanti. A questo corrisponde il fatto che se si parte con una riforma sanitaria non ci si può non rendere conto che questa riforma inizia con delle mancanze, e che se le strutture non ci sono, non ci sono. In riferimento ai timori da parte dei cittadini, si evince che la preoccupazione maggiore è rappresentata dall’attesa, in quanto per certe situazioni e per certe patologie attendere significa non arrivare più in tempo e morire. Deve quindi essere chiaro a tutti che questa è una priorità assoluta.

Bisogna anche considerare che se si dispone di personale dedicato ma non di macchinari, evidentemente si crea un imbuto in materia sanitaria, come ad esempio nel caso in cui ci sono gli ecografisti ma manca l’ecografo. Recentemente è stata inventata una macchina computerizzata assolutamente all’avanguardia e all’altezza di salvare le vite a tantissima gente (Da Vinci), ma se non la si ha o se ne ha solo una dove ne servirebbero 10 è inutile disporre di un numero più o meno elevato di personale, perché comunque il macchinario non è presente. Se le strutture fanno le cose a macchia di leopardo si creano dei buchi notevolissimi. La conseguenza a questo è la creazione delle liste d’attesa, basti considerare alcuni esami specialistici o alcune radiografie particolari, come la MOC o altro ancora.

Di fronte a queste tematiche è logico che per le categorie come la nostra, che è stata sempre all’avanguardia per quanto riguarda il parallelo o la sostituzione (e quindi non la sovrapposizione totale), la Sanità Integrativa, in linea con la Previdenza Integrativa, costituisce un supporto importante ed essenziale, nel quale abbiamo creduto da tantissimi anni. Mi auguro che questa tutela aggiuntiva possa essere estesa anche alle altre categorie, ma mi rendo conto che la questione è meramente economica. Ritengo che tale questione economica debba essere soprattutto ottimizzata, perché se questo non viene fatto e si hanno dei buchi pure in questo campo, si andrebbero a sovrapporre buchi su buchi ottenendo una groviera che a mio parere sarebbe ingovernabile.

Dott. Andrea Pancani

In particolare per quanto riguarda il vostro settore che è stato in qualche modo pioniere, quello che emerge è chiaro, ossia che la Sanità Integrativa oggi è costruita soprattutto sulla logica dei contratti ed è quindi occupazionale. Al riguardo il Dottor Vecchietti ha detto che bisognerebbe passare da un Welfare contrattuale a un Welfare di cittadinanza, e io volevo sapere il suo pensiero in merito a tutte le persone prive di coperture e quindi di benefici contrattuali.

Dott. Giacomo Sturniolo Segretario Nazionale - FISAC CGIL

Desidero sottolineare che i nostri sono dei Fondi Sanitari Integrativi, e sottolineo l’integrativo, e che quindi danno una forte importanza al sistema pubblico. Qui c’è un dato di visione generale che un sindacato confederale o i sindacati generali al nostro settore non possono non avere, ossia la consapevolezza che sul proprio territorio non esistono solo coloro che hanno contratti o che hanno un livello di contrattazione, ma esiste un territorio complessivo che va salvaguardato. Questo è molto importante ed

è condiviso da tutta la compagine sindacale e gli accordi ci hanno portato in questo senso, ma oltre al ragionamento generale e quindi a una visione un po’ più ampia, anche da un nostro punto di vista la preoccupazione rispetto alla tenuta del Sistema Sanitario è forte. Credo che il motivo sia evidente, perché integrare un Sistema Sanitario che funziona ha dei costi di un certo tipo, mentre integrare un Sistema Sanitario che rischia di destrutturarsi ne ha altri. In riferimento a quanto detto durante gli interventi precedenti concordo sul fatto che noi abbiamo ancora uno dei migliori Sistemi Sanitari a livello europeo e mondiale. Mi permetto di aggiungere che non ce l’avremo in eterno se non ci muoviamo con le dovute maniere, e il valore di un Sistema Sanitario Nazionale come quello italiano è immenso per tutta la popolazione.

Desidero concludere con un breve ragionamento sulla nostra popolazione del settore portando un esempio. Guardando i dati del Fondo Intesa, che è quello che conosco maggiormente, mi ha colpito il livello di erogazione, che va purtroppo nella direzione di quello che penso. La cifra corrisponde a 150 milioni erogati e di per sé è una cifra che vuol dire tutto e niente, ma è la più alta degli ultimi tempi, e pur senza rivelare i dati di bilancio che sono sensibili è la volta in cui in questo fondo ci avviciniamo ad avere entrate e uscite simili. Questo rivela che il Sistema Sanitario pubblico inizia a rispondere meno alle esigenze, poiché nei nostri fondi sono privilegiati gli utilizzi della sanità pubblica, in quanto i rimborsi che ricevono i lavoratori sono più alti se ci si rivolge al sistema pubblico, e quindi coerentemente con la filosofia di cui si è parlato in precedenza, arrivare a questo livello di erogato significa che il Sistema Sanitario si sta indebolendo. C’è un dato che non voglio rivelare nei particolari ma non è segreto, è in linea con quello che è stato detto oggi e riguarda il fatto che si accentua una divisione non semplicemente tra Nord e Sud, perché al Sud ci sono anche delle situazioni, però abbastanza tra Nord e Sud, quindi ci dà un segnale indiretto che il Sistema Sanitario è ancora ad alti livelli ma è a un punto forse di non ritorno, o magari ci sta per arrivare, quindi siamo seriamente preoccupati anche rispetto alla gestione dei nostri fondi su questo tema.

