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– INDICAZIONI METODOLOGICHE

SCENE DALLA SANITÀ REALE

APPENDICE 1 – INDICAZIONI METODOLOGICHE

I dati di survey sono riferiti ad una indagine su un campione nazionale rappresentativo di 10.014 italiani maggiorenni realizzato nel periodo dal 19/04/2019 al 23/05/2019.

Le interviste sono state condotte attraverso la tecnica mista CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) - CAWI (Computer Assisted Web Interviewing).

Il disegno campionario ha previsto numerosità proporzionali all’universo di riferimento stratificato per genere, classe d’età, area territoriale e dimensione del comune di residenza. Il margine d’errore, relativo al totale delle risposte, a livello di confidenza del 95%, è pari a +/- 1,0%.

A seguire l’elenco delle prestazioni considerate:

Visita specialistica di cui

- Prima visita Cardiologica con ECG - Visita cardiologica

- Visita ortopedica - Visita oculistica - Visita pediatrica1

- Visita chirurgia vascolare - Visita pneumologica - Visita oncologica

- Visita gastroenterologica - Visita fisiatrica

- Visita dermatologica - Visita urologica

- Visita otorinolaringoiatrica - Visita ginecologica - Visita neurologica

- Altra visita specialistica (specificare...)

1 Per la visita pediatrica si consideri la eventuale prenotazione della prestazione per i propri figli/e.

Accertamenti diagnostici di cui

- RX (es. femore, caviglia, ginocchio, spalla gomito, ecc.)

- TC (es. addome superiore, addome inferiore, addome completo, torace, cra-nio-encefalo)

- Risonanza Magnetica (es. addome inferiore, superiore, collo, colonna, ecc.) - Scintigrafia ossea

- Densitometria ossea2

- Ecografia (es. addome superiore, inferiore, completo, ecc.) - Elettrocardiogramma (ECG)

- Elettroencefalogramma (EEG) - Gastroscopia

- Colonscopia - Artroscopia - Audiometria - Mammografia - PSA

- Test genetici e immunogenetici3

- Altro accertamento diagnostico (specificare...)

Riabilitazione di cui

- Rieducazione del linguaggio - Esercizi respiratori

- Riabilitazione motoria - Laserterapia antalgica - Terapie a luce ultravioletta - Altro (specificare...)

Assistenza domiciliare (CAD, SAD, ADI, ecc.)

2 È un esame che quantifica la densità minerale dell’osso, serve a diagnosticare patologie come l’osteoporosi.

3 Sono analisi di DNA, RNA, cromosomi, proteine e altro materiale biologico, di solito effettuati per individuare patologie ereditarie (es. celiachia, sindrome di Down, ecc.).

Analisi di laboratorio - Analisi del sangue - Analisi delle urine

- Altra analisi di laboratorio (specificare___)

Ricovero ospedaliero di cui:

- Interventi chirurgici per tumore - Protesi d’anca

- Bypass aortocoronarico - Angioplastica Coronarica - Altro (specificare...)

Day hospital

Day surgery

Terapie oncologiche

CONCLUSIONI

Prof. Giuseppe De Rita Presidente - Fondazione CENSIS

Come in tutti questi anni, faccio una riflessione di sintesi, una riflessione politica. Un ringraziamento va anzitutto a Intesa Sanpaolo RBM Salute che, quest’anno, ci ha permesso di realizzare un’indagine su un campione nazionale rappresentativo di 10.000 persone. Non per il gusto del ricercatore di analizzare tanti casi, ma per la necessità di andare oltre, dopo tanti anni di trincea in cui i nostri dati e le nostre riflessioni sono state legate alla polemica che sosteneva che un campione nazionale di 1.000 cittadini, sebbene statisticamente rappresentativo, fosse insufficiente.

Tanti o pochi, i dati hanno comunque confermato una novità: l’aumento della spesa privata in Italia. Questo dicono i dati, 1.000 o 10.000 casi, cosa diversa dal confronto ideologico di chi è per il privato e chi è per il pubblico. In questo senso, la disponibilità di 10.000 casi su cui ragionare permette di non essere più prigionieri delle polemiche.

