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Il cambiamento di vision: partecipare al workshop con l’artista.

AREA 5: IL TIROCINIO IN MOSTRA OBIETT

2.10 Il cambiamento di vision: partecipare al workshop con l’artista.

In questa novità circolare l’esperienza che più ha cambiato alcuni comportamenti degli insegnanti e degli alunni è stata quella legata all’uso dei laboratori, workshop progettati insieme a giovani artisti. Il workshop è la parte dedicata, sia in museo che a scuola, ad azioni svolte con le mani tramite strumenti artistici: è la messa in opera di quell’esperienza di ‘uomo artigiano’ che Richard Sennet descrive come esito della ‘mano intelligente’. I laboratori sono attivati sia a scuola che in museo, anche se sono esperienze condotte con significato diverso e con tempistiche diverse: il laboratorio, dopo la visita delle opere in Collezione, acquista senso come breve sperimentazione di una metodologia artistica, il laboratorio a scuola, invece, ha senso come sperimentazione di un’idea fatta con gli strumenti dell’arte. Il laboratorio a scuola inoltre è progettato e condotto da un/a giovane artista, che si pone come esperto nelle metodologie artistiche e come regista di azioni educative fatte con quelle metodologie.

L’arte è sempre il punto di partenza, solo che nel primo caso è vista direttamente e funge da relazione motivazionale, mentre nel secondo caso l’opera d’arte deve creare il legame con il percorso d’aula dentro il quale si

colloca il workshop con l’artista. Inoltre in questo secondo tipo di workshop non c’è dipendenza diretta con l’opera, ma c’è dipendenza diretta con il processo scelto dall’artista: è nel processo che si disegna l’esperienza con le mani.

Il laboratorio che ha maggiore importanza dal punto di vista educativo è quello che si svolge a scuola, perché, come esperienza straordinaria, agisce su due aspetti fondamentali:

1. la riformulazione di uno spazio abitualmente usato dai bambini- ragazzi durante l’anno scolastico,

2. il coinvolgimento dei bambini in un’azione-riflessione sull’idea del ripensare le cose come base dell’atto artistico.

L’operazione artistica in sé è considerata parte integrante ed inscindibile di questo ripensare.

Sapersi figurare liberamente le cose significa prendere coscienza delle proprie capacità immaginative e porsi a confronto con esse, considerando il pensare e l’esprimersi per immagini come parte integrante delle proprie facoltà intellettuali.

Si è già visto che l’arte è costituita da una serie di linguaggi, che utilizzano risorse, approcci e metodiche specifiche, che vanno esplorate fino a prenderne confidenza.

I partecipanti al laboratorio, bambini o ragazzi, si trovano coinvolti all’interno di un processo articolato nei seguenti punti:

- VISIONE, ovvero fruizione estetica di immagini. Questa prima fase è fondamentale nell’acquisire la consapevolezza delle caratteristiche dell’arte. Le immagini proposte non vengono spiegate, ma semplicemente guardate in modo da stimolare il piacere dell’osservare come attività fine a sé stessa; i bambini sono liberi di esprimere le proprie impressioni, sensazioni, visioni, ma sono liberati dal problema del capire.

- DISCUSSIONE E CONFRONTO, come fase di elaborazione e di costruzione basata sull’esperienza appena avvenuta. Sono proposte modalità dinamiche di interazione e di collaborazione tra i bambini

nell’ottica di un’operazione di equipe, all’interno della quale ciascuno si assume le proprie responsabilità. Vengono così stimolate le capacità propositive di ognuno nell’intento di veicolare senza vincolare la creatività dei partecipanti; la struttura di base di ciascun workshop ha il semplice scopo di ovviare a problemi di carattere logistico legati alla scarsità di tempo e di arginare la tendenza dispersiva dei bambini, oltre che di costituire lo spunto di avvio: gli elaborati finali cambiano infatti sensibilmente in base alla diversa recettività, al gusto ed alle soluzioni escogitate da ciascun gruppo. - MESSA IN OPERA, ovvero risoluzione formale del problema. Questa

fase, soltanto in alcuni casi, prevede l’approccio ad una tecnica artistica specifica: l’aspetto meramente tecnico viene considerato come secondario rispetto al rilievo delle problematiche legate alla creatività ed al fare artistico. L’obiettivo del laboratorio è di mettere i bambini nelle condizioni di sciogliere il nodo di una questione avvalendosi di mezzi pertinenti ai linguaggi artistico-creativi, assimilandone la forma mentis più che le competenze manuali, la cui acquisizione comporta inoltre un tempo lungo fatto anche di sedimentazione, scarsamente compatibile con il carattere estemporaneo del laboratorio.

- ALLESTIMENTO, come pensiero dell’arte nel suo spazio. I laboratori possono includere anche una parte di allestimento delle opere realizzate che sollevi riflessioni legate alla fruizione ed al tema del museo e del luogo espositivo nella loro relazione con i contenuti. Il percorso del laboratorio con l’artista mette in atto lo studio e la ricerca come base fondamentale per acquisire capacità di creazione e di fantasia nuove, come Bruno Munari ricorda: “Il prodotto della fantasia, come quello della creatività e della invenzione, nasce da relazioni che il pensiero fa tra ciò che conosce. È evidente che non può far relazioni tra ciò che non conosce e nemmeno tra ciò che conosce e ciò che non conosce.”150

La descrizione è necessaria per comprendere i diversi livelli di azione del workshop, che necessita di un processo chiaro a tutti i registi, cioè artista e insegnanti, dove l’artista è il conduttore e gli insegnanti sono suoi collaboratori. Ecco il processo:

1. attivazione di curiosità : il significato di laboratorio con gli strumenti dell’arte

2. dentro nelle opere d’arte: il pensare per immagini e il pensare con le mani

3. guardare i diversi punti di vista, ad esempio intorno ad uno stesso tema

4. il tema

5. artista ed insegnanti si muovono seguendo sia le dinamiche relazionali che gli strumenti dell’arte, cioè:

a. tecnica- concetto- creazione dell’alfabeto dell’artista b. i materiali

6. azione laboratoriale: workshop 7. discussione e riflessione.