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Con questa parte si conclude il profilo biografico di Stefano. Negli anni successivi alla fine del Secondo conflitto mondiale ci sono dei cambiamenti nella famiglia Pirandello: nel 1946 la figlia Ninnì sposa Plinio De Martiis. Il 14 giugno 1951 si sposa, con Luciana Ferri, Andrea e lʼanno successivo (30 aprile 1952) anche Giorgio, con Adriana Ferri, sorella di Luciana. Stefano in questi anni diviene nonno numerose volte: dalla figlia avrà due nipoti (Paola, 1947 e Caterina, 1952), tre da Andrea (Elena, 1952 – Massimo, 1953 e Claudio, 1955), quattro da Giorgio (Giovanni, 1954 – Marina, 1956 – Giulia, 1959 e Stefano, 1963). La vita familiare di Stefano, tra la fine degli anni quaranta e gli anni cinquanta, trascorre senza episodi di rilievo, con i figli che vanno progressivamente costruendo le loro famiglie. Di conseguenza egli si ritira progressivamente, isolandosi e comprando una casa a Grottaferrata nel 1953, proprio con lo scopo di astrarsi dal caos della metropoli romana.

Questo non deve far pensare a un isolamento totale dal mondo; Stefano resta in contatto con la cronaca, ad esempio nel 1956, in seguito ai fatti di Ungheria, condanna lʼU.R.S.S. e si distanzia dal Partito Comunista, avvicinandosi al socialista Nenni: è la prima presa di posizione politica da parte del nostro Stefano 45

.

I dieci anni successivi al conflitto sono caratterizzati da un lavoro costante, ma molto rallentato: vi sono poche pubblicazioni e Stefano tende soprattutto alla revisione di due opere: Sacrilegio massimo e Timor sacro (edito però postumo).

45

Pensando generalmente alla vita di Stefano sarebbe teorizzabile che in questi anni, quando la sua famiglia si è stabilizzata e il lavoro per il ricordo del celebre genitore è diminuito, egli avrebbe potuto definitivamente “decollare” e avere una maggiore affermazione letteraria: ciò non accade e Stefano invece va progressivamente isolandosi, soprattutto sul finire degli anni Cinquanta.

Nel 1947 Stefano inizia a lavorare a Sacrilegio massimo che, come già ricordato, parte proprio dallʼeccidio delle Fosse Ardeatine. Nello stesso periodo cura la regia de Il piacere dellʼonestà e di Enrico IV, opere paterne adattate per la “Compagnia di Sicilia”. Il 15 settembre 1947 Stefano scrive a Valentino Bompiani di essere in «crisi piena, mia di lavoro, familiare, economica, di salute. Ma sono ancora in piedi, e vedo luce». A partire da questo anno e fino al 1952 non vi saranno pubblicazioni, né articoli né soggetti o sceneggiature. Nel privato, però, Stefano continua il lavoro preparatorio per Sacrilegio massimo e Timor Sacro, riprendendo nel 1950 anche degli spunti dal romanzo Livia Luppia (iniziato fin dal 1925).

In questi anni la sua opera è arricchita da numerose letture, in quanto egli approfondisce e quindi aggiorna le sue conoscenze. Ad esempio nella lettera alla moglie Dodi, il 31 maggio 1949, comunica di avere ricevuto un assegno e di avere comprato tre libri che desiderava. Le letture di Stefano spaziano molto: i libri comprati sono Storia della società inglese di Trevelyan, Evoluzione della fisica di Einstein e La mia filosofia di Jasper. A questi autori si vanno ad aggiungere letture da Pascal, Cartesio, Vico, Bruno, Rousseau, Kant, Hegel, Marx, Nietzsche, Freud, Croce e Gentile. Una propensione alla filosofia, ma con autori molto lontani tra

loro, una sete di conoscenza da usare come spunto per le sue opere.

Il 17 maggio 1950 Stefano scrive a Silvio dʼAmico di volere riprendere a firmarsi definitivamente Pirandello:

Io avevo pensato, uscendo da questo lungo silenzio con un lavoro nuovo, di ripigliarmi il mio nome, in considerazione della trasparenza di quello dʼarte, che non fece mai da schermo al temerario “figlio di Pirandello” 46.

