Constitucionalismo Latinoamericano Defensa del Pueblo y Derechos Humanos Introducción al tema
1. Bisogno della difesa della libertà nelle organizzazioni umane
2.1. Due mezzi per la difesa della libertà: equilibrio dei poteri contro tribunato
Dall’VIII secolo a.C. sino ai giorni nostri, per la difesa della libertà nelle organizzazioni collettive, è stata prodotta una serie relativamente numerosa di istituti o anche soltanto di proposte di istituti7.
Il metodo per evitare una visione disorientata e – quindi – erratica di tale serie di istituti è quello dialettico, proprio del pensiero scientifico del Settecento, applicato, in particolare, alle discipline giuridiche-storiche e, ul- teriormente in particolare, proprio alla materia della “libertà”. Durante il Settecento è, infatti, prodotto e rigorosamente adoperato un generale schema interpretativo, mediante il quale è individuata e descritta la contrapposizione tra due macro-tipi di tali istituti.
La individuazione dei due ‘macro-tipi’ non è, tuttavia, una invenzione settentesca. La troviamo già – seppure non in termini di contrapposizione – nel pensiero di Jehan Cauvin (Institution chrétienne, 1536) il quale men- ziona «pour la défense du peuple, pour refréner la trop grande cupidité et li- cence des rois»: sia i «magistrats» come «anciennement les Lacédémoniens avaient ceux qu’ils appelaient éphores, et les Romains leurs défenseurs popu laires, et les Athéniens leurs démarques», sia gli, a lui coevi, «trois états
regole della semantica, ricorro alla espressione “forma di governo”, la quale resta di uso corrente per indicare le πολιτείαι e il λόγος connesso (vedi, esemplarmente, M. luciani,
voce Governo (forme di), in Enciclopedia del diritto – Annali, vol. III, Milano 2010, § 2 “La forma di governo nella dottrina”, 541 ss.). Tale uso può dipende, ora, anche dalla tendenza a evitare la categoria di ‘sovranità’ per una sua pretesa funzionalità alle nozioni di “Stato” e di “rappresentanza politica” (tra i critici dell’uso della categoria sovranità si veda, ad es., G. duso, Genesi e logica della rappresentanza moderna, in id., La rappresentanza politica.
Genesi e crisi del concetto, Milano 2002, 55 ss.; contro, ancora ad.es., A. caTania, Hobbes
e il diritto moderno, in Materiali per una storia della cultura giuridica 26.2, 1996, 269 ss.,
il quale sottolinea la necessità – per la comprensione delle logiche e dinamiche moderne del dirtto – della attenzione alla specificità del pensiero di Hobbes precisamente in materia di sovranità, di cui è manifestazione esemplare il confronto tra Carl Schmitt e Hans Kelsen). 7 Si veda ancora C.R. consTenla, Teoría cit., in part. cap. primo, §§. II e III, entrambi sulla
quand ils sont assemblés»8.
La contrapposizione è, invece, presente – ma, ancora, soltanto in fieri e non priva di qualche aporia – presso Montesquieu (De l’esprit des loix, 1748). Questi, infatti, invertendo l’ordine di Cauvin, evoca contestualmente sia la «séparation» ovvero «distribution» dei «trois pouvoirs» sia la «puis- sance des tribuns de Rome»: da un lato, individuando proprio in questa se- conda la «faculté d’empêcher»9 con la quale mettere in relazione («balance» ovvero, come dirà Robespierre, «équilibre») quei “tre poteri”, ma, da altro lato, criticandone come «vicieuse»10 la applicazione da parte degli «anciens» i quali «ne connaissaient pas la distribution des trois pouvoirs»11.
La contrapposizione è affermata pienamente e coerentemente da Jean- Jacques Rousseau (Du contrat social, 1762, e Considérations sur le gou-
vernement de Pologne, 1782). Rousseau contrappone «division du gouver-
nement» e appositi «magistrats» (i «tribuns») attribuendo il primo istituto (che egli critica duramente) ai «modernes» e il secondo agli «anciens» (i quali, come egli scrive, benché non conoscessero l’ «expédient» della “di- visione del governo”, sapevano «mieux que nous comment se maintient la liberté»)12.
8 Institution chrétienne, IV, cap. XX, § 25.
9 EdL, libro 11 “Des lois qui forment la liberté politique dans son rapport avec la con- stitution”, cap. 6 “De la constitution d’Angleterre”: «J’appelle faculté de statuer, le droit d’ordonner par soi-même, ou de corriger ce qui a été ordonné par un autre. J’appelle faculté d’empêcher, le droit de rendre nulle une résolution prise par quelque autre; ce qui était la puissance des tribuns de Rome» (EdL, 11.6).
