STEFANO PIRANDELLO: OPERE
M. Martini “LʼArgante” è il nome di più riviste attive nella prima metà del Novecento; molto probabilmente quello che a noi interessa è o “LʼArgante:
3.2 OPERE POETICHE E IN PROSA
3.2.2 DRAMMI, COMMEDIE E POESIE
Lʼelenco che segue riporta tutti i drammi, le commedie e gli atti unici di Stefano (relativamente alle loro vicende editoriali). In questo capitolo i testi sono presentati secondo lʼordine cronologico in base alla loro prima rappresentazione. Alla fine di tale rassegna ho effettuato una digressione sulle poesie di Stefano.
I bambini: il dramma è in scena il giorno 8 maggio 1923 al “Teatro degli Italiani” di Roma. È una delle opere composte in prigionia e riviste subito dopo la fine della guerra. Viene pubblicata il 1 maggio 1924 su “Noi e il mondo” e poi riproposta il 15 luglio 1941 su “Il Dramma”
Lʼuccelliera: opera della prigionia; è una commedia, pubblicata nel dicembre 1925 su “Novella” e poi con lievi varianti ne “Il Dramma”, 1941 (1 novembre). Il 12 giugno 1942 è in scena al “Teatro dellʼUniversità” di Roma. Il 20 ottobre 1955 è depositata alla S.I.A.E.: stando alla cronologia dovrebbe essere la prima opera consegnata alla Società da parte di Stefano.
La casa a due piani: altra opera composta in prigionia che giunse nelle mani di Luigi Pirandello tramite canali clandestini nel novembre 1917. Il dramma va in scena il giorno 8 giugno 1923 al “Teatro Argentina” di Roma. La compagnia che la mise in scena doveva essere diretta da Dario Niccodemi, mentre allʼultimo fu sostituito dallo stesso Luigi. Questʼopera sarà poi pubblicata il 25 agosto 1924 su “Comœdia”. Stefano tornerà sul testo per farvi delle modifiche, ma non lo pubblicherà più. È stato, quindi, edito nuovamente in Tutto il teatro.
Un padre ci vuole: è una commedia. Il 16 maggio 1924 Stefano scrive alla moglie di avere dato a copiare Il minimo per vivere, nucleo originario di Un padre
ci vuole. Il successivo 20 maggio, ancora alla moglie, comunica di avere ricevuto
in albergo «quattro copie nuove nuove del Minimo per vivere». Altre indicazioni saranno solamente il 25 settembre 1935, quando Stefano comunica a Bompiani che la commedia (Un padre ci vuole) è finita «da una decina di giorni e la sto copiando. Ma non mi piace. Non mi piace!». La commedia in tre atti andrà in scena il 21 gennaio 1936 al “Teatro Alfieri” di Torino e il successivo 10 aprile appare su “Comœdia”. Il testo cambierà titolo in La scuola dei padri e così sarà trasmessa dalla RAI nel “Programma nazionale” per la regia di Corrado Pavolini nel marzo 1953 e ancora il 17 maggio 1955 sarà in scena al “Teatro Nuovo” di Trieste. Nel mese di giugno, ancora come La scuola dei padri, è pubblicata in “Scenario”, firmata Stefano Pirandello. Lʼopera riprenderà il suo titolo originale nel 1960, dopo diverse rielaborazioni.
Il falco dʼargento: i primi cenni alla composizione li troviamo nella lettera scritta alla moglie Dodi il 17 agosto 1936, quando afferma di avere letto la commedia Lʼintimità (titolo originario), a un certo Lodovici nellʼUfficio del Ministero. Successivamente ne parlerà solamente il 1 settembre 1938 a Bompiani. Lʼopera tra le tre citate nella missiva del 1 settembre, sarà la prima a essere messa in scena, al “Teatro Olimpia” di Milano il 25 novembre dello stesso anno. Nel 1939 (1 marzo) la commedia appare ne “Il Dramma” (qui è firmata Landi) e poi nel 1959 su “Ridotto”. Lʼopera assume unʼimportanza particolare perché, come ricordato, è proprio in relazione alla sua diffusione in Francia che Stefano decide di riprendersi il suo vero cognome (cfr lettera del 17 maggio 1950 a Silvio dʼAmico).
Lʼinnocenza di Coriolano: di questa opera, allora intitolata Vi sono i leoni, Stefano ne parla a Corrado Alvaro il 16 agosto 1933. Una tragedia da scrivere per Marta Abba. Il giorno 1 settembre 1938 Stefano comunica a Valentino Bompiani di avere concluso Roma salvata, nuovo nome del testo che verrà “seppellito” al “Teatro delle Arti”, come a dire che è un luogo di poco prestigio. Lʼinnocenza di
Coriolano, questo il titolo definitivo, è in scena il 12 gennaio 1939 al “Teatro
delle Arti”; il successivo 22, dello stesso mese, appare un estratto sul “Meridiano di Roma”. Lʼopera sarà pubblicata interamente nella rivista “Scenario” del 1-15 agosto 1952, firmata Pirandello, e definitivamente rielaborata nel 1966 80
.
