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LA SANITÀ INTEGRATIVA ALLA PROVA DELLA PANDEMIA

In Italia la Sanità Integrativa già garantisce tutele aggiuntive al Servizio Sanitario Nazionale a poco meno di 14 milioni di persone (13,9) ovvero a più di 2 cittadini su 10,di cui meno di 1 su 10 attraverso polizze sanitarie individuali.

Grazie a questo sistema i cittadini interessati beneficiano di una copertura delle prestazioni sanitarie effettuate al di fuori del Servizio Sanitario Nazionale piuttosto elevata con livelli medi compresi tra il 30% ed il 40% della propria spesa sanitaria privata annuale.

L’attuale impianto della Sanità Integrativa, tuttavia, si caratterizza per una forte impronta

“occupazionale”. Come noto, infatti, quasi 2/3 degli assicurati dalla Sanità Integrativa sono lavoratori dipendenti. Seppur con un’incidenza inferiore sul numero complessivo degli assicurati fruiscono poi della Sanità Integrativa anche i liberi professionisti attraverso i propri enti di previdenza obbligatoria che, nella quasi totalità dei casi, stipulano allo scopo delle polizze sanitarie integrative avvalendosi del mercato assicurativo.

Le criticità iniziano quando si passa al mondo del lavoro autonomo, del lavoro atipico, e ad una parte del pubblico impiego, nonché ai percettori di redditi diversi, agli studenti ed ai pensionati.

Si consideri che solo estendendo l’attuale impianto riservato ai lavoratori dipendenti a tutto il mondo del lavoro (pubblico, privato, subordinato e lavoro autonomo) si potrebbe passare agevolmente dagli attuali 14 milioni di assicurati dalla Sanità Integrativa a poco meno del doppio (circa 36 milioni di persone, oltre la metà degli italiani).

Se poi si prevedesse l’estensione delle forme sanitarie integrative anche ai familiari dei lavoratori assicurati si potrebbe raggiungere un livello di copertura di poco meno del 70% della popolazione, con importanti benefici per la salute di tutti.

L’impostazione “occupazionale”, peraltro, risulta fortemente condizionante anche al livello territoriale. Il 43% dei cittadini che beneficiano di un fondo sanitario o di una polizza sanitaria integrativa, infatti, risiede nel Nord Ovest, il 25% nel Centro, il 23% nel Nord Est e poco meno del 9% nel Sud e nelle Isole (Figura 5).

Figura 5 - La Sanità Integrativa: diffusione e livelli di adesione. Incidenza percentuale sulla popolazione italiana (2019*).

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50

Sud e Isole Centro Nord Est Nord Ovest ITALIA

43%

23%

25%

9%

23%

INCIDENZA PERCENTUALE SULLA POPOLAZIONE ITALIANA

TOTALE ASSICURATI: 13,9 MLN

* dati proiettati Fonte: Elaborazione Intesa Sanpaolo RBM Salute S.p.A. su dati Previmedical

A conferma di quanto appena affermato si evidenzia come con esclusivo riferimento alle polizze sanitarie individuali, che tipicamente non prevedono una correlazione diretta con l’attività professionale svolta e che – ancora oggi – non sono assistite da alcuna forma di agevolazione fiscale, si registra una maggiorie diffusione non nei territori dove emergono maggiori carenze del Servizio Sanitario Nazionale ma in quelli nei quali, proprio in ragione di migliori performance della sanità pubblica, esiste già da tempo un bisogno di integrazione privata.

Nell’ultimo decennio i principali operatori del mercato assicurativo9 hanno fatto investimenti importanti per dare attuazione nel nostro Paese a soluzioni che, da tempo, in altri Paesi Europei rappresentano dei veri e propri presidi strutturali del Sistema di Welfare.

Anche per questi motivi si ritiene importante analizzare in questa sede il contributo offerto dalla Sanità Integrativa durante la pandemia. Infatti, nonostante la gestione dell’emergenza abbia visto un ruolo di primo piano dei sistemi sanitari di base in tutti i principali Paesi Europei, e segnatamente in Italia del Servizio Sanitario Nazionale, la

9 In base all’ultimo ranking pubblicato a giugno 2020 dall’Associazione Nazionale tra Le Imprese Assicurative le quote di mercato nell’assicurazione salute (Ramo 2) risultano le seguenti: Intesa Sanpaolo RBM Salute: 17,97%; Generali Italia 15,95%; Unisalute: 13,46%; Allianz: 7,55%; UnipolSai Assicurazioni:

5,53%; Intesa Sanpaolo Assicura: 3,54%; Società Reale Mutua: 3,26%; Incontra Assicurazione: 3,22%; Axa Assicurazioni: 3,08%; Poste Assicura 2,66%. Altri Operatori: 23,79%.