Non è vero che Intesa Sanpaolo RBM Salute e Censis sono quelli che cercano di valorizzare il privato. Il privato si è in qualche modo valorizzato da solo. Quando, come esposto precedentemente, dai dati risulta che la spesa pubblica dal 2014 al 2018 è diminuita e la spesa privata è aumentata, significa che qualcosa è successo. Ma chi fa ricerca deve stare attento a non farsi incastrare dalla polarizzazione pubblico-privato, perché in effetti questa ricerca dice ben altro: bisogna ormai avere coscienza di un ecosistema in cui si aggirano tanti soggetti come pazienti, medici, sistema sanitario nazionale, soggetti privati ecc., e che non ha connotazioni precise.

A chi dice che tutto quel che occorre fare è difendere il Servizio sanitario nazionale perché è quello che garantisce l’universalità, io dico attenzione perché siamo in un mondo in cambiamento strutturale. Consideriamo l’esempio che è stato riportato precedentemente: un terzo delle persone si rivolge al Servizio sanitario nazionale, trova l’accesso molto difficile, si adatta decidendo di aspettare rassegnato i tempi di attesa.

Un altro terzo si rivolge al Servizio sanitario nazionale e non trovando spazio si rivolge al sistema privato e si rassegna a spendere i propri soldi. Un altro 40% va direttamente al privato. Se si guarda dal punto di vista del consumatore, cioè del paziente, del singolo cliente della sanità italiana, notiamo comportamenti diversi. Non c’è soltanto la scelta pubblico o privato, c’è la scelta “lì ci provo e se non ce la faccio aspetto”, “lì ci provo e se non mi danno accesso vado nel privato” o ancora “non vado neppure dal pubblico a chiedere la lista di attesa, vado direttamente dal privato”. Questo meccanismo implica un policentrismo dei comportamenti, delle idee e dei modi di fare che non è più soltanto pubblico o privato.

È opportuno ricordare che 10 anni fa si parlava di consumismo e l’accusa che si faceva alla sanità privata era: “La clinica privata come albergo di lusso rispetto all’ospedale. Il consumismo della clinica privata”. Oggi nessuno crede più che si tratti di consumismo.

La spesa privata è una spesa su prestazioni singole, precise, non soltanto sul ricovero ospedaliero o alberghiero. È un qualcosa di diversificato: il singolo sceglie, fa surf tra pubblico e privato, non accetta di essere un cliente del Servizio Sanitario Nazionale per tutta la vita e per tutti i suoi bisogni. Attua dei comportamenti diversi. I dati evidenziano ad esempio che 13 milioni di persone si sono fatte visitare per la stessa patologia sia dal Servizio Sanitario Nazionale che dal privato, perché volevano la second opinion. Sono dati che fanno riflettere.

Significa che il paziente non è soltanto un povero disgraziato che non trova accesso al pubblico, e non è soltanto il ricco signore, come molti di coloro che si rivolgono direttamente al privato. Significa che c’è un comportamento intelligente, serio, che rende principe di questo sistema il consumatore, non il paziente vulnerabile e fragile ma persone che sanno come ragionare.

Oggi non è più un meccanismo di captatio benevolentiae del pubblico che vuol attirare sempre e comunque per ragioni ideologiche. E non è neppure la captatio benevolentiae del liberismo totale, che vuole tutto nel privato e coi soldi.

È un meccanismo articolato, diversificato. Naturalmente alcuni problemi ci sono, nessuno lo nega. Il ricorso al Pronto Soccorso, ad esempio, risponde al fatto che quel che preoccupa di più l’italiano è il momento dell’acuzie che genera emergenza. In quel caso si avverte il bisogno di andare da qualcuno di cui ci si fida o, più ancora, presso la struttura che suscita maggiore fiducia, e che poi ci soddisfa: non a caso il 58-60% è soddisfatto del Pronto Soccorso e di come ha reagito. Questo perché il singolo cittadino, il singolo paziente ha nella sua strategia il nesso tra acuzie, emergenza e pronto soccorso pubblico. Se sto molto male allora vado dove ho il massimo di fiducia per l’emergenza acuta grave: il pronto soccorso pubblico. Dall’altra parte, nell’estremo opposto, c’è la spesa privata singola che può rientrare nell’alveo del quasi consumo e in mezzo a questi estremi c’è un universo vasto e molto articolato. Ecco il passettino in avanti che abbiamo fatto quest’anno che ci consente di andare oltre, molto oltre, la solita diatriba pubblico-privato.