Icaro: la tragedia viene composta rapidamente in vista del “I° Convegno Internazionale della Stampa Aeronautica” nel giugno 1939 e infatti il 10 giugno sarà in scena al “Teatro della Arti” di Roma. Nel marzo 1943 la tragedia è in scena allo “Staatiches Schauspielhaus” di Amburgo. La tragedia è composta parte in prosa e parte in poesia: inoltre è testimoniato che il musicista Virgilio Mortari, nei primi anni Quaranta, chiese a Stefano di trarre da Icaro un libretto per una sua opera lirica: il progetto però non ebbe seguito e il nostro autore non mise più mano allʼopera 81. È pubblicata per la prima volta in Tutto il teatro.
In questo solo mondo: nella lettera del 1 settembre 1938 Stefano comunica di avere concluso anche questa commedia che sarà in scena al “Teatro Quirino” di Roma il 1 dicembre 1939. Lʼopera è tratta dalla novella Mamma da
niente (1922). Nel 1944 la commedia è pubblicata ne “Il Dramma” (1-15
80
Stefano aveva scritto a Ivo Chiesa lʼ8 gennaio 1951 affinché pubblicasse su “Sipario” la tragedia. Questo non accadde.
81 S. ZAPPULLA MUSCARÀ, E. ZAPPULLA, Nota a Icaro in S. PIRANDELLO, Tutto il teatro, II, p. 816
gennaio), firmata Landi.
Ciro: il 1 settembre 1938 Stefano definisce lʼopera una “commedia (anzi tragedia) politica”, scritta a quattro mani con Corrado Pavolini. Questa sarà pubblicata nel maggio 1940 da Bompiani.
Ladro compiuto – Qui sʼinsegna a rubare: la novella Ladro compiuto è pubblicata lʼ11 luglio 1927 su “Il Tevere”. Con il nuovo titolo, Delusione del
vecchio Samuele, sarà presente ne “La Nazione” il 22 maggio 1931. Il titolo
definitivo è Qui sʼinsegna a rubare, in scena il giorno 8 marzo 1941 al “Teatro dellʼUniversità” di Roma. Da qui Stefano trae lʼatto unico Qui si insegna a rubare pubblicato il 15 aprile 1952 su “Scenario” e poi nel giugno 1956 su “Sipario” (firmato Pirandello). Il 27 giugno 1955 è in scena al “Teatro dei Commedianti” di Roma.
Ciò che non si dice: commedia in un atto pubblicata su “Il Dramma” nel 1941 (1-15 settembre). Lʼopera trae origine da La signorina Bianca: questo testo era stato composto attorno al 24 novembre 1928, quindi la commedia ha avuto una lunga gestazione.
Un gradino più giù: la novella Un gradino più giù è pubblicata il 3 settembre 1922 su “Il Giornale di Roma”. Il 22 e 23 settembre 1927 viene ripresentata su “Il Tevere”. Dopo un lungo periodo, nel 1937 Stefano fa alcuni cenni in merito allʼopera alla moglie e il 27 settembre 1940 egli comunica a Bompiani di aver concluso la commedia Un gradino più giù 82
. Questa sarà in scena al “Teatro Manzoni” di Milano il 12 maggio 1942 e il 15 giugno dello stesso
82 Il 19 maggio 1937 Stefano scrive a Olinda: «Io ho pensato anche tanto fra me e me al mio lavoro e ho trovato tante cose: ora lo vedo tutto in una linea sola […] Era questo lʼimportante […] Se mi verrà come lo sento, questo sarà ancora “un gradino più su”».
anno è pubblicata su “Il Dramma”. Lʼopera verrà rielaborata nel 1966 ed è così edita in Tutto il teatro.
Sacrilegio massimo: alla tragedia – che si ispira allʼeccidio delle Fosse Ardeatine – conclusa nel 1952, Stefano aveva iniziato a lavorarvi nellʼimmediato dopoguerra (1947). La tragedia nellʼestate 1952 è sottoposta alla revisione di Giorgio Strehler. Il 15 febbraio 1953 lʼopera appare su “Scenario” (firmata Pirandello) e tre giorni dopo (il 18) è in scena al “Piccolo Teatro della Città di Milano”.
Visita di mattina: è un atto unico apparso su “Scenario” nel mese di dicembre 1955, firmato Pirandello. Era stato messo in scena il precedente 29 novembre al “Teatro Olimpia” di Milano, nellʼambito della manifestazione “Giro dʼItalia delle commedie in un atto” in occasione del Premio “Theo Rossi di Montelera”.
Il Beniamino infelice: Stefano inizia a lavorare al dramma nel 1962 e lo conclude nel 1967. Il 4 marzo 1968 viene trasmesso dalla Rai-Terzo Programma, per la regia di Ottavio Spadaro. Nel 1971 è pubblicato su “Terzoprogramma” 83
. Il sottotitolo è “Leggenda di un cantastorie in due tempi” e denota che il testo ha dei toni fiabeschi.
