• Non ci sono risultati.

On. Marialucia Lorefice

Presidente XII Commissione Affari Sociali

La sfida più impegnativa consiste nella necessità di coniugare la scarsità delle risorse disponibili, derivante dalla crisi finanziaria, con la crescente domanda di assistenza sanitaria causata dall'invecchiamento della popolazione. Infatti, il miglioramento dell'aspettativa di vita e quindi l'aumento della longevità dovuto, tra le altre cose, all'evoluzione tecnologica ed a cure farmacologiche più efficienti, seppur fattori importanti ed auspicabili, mettono oggettivamente a rischio la sostenibilità del Sistema Sanitario del nostro Paese, sia dal punto di vista finanziario che da quello del mantenimento di un'adeguata capacità assistenziale.

Oggi siamo di fronte a un Sistema Sanitario che purtroppo non riesce a gestire il flusso di persone che richiedono l'assistenza. Il costo è diventato esorbitante. Ogni Regione spende circa l'80% del suo bilancio in spese sanitarie, ciò significa che non vi sono risorse sufficienti per dare supporto ai servizi per il cittadino ed è quindi necessario trovare soluzioni adeguate. Credo che il sistema di assistenza sanitario privato debba essere un pilastro, insieme a quello pubblico, per gestire le esigenze dei cittadini soprattutto perché il Servizio Sanitario Nazionale, necessario per la tutela della salute di tutti i cittadini italiani, ha visto la sua genesi in un contesto storico totalmente differente, risultando non più allineato alle esigenze di cui attualmente si necessita.

La dimostrazione di ciò è data dall'analisi della spesa sanitaria privata in costante crescita, a compensazione di nuove richieste inevase da parte del Servizio Sanitario Nazionale, specie sotto il profilo della tempistica.

Ciò potrebbe determinare una forma di diseguaglianza, poiché mette le persone nella condizione di poter accedere alle cure solo in ragione della propria capacità reddituale.

Tale fenomeno, oramai strutturale nel sistema sanitario del nostro Paese, può essere normalizzato garantendo "una dimensione sociale" alla spesa sanitaria privata, anche attraverso la disponibilità per tutti i cittadini di una Polizza Sanitaria o di un Fondo Sanitario Integrativo.

Il futuro del Sistema Sanitario Nazionale e del diritto di tutti alla salute è senz'altro un tema da tenere in considerazione e su cui confrontarsi ed adoperarsi, prendendo owiamente in dovuta considerazione le dinamiche ed i contesti in cui si opera. Lo Stato deve quindi garantire, creare ed incentivare le condizioni per favorire la "costruzione" di sistemi territoriali, dove i cittadini possano trovare le risposte di salute, con l'adeguamento dell'offerta agli standard nazionali, rimodulata - tenendo conto di parametri reali - sui cittadini residenti e sui bisogni della popolazione.

È dunque fondamentale che cresca l'attenzione verso il Welfare integrato da parte degli operatori del settore e da parte della politica.

A tal proposito vorrei richiamare l'attenzione anche sull'importanza del Welfare aziendale che rappresenta una notevole fonte aggiuntiva e sussidiaria di finanziamento per il sistema di Welfare del nostro Paese, anch'esso particolarmente importante ai fini del contenimento della spesa pubblica, nel momento in cui la crescente fragilità sociale fa

emergere nuovi bisogni che rischiano di restare insoddisfatti. Costituendo una leva per il miglioramento della produttività e per il conseguimento degli obiettivi strategici delle imprese, è anche in grado di generare un flusso consistente di investimenti.

Il presupposto necessario per la costruzione di un sistema di Welfare aziendale risiede in un sistema di relazioni industriali in grado di far fronte al mutato scenario economico, caratterizzato da forte innovazione e competitività, che determina la necessità di rimodulare efficacemente le dinamiche delle relazioni industriali.

Resta ovviamente affidata alle Parti sociali, in piena autonomia, la responsabilità di sviluppare - in maniera sempre più ambiziosa e costruttiva - relazioni sindacali in grado di interpretare adeguatamente l'evoluzione e i cambiamenti delle condizioni di lavoro e dei modelli produttivi e organizzativi delle imprese.

Ed è proprio su questo che la politica si rende disponibile ad essere interlocutore fondamentale, rispondendo favorevolmente a ricoprire il ruolo che le spetta. Nell'agenda politica dei prossimi anni si impongono scelte importanti sul fronte dell'adeguamento delle strutture per rendere compatibili con la stabilità del sistema sanitario le soluzioni per i crescenti bisogni dei cittadini.