10 EdL, loc. ult. cit.
11 EdL, ancora libro 11, cap. 9 “Manière de penser d’Aristote”. Montesquieu proietta sulla “antichità” anche la distinzione dei «trois pouvoirs», denunziandone però la unione nelle mani di uno solo o di un solo “corpo di uomini”: sempre libro 11 ma cap. 11 “Des rois des temps héroïques chez les grecs” «Les Grecs n’imaginèrent point la vraie distribution des trois pouvoirs dans le gouvernement d’un seul; ils ne l’imaginèrent que dans le gouverne- ment de plusieurs, et ils appelèrent cette sorte de constitution, police»; cap. 12 “Du gouver- nement des rois de Rome et comment les trois pouvoirs y furent distribués” «Il [Tarquin] aurait réuni les trois pouvoirs dans sa personne, mais le peuple se souvint un moment qu’il était législateur, et Tarquin ne fut plus.»; cap. 14 “Comment la distribution des trois pou- voirs commença à changer après l’expulsion des rois” «À Rome, le peuple ayant la plus grande partie de la puissance législative, une partie de la puissance exécutrice, et une partie de la puissance de juger, c’était un grand pouvoir qu’il fallait balancer par un autre. […] Ils choquèrent donc la liberté de la constitution, pour favoriser la liberté du citoyen; mais celle-ci se perdit avec celle-là».
12 In CS, 3.7 “Des gouvernements mixtes”, Rousseau oppone la «division du gouver- nement» ai «magistrats intermédiaires»; nelle Considérations sur le gouvernement de
La contrapposizione raggiunge la maturità della formulazione sintetica in un luogo e in un momento di grandi accelerazione, intensità e drammaticità del pensiero e della azione ovvero della teoria e della prassi politiche-giu- ridiche: in Parigi, alla Convenzione Nazionale, nel 1793. Il convenzionale Maximilien Robespierre, nel proprio discorso di presentazione del progetto ‘giacobino’ di Costituzione (il 10 maggio) dice ai rivoluzionari costituenti: «Jusqu’ici les politiques qui ont semblé vouloir faire quelque effort, moins pour défendre la liberté que pour modifier la tyrannie, n’ont pu imaginer que deux moyens de parvenir à ce but; l’un est l’équilibre des pouvoirs, et l’autre le tribunat.»
La contrapposizione settecentesca è stata fatta oggetto di studio nei primi anni ’70 del secolo scorso, individuandosene i termini «ultimi», da una par- te, nella «divisione dei poteri […] che fa capo al Montesquieu» e, dall’altra parte, nel «potere negativo» di cui, attribuendolo ai tribuni romani, scrive Johann Gottlieb Fichte (Grundlage des Naturrechts, 1796)13. Peraltro, trenta anni prima di Fichte, utilizzava la categoria di «negative power», a proposito del potere tribunizio romano, il più importante giurista britannico, nonché di- scepolo di Montesquieu, Sir William Blackstone, nei suoi Commentaries on
the Laws of En gland, 1765, Introduction, Section II “Of the Nature of Laws
in general” e Book 1 “Rights of Persons”, Chapter II “Of the Parliament”, in part. nt. 16. Nel secolo successivo, il ricorso anglosassone a questo uso della categoria di “potere negativo” è fortemente ribadito da John Caldwell Calhoun. Calhoun (giurista [avvocato] e statista di primissimo piano nella storia degli Stati Uniti d’America tra il 1810 [era nato nel 1782] e il 1850
de cette division par Chambres ou départements est moderne. Les anciens, qui savaient mieux que nous comment se maintient la liberté, ne connurent point cet expédient. Le Sénat de Rome gouvernait la moitié du monde connu, & n’avait pas même l’idée de ces partages. Ce Sénat cependant ne parvint jamais à opprimer la puissance législative, quoique les sén- ateurs fussent à vie. Mais les lois avaient des Censeurs, le peuple avait des Tribuns, & le Sénat n’élisait, pas les Consuls».