I monologhi per Paola Borboni: ho deciso di dedicare una singola parte a queste opere scritte per Paola Borboni, eludendo così al criterio cronologico. La Borboni è stata una celebre attrice sia di teatro che di cinema. Per lei Stefano ha composto quattro monologhi che vennero riprodotti nei “recital” dellʼattrice, cioè spettacoli nei quali la donna portava in scena più monologhi, aventi un tema
comune. Quindi Stefano nel 1953 scrive Figli per voi. Il monologo debutta al “Teatro dei Commedianti” di Roma il 28 maggio 1954 nel recital Le madri, firmato da Stefano col suo vero cognome, insieme ad altri quattro testi di Savinio, Alvaro, Bacchelli e dello stesso Luigi Pirandello. Il 15 luglio 1955 Stefano parla della pubblicazione di Figli per voi con Valentino Bompiani, raccomandandosi di inserire “Copyright Stefano Pirandello 1955 – Milano”. Presso Bompiani, per il momento, non viene effettuata nessuna pubblicazione: solamente nel febbraio 1965 il monologo appare su “Tempo presente”, edito da Bompiani; non è chiaro perché siano stati necessari ben dieci anni.
Il secondo monologo è Fine di giornata, in scena il 23 maggio 1958 al “Teatro Gerolamo” di Milano nel recital Donne al crepuscolo, firmato da Stefano Pirandello con testi di Bacchelli, Nicolaj, Buzzati e Terron. Il 31 maggio il monologo è pubblicato su “Paese Sera” con il titolo La donna attiva ed è firmato con lo pseudonimo Landi. Il 5 maggio 1962 la Borboni ripropone lo spettacolo (e quindi anche il monologo di Stefano, firmato nuovamente Pirandello) al “Ridotto dellʼEliseo” di Roma.
La terza opera composta da Stefano è Donna inviolata, che debutta nel recital Eva per Eva del 21 maggio 1962 al “Teatro di Palazzo Durini” a Milano, con pezzi di Terron, Galeazzi, Nicolaj, Bacchelli. Il testo di Stefano è firmato Landi.
Lʼultimo monologo è La voce della Terra, in scena nello spettacolo Recital
spaziale al “Conventino” di Mentana (Roma) nel 1967, con opere di Bacchelli,
serviranno a Stefano per la stesura del monologo, già nel 1951 84
. Quindi si comprende che lʼopera non venne inizialmente pensata per la Borboni. Nel recital al “Conventino” Stefano ritorna a firmare Landi. Il 29 giugno 1968 La voce della
Terra viene riproposta dalla Borboni nel recital Luna lunatica al “Teatro
Comunale” di Cosenza. Il monologo è ripreso nel 1972 (28 gennaio) al “Teatro dei Satiri” di Roma ancora in Recital spaziale. Stando alle cronache giornalistiche del tempo tanto E.G.M. su “Momento Sera” che un cronista anonimo su “Il Tempo” parlano de La voce della Terra di Stefano Landi Pirandello.
Le poesie: le poesie di Stefano apparse in rivista, in totale, sono sei, di cui solo due saranno inglobate nella sua unica raccolta poetica, Le Forme. In ordine cronologico appare per prima la lirica Tantalo, il 24 ottobre 1930 su “Il Tevere”. Il successivo 8 dicembre, nella stessa rivista, Stefano pubblica La moglie. Questa sarà poi riedita ne “La Nuova Antologia” il 16 febbraio 1937 e poi nella raccolta. Il 28 giugno 1932, su “Il Tevere” esce Vivo. Due poesie saranno nella rivista “Quadrivio”: Uno di noi (il 20 agosto 1933, poi ne Le Forme) e Sogno (7 gennaio 1934). Nel 1942 esce presso Bompiani la raccolta Le Forme. Sarà distribuita nel mese di febbraio 1943. È interessante ricordare che dopo oltre venticinque anni Stefano ritorna a pubblicare una poesia, Che diventiamo quando sogniamo nel mese di luglio 1968 su “Tempo presente”.
I primi cenni relativi alla raccolta poetica risalgono al 27 settembre 1940 in una lettera di Stefano a Bompiani, dove è scritto: «Mi sʼè riaperta la vena della poesia» e parla di un volume di liriche intitolato Uno di noi che a breve vedrà la luce. Lʼanno successivo (1941) vi sono importanti sviluppi in merito: il 26 aprile
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il titolo del volume è Io, quasi niente. Pochi giorni dopo, il 6 maggio, Stefano (ancora a Bompiani) elenca i titoli possibili per il volume, cioè Poesie e Nelle
cose una luce, titolo della lirica incipitaria. Altri titoli possibili sarebbero potuti
essere Storia di figlio oppure Nelle cose una luce con sotto tra parentesi: Storia di
figlio. Il 21 maggio a Dettore (collaboratore di Bompiani) Stefano parla anche di
un altro titolo, La stessa donna. Finalmente lʼopera si chiamerà Le forme oppure
Le Forme (questʼultimo quello definitivo) a partire dal 23 maggio (annunciato