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L’educazione all’arte nei musei italian

1.2 L’ARTE NELL’EDUCAZIONE 1 L’arte nell’educazione

1.2.3 L’educazione all’arte nei musei italian

E i musei d’arte cosa fanno?

L’attenzione alla mission educativa esplode in Italia negli anni 80, a causa di una serie di investimenti sulle varie tipologie di visitatori, che i musei fanno per rendere significativa la visita alle collezioni d’arte. Queste azioni riguardano tutte le fasce di pubblico, con particolare attenzione agli alunni delle scuole. Tutti i musei si dotano di strumenti per le visite autonome, di guide per gruppi e di laboratori per le scuole. È proprio il laboratorio a determinare la grossa novità del sistema didattico museale, quasi per analogia con le azioni laboratoriali che la scuola lentamente mette in atto in quegli anni. Mentre si modificano le relazioni tra pubblici e sistema museale, si ricercano anche nuove relazioni possibili tra i fruitori del bene culturale ed il bene stesso. Tra queste novità è da ricordare soprattutto la costruzione, da parte di alcuni innovativi musei, di un costante scambio tra scuole e didattica museale o dei beni culturali, con un sistema fatto di

formazione docenti, di visite e laboratori per le classi. A questo proposito sarà dedicato un capitolo al progetto della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, A scuola di Guggenheim.

In Italia, in analogia con le riforme della scuola, si sviluppano alcuni centri significativi di queste novità nel campo dell’arte contemporanea: il Castello di Rivoli e la Gam a Torino, il Museo Pecci a Prato, la Gam a Bologna, fino ad arrivare ai recenti casi del Mart di Rovereto e del Macro di Roma, che dimostrano anche una grande scelta di investimento con la cultura dell’arte. Dal 2000 ad oggi, a partire dal caso del museo Guggenheim di Bilbao, stanno crescendo anche in Italia una serie di situazioni interessanti nel settore dell’arte contemporanea, con ad esempio Villa Manin a Passariano, con il museo Madre a Napoli, con la ricollocazione della Triennale a Milano, oltre ad una serie molto numerosa di mostre temporanee distribuite in città grandi e piccole o in edifici storici.

I musei hanno una forza educativa che è aumentata da quando sono nate collaborazioni sinergiche con le scuole; tra l’altro il pubblico delle scuole è quello che ha più possibilità di crescere l’interesse e la preparazione nei confronti dei beni culturali: l’occasione di una verifica sul campo, dentro le stanze di un museo, non può chiudersi in un’ora di visita o di percorso, deve costruire un insieme unico e collaborativo di azioni e motivazioni alla ricerca della conoscenza, alla ricerca dei segni di una cultura.

Come? “Utilizzando il museo come motore di ricerca”,57 dove gli studenti

provano, verificano, sperimentano, cercano le idee costruite con immagini o segni. L’esperienza museale deve diventare significativa di un’occasione per l’apprendimento, occasione privilegiata, ma non unica, e soprattutto non chiusa.

Questo è un modo utile e importante di proporre il museo: è un metodo ‘giusto’, riprendendo un termine anticipato in un paragrafo precedente, con

57Bertan Fiorenzo, a cura di, Insegnare Arte Insegnare Disegno, in Progettare l’uso didattico del

il significato di proporre il museo come luogo che offre un’opportunità di senso per la scuola, sulla base di un sistema utile alla didattica d’aula.

Oggi i musei, non solo d’arte, hanno un apparato educativo organizzato per fasce di pubblico, dalle offerte individuali di audio-percorsi a operatori didattici per gruppi, con modalità diverse di interazione in base ai livelli di età. L’aspetto poi, non solo fruitivo, ma anche esperienziale, dell’opera, ha fatto progettare attività laboratoriali, dove i ragazzi provano a fare, a costruire, per sperimentare concretamente un’idea vista.

“Progettare è facile quando si sa come si fa. Tutto diventa facile quando si conosce il modo di procedere per giungere alla soluzione di qualche problema e i problemi che si presentano nella vita sono infiniti: problemi semplici che sembrano difficili perché non si conoscono e problemi che sembrano impossibili da risolvere.”58

Non si conosce ad esempio l’alfabeto visivo, le strutture linguistiche dell’immagine, così da subire la percezione ed i messaggi di un’immagine, perché non si conoscono gli elementi di base. Eppure, sempre parafrasando Munari, ”del come si fa a fare o a conoscere le cose”59, basta conoscere un

metodo, cioè “una serie di operazioni necessarie, disposte in un ordine logico dettato dall’esperienza”60.

Senza il fare, la conoscenza ordina il sapere, lo rende anche visibile, ma non lo fa proprio. Il laboratorio museale è oggi diffuso, per promuovere una costruzione personale o una rielaborazione dell’arte vista, letta o analizzata. Così come è diffusa la relazione tra didattiche, quelle museali e quelle disciplinari, dove il museo offre una formazione specifica ai docenti sui temi dei percorsi espositivi. Il legame tra il Centre Pompidou, per citare un museo- icona del XX secolo e il pubblico scolastico è anche attraverso la formazione preventiva dei docenti non tanto sui temi museali, ma sulle modalità didattiche del lavoro proposto nel museo.

58 Munari Bruno, Da cosa nasce cosa, Laterza, Roma Bari 1996, pag.79 59 Munari Bruno, op.cit., pag.81

La mission educativa dei sistemi museali italiani è in ritardo rispetto a quelli stranieri di una decina d’anni.

Non si tratta di divulgare conoscenze relative alle opere d’arte, non è questo il problema della didattica dell’oggetto museale, ma è piuttosto l’idea di strutturare metodi e strumenti per l’apprendimento sul campo, in un momento breve del processo conoscitivo. Museo e scuola sono in questo senso ‘comuni’ luoghi dell’educazione.

Educare al museo non significa solo far conoscere i documenti conservati in quel luogo, anzi i documenti sono pretesto di un’azione, attorno alla quale si muovono problematiche, temi, concetti, che in situazione museale, possono essere ricostruiti o costruiti individualmente.

L’opera d’arte, collocata in un museo, è oggetto di un’esperienza, tra curiosità e appropriazioni di senso, senza le quali perderebbe di significato qualsiasi operazione. In questo contesto di apprendimento la situazione esperienziale del laboratorio con l’arte è fondamentale azione educativa, essendo la situazione in cui si illustra un metodo e poi si prova, in modo che l’esito di questa azione consenta di riconoscere il problema da cui si è partiti e consenta di sperimentare il processo concretamente.

Ecco perché oggi si sostituisce alla didattica museale la didattica dei beni culturali, perché l’oggetto educativo è l’opera, il bene conservato, che testimonia una cultura. In questo senso, quindi, più che di una didattica dell’arte, oggi, si può parlare di tante didattiche dell’arte: forse anche dell’arte e dell’immagine, cogliendo una delle trasformazioni recenti nelle definizioni disciplinari della scuola. Di certo il terreno comune è quell’educazione all’arte che è intesa come metodo diversificato di apprendimento in un ambito della conoscenza che è fatto di materiali, di immagini, di percezioni, di scoperte di un’idea prodotta da un artista.