13 P. caTalano, Tribunato e resistenza cit., § “Prospettiva ultima: divisione del potere
e ‘potere negativo’”, 116-125; cfr. § I. “«Tribunat»: ispirazione machiavelliana” (35-47), § V. “Jean Jacques Rousseau di fronte a Montesquieu” (59-62) e § IX. “Johann Gottlieb Fichte” (90-93). Catalano fa riferimento alla dottrina di Johann Gottlieb Fichte, esposta nei
Grundlage des Naturrechts nach Prinzipien der Wissenschaftslehre, Iena und Leipzig 1796,
citati però nella ed. Berlin 1845 = Sammtliche Werke, vol. III. Catalano (osservando come lo stesso Fichte [Grundlage cit., 171 n.] affermi essere i «Volkstribunen in der römischen Republik» la istituzione storica più vicina alla propria idea di «absolut negative Macht») individua la derivazione di tale dottrina dal pensiero rousseauiano: «è nel Contrat social la più diretta ispirazione» (Tribunato cit., 91 s.) Per una messa a punto recente, da parte di Catalano, sulla nozione di “potere negativo” si veda, la sua Postilla al «Promemoria», in
[anno della sua morte], esponente degli Stati ‘schiavisti’ del Sud) ricorre a tale categoria nei suoi scritti teorici più importanti14.
L’elemento sul quale coicidono tutte queste espressioni della ‘contrap- posizione’ di “mezzi per la difesa della libertà”, è la rispettiva attribuzione di un “mezzo” alla dottrina e alla prassi “antiche”, in particolare a quelle romane, seppure modernamente interpretate (tribunato e/o potere negativo) e dell’altro “mezzo” alla dottrina e alla prassi (medievali-)“moderne”, in particolare, a quelle inglesi (separazione/divisione e/o bilanciamento/equi- librio dei poteri)15.
14 A Disquisition on Government e A Discourse on the Constitution and Government of
the United Sta tes (composti tra il 1848 e il 1850, pubblicati postumi in id., The Works, a
cura di R. Crallé, vol. I, Columbia S.C. 1851; quindi a cura e con una “Introduction” di C.G. Post, come A Disquisition on Government an selection from the ‘Discourse’, New York 1953, e, in italiano, a cura e con una “Introduzione” di M. Surdi, come Disquisizione sul go-
verno e discorso sulla costituzione degli Stati Uniti, Roma 1986). Sul “potere negativo” in
Blackstone e Calhoun, vedi G. lobrano, Res publica res populi, Torino 1996, 298 e 321 ss.,
e, per la bibliografia aggiornata sul pensiero costituzionale di Calhoun, vedi L.M. bassani,
Stati e Costituzione: il federalismo autentico di John C. Calhoun (1782-1850), in Eunomia. Rivista semestrale di Storia e Politica Internazionali (n.s.) 4.1, 2015, 291-318, cui occor-
re aggiungere quanto meno M. Franklin, Roman Origin and the American Justification
of the Tribunitial or Veto Power in the Charter of the United Nations, in Tul. L. Rev. 24,
1947-1948. In proposito vedi G. lobrano, Del Tribuno de la plebe al Defensor del pueblo.
Regreso al futuro, 2002, ora in II. Seminario en el Caribe Derecho Romano y Latinidad: Identidad e Integración Latinoamericana y Caribeña – Memorias – ‘Patria es humani- dad’, José Martí [atti del convegno La Habana, 12 al 14 de febrero de 2004 – edición por Facoltà di Giurisprudenza della Università di Sassari, Italia – Universidad Michoacana de San Nicolás de Hidalgo, México – Universidad de Pinar del Río, Cuba], a cura di P.P.
Onida-E. Valdés Lobán, Sassari 2007, 267-316, e in Defensorías del pueblo y Ouvidorías
en Iberoamérica. Nuevos conceptos y perspectivas, a cura di C.R. Constenla-R.P. Lyra, João
Pessoa 2012, 67-108.
15 Alla dottrina storica e politologica – particolarmente a quella “dix-huitièmiste” – è ben nota la attenzione settecentesca per la storia e le istituzioni antiche, soprattutto romane, in contrapposizione a quelle moderne. Però, tali attenzione e contrapposizione sono di norma scambiate per forme retoriche, prive di sostanza. In questo senso vedi, recentemente ed esemplarmente, J. bouineau, Les toges du pouvoir, ou la révolution de droit antique (1789-
1799), Toulouse 1986, ove – appunto – i riferimenti alle istituzioni antiche sono giudica-
ti orpelli (”toges”) su un potere sempre uguale a se stesso. Nel Seminario Jean-Jacques
Rousseau, Du contrat social, 1762: il “principio” della democrazia (Università di Sassari,
20-21 settembre 2010) la prima relazione (di Alberto Postigliola, Società Italiana di Studi sul secolo XVII) è ancora stata “Solo una digressione per étoffer il IV libro? Ancora su
Roma nel Contrat social”. La relazione non è stata pubblicata negli atti del Seminario (G.