Alla luce di queste considerazioni esprimo un particolare apprezzamento per l'iniziativa di oggi e sono certo che la strada intrapresa possa condurre ad uno sviluppo e ad un consolidamento del settore sanitario e delle politiche di Welfare, quanto mai necessari per tutti.

Un caro saluto a tutti!

On. Marialucia Lorefice

Presidente XII Commissione Affari Sociali

Buongiorno a tutti,

ringrazio il dottor Vecchietti per l’invito al Welfare Day 2019, che offre quest’anno un’importante occasione di confronto su un tema complesso e di grande attualità come la Sanità Integrativa.

Purtroppo gli impegni parlamentari non mi consentono di intervenire personalmente come avevo sperato sino all’ultimo momento: colgo però l’occasione per esprimere il mio apprezzamento per l’iniziativa e la disponibilità ad ascoltare le proposte e gli spunti che vorrete sottopormi.

Condivido la necessità di avviare una riflessione seria e approfondita sulla Sanità Integrativa, partendo dal presupposto che quest’ultima non deve sostituirsi al primo pilastro del nostro sistema pubblico di salute, che è il Servizio Sanitario Nazionale, basato sui principi di universalità, equità e solidarietà, come diretta attuazione dell’articolo 32 della Costituzione.

I fondi integrativi del Servizio Sanitario Nazionale sono stati istituiti dal d.lgs. 502 del 1992 con una ratio ben precisa e condivisibile, integrare i servizi non compresi nei LEA, quali ad esempio le cure odontoiatriche o l’assistenza a soggetti non autosufficienti;

tuttavia, sempre più spesso, come certificato dall’Anagrafe dei fondi, superando questa previsione iniziale, finiscono per sovrapporsi alle prestazioni già garantite dal SSN.

La mancanza di trasparenza e la disomogeneità del quadro normativo di riferimento hanno indotto la Commissione Affari Sociali, che mi onoro di presiedere, ad avviare nei mesi scorsi un’indagine conoscitiva sulla Sanità Integrativa.

In questo ambito, come ben sapete, abbiamo deliberato un ampio ciclo di audizioni così da effettuare una ricognizione complessiva dei Fondi Sanitari Integrativi, per comprendere se sia necessario rivederne la missione, al fine di garantire la sostenibilità del SSN, nell’interesse dei cittadini.

Tanti sono gli interrogativi e le questioni aperte: dai sistemi di defiscalizzazione previsti, alla necessità di una maggiore trasparenza sui fondi sanitari, alla tipologia di prestazioni che devono essere garantite, alle possibili discriminazioni tra i cittadini.

Vi rappresento che tutte queste tematiche sono oggetto delle audizioni che stiamo svolgendo in Commissione Affari Sociali, a conclusione delle quali arriveremo ad una risoluzione che impegnerà il Governo a meglio definire il ruolo della Sanità Integrativa anche alla luce dei nuovi bisogni che stanno emergendo nella società.

Siamo, infatti, consapevoli che l’invecchiamento demografico della popolazione e il cronicizzarsi di alcune malattie determinano il bisogno di nuove prestazioni sanitarie e assistenziali, ambiti nei quali in futuro potrebbero trovare sempre maggiore utilità i Fondi Sanitari Integrativi, in supporto del Welfare e della sanità pubblica.

Concludo il mio saluto rinnovando la mia disponibilità ad accogliere le vostre istanze.

A tutti voi i più cari auguri di buon lavoro!

Dott. Andrea Pancani

Vuole già dare una riflessione in merito? Perché quello che mi pare sia straordinariamente lampante ed evidente è che la Sanità Integrativa già affianca da tempo ed è strutturale dal punto di vista del garantire le prestazioni sanitarie, no? Quindi come dicevamo all’inizio ci dobbiamo tenere molto caro il servizio pubblico. Coerentemente con quanto detto dal Professor De Rita, però, mi pare di capire che ormai non c’è più la polarizzazione pubblico-privato, c’è un ecosistema complessivo. Il cittadino, o per scelte individuali o per situazioni (penso alle liste di attesa), è costretto a scegliere, e spesso deve scegliere di pagare di tasca propria o rivolgendosi al privato nell’intramoenia. Considerando che la sanità è sempre un argomento molto delicato da maneggiare, c’è da un punto di vista della politica questa consapevolezza?