Egli riconosce che lo pseudonimo non ha mai impedito lʼidentificazione “Landi uguale figlio di Pirandello”. Lʼoccasione nasce dalla stampa in francese de Il falco

dʼargento e di conseguenza Stefano afferma che non ha senso farsi conoscere in

Francia come “Landi”, ma la scelta migliore è lʼuso del vero cognome. Anche il 2 luglio 1952 il nostro ritorna sulla questione scrivendo a Paolo Grassi 47

:

Pare che non firmerò più “Landi”. Parecchi amici […] dicono che, rifacendomi vivo nella maturità, dopo dieci anni di silenzio, il “Landi” che mi era servito nel periodo di prova dovrei lasciarlo andare e riprendere la mia identità.

Devo precisare che il silenzio, in realtà, ha una durata leggermente minore, dato che ogni anno (almeno fino al 1944) è sempre apparso qualcosa di Stefano, sia esso un articolo o una sceneggiatura. Poi, effettivamente, la presenza di Landi è minore: abbiamo la regia de La Mandragola nel 1945, altre regie nel 1947, poi cinque anni di lavoro compositivo senza pubblicazioni e infine la ripresa nel 1952. Nel 1952, come anticipato, Stefano ritorna a pubblicare con Qui si insegna

a rubare (su “Scenario” il 15 aprile) e Lʼinnocenza di Coriolano (ad agosto; è la

rielaborazione dellʼomonimo lavoro del 1939). Pertanto anche il nome di Stefano ritorna sulla scena letteraria. Il 15 febbraio 1953, dopo molto lavoro, appare su “Scenario” Sacrilegio massimo e a marzo il racconto Visita decisiva. La tragedia

46

S. ZAPPULLA MUSCARÀ, E. ZAPPULLA, La vita e lʼopera, pp. 362-363

47 Grassi è stato un importante impresario teatrale; fu uno dei fondatori del Piccolo Teatro di Milano.

in tre atti Sacrilegio massimo debutta il 18 febbraio a Milano, senza riscuotere i risultati sperati.

Nel 1954 la RAI trasmette La scuola dei padri per la regia di Pavolini, tratta dallʼopera di Stefano del 1936 (nel 1955 appare, infatti, su “Scenario” La

scuola dei padri, rielaborata a partire da Un padre ci vuole e il 17 maggio 1955 è

in scena a Trieste). Stefano inizia anche una collaborazione con la celebre attrice Paola Borboni per la quale compone, in questi anni, ben quattro monologhi: Figli

per voi (1954), Fine di giornata (1958), Donna inviolata (1962) e La voce della Terra (1968).

Nel 1955 Stefano pubblica Visita di mattina, un atto unico, e adatta per il teatro la novella del padre Amicissimi. Il 27 giugno 1955 è in scena a Roma Qui

sʼinsegna a rubare, opera che ha segnato la ripresa delle pubblicazioni di Stefano

nel 1952 e che sarà pubblicata nella rivista “Sipario” 48

.

Nel 1958 ritorna a usare lo pseudonimo Landi, firmando due novelle, un monologo e tre articoli su “Paese sera” 49

.

Nel 1959 muore, dopo quaranta anni di ricovero, la madre Antonietta Portolano.

È interessante la lettera del 24 giugno 1961 a Valentino Bompiani, dove Stefano raccomanda allʼamico di votare al Premio Strega Raffaele La Capria, per il romanzo Ferito a morte. Stefano precisa al celebre editore di non scandalizzarsi per questa richiesta, dettata solamente dalla bellezza del libro. È singolare che

48 Volume 122, giugno 1956.

49 Novelle: Firma del padre (13 maggio), Dove sarà accaduto (26 luglio). Monologo: La donna

attiva (31 maggio). Articoli: Esopo (favole) (20 aprile), Creazione del male (6 maggio) e Bomba accidentale (27 settembre)

Stefano, da sempre timoroso di ricevere raccomandazioni, si comporti in questo modo 50.

Pirandello riesce a collaborare anche con la televisione, nata da pochi anni. Oltre alla ricordata La scuola dei padri di Pavolini, andranno in onda anche altre sue opere: alcuni dialoghi tratti da Lʼuomo cattivo (quando parla attraverso la

bestia) e poi, sia nel 1968 che nel 1971, Il Beniamino Infelice.

La vita di Stefano si conclude a Roma il 5 febbraio 1972: gli ultimi anni furono progressivamente segnati dallʼisolamento (a Grottaferrata) e anche da due lutti, la tragica morte della figlia Ninnì e quella della sorella Lietta.

50 In realtà Stefano già molti anni prima (3 marzo 1938), aveva sollecitato Valentino Bompiani affinché pubblicasse Il sole di ieri dellʼamico Alberto Romagnoli. Da ricordare che lo scrittore Raffaele La Capria riuscì a vincere lʼambito Premio con questo romanzo.

CAPITOLO III