lobrano, P.P. onida [a cura di], Il principio della democrazia: Jean-Jacques Rousseau, Du
In effetti, la dottrina della necessità del mezzo per la difesa della libertà “tribunato” era apparsa, con Cicerone alla metà del secolo I a.C., in Roma, nel corso del travaglio ‘sociale’ e del lavoro scientifico per lo sviluppo im- periale della repubblica16; la dottrina della necessità del mezzo per la difesa della libertà “separazione dei poteri” appare, invece, con Montesquieu alla metà del secolo XVIII, in Francia, nel corso del travaglio ‘sociale’ e del lavoro scientifico per la creazione del ‘nouveau régime’ “costituzionale”17. Con una notevole simmetria o specularità, come, nel proprio trattato sulle leggi (de legibus, 52 a.C.)18, Cicerone aveva affermato – drammaticamente – che se un solo magistrato comanda su tutti gli altri «non posse hunc incom-
mutabilem rei publicae conservari statum»19, così, nel proprio trattato sulle leggi, Montesquieu afferma – drammaticamente – che, se lo stesso uomo o lo stesso “corpo” sociale esercitano tutti i (tre) poteri «tout serait perdu»20.
16 Sull’impero come ‘perfezionamento’ della repubblica: vedi G. lobrano, Res publica.
Sui libri 21-45 di Tito Livio, in Roma e America 36, 2015, § II.2.C C. “Le diverse soluzioni,
greca e romana, del problema di fare convivere la piccola dimensione della comunità citta- dina e la grande dimensione organizzativa: il perfezionamento ‘imperiale’ della repubblica”. 17 Per l’uso della espressione «nouveau régime» à proposito della Costituzione, vedi
Révolution Française. Table alphabétique du Moniteur de 1787 jusqu’à l’an 8, de la République (1799), tom. IV, Titre des matières, Paris An X de la République Française
[1802], voce Constitution, 81.
18 Scritto, dal punto di vista cronologico, almeno parzialmente in parallelo con il trattato
de republica (54-51 a.C) nel quale troviamo la prima teoria del principato: rep. 5.5 e 6.13.
19 Perché resta, nella sostanza, la opposta istituzione regia: leg., 3.15 s. nomen tantum vide-
bitur regis repudiatum, res manebit si unus omnibus reliquis magistratibus imperabit. Quare nec ephori Lacedaemone sine causa a Theopompo oppositi regibus, nec apud nos consulibus tribuni; rep. 2.57 s. Sed id quod fieri natura rerum ipsa cogebat, ut plusculum sibi iuris po- pulus adscisceret liberatus a regibus, non longo intervallo, sexto decimo fere anno, Postumo Cominio Sp. Cassio consulibus consecutus est; in quo defuit fortasse ratio, sed tamen vincit ipsa rerum publicarum natura saepe rationem. id enim tenetote quod initio dixi, nisi aequa- bilis haec in civitate conpensatio sit et iuris et officii et muneris, ut et potestatis satis in ma- gistratibus et auctoritatis in principum consilio et libertatis in populo sit, non posse hunc incommutabilem rei publicae conservari statum. (58) nam cum esset ex aere alieno commota civitas, plebs montem sacrum prius, deinde Aventinum occupavit. ac ne Lycurgi quidem di- sciplina genuit illos in hominibus Graecis frenos; nam etiam Spartae regnante Theopompo sunt item quinque illi quos ephoros appellant, in Creta autem decem, qui cosmoe vocantur, ut contra consulare imperium tribuni plebis, sic illi contra vim regiam constituti.
20 EdL, 11.6 «Il y a dans chaque État trois sortes de pouvoirs […] Il n’y a point […] de li- berté si la puissance de juger n’est pas séparée de la puissance législative et de l’exécutrice. […] Tout serait perdu, si le même homme, ou le même corps des principaux, ou des no- bles, ou du peuple, exerçaient ces trois pouvoirs». Nel preambolo (“Déclaration des Droits de l’Homme et du Citoyen”) alla prima Costituzione francese, di netta ispirazione monte-
La contrapposizione sostanziale tra le due dottrine – al di là della ovvia differenza ‘materiale’ tra i due istituti, così indicati – è immediatamente evi- denziata dal rispettivo rapporto di questi con l’archetipo dell’Eforato, indi- cato da Cicerone elogiativamente, come il precedente del tribunato, e che Montesquieu indica criticamente, come l’istituto di cui la separazione dei poteri offre la alternativa21.
2.2. Due forme di governo, ovverosia di volizione: rappresentanza contro