È un mondo diverso e articolato in cui ognuno si può muovere. Per certi versi l’intuizione di Intesa Sanpaolo RBM Salute, con cui ormai siamo compagni di strada da più di 9 anni, era quella di andare a vedere se c’era uno spazio come difensori e propugnatori del privato da ancorare ad uno spazio di domanda sanitaria per il privato. Tutto ciò non serve più, in parte perché è stata una battaglia vinta, ma più ancora perché è stata una battaglia superata dal fatto che la situazione attuale è più complessa di allora. Non è più un rapporto a due (pubblico–privato) è un rapporto a 10, a 20, addirittura a 30 soggetti legati a una dimensione opzionale. Il dato impressionante è che 13 milioni di persone si fanno visitare per la stessa patologia sia dal pubblico che dal privato. Ci troviamo quindi dinanzi ad un elevato livello di sofisticazione del comportamento: non è più il poveraccio

che non sa dove andare o il gentile signore di medio livello di agiatezza che pensa che sia inutile aspettare e si rivolge direttamente al privato. No! Sono comportamenti di estrema articolazione che rimandano ad una definizione di cui mi scuso, ma che è quella che a me piace di più: non siamo più un sistema sanitario, ma in un ecosistema fatto di tanti soggetti, tante articolazioni, tanti problemi, tanti comportamenti, tante decisioni, tanti centri decisionali.

Oggi il singolo paziente è un centro decisionale e decide di andare di qua e/o di là, di accontentarsi, di aspettare la lista di attesa da 100 giorni oppure di non accettare l’attesa e andare al privato, oppure non andare neppure al pubblico e andare direttamente al privato. È quello che sceglie di farsi visitare sullo stesso problema due volte, dai pubblici e dai privati. Il vero centro decisionale diventa il consumatore, il paziente, il cittadino.

Ed è un risultato essenziale su cui ragionare, perché è sempre essenziale individuare il luogo della decisione e più in generale gli assetti decisionali. Non a caso ci si chiede sempre cosa fa il Ministero, cosa fanno le Regioni, come si riduce la spesa pubblica regionale, quali sono gli spazi per i privati ecc… I meccanismi decisionali sono importanti e lo sono anche per una realtà privata come Intesa Sanpaolo RBM Salute che dovrà decidere dove collocarsi e cosa fare.

Ma il decidere non può più essere collocato in un sistema dato. Decidere oggi, per il paziente, per una qualsiasi compagnia privata, per una compagnia d’assicurazione come per una piccola clinica privata vuol dire capire come ci si colloca in un ecosistema articolato e diversificato. Se non si ha una cultura dell’ecosistema non si lavora più. Vi confesso, e i miei collaboratori che sono in sala lo sanno benissimo, che io sostengo che il nostro mestiere, il mestiere del ricercatore, non è più fattibile in termini sistemici.

In un ecosistema non serve più avere un sistema ideologico, un sistema statistico, un sistema economico di riferimento.

Bisogna stare dentro l’ecosistema e vivere costantemente e aiutare i singoli soggetti a comportarsi, non tentare la sintesi. Io sono un uomo che ha sempre tentato la sintesi e oggi ritengo che almeno in questo campo l’ecosistema vada gestito come un mondo articolato, nei comportamenti e nelle decisioni. Dico sempre che il ricercatore moderno non è più un teorico di sistema, è un lettore di talmud, è un talmudista uno che vede i problemi e ci ritorna e ritorna sempre. Noi invece siamo abituati, specialmente noi cattolici, a pensare non in termini di pazienza talmudica, ma di applicazione della norma, di applicazione del dogma, di applicazione dell’enciclica papale. Noi dobbiamo saper fare, saper vivere in un sistema articolato che è un ecosistema, non è un sistema complessivo.

L’approccio sistemico non vale più per nessuno. Questo è il nono rapporto, 10 anni di vita insieme, però abbiamo fatto un po’ di passi in avanti.

S E Z I O N E

2 RADDOPPIARE