Sanità Integrativa ha messo a disposizione delle aziende e dei lavoratori dei principali settori produttivi del nostro Paese molteplici ed importanti interventi finalizzati a garantire un contributo economico per le famiglie colpite dal virus Sars-Cov2, fornendo una dimostrazione concreta di come il settore privato possa liberare preziose risorse aggiuntive, sia in termini di capacità assistenziali che di capacità economiche, a supporto della preziosa mission di tutela della salute affidata alla sanità pubblica.

Nel merito bisogna sottolineare anche la buona prova di tenuta a livello finanziario assicurata di fronte all’emergenza dalla Sanità Integrativa che ha mostrato di poter contare su di una dotazione finanziaria idonea ad assorbire e gestire le richieste di supporto ricevute dai propri assicurati. Questo anche in ragione di una struttura regolamentare e normativa che prevede, già dal 2016 (con l’entrata in vigore della c.d. “normativa Solvency2”), l’obbligo a carico delle Compagnie Assicurative di dotarsi di risorse aggiuntive da destinare proprio all’eventuale insorgenza di rischi di natura pandemica.

Durante la pandemia la Sanità Integrativa, peraltro, non si è limitata ad erogare dei contributi economici in favore dei propri assicurati ma ha attivato a loro favore anche una gamma piuttosto diversificata di risposte assistenziali. La Sanità Integrativa si occupa, infatti, “per definizione” di integrare i Livelli Essenziali di Assistenza previsti dal Servizio Sanitario Nazionale. Dove emergono nuovi bisogni sanitari, o comunque in quelle aree nelle quali la risposta della sanità pubblica non è – anche temporaneamente – pienamente fruibile, la Sanità Integrativa può assicurare dei percorsi di cura aggiuntivi.

Le persone, del resto, non utilizzano la sanità privata necessariamente in alternativa alla sanità pubblica ma molto spesso per “complementarne” la risposta assistenziale.

Si pensi, ad esempio, a quelle situazioni in cui le persone prenotano nel privato i propri accertamenti diagnostici per ridurre i tempi complessivi di un percorso di cura già avviato presso il Servizio Sanitario Nazionale. In questi casi la sanità privata, e la stessa Sanità Integrativa che può favorirne l’accessibilità, svolgono una funzione di “giunzione” con il Servizio Sanitario Nazionale.

Un importante supporto, poi, è stato assicurato anche nei confronti delle aziende chiamate a sostenere in proprio i costi aggiuntivi derivanti dall’implementazione delle misure tecniche ed organizzative necessarie per poter assicurare la ripresa della produzione con adeguate condizioni di sicurezza.

Il Welfare Contrattuale e il Welfare Aziendale anche in questo contesto hanno mostrato di essere risorse preziose sia per il mondo del lavoro dipendente sia per lo stesso Servizio Sanitario Nazionale che ha potuto avvantaggiarsi in certa misura della maggiorata capacità assistenziale assicurata alle famiglie dei lavoratori che a questi strumenti hanno già accesso. Strumenti, pertanto, che potrebbero essere estesi anche oltre il perimetro del lavoro dipendente con l’obiettivo di garantire integrazione e flessibilità rispetto alle policy sanitarie ed assistenziali definite dal Governo e dalle Regioni. Del resto, come si è già ricordato, ci sono già diverse esperienze legate al mondo del lavoro autonomo, e

soprattutto al settore delle libere professioni, che vedono gli enti previdenziali dedicati a queste categorie professionali svolgere anche un ruolo nei confronti dei loro assistiti in questo campo.

A livello quantitativo le Compagnie Assicurative ed i Fondi Sanitari hanno garantito durante l’emergenza l’erogazione di oltre 800mila prestazioni sanitarie riconducibili direttamente al Covid-19, favorendo peraltro un’ampia diffusione di soluzioni di digital e mobile health che hanno consentito di rispondere ai bisogni di cura degli assicurati con modelli assistenziali più compatibili con il nuovo contesto di riferimento.

In particolare, le Compagnie Assicurative hanno sviluppato polizze sanitarie dedicate ai rischi derivanti dal Sars-Cov2 e dalle altre sindromi influenzali assimilabili assicurando contributi economici in favore delle famiglie colpite dal Covid-19 (indennità per ricovero per patologie respiratorie, indennità da ricovero in terapia intensiva e/o sub-intensiva) indennità da convalescenza post-Covid-19, etc.), mettendo a disposizione capacità assistenziale e/o sanitaria aggiuntiva a quella del Servizio Sanitario Nazionale (assistenza infermieristica, video/tele consulto specialistico, gestione ed erogazione tamponi e test sierologici, etc.), attivando percorsi assistenziali e riabilitativi per la gestione del post virus (riabilitazione respiratoria) e supportando (sia a livello economico che organizzativo) l’attivazione delle campagne vaccinali stagionali (in particolare, anti-flu ed anti-pneumococcica).