Bisogna quindi prestare attenzione alla sanità pubblica, è corretto pensare all’integrazione e lavorarci tutti, ma si deve fare attenzione alla sanità pubblica, perché è un bene che non ci possiamo permettere di perdere.

Dott. Roberto Garibotti

Segretario Nazionale - FIRST CISL

Contrariamente ai colleghi premetto che io sono un assicurativo, e non un bancario, quindi rappresento sia un utilizzatore che un fornitore del servizio, e il mio è quindi un angolo di visuale un pochino diverso rispetto a quello dei miei colleghi.

Da un certo punto di vista come settori siamo stati pionieri nella pre-creazione dei Fondi sanitari. Anche noi fin dall’inizio ci siamo posti il problema di superare il riflesso ideologico riguardante la convinzione che rivolgersi alla Sanità Integrativa fosse un modo per affossare il Servizio Sanitario Nazionale, e per parecchio tempo tale riflesso ha condizionato i ragionamenti, anche se in maniera non molto esplicita. Anche negli interventi precedenti sono emersi argomenti e posizioni molto diverse tra i rappresentanti della politica che hanno apportato il loro contributo.

Questo aspetto è stato superato da moltissimi anni e già da tempo siamo convinti che i nostri fondi, che erano per servizi di sanità che sono integrativi della sanità pubblica, hanno portato risultati molto importanti e che sono estremamente apprezzati dai lavoratori che rappresentiamo, e quindi crediamo che questa sia una pratica che debba essere estesa.

Al riguardo, riteniamo che il compito della politica sarebbe quello di fornire gli strumenti fiscali e legislativi, con lo scopo di favorire sempre di più e in tutte le categorie la possibilità di accedere a questi servizi visto che offrono risultati molto importanti e che sono stati molto apprezzati dai nostri lavoratori. Credo che il risultato ottenuto in questi anni dall’attività che abbiamo svolto sia quello di essere stata apprezzata dai lavoratori, ma il problema è che per essere fruibile e per funzionare bisogna che il servizio erogato dalle imprese private sia un servizio capillarmente presente sul territorio, altrimenti si pone il rischio di stringere accordi per fornire un servizio che poi si rivela essere facilmente utilizzabile dai lavoratori del Centro Nord ma difficilmente o più difficilmente fruibile da coloro che lavorano nelle imprese del Meridione. Personalmente ritengo che se questo problema verrà superato si potrà fornire un ottimo servizio ai lavoratori che rappresentiamo.

Dott. Marco Vecchietti

Amministratore Delegato e Direttore Generale - Intesa Sanpaolo RBM Salute S.p.A.

Vorrei sollecitare una riflessione sul tema della gestione della non autosufficienza, perché il settore del credito, come anche il settore assicurativo, ha la peculiarità di avere un fondo dedicato alla gestione della non autosufficienza dei lavoratori che rappresenta una delle esperienze più significative del nostro Paese di gestione di questo fenomeno sulla base di risorse private.

Secondo me il tema dell’integrazione qui declina molto più facilmente nel campo della complementarità, perché sappiamo che anche a livello di Servizio Sanitario Nazionale questa è una delle aree nelle quali il bisogno di prestazioni aggiuntive e di risorse aggiuntive è più sentito, ed è prospettivamente una delle aree, come quella della cronicità, su cui si gioca la partita della sostenibilità futura.

In riferimento all’affermazione sul fatto che si tratta di un problema di risorse, credo che al tempo stesso si tratti anche di un problema di priorità, perché la consapevolezza acquisita in questo settore può essere di riferimento per altri settori che si stanno incamminando sulla strada della Sanità Integrativa e della maturazione del proprio Welfare Complementare. Tale esperienza può essere anche una buona base in termini di organizzazione dei Fondi Sanitari su base territoriale, dove l’integrazione può essere promossa attraverso lo strumento della contrattazione di secondo livello, ma anche dalle Regioni stesse, che hanno una potestà legislativa in questo campo specifico.

Dott. Massimo Masi

Segretario Generale - UILCA UIL

Noi disponiamo di una Long Term Care che deriva da un accordo contrattuale, quindi stabilito a livello centrale; non ho i dati precisi ma credo che siano stati fatti circa una