Sono state implementati, inoltre, prodotti specifici anche nel campo della cronicità e della non autosufficienza finalizzati ad assicurare la diagnostica da remoto (per i campi di applicazione possibili) e la “domiciliarizzazione delle cure”, anche attraverso la messa a disposizione di piattaforme dedicate alla gestione del monitoraggio continuativo del paziente e dei relativi parametri vitali a supporto dell’attività di Centri di controllo dedicati.

Un ulteriore ambito di intervento del settore assicurativo è stato riservato direttamente alle aziende ed alle professioni (in particolare, per quelle sanitarie) con diverse soluzioni corporate dedicate al rientro in azienda, alla continuità delle filiere strategiche (e.g. tutela assicurativa per il personale della filiera della distribuzione alimentare) e alla gestione delle nuove esigenze di protezione della salute dei lavoratori.

A livello territoriale più del 70% delle prestazioni assicurative sono state erogate nel Nord, per effetto della maggiore diffusione del virus – soprattutto nella Fase 1 – in questa area del Paese.

In termini di fasce di età, invece, il 75% delle prestazioni assicurative è stata erogata ad assicurati di età superiore ai 45 anni, con una concentrazione di quasi 1/3 nella fascia 51 – 59 anni (Figura 6).

Figura 6 - Ripartizione per Area Geografica e Fascia di Età delle prestazioni di contrasto al

Fonte: Elaborazione Intesa Sanpaolo RBM Salute S.p.A. su dati Previmedical

Con riferimento specifico, invece, agli interventi assicurati attraverso i Fondi Sanitari Integrativi si consideri che già a partire da marzo 2020, 26 fondi sanitari su 40 avevano già attivato delle garanzie specifiche per proteggere i lavoratori e le loro famiglie dall’emergenza Covid-19 con livelli assistenziali spesso differenziati in ragione del settore occupazionale di riferimento. In particolare, la quota maggiore degli interventi ha riguardato l’area dei ricoveri ospedalieri, seguita da quella riferibile alle tutele aggiuntive previste per le persone costrette a un ricovero in terapia intensiva o sub-intensiva e dal supporto, sempre più ampio, destinato alle persone costrette all’isolamento domiciliare e/o alla quarantena sanitaria (Figura 7).

Figura 7 - I Fondi Sanitari Contrattuali - Garanzie attivate per il contrasto del Covid-19

Ricovero Isolamento/Quarantena Terapia intensiva/sub intensiva Altro

84,00% 76,00% 28,00% 20,00%

Fonte: Elaborazione Intesa Sanpaolo RBM Salute S.p.A. su dati Previmedical

Degli interventi specifici promossi dai Fondi Sanitari Integrativi durante l’emergenza, circa 1/3 sono stati finalizzati a garantire un supporto economico alle famiglie con uno o più componenti ricoverati in terapia intensiva o sub-intensiva. Infine, circa un 20%

degli interventi effettuati è stato destinato a dare attuazione a disposizioni di riduzione/

sospensione dei contributi dovuti dalle aziende (e, in misura residuale, dagli stessi lavoratori) ai Fondi Sanitari Integrativi (Figure 8 e 9).

Figura 8 - I Fondi Sanitari Contrattuali Prestazioni di contrasto al Covid-19 erogate

INDENNITÀ DA RICOVERO: 40,00 € al giorno, max 50 gg.

INDENNITÀ DA ISOLAMENTO DOMICILIARE: 40,00 € al giorno, max 14 gg.

INDENNITÀ PER LAVORATORI CON ALMENO UN FIGLIO MINORENNE E CONVIVENTE DA STATO DI FAMIGLIA: 40,00 € al giorno, max 14 gg.

RIMBORSO MATERIALI SANITARI utilizzati per il periodo di cura domiciliare: max 200,00 €

RIMBORSO VISITE DOMICILIARI/EXTRADOMICILIARI da parte di personale medico o infermieristico per interventi resi necessari per contrastare l'epidemia: max 100,00 € Fonte: Elaborazione Intesa Sanpaolo RBM Salute S.p.A. su dati Previmedical

Figura 9 - I Fondi Sanitari Contrattuali Servizi di contrasto al Covid-19 attivati

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CERTIFICAZIONE AGEVOLATA per fisioterapia da infortunio.

Copertura anche in caso di ricorso ad ammortizzatori sociali.

NO SANZIONI/INTERESSI per ritardo pagamento da parte delle Aziende fino al 31/07/2020.

SOSPENSIONE DEI TERMINI PER LE RICHIESTE DI RIMBORSO fino al 31/07/2020.

Fonte: Elaborazione Intesa Sanpaolo RBM Salute